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Dopo la presentazione iniziale della protagonista, che proviene da una non meglio definita “charming small city in the east of England” (p. 1), McEwan trasferisce Serena a Cambridge per permetterle di guadagnarsi una laurea in matematica, e si occupa così della definizione e descrizione del primo luogo reale in cui prendono vita le avventure dei personaggi.

Ai fini dell’intreccio, Cambridge assume soprattutto un valore simbolico, poiché è qui che Serena conosce Tony e comincia l’inconsapevole addestramento per entrare a far parte dell’MI5. La città sembra definirsi soprattutto attraverso le emozioni e i sentimenti della protagonista, che, nonostante l’esperienza negativa che vive in ambito accademico a causa della sua propensione per la letteratura piuttosto che per i numeri, rimarrà sempre legata a Cambridge da ricordi intensi e significativi.

Tuttavia, il fatto che questo luogo assuma soprattutto un valore spirituale per Serena, in particolare dopo la morte del professore, non impedisce a McEwan di rappresentarlo anche da un punto di vista prettamente topografico, affinché non ci siano dubbi sulla verosimiglianza della ricostruzione spaziale.

Il primo riferimento è ovviamente al Newnham College, dove la protagonista si trasferisce per studiare: questa struttura fu fondata nel 1871 e fa parte del complesso dell’Università di Cambridge; nel tempo si è affermata ed ampliata e oggi è una delle più importanti istituzioni accademiche inglesi riservate alle donne. Per frequentare la storica università della città negli anni Settanta,

Serena non aveva certo alternative: il suddetto college era l’unico che accogliesse le studentesse, ma la sua menzione allude forse in un certo senso anche all’eccezionalità del percorso di Serena in quanto donna, visto il suo futuro negli uffici dell’MI5.

Fig. 9: Il Newnham College.

Il complesso universitario viene comunque soltanto citato, senza alcuna descrizione di approfondimento, e lo stesso vale per altri punti di riferimento della città, che McEwan inserisce perché la fiction risulti solida e verosimile, ma che non vengono ulteriormente analizzati.

È il caso ad esempio del Cambridge Corn Exchange, luogo simbolo della vita culturale e mondana della città fin dall’Ottocento, che, nonostante abbia ospitato anche eventi di altro genere, nasce principalmente come una sala per concerti in cui si sono esibiti molti artisti famosi. In Sweet Tooth, l’edificio viene menzionato da Serena quando la protagonista vi passa di fronte insieme a Jeremy, suo amante di allora: “we were crossing the road by the old Corn Exchange” (p. 10), informazione del tutto marginale ai fini dell’intreccio, ma essenziale per la definizione dell’ambientazione di riferimento. Inoltre, poco dopo aver oltrepassato l’edificio, Serena e Jeremy si imbattono in Tony, e il luogo rimane inevitabilmente legato a questo primo fatale incontro tra la studentessa e il professore.

Fig. 10: Il Cambridge Corn Exchange.

McEwan si impegna poi in una precisa ricostruzione dell’atmosfera che si respirava a Cambridge negli anni Settanta, perché il lettore riesca non solo a

vedere le strade percorse dai protagonisti, ma anche a sentire lo spirito della città.

Al di là dei riferimenti topografici, Cambridge si definisce attraverso le idee che vi circolavano all’epoca della Guerra Fredda e, col senno di poi, Serena ammette che il suo reclutamento non sarebbe potuto avvenire in nessun altro luogo: “It must be obvious now. This was Cambridge, after all” (p. 13).

La prima parte di Sweet Tooth è quindi costruita intorno a questo polo geografico, ma, a meno di un’ora da Cambridge, esiste un posto che ai fini dell’intreccio assume un ruolo ancor più importante, poiché è il luogo in cui Serena e Tony vivono la loro relazione clandestina. Bury St. Edmunds, nel Suffolk, è una piccola e pittoresca cittadina reale, ai margini della quale il professore possiede un grazioso cottage dove adora rifugiarsi con l’amante ogni weekend: “The cottage was the only place where we saw each other. Cambridge was too much of a village; Tony was too well known there” (p. 20). Proprio per il valore simbolico che acquisisce per Serena, sia da un punto di vista affettivo per la relazione con Tony, sia sul piano professionale per l’addestramento a cui viene sottoposta in previsione del colloquio con l’MI5, il cottage viene descritto minuziosamente. Si tratta di un antico edificio in pietra immerso nel bosco, a cui si accede, attraverso un “small white picket gate” (p. 16), percorrendo un “flagstone path” (p. 16) che “curved through an overgrown country garden

(lupins, hollyhocks, giant poppies) to a heavy oak door studded with rivets or nails” (p. 16).

Una descrizione precisa ed invitante che, senza nulla togliere al potenziale dell’immaginazione del nostro autore, non poteva che corrispondere ad un luogo reale: il cottage in questione non solo esiste davvero, ma tira in ballo per l’ennesima volta la componente autobiografica che in Sweet Tooth gioca un ruolo tanto importante.

