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Quattro chiacchiere di donne tra donne

5.1 Il cammino verso la Mudawana e oltre

Il primo codice entrato in vigore in Marocco è 'Le Code des obligations et des contrats, risalente al 1906115.

Il Codice di Statuto Personale marocchino (“Mudawanat Al-Ahwa Al- Shakhsiyya”) è stato adottato nel 1958, dopo l’indipendenza ottenuta nel 1956, e si basava sul diritto patriarcale fondato su un’interpretazione altamente conservatrice della giurisprudenza islamica, derivante dal principio secondo cui l’Islam stabiliva la superiorità degli uomini rispetto alle donne, che erano sottoposte alla tutela di un uomo. Come ricorda Kaoutar Badrane, “ Le fonti del diritto scritto si basavano sull'interpretazione della shari'a, la cui conoscenza e applicazione era affidata al qadi, giudice monocratico tenuto a chiedere il parere dei fuqaha (giuristi); costui partecipava attivamente all'opera di elaborazione - costruzione del diritto contribuendo a mitigare la rigidità della legge rivelata andando incontro alle esigenze concrete della società. Il qadi non produceva giurisprudenza”116.

La legge basata sul testo coranico e sul diritto islamico limitava notevolmente i diritti femminili riguardo il matrimonio, le responsabilità familiari, il divorzio, l’affidamento dei figli, l'eredità, e, in quanto di derivazione sacra, era indiscutibile.

A partire dai primi anni Settanta, in quel periodo che Hourani definisce, per quanto riguarda tutto il mondo arabo, di “inquietudine

115 Kaoutar Badrane, Il codice di famiglia in Marocco, libreriauniversitaria.it, 2012,

p.12

degli animi”117, in Marocco è nato e si è sviluppata una serie di

movimenti che hanno aperto un ampio dibattito sulle questioni dei diritti politici e sociali, facendo perno sul cambiamento della Mudawana. Per trent’anni in tutto il Marocco si sono susseguiti accesi dibattiti, sfociati in due occasioni in proteste di piazza, come a Casablanca e a Rabat: queste manifestazioni e una classe politica che nel frattempo ha cambiato il suo approccio verso la società e il diritto, hanno fatto sì che nel 2004 il Marocco abbia approvato il nuovo Codice della Famiglia “Mudawanat al-Usra” che ha introdotto modifiche di natura sia formale che sostanziale, sancendo i principi di uguaglianza tra coniugi. L’età minima per il matrimonio è stata portata a diciotto anni, sia per gli uomini che per le donne, ed è stato abolito l’obbligo dell'obbedienza al marito, introducendo quello del mutuo rispetto e della condivisione delle responsabilità familiari tra i coniugi. Sono state anche introdotte nuove procedure per le sentenze di divorzio e la poligamia, sebbene non abbia potuto essere cancellata, rimane nel codice come eccezione severamente regolamentata. Anche il patrimonio dei coniugi rimane distinto e l'asse ereditario non è più solo patrilineo, ma anche matrilineo.

Infine, nell’ultimo articolo, il nuovo codice introduce il principio della parità tra i sessi in tutti i casi soggetti al parere dei giudici e dei tribunali familiari, che dovranno tenerne conto nell’applicazione della legge.

In una società come quella marocchina dove la religione è una componente fondamentale dell’identità nazionale, l’urgenza di cambiare la legge presupponeva di dover cambiare anche la mentalità. Come rammenta Ruba Salih, in Marocco, all'indomani dell'indipendenza dal colonialismo, “vi fu una persistenza dei legami particolaristici e tribali sotto l'autorità dello stato postcoloniale che tese

ad assumere su di sé, o ad incoraggiare, identità subnazionali o interessi particolaristici ancorati alla religione e alla parentela”118.

Ricordiamo che il Marocco aveva siglato il proprio impegno a rispettare la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, i cui principi sono anche inclusi nel preambolo della Costituzione del 1996. “I mutamenti dei Codici di Famiglia sono naturalmente da ricondurre anche alla trasformazione dei ruoli delle donne nella società. L'accesso delle donne al mercato del lavoro, soprattutto nei settori produttivi rivolti all'esportazione, ha indotto un processo di adeguamento dei Codici al nuovo ruolo pubblico femminile”119.

Nel 2006, e per la prima volta in un Paese islamico, 50 donne sono state nominate murshidat, guide alla preghiera: il loro compito è di fare lezioni sull’Islam, supportare moralmente le persone in difficoltà e guidare i fedeli, soprattutto quelli delle categorie più disagiate, verso una maggiore tolleranza religiosa lavorando nelle carceri e negli ospedali. Quella delle murshidat è una vera e propria carriera, si deve frequentare un corso di formazione a cui si accede solo avendo conseguito una laurea e conoscendo a memoria almeno metà del Corano.

