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Come è cambiato il lavoro: materiali, tecniche e attrezz

Il mondo della posa non è sempre stato uguale: le tecnologie, i gusti, e di conseguenza i materiali si sono evoluti con il tempo. Nelle case antiche i pavimenti erano in tavelle di cotto, un cotto tenero cucinato solitamente sul posto. A far cambiare queste cose è stato il maggior benessere. I primi pavimenti nelle nuove case negli anni ’60 sono piastrelle di granito o la “palladiana”, cioè brecce di granito, scarti di marmo o sassi posati immersi nel cemento l’uno accanto all’altro, con una lavorazione molto manuale fatta in cantiere. Questo è il primo ricordo di Genesio, tra gli anni ’50 e ’60:

“…Cosa ti ricordi del tuo primo cantiere?

Da casa dei contadini mi ga dato un martello per spaccare pietre veccie per fare il pavimento (ride)

Spaccare pietre “veccie”?

Piastree di quelle di granito di una volta, quelle là, sassuoli, quella là, quelle rotte spaccaimo le pietre e ghe faseimo il pavimento di palladiana …”58

Era un mondo che stava crescendo, un sistema che cominciava a cambiare si sviluppava, cambiava i propri gusti. Dalla palladiana degli anni ’60, si passa a prodotti più ricercati, le prime ceramiche: il gres rosso per gli esterni e le prime ceramiche per gli interni. La palladiana cede il passo all’uso del marmo: non più scarti della lavorazione, ma era il materiale buono a venire impiegato

57 Intervista a Genesio 58 Intervista a Genesio

nelle case. Sono sempre le parole di Genesio, che colloca negli anni ’70 la diffusione del marmo:

“… Mi lavoravo sotto di loro a levigare e finalmente nei primi anni ‘70 ho incominciato a lavorare per conto mio e ho incominciato a posare marmo, ho comincià ad arrangiarme … Posavo marmo …”59

Ma si cominciano ad avere le prime pavimentazioni interne in ceramica, “bicotture” – cioè piastrelle smaltate in un lato – posate in malta. L’evoluzione, però, non si ferma. I gusti dei clienti modificano la quantità di materiale disponibili sul mercato, i clienti hanno più scelta:

“…Quattro colori per marca, ma tutte le marche facevano gli stessi colori. Bianco, nero, verde, celestino, rosetta e zaetto. Quelli sono i colori delle piastrelle, poi sono venuti fuori quelle decorate con i fioretti e tutte quelle robe la. Anche i pavimenti erano relativamente pochi, poi cera il gres rosso che usavi per poggioli e garage…”60

Le ceramiche cominciano ad avere colori, colori diversi per i bagni, per le zone giorno, mentre nei garage e nei terrazzi si usavano i gres rossi. Anche nei formati si comincia a variare, non più solo piastrelle quadrate o rettangolari, compaiono le ceramiche chiamate alla “provenzale”, piastrelle che si incastravano l’un l’altra con i bordi arrotondati. Anche altri materiali arrivano sul mercato: il clinker dalla Germania e il cotto dalla Toscana.

“…in quegli anni la c’era solo clinker e cotto…”61

Sono gli anni in cui il cotto diventa il materiale da posare, almeno nelle zone giorno delle case. C’erano fornaci anche locali che producevano piastrelle in cotto, anche molto ricercate all’estero. Alla fine degli anni ’70 il cotto era di gran moda, e squadre di posatori andavano in giro a insegnare a posarlo:

“…Noialtri andaimo a roba insegnargli agli altri come si posava stà …

E … e allora andaimo a fare una villa qua, una villa in Piemonte, una a Benevento, semo andai in Austria, la Germania l’abbiamo vista da sotto e sopra dappertutto , a Vienna, abbiamo fatto come si chiama? Ginevra, comunque abbiamo giraito tanto …. So che ghe

59 Intervista a Genesio 60 Intervista ad Otello 61 Intervista ad Alfonso

sta un periodo, mi sono sposato nel 76’ e c’è stato un periodo che la moglie la vedevo anche una volta al mese …. Ho fatto i miei bei sacrifici …”62

