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CAPITOLO 3 – RISULTATI DELLE ANALISI

3.3 I cambiamenti nel comportamento dei consumatori durante il lockdown

Per approfondire il comportamento dei consumatori nei mesi di quarantena, tra le numerose variabili presenti nella raccolta dati prettamente relativa al Covid-19, è stata scelta l’attività più rilevante per l’oggetto di studio: il maggior tempo speso per cucinare. Dall’analisi di tale variabile è possibile constatare che durante il periodo dal 16 marzo al 2 luglio 2020, gli individui hanno aumentato il tempo dedicato all’attività culinaria, si potrebbe definire in maniera cubica, soprattutto dal 31 marzo in poi (wave 2). Ciò si può spiegare considerando che nelle prime settimane si sono dovuti adattare al nuovo stile di vita e di conseguenza la noia o la tristezza sono emerse dopo due settimane dal DPCM più restrittivo dell’11 marzo, è necessario precisare che vengono citate le due specifiche sensazioni poiché in letteratura sono considerate catalizzatori della propensione verso attività di questo genere, come emergerà anche dai successivi risultati.

Di seguito, la tabella IX delle percentuali presenta le proporzioni di unità campionarie per la variabile sopra citata, ovvero il numero di rispondenti rispetto al totale del campione, poiché se si considerasse solo la stima degli individui sulla popolazione, tale inferenza non sarebbe pesata e quindi si giungerebbe a conclusioni errate dipendenti dalla differenza nel numero del campione per quote.

In particolare, l’osservazione dei dati raccolti da Global Web Index fa emergere le generazioni Z e X come quelle che hanno mostrato un incremento maggiore di affinità e tempo dedicato alla cucina soprattutto nelle prime settimane, andamento tuttavia calante in entrambi i casi per portare la generazione Z a 798 mila individui che cucinano nella fase 3 e a 5.9 milioni di individui della generazione X.

Una crescita minore si è verificata per le generazioni Y e dei Boomer, se la generazione Y vede un calo rilevante di individui che hanno partecipato all’attività culinaria nella

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wave 4, quella dei Boomer nella stessa rilevazione raggiunge la sua percentuale massima del 51.1% di individui del campione, fino alla wave 5 durante la quale è l’unica presentare un andamento in crescita. Al contrario la generazione più giovane decresce in fase 2 e 3 per risalire nella quarta ma inesorabilmente riabbassarsi nell’ultimo periodo di ricerca. L’ultimo lasso di tempo indagato corrisponde alla riapertura dei locali e al graduale ritorno ad una vita normale, di conseguenza si spiega facilmente l’andamento generalmente calante, rimasto alto solo per i Boomer che, dopo essersi riavvicinati al mondo culinario, hanno colto l’occasione per continuare tale interesse anche con la vita “normale” che continua ad includere una buona percentuale di smart working, permettendo, o costringendo, loro di avere maggior tempo a disposizione da dedicare alla cucina anche per la propria famiglia.

Tabella IX - Maggior tempo dedicato a cucinare, proporzioni campionarie

A questo punto risulta interessante osservare in tabella X come le generazioni abbiano considerato l’attività culinaria nella prospettiva post crisi e si delimita uno scenario in parte equiparabile al precedente, ovvero le generazioni Z e X durante la terza rilevazione presentano le percentuali maggiori di aspettativa circa la permanenza della quantità di tempo dedicato alla cucina e, non a caso, sono quelli che hanno investito più tempo ai fornelli durante il lockdown. Al contrario le generazioni Y e dei Boomer, soprattutto durante la seconda wave, non hanno ritenuto che il tempo dedicato alla cucina sarebbe stato rilevante in modo permanente, con percentuali che crescono particolarmente durante la terza wave. Si può quindi concludere sostenendo che nel periodo finale di aprile si ha

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per tutte le generazioni il massimo dell’aspettativa sulla maggior quantità di tempo speso in cucina anche all’uscita dalla quarantena.

Tabella X– Cambiamento permanente atteso nel cucinare, proporzioni campionarie

Successivamente, rimanendo in un’ottica di prospettiva successiva al lockdown, viene ampliato lo sguardo su altri aspetti del mondo alimentare considerando le tre variabili:

 utilizzo più frequente di consegne di cibo d’asporto,  mangiare al ristorante meno spesso,

mangiare al fast food meno spesso.

Dal relativo grafico della figura X si rileva che complessivamente i rispondenti danno vita a trend molto similari, eccetto per le dimensioni differenti: la generazione Z ha dichiarato che non si aspettava un aumento rilevante di consegne a domicilio, così come non riteneva che sarebbero diminuiti gli accessi a ristoranti o fast food; al contrario la generazione più adulta degli X ha dichiarato con un picco di 4.5 milioni di individui che la frequenza di pasti nei ristoranti sarebbe diminuita più del doppio rispetto a quella nei fast food, mentre 1.8 milione ha ritenuto che sarebbe aumentata la frequenza dell’utilizzo di servizi per le consegne. Infine, tra i Boomer, per la seconda volta, si riflette l’atteggiamento dei più giovani, con soltanto 290.000 individui che credevano nell’aumento di utilizzo di servizi di consegne a domicilio.

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Figura X - Grafico sui comportamenti attesi dopo la quarantena

Finora la ricerca si è focalizzata sulla valutazione e l’indagine dei cambiamenti verificati nei primi nove mesi del 2020 con un focus sul periodo tra marzo e maggio, mesi corrispondenti alla prima ondata pandemica e alla fase 2 immediatamente successiva. Allo stesso modo è necessario tenere in considerazione alcune conseguenze rilevanti che tutto ciò ha comportato anche per quanto riguarda l’offerta di mercato, le aziende infatti hanno dovuto improvvisare e gradualmente adattarsi, esattamente come i consumatori, alla nuova realtà, cercando di comunicare vicinanza e garantire supporto alle persone, continuando nel frattempo ad offrire prodotti o servizi in maniera efficiente facendo fronte all’emergenza. Tale reazione è stata resa necessaria da una richiesta esplicita degli italiani che, secondo un sondaggio di Ipsos pubblicato ad inizio 2021, per l’80% desidera brand attivi concretamente in merito a tematiche sociali, politiche e culturali mentre il 43% ha dichiarato di aver iniziato ad acquistare prodotti da aziende che durante l’emergenza hanno dimostrato impegno e responsabilità58.

58Ipsos, Rapporto annuale Flair 2021

0 500,000 1,000,000 1,500,000 2,000,000 2,500,000 3,000,000 3,500,000 4,000,000 4,500,000 5,000,000 Z Y X Boomer U ni ver se -Mln

Expected post outbreak behaviors

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3.4 La percezione dei brand e della pubblicità durante la prima ondata