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Fig. 7: Tom Maschler (1933), responsabile della casa editrice Jonathan Cape.

Nato nel 1933 in una famiglia di ebrei austriaci, Tom Maschler è costretto a soli cinque anni a fuggire con i genitori in Inghilterra per evitare le persecuzioni naziste. Fin da bambino, egli ha dunque avuto bisogno di coraggio e determinazione, qualità che gli hanno in effetti garantito successo e soddisfazione. Il ritratto del giovane Tom non è però completo se non si menziona anche la sua testardaggine: mentre tutti si aspettavano che frequentasse l’università e seguisse le orme del padre nel campo dell’editoria, egli decide invece di viaggiare per il mondo e fare nuove esperienze, come lavorare in un kibbutz in Israele e prestare servizio nell’esercito.

Tuttavia, quando le sue ambizioni lo conducono a Roma per tentare di entrare a far parte del mondo del cinema, Tom deve fare i conti con una profonda delusione, dovuta al completo fallimento del soggiorno romano. È proprio in questo momento che si rende conto che forse passare la vita tra libri e scrittori, come aveva scelto di fare il padre, rappresentava anche la sua strada: “ʻI was convinced I would get a job and so was shocked when I didn’t. That’s when I thought that publishing wasn’t a bad ideaʼ”.20

20 Wroe, Nicholas, “Talent spotter”, The Guardian, 12 March 2005,

http://www.theguardian.com/books/2005/mar/12/featuresreviews.guardianreview14 (ultimo accesso: 02/08/2014).

E in effetti i successi di cui è disseminata la sua carriera editoriale hanno confermato che la sua decisione non è stata affatto una cattiva idea: dopo aver lavorato in diverse case editrici, nel 1960 Maschler approda finalmente alla Jonathan Cape, di cui diventerà ben presto una colonna portante.

Dall’inizio degli anni Sessanta alla fine degli anni Ottanta, ciò che ha reso Maschler “Britain’s most high-profile and successful literary publisher”,21

è stato il suo indiscutibile fiuto per i nuovi talenti: in poco tempo egli ha letteralmente risollevato le sorti della casa editrice, promuovendo la pubblicazione di nuovi autori e scrittori esordienti. “He was always something of a natural whose instinctive talent for the work bordered on genius”,22

un genio capace di riconoscere il valore delle opere di giovani come Martin Amis e il nostro Ian McEwan, che hanno mosso i primi passi proprio grazie alla fiducia accordata loro da questo gigante dell’editoria.

Spietato e ambizioso, Tom Maschler ha discusso nell’ufficio di Bedford Square con personalità del calibro di John Fowles, Doris Lessing, Philip Roth, Gabriel García Márquez e tutti i giovani ribelli del “Brit Pack”: in ognuno di loro ha visto il potenziale richiesto per far parte della sua scuderia e l’importanza che questi nomi hanno ottenuto e conservato nel panorama letterario contemporaneo, ha confermato che si trattava effettivamente di cavalli vincenti.

Come se non bastasse la sua carriera editoriale a garantirgli l’accesso nell’olimpo della letteratura, Maschler è anche tra i fondatori di maggior peso del

Booker Prize, uno dei premi letterari britannici più prestigiosi, vinto tra l’altro nel

1998 proprio da McEwan con Amsterdam. L’editore pensava ad un “ʻBritish Prix Goncourtʼ”23

per dare lustro ai talenti nazionali, e anche il nostro autore riconosce l’importanza di questa innovazione, menzionando, accanto al fittizio “Austen Prize” (p. 251) vinto dal protagonista, proprio il “newfangled Booker” (p. 233), simbolo dei tempi moderni.

Nel 2005 Maschler ha poi pubblicato un’autobiografia, intitolata Publisher, che permette ai lettori di conoscere meglio tanto il suo lavoro, quanto le sue emozioni al riguardo.

21 Ivi. 22 Ivi. 23 Ivi.

Ed entrambi questi aspetti sono quelli presi in esame anche da McEwan in

Sweet Tooth, dove Maschler viene inizialmente presentato in modo indiretto,

attraverso le parole di Tom. Haley si avvicina alla figura di questo colosso dell’editoria con un misto di incoscienza ed entusiasmo, sentimenti che forse lo stesso McEwan ha provato al momento del suo primo contatto con Maschler. Tom invia una copia di From The Somerset Levels

to this publisher everyone’s been telling me about. Tom Mischler. No, Maschler. His letter came this morning. I didn’t expect such a quick reply. I didn’t open it until this afternoon when I was out of the house. Serena, he wants it! Urgently. He wants a final draft by Christmas. (p. 192)

La felicità del protagonista è così genuina, che il lettore la associa naturalmente ad esperienze reali, vissute dall’autore in prima persona. Tra l’altro, prima dell’incontro ufficiale, McEwan anticipa già lo spessore di questa figura, definendola come “publisher of Heller, Roth, Marquez” (p. 192).

Dopo un capitolo e mezzo di attesa, finalmente Tom Maschler entra in scena e si conferma la personalità vulcanica e carismatica, nonché scopritore di grandi talenti, che Tom aveva preannunciato. Il colloquio tra l’editore e i protagonisti si svolge come una sorta di viaggio all’interno della letteratura promossa e pubblicata presso la Jonathan Cape: ancora una volta McEwan riconosce i meriti di Maschler, associandolo ai grandi nomi del panorama letterario in cui egli ha creduto.

Inoltre, la descrizione dell’uomo presente in Sweet Tooth corrisponde perfettamente all’immagine che nel tempo si è consolidata di questa prorompente personalità dell’editoria inglese: “The publisher was lean and brown, hungry for information, and pleasantly agitated, as though perpetually suspended on the edge of a joke, or a revolutionary new idea that might come to him through a chance remark” (p. 212).

L’impressione che Tom e Serena hanno di Maschler deriva forse dalla prima conversazione che McEwan ha avuto con l’editore, il quale crede fin dall’inizio nel potenziale del romanzo del protagonista, così come a suo tempo ripose piena

fiducia in First Love, Last Rites. Ciò che emerge dall’esperienza di Tom è poi il fatto che Maschler sembra avere l’innato dono di trasmettere sicurezza ai suoi incerti esordienti: in Sweet Tooth, egli ricorre a tutto il suo potere per pubblicare l’opera di Tom a tempo di record e parla incessantemente a tutti del nuovo autore, dimostrando di essere senza alcun dubbio “such a force” (p. 233).

Del resto, McEwan ha dichiarato che “Tom Maschler was a very important editor to me”,24

e l’inserimento di questa figura all’interno del romanzo vuole essere un modo per celebrarla e renderle merito. Inoltre, l’anziano editore sembra aver apprezzato il cameo che il suo pupillo gli ha riservato: “McEwan ʻshowed him those pages, and he was delightedʼ”.25

Maschler è una persona reale che appartiene al passato del nostro autore e che con Sweet Tooth acquisisce lo statuto di personaggio per entrare di diritto anche nel suo universo letterario. Non capita poi tutti i giorni che il soggetto in questione possa esprimere la propria opinione sul lavoro dell’autore: per fortuna, Maschler ha gradito il ritratto che McEwan gli ha dedicato, concedendo ai lettori la possibilità di conoscere meglio la sua eccentrica personalità.