Ma questi viaggi per l’Europa di Genesio non servono solo ad insegnare agli altri, anche Genesio impara ed importa novità dall’estero; innovazioni che in un primo momento, dai posatori locali, vengono viste come strane, sbagliate:

“…Noialtri lavoraimo già con i giunti che qua non ne volevano sapere dei giunti anzi distanziatori delle mattonee quelle robe là “sito matto?” te disevano “sito semo’” invece abbiamo incominciato a dire bisogna fare i giunti per via de … e se ghe se problemi de movimento, dopo quelli delle ceramiche non risponde altro, insomma li ghemo convinti di fare, tanti convinti de …”63

Ma i gusti dei clienti non si fermano, comincia a prendere piede le monocotture, un materiale più duro del cotto ma che ha ancora margini di innovazione. Gli anni ’80 sono gli anni del cotto, però. Il cotto resta il materiale che ha segnato gli anni ’80, vuoi per moda vuoi per imitazione. Solo verso la fine del decennio il cotto ha ceduto il passo alle monocotture, e di colpo nessuno ha più usato il cotto.

Le monocotture hanno segnato il passaggio tra il cotto e il gres, due materiali completamente diversi: il primo tenero, poroso e con grossi problemi di assorbimento, il secondo più duro e completamente inassorbente. Ma tra i due, appunto, ci sono le monocotture: un materiale che ha avuto un’evoluzione fino a raggiungere risultati più che buoni, con colorazioni che coprivano tutto l’arco cromatico. In quelli anni per gli esterni restava in uso il gres rosso o il clinker:

“…Il cotto ed il clinker, hanno portato via una bella fetta di mercato, il clinker era da interno e da esterno. Dopo cera anche il gres porcellanato 5x5 o 10x10 che si vede ancora nei distributori…”64

Il clinker era un materiale importato dalla Germania, prima per gli esterni, poi è stato smaltato ed usato per gli interni. È un materiale irregolare, da posare in fuga (con la fuga solitamente si risolvono i problemi di calibro differente tra le piastrelle, solitamente si usa una fuga doppia rispetto alla differenza delle piastrelle), ma come abbiamo già visto sopra in Italia non era amata. Solo sul cotto veniva usata la fuga, ed è stato uno dei motivi che cui poi veniva 62 Intervista a Genesio

63 Intervista a Genesio 64 Intervista ad Otello

cambiato. Il clinker è simile al cotto, come tipologia di materiale, solo fatto per gli esterni o per ambienti molto trafficati. Esisteva anche il clinker francese, di solito smaltato, ma è arrivato tardi sul mercato ed è stato soppiantato:

“…Marche straniere da sempre perché il meglio clinker era della Bucktall o della AnKeramik che erano marchi vecchi che si usavano. Poi cera anche quello italiano che sono venuti fuori dopo. Delle fornaci che facevano mattoni o blocchetti si sono trasformati in fabbriche di clinker, la materia prima era più o meno la stessa…”65

Ma a cambiare tutto è stato l’arrivo del gres porcellanato: ha preso piede dalla fine degli anni ’90; è cominciato prima nei centri commerciali o in attività commerciali, ambienti di grande traffico e sottoposti a usura. I primi gres erano di solito color panna o nocciola, per questo le monocotture hanno resistito per un po’. Ma la qualità superiore del gres si è subito vista, molto ha fatto anche la pubblicità, il passaparola: avere un pavimento in gres era uno status symbol. Il gres alla fine è lo stesso una terra cotta, come le monocotture, le bicotture, i cotti o i clinker. La differenza fondamentale è che le piastrelle in gres vengono cotte a 1300 gradi, in forni lunghi centinaia di metri, e che sono innasorbenti.

Questo nuovo materiale ha cambiato anche la tecnica di posa: se prima il legante usato era di tipo meccanico, cioè il cemento in modo meccanico faceva presa tra i micro-pori delle piastrelle, ora non è più possibile: il gres è un materiale che essendo inassorbente non ha porosità. Serviva quindi un legante che fosse in grado di agire come una “ventosa”. Hanno preso piede quindi i collanti.