Dopo il Codice del 2004, senza ombra di dubbio innovativo, il riconoscimento di guide della preghiera ha rappresentato non solo una svolta storica importantissima nella strada della democrazia e della tolleranza, ma contiene anche un altro importante concetto, che è quello di unire tradizione e tolleranza: un vero e proprio mandato “pacifista”, volto a contrastare il diffondersi dei movimenti islamici più estremi, di cui anche il Marocco è vittima. “Vi è, dunque, l’intenzione di combattere le frange integraliste della religione

118 Ruba Salih, op.cit. p.81 119 Ruba Salih, op.cit. p.83

islamica e al contempo di mostrare l’altro volto dell’Islam «una religione di tolleranza e di pietà» com’è stata definita da una neo-

murshidat e questo nel tentativo di conciliare religione, modernità e

pacifismo”120.

Non c’è dubbio che anche lo scenario sociopolitico, a livello sia nazionale che internazionale, abbia influenzato il processo e gli esiti che ne sono derivati. In primo luogo, il nuovo re Mohamed VI, salito al trono nel 1999, fin dalle sue prime dichiarazioni, ha mostrato la volontà di occuparsi in prima persona dei diritti delle donne, assumendo la questione della giustizia e della parità come parte integrante del suo progetto democratico complessivo.

Nel suo discorso del trono del 30 luglio 1999, egli sosteneva: “Nous sommes extrêmement attaché à la monarchie costitutionnelle, au multipartitisme, au libéralisme économique, à la politique de régionalisation et de décentralisation, à l'édification de l'Etat de droit, à la sauvegarde des droits de l'homme et des libertés individuelles et collectives, et au maintien de la sécurité et de la stabilité pour tous”121.

Mohamed VI, laureato in giurisprudenza a Rabat e con un dottorato in cooperazione internazionale conseguito all'Università di Nizza dal significativo titolo “Cooperazione tra la Comunità europea e il Marocco”, ha conferito una notevole svolta al suo Paese sia nell'economia che nella società, in coerenza con le sue prime dichiarazioni. Pur con contrasti con le forze più integraliste, ha portato avanti una politica di apertura anche verso le opposizioni, liberando parecchi prigionieri politici e facendo rientrare dall'esilio il leader della sinistra. Grazie a lui i mutamenti economico-sociali sono significativi, anche se ancora con grossi divari fra zone urbane e zone rurali. In

120 Maria Carla Intrivici, 5/5/2006, La svolta del Marocco,

www.nessunluogoelontano.it

secondo luogo, le battaglie portate avanti dalla società civile e la ricaduta economica sempre più diffusa a livello globale del rispetto mostrato verso i valori umani universali hanno svolto un ruolo decisivo. Nell’ottobre del 2009 le Soulaliyate, un gruppo di donne che appartenevano ad alcune tribù che vantavano una parte di titolarità sulle terre degli antenati, ma alle quali era negato, in quanto donne, fin dai primi anni del Novecento, il diritto di godere dei proventi derivati dallo sfruttamento di quei possedimenti collettivi, sono riuscite a conquistare il diritto di beneficiare al pari degli uomini dei ricavati ottenuti dal patrimonio dei loro avi.

Le tematiche di genere hanno assunto una priorità assoluta nelle politiche delle organizzazioni internazionali che garantiscono supporto finanziario ai Paesi in via di sviluppo. Una ulteriore ragione per modificare la vecchia Mudawana era inoltre collegata alla globalizzazione: le vecchie leggi erano prese di mira dalle femministe marocchine, che riportavano casi e testimonianze sulla difficoltà di applicare tali norme per le marocchine che vivevano all’estero, in virtù del loro netto mostrarsi in conflitto con il sistema del diritto nei Paesi ospiti.

La nuova Costituzione del 2011 ha sostanzialmente proiettato il Marocco verso una democrazia più avanzata, istituendo una monarchia costituzionale democratica con la figura del “re cittadino”, che diventa così non più rappresentante supremo della Nazione, ma dello Stato. Nella nuova Costituzione viene fatto un ulteriore passo avanti per la figura femminile: viene stabilita una quota rosa nel Consiglio Superiore della Magistratura.

Il Governo formato nel 2013 ha visto la presenza di 6 donne in dicasteri importanti: al Ministero dell’Economia sociale e solidale e dell’Artigianato, Fatima Marouane; la delegata del Ministro degli Affari Esteri, Mbarka Bouaida, trentottenne rappresentante della nuova

generazione politica marocchina; il Ministro dell’Ambiente, Hakima El Hiti, vicepresidente dell’Internazionale liberale delle donne ed esperta in tematiche del settore, a cui ha dedicato un dottorato di ricerca, e la delegata del Ministro dell’Energia, Charafat Afailal.

5.2 Quattro chiacchiere di donne tra donne: spaghetti e cous cous