Il nido d’amore di Tony e Serena sarebbe infatti una fedele riproduzione del cottage di Angus Wilson a Felsham Woodside, proprio nel Suffolk: dopo aver reso omaggio a questa figura, McEwan decide di ricordarla indirettamente anche attraverso il luogo che a lui viene naturalmente associato. Il cottage di Wilson non è stato soltanto la casa dove egli ha abitato per tanto tempo, ma anche e soprattutto un punto di riferimento per i suoi studenti e per gli intellettuali che spesso hanno soggiornato nei suoi locali. Tra questi, non poteva mancare il nostro autore, la cui carriera, come già ricordato, subì un impulso decisivo proprio grazie alla fiducia e al sostegno di Angus Wilson: durante la redazione di The Comfort of

Strangers, pubblicato nel 1981, McEwan fu per tre notti ospite del professore e

tornò poi più volte nella sua dimora. Tra l’altro, passeggiare nei boschi circostanti stimolava l’immaginazione e la concentrazione del giovane Ian, che non deve aver avuto difficoltà a rappresentare Serena immersa proprio tra quegli stessi alberi ammirati e contemplati in prima persona.

Non ci sono quindi dubbi sul fatto che “the country cottage of Serena’s lover Tony Canning is a detailed recreation of the one belonging to his [McEwan’s] tutor and friend Angus Wilson”:1 non a caso, è questo il luogo in cui avviene l’addestramento intellettuale di Serena, un luogo nel quale McEwan ha assistito ad interessanti discussioni letterarie e dibattiti sulla scrittura. Inoltre, alla luce di queste considerazioni, potrebbe non essere casuale la scelta del nome Tony per il proprietario del cottage, visto che Angus Wilson ha sempre condiviso questa oasi nei boschi inglesi con il compagno di un’intera vita, Tony Garrett.

Fig. 11: Bury St. Edmunds, cittadina del Suffolk.

Nel caso specifico del cottage, la contaminazione tra fact e fiction raggiunge uno dei suoi picchi più alti e si lega indissolubilmente al background personale dell’autore, che vi ha trovato un’inesauribile fonte di ispirazione. E forse proprio a causa dei continui stimoli a cui la sua immaginazione vi era continuamente sottoposta, McEwan fa del cottage di Sweet Tooth anche il luogo in cui è più facile viaggiare con la mente verso destinazioni lontane ed esotiche.

Innanzitutto, durante uno dei loro weekend amorosi nel Suffolk, Tony racconta a Serena delle vacanze che da bambino trascorreva con la famiglia sull’isola finlandese di Kumlinge, non facile da individuare sulla cartina geografica ma anch’essa realmente esistente. Nel romanzo, “the remote island of Kumlinge […] one of those childhood paradise places burnished by nostalgia” (p. 17), acquisisce poi anche un valore simbolico importante, poiché è proprio qui, circondato dai ricordi d’infanzia, che Tony si rifugia per sfuggire all’umiliazione generata dal suo tradimento e morire in solitudine.

In secondo luogo, Serena viene catapultata nel lontano ed affascinante Afghanistan durante una conversazione con la governante del cottage, Sarah Travers. La donna racconta infatti alla protagonista le avventure e le scelte di vita del figlio, “gone off to be a hippie in Afghanistan” (p. 26), e la storia in questione assomiglia molto a quella dello stesso McEwan, che nel 1972 “headed out with friends in a psychedelically painted campervan on the hippie trail to Afghanistan”.2

Il viaggio durò un anno intero, al termine del quale McEwan tornò a casa “bored with hippie culture”3 e pronto a mettersi in gioco: questa specie di periodo sabbatico gli permise di capire cosa contava davvero per lui e alla fine il giovane scrittore non esitò a trasferirsi a Londra e a dedicarsi anima e corpo alla letteratura.

Oggi, da uomo maturo, McEwan ripensa col sorriso sulle labbra alla splendida impulsività della gioventù e descrive i sentimenti di Mrs Travers verso il figlio con una sorta di dolce ironia: “She said it with pride, as though he’d joined the army for a necessary and dangerous war” (p. 26).

Fig. 13: Ian McEwan (in ginocchio a torso nudo) con un gruppo di amici durante l’hippie trail in Afghanistan del 1972.

Il cottage di Tony diventa dunque il luogo ideale per viaggiare nel tempo e nello spazio attraverso la fantasia, e Cambridge si trasforma nel centro di un cerchio dal quale partono infiniti raggi proiettati verso altrettante destinazioni reali e riconoscibili.

2 Ivi. 3 Ivi.

Dal punto di vista dei settings, la contaminazione tra realtà e finzione in

Sweet Tooth inizia perciò proprio da questa città, che costringe in qualche modo il

lettore a credere fin dal principio nella storia che legge.