“…Perché anca noialtri quando mi domandavamo ma noialtri non volemo in fuga e volemo … no, gli diseimo no te ti arrangi perché tanti volevano fare in sabbia e cemento e noialtri sabbia e cemento la gheimo eliminata tutta non voleimo più vossuo sapere di sabbia e cemento …”66

Negli anni successivi il gres ha soppiantato qualsiasi tipo di ceramica; restava solo il gres sia per interno che per esterno. Le colorazioni hanno raggiunto qualsiasi tono, hanno copiato qualsiasi tipo di pietra naturale. E sono 65 Intervista ad Otello

cambiati i formati, dai classici 30x30 cm si è raggiunto il metro per metro. E in parte anche gli spessori sono cambiati: dai classici 8 millimetri, ai 13 millimetri del Cotto d’Este, ed infine i gres da 3 millimetri con formati che raggiungono i tre metri per uno.

Ma altri materiali sono comparsi in edilizia: si è cominciato ad usare il mosaico vetroso, prima solo nelle docce poi nei bagni interi. Il mosaico vetroso è diventato il nuovo status symbol successivo al gres; ora se si fa una casa ci deve essere del mosaico:

“…Ma il mosaico si usava magari negli alberghi, o sulle piscine, però adesso che il privato si facesse il mosaico non penso che ve ne fosse stà tanti e adesso se diventà … te se adesso magari un piatto doccia, o un listeo o il fondo di una cucina, adesso se diventà come un master, come si può dire? E tutti devono averlo perché se no anche chi ha 30 anni di mutuo bisogna che abbiano un metro quadrato di mosaico nel locale ma … cossida ve stato un ritorno, i non lo avrei mai fatto sinceramente e un poco alla volta go provà ed è venuto buono anche quello …. “67

Ma i mosaici sono stati poi copiati dai cinesi: i cinesi hanno fatto linee di mosaici a basso costo che hanno un po’ spiazzato le marche maggiori, che hanno quindi creato materiali nuovi per stare nel mercato, dal formato di centimetro per centimetro ai mosaici con lamina d’oro:

“…Una volta l’ho fatto, tutto in oro e una volta tutto trasparente, che doveva vedersi i segni della colla sotto…”68

Ma questi sono prodotti di nicchia, prodotti che raramente si vedono. Ma i materiali cinesi non si sono limitati ai mosaici, tutti i tipi di ceramica sono stati fatti anche dai cinesi e poi importati in Italia, venduti da rivenditori tradizionali, o da rivenditori più economici. I materiali cinesi sono fatti ancora come una volta, contengono il piombo che da noi è proibito, perché in Cina non ci sono restrizioni alla produzione dovute ai problemi ambientali.

“…Il materiale cinese è pari a quello italiano, la non ci sono le regole che ci sono in Italia ed è più facile produrre materiali più belli. Per esempio si può fare produzione con il piombo e le mattonelle vengono fuori meglio con il piombo, più brillanti. Gli smalti con il piombo, in Italia ed in Europa, non si possono più usare perché sono cancerogeni, la si

67 Intervista a Sandro 68 Intervista ad Alfonso

possono usare ancora e le piastrelle sono migliori del resto la Cina è il più grande produttore di piastrelle al mondo…”69

In Cina, oltre al basso costo della manodopera, ci sono anche le materie prime. Se i gres italiani vengono fatti con argille importate dalla zona delle repubbliche Russe, in Cina c’è già tutto sul posto: terreni, tecnologia per prepararle ed energia a basso costo per poterle cuocere. La Cina è diventata il più grande esportatore mondiale di ceramiche. E anche se alcuni posatori non le usano, solitamente il prodotto cinese è un prodotto che ha un buon mercato e una buona qualità:

“…Mi è capità solo una volta di trovare mattonee cinesi e go avuo problemi ma nianche lo spevo, l’ho saputo dopo, mi sono accorto dopo perché so e ghe me ga fatto vedere il campione, è scritto in italiano e tutto quanto, dopo sulle scatole che me so arrivae c’era scritto made in cina, cinesi insomma ho visto che erano cinesi, il problema non era neanche quello e che erano mattonee, scatola a scatola, tutti dello stesso bancale, della stessa partita, ve ghe nera di più grandi, di più piccole, go dovuo lavorare con crocette da due, con crocette da tre e posae quasi… per far venire fuori le righe erano un 15x15 in diagonale, un portego da 40-50 metri, cioè la se uno che non era bon posarle scappava a casa … e di colore diverso … “70

I materiali cinesi sono materiali che per qualità non sono inferiori a quelli italiani, solo che il cliente quando cerca il materiale cinese cerca il prezzo, e come si sa quando il prezzo è basso è la qualità a rimetterci.

