Fig. 3: Stella Rimington (1935), primo Direttore Generale donna dell’MI5.
Stella Rimington, nata Whitehouse nel 1935, è una figura di riferimento per il mondo femminile, poiché è stata la prima donna a ricoprire il ruolo di Direttore Generale presso i Servizi Segreti del Regno Unito.
La sua carriera negli uffici dell’MI5 inizia a sua insaputa nel 1967, come assistente di uno dei membri dell’Alta Commissione britannica in India, di cui faceva parte anche il marito, John Rimington. Una volta assunta, Stella scopre che l’organo per cui lavora è in realtà la rappresentativa indiana del British Security Service e, quando rientra a Londra nel 1969, decide di fare domanda per una posizione permanente all’interno del dipartimento.
Per oltre trent’anni svolge così lavoro d’ufficio presso le sezioni di controspionaggio, antisovversione e antiterrorismo, tracciando giorno dopo giorno il proprio percorso verso i vertici dell’istituzione: alla fine le vengono in effetti assegnati incarichi più importanti, tra cui la supervisione del trasloco del quartier generale dell’MI5 nella sede di Thames House, e una missione diplomatica in Russia per stabilire i primi contatti amichevoli con il KGB.
Ed è proprio al suo ritorno da questo viaggio, nel dicembre 1991, che Stella trova sulla sua scrivania i documenti che testimoniano l’avvenuta promozione a Direttore Generale del dipartimento: si tratta non solo di un importante riconoscimento personale per il lavoro svolto nel corso di un’intera vita, ma anche e soprattutto di una vittoria significativa per il genere femminile, che vede
finalmente una donna a capo di una struttura nazionale da sempre gestita dagli uomini.
Inoltre, in qualità di Direttore Generale, Stella si impegna per una maggiore apertura e trasparenza dell’MI5, che il 16 luglio 1993 porta alla pubblicazione di un opuscolo intitolato The Security Service, con la spiegazione delle attività svolte dal dipartimento e, soprattutto, con le fotografie dei suoi principali rappresentanti.
Stella Rimington non è dunque soltanto la prima donna ad aver svolto un ruolo di primo piano all’interno dei Servizi Segreti del Regno Unito, ma anche il primo Direttore Generale il cui nome è stato reso pubblico.
Stella ha ricoperto questa prestigiosa carica dal 1992 al 1996 e, dopo di lei, soltanto un’altra donna ha ottenuto lo stesso riconoscimento, Eliza Manningham- Buller, dal 2002 al 2007.
Alla fine del suo mandato, Stella ha deciso di dedicarsi alla scrittura e in particolare al genere della spy fiction, che le è naturalmente congeniale. Tra le sue opere più famose vanno certamente ricordate la sua autobiografia, Open Secret, pubblicata nel 2001 e inesauribile fonte di informazioni e curiosità sull’MI5, presentato finalmente da un punto di vista femminile, e At Risk, primo romanzo dell’autrice, che ruota intorno ad una spia donna reclutata dal Security Service.
Come si evince da questi brevi cenni biografici, la figura di Stella Rimington si inserisce perfettamente nel mondo creato da McEwan in Sweet
Tooth, un mondo in cui la protagonista è una ragazza che cerca di farsi strada
all’interno delle rigide gerarchie dell’MI5. Tuttavia, Serena, sempre timida ed insicura, sembra aver ben poco in comune con Stella, che “would have had her for breakfast”,1
e che si distingue anche nel romanzo per il suo talento e la sua determinazione.
Caso unico in Sweet Tooth, McEwan sceglie di nascondere questa figura storica dietro un nome fittizio, Millie Trimingham, che non impedisce comunque l’immediata identificazione con il suo alter ego reale, grazie alla descrizione della personalità e della carriera del personaggio.
1 Cooke, Rachel, “Ian McEwan: I had the time of my life”, The Observer, 19 August 2012,
http://www.theguardian.com/books/2012/aug/19/ian-mcewan-sweet-tooth-interview (ultimo accesso: 23/07/2014).
Serena spiega che “in 1972 Trimingham was already a legend among the new girls” (p. 38): la sua ascesa verso i vertici del dipartimento era già iniziata e “she seemed at ease, almost an equal” (p. 38) di fronte agli uomini. McEwan le riserva dunque un cameo che rende merito alle sue capacità e alla sua perseveranza, celebrata dal commento della protagonista alla fine di questo ritratto: “it was the spirit of the age that slowly changed the Service, but she was the first to break out, first to dig the hole in the ceiling of the women’s block” (p. 38).
A Stella Rimington viene dunque riconosciuto l’onore e l’onere di essere stata la prima donna ad aver avuto la forza e il coraggio di credere nelle proprie possibilità e nei propri sogni, e per questo è stata giustamente premiata. McEwan la presenta come un modello per tutte le ragazze che condividevano con lei la voglia di ribellione e riscatto, ma non nega che il suo atteggiamento possa essere stato spesso giudicato con invidia ed irritazione. La stessa Serena ammette di aver ceduto più volte nel corso degli anni a questi sentimenti, soprattutto quando i suoi interlocutori sembravano avanzare un inappropriato confronto tra la sua carriera e quella di Millie/Stella:
Did I know Millie Trimingham, the single mother who would one day
became Director General? When, in later years, it became permissible to tell everyone that you once worked for MI5, I was often asked this question. If it irritated me it was because I suspected it concealed another: With my Cambridge connections why didn’t I rise nearly as high? (p. 37)
Questa riflessione non offusca comunque i meriti della prima donna che è riuscita a fare carriera all’interno dei Servizi Segreti e McEwan le rende omaggio alludendo anche alla sua autobiografia, “her memoir” (p. 38), che Serena confessa di aver letto. Certamente lo ha fatto anche il nostro autore, che annovera tra le sue fonti per Sweet Tooth anche il già citato At Risk, dedicato proprio alle vicissitudini di una giovane spia donna alle prese con le discriminazioni perpetrate all’interno dell’MI5.
L’inserimento del personaggio di Millie Trimingham nel romanzo favorisce in effetti anche la riflessione sulla tematica della discriminazione sessuale nella
società britannica degli anni Settanta, e in particolare nell’ambiente dei Servizi Segreti. McEwan affronta più volte questioni di questa natura attraverso le vicende di cui sono protagoniste le sue figure femminili, in primis Serena e Shirley, e Millie si inserisce al loro fianco per ribadire le ingiustizie del sistema, ma anche e soprattutto per dimostrare che queste stesse ingiustizie possono essere sconfitte.
Dalla carriera fulminea al modo di vestire, che porta le sue colleghe a pensare che “there was a hint of rebellion in the clothes she wore” (p. 38), tutto di Millie/Stella dimostra la possibilità concreta per il genere femminile di cambiare le cose. Certo, per la promozione a Direttore Generale dovrà aspettare il 1992, ma alla fine la conquista è avvenuta ed è stata un esempio importante per tutte le donne che aspirano ad una carriera di questo tipo.
Nel caso di Stella Rimington, la contaminazione tra fact e fiction è dunque senza dubbio riuscita, nonostante, o forse ancor più, proprio grazie all’uso di un nome di fantasia: sebbene non entri mai in scena direttamente, le parole di Serena sono sufficienti per collocarla nello stesso ambiente frequentato anche dalla protagonista e per renderla parte integrante del complesso narrativo di Sweet
Tooth. Stella assume a tutti gli effetti lo statuto di personaggio, senza tuttavia
perdere lo spessore reale di persona, combinazione che la rende esempio perfetto della tecnica in esame.