“…Fortunatamente ho avuto poche richieste di questo genere, penso che un cliente che sia interessato a spendere poco ed ad avere un materiale di questo tipo non si rivolga ad una rivendita come la nostra ma piuttosto a centri come il Brico, centri commerciali, brico e quant’altro…”71

L’evoluzione dei materiali, sia italiani che stranieri, ha seguito un percorso uguale dovuto sia ai materiali con cui si costruivano sia alla tecnica di posa. Le prime ceramiche, in bicottura, erano piccole, di forma quadrata. Si è lavorato poi nella forma, mai nella grandezza: sono comparse le piastrelle intersecate con un tozzetto, le piastrelle alla provenzale, o un biformato che

69 Intervista ad Otello 70 Intervista a Sandro 71 Intervista a Massimo

formava un disegno ripetitivo. I colori erano molto simili tra loro, di solito erano le varie tonalità del marrone.

Il cotto poi era un materiale regolare, solo quadrato, di misure che andavano dal 20x20 al 33x33. Solo con le monocotture qualche cosa cambia, i formati passano anche al 45x45, ma di solito il più usato è sempre il 33x33. Ma è con l’avvento del gres porcellanato che si riescono a raggiungere misure importanti, come dicevamo prima tre metri per uno oppure il 120 centimetri per 15 centimetri, misure che non sempre riescono dritte, in fase di cottura possono subire delle piccole torsioni interne che le portano a imbarcarsi, ed è per questo che è ritornata la posa in fuga, una fuga piccolissima (tre millimetri), ma che viene sempre consigliata dai produttori quando si posa il gres di qualsiasi formato.

Con l’evolversi dei materiali si è evoluto anche il sistema di posa: se prima era sufficiente una posa a malta con lo spolvero di cemento come legante, ora non basta più, serve un legante in grado di fare una presa anche su supporti non assorbenti. È con i collanti che arrivano i nuovi leganti.

I primi veri posatori arrivano negli anni ’70, prima il lavoro di posa veniva fatto dall’impresa edile: era un dipendente dell’impresa che posava, muratore di solito, che quando serviva si metteva a posare:

“…perché tutti facevano il posatore, il muraro faceva il posatore, il posatore lo facevano tutti perché il vero posatore di una volta non esisteva, perché il muraro faseva tutto eo, al massimo ghe iera quello che livellava i pavimenti e allora là poteva servire ma il posatore della mattonea, della scala, di quelle robe là non iera ….”72

I posatori non erano persone che lavoravano solo alla posa, erano muratori che solitamente alla fine della costruzione della casa posavano anche i pavimenti.

“…Fino a 14 anni da uno, e a 16 anni con un altro e ho cominciato a lavorare come

muratore a faccia vista…”73

Sono muratori comunque particolari, che hanno una certa sensibilità, che lavorano un po’ di fino, hanno più pazienza nel lavoro; sono poi loro che andranno a specializzarsi nella tecnica di posa dei marmi prima, e delle 72 Intervista a Genesio

ceramiche poi. Era facile per loro usare la tecnica del fresco su fresco, erano abituati a fare “malta”, solo che ora per posare la facevano più dura, meno bagnata. Sono questi posatori che alla fine degli anni ’70 sono passati dal fresco su fresco alla colla. Ed è proprio la colla che ha cambiato il mondo della posa, il collante introduce un nuovo modo di lavorare, un nuovo modo di concepire il lavoro, un lavoro che non è più finalizzato a finire il lavoro a tutti i costi in giornata prima che la malta si asciughi, ma che può essere interrotto e ripreso il giorno dopo. Se prima un pavimento andava iniziato e finito in giornata, ora non è più così:

“…No perché adesso c’è sempre la possibilità di […] mettere il cemento sotto, si attacca lo stesso, diciamo è più comodo il discorso della colla perché uno, in qualsiasi momento può mollare di fare il pavimento ed andare via. Se deve andare via due ore, prende e va via. Sul fresco su fresco bisogna, a sera, finire e stuccare e tutto, passare stuccare e ripassare, vedere se ci sono … tra l’altro con l’avvento di piastrelle lavorate in fuga il fresco su fresco è sparito…perché si lavora senza fuga…”74

Una volta posato, il pavimento andava stuccato. Si usava una “boiacca” di cemento e acqua che andava a riempire le fughe, poi veniva pulita con la segatura se il pavimento era posato a giunto unito, mentre se era posato in fuga si usava una coperta di lana, di solito una coperta militare.

“…Forse è cambiato il modo di stuccare. Una volta si lavava con una coperta ora con una spugna…Si, ci sono spugne apposta. È cambiato solo il lavaggio dei pavimenti… Sul fresco su fresco una volta posato si aspettava 3/4 giorni e poi si stuccava… Si si ..Si stuccava con la coperta..Si, si lavava con la coperta e con le spugne”75

Era poi costume cospargere il pavimento così fatto di segatura asciutta, segatura che serviva – a dire dei posatori – per proteggere il pavimento così fatto, anche se in certi casi la segatura, come ci dice Alfoso, serviva solo a coprire i difetti. Ora non si usa più la segatura nella posa, ma negli anni ‘70/’80 era una cosa normale. La tecnologia di una volta era molto più basilare, per stuccare si usava la coperta per esempio, e solo in un secondo momento sono arrivate le spugne per la stuccatura. Per “registrare” (cioè allineare) i rivestimenti non c’erano i cunei di plastica, si usavano gli stecchini:

“…Stuzzicadenti, quelli in legno, te li portavi da casa…”76

74 Intervista ad Otello 75 Intervista ad Alafonso 76 Intervista a Flavio

Alla fine degli anni ’70 sono comparse le prime colle, e tutti i posatori le hanno usate, ma anche se venivano richieste in cantiere non sempre venivano portate dai rivenditori, sia per il costo che per la lavorazione più lunga:

“…Ciò l’anno non me lo ricordo, so che noi usavamo sempre quello là e che anche i rivenditori rompevano sempre pà dirti mio papà “dammi la colla” no, perché costava … costava, poi c’era anche un discorso di velocità, perché quando dovevi fare un pavimento con la sabbia e cemento eri più veloce, però, dopo, è venuto fuori il discorso del gres porcellanato forse quello ha segnato u po’ la conclusione …”77

Ma insieme alle colle compaiono i primi pavimenti con l’uso della fuga, dei giunti di dilatazione; come ogni novità, anche questa innovazione all’inizio veniva respinta dai rivenditori e dai clienti, non era ancora di moda posare con la fuga:

“…Noialtri lavoraimo già con i giunti che qua non ne volevano sapere dei giunti anzi distanziatori delle mattonee quelle robe là “sito matto?” te disevano “sito semo’” invece abbiamo incominciato a dire bisogna fare i giunti per via de … e se ghe se problemi de movimento, dopo quelli delle ceramiche non risponde altro, insomma li ghemo convinti di fare, tanti convinti de …”78

Anche i macchinari usati dai posatori sono cambiati nel corso degli ultimi decenni. Dai primi macchinari semplici usati nei cantieri, macchinari molto manuali (“…io ho incominciato c’era il calibro a mano, il diamante per

tagliare le mattonelle non le macchinette…”79) si è passati a quelli elettrici,

come i flessibili e le taglierine a secco:

“… Come macchinari, una volta c’era il flessibile e la taglierina, ed adesso?..Sempre avuto quelli …”80

Per battere i pavimenti si usava un “frattazzo” di legno, e con quello si battevano i pavimenti posati fresco su fresco. Solo in un secondo momento è