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Il campione di riferimento

Nel documento Talks-on: vietato non parlare! (pagine 52-55)

EDUCAZIONE INFORMALE (nei musei, science centre, parchi a tema,

2. Le conversazioni nei muse

2.6. Il campione di riferimento

Dire che si analizzano le conversazioni che avvengono tra il pubblico è un po’ troppo generico e impreciso: il pubblico infatti non è un’entità a sé, ma è composto da indivi- dui diversi per età, sesso, provenienza, formazione, caratteristiche individuali, economi- che, sociali, e via dicendo. Il tipo di “pubblico” e gli elementi presi in esame come cam- pione per le ricerche quantitative in ottica di marketing non saranno gli stessi considera- ti nelle indagini di tipo qualitativo. Negli studi su conversazione e apprendimento, infat-

ti, sono studiati gruppi omogenei di visitatori (bambini, classi scolastiche, adulti, fami- glie, gruppi di pari, ecc.) e quello che viene osservato sono le loro modalità di interazio- ne attraverso il linguaggio verbale e non verbale. La variabili significative sono in ter- mini di identità, conoscenza pregressa, motivazioni, coinvolgimento nell’interazione e nell’interpretazione, ruolo all’interno del gruppo e livello di conoscenza e interazione con gli altri visitatori. Cercheremo qui di descrivere brevemente chi sono i visitatori che parlano (e vengono ascoltati e osservati) nei musei.

2.6.1. I bambini

Si è visto come, almeno agli inizi, gli studi sui visitatori si sono concentrati sui bambini (Piaget). Il loro comportamento nei musei è diverso da quello in altri contesti, soprattut- to come quelli formali e nell’ambiente scolastico, ed è molto più vicino a quello tipico della vita quotidiana in famiglia o a quello nelle situazioni di gioco con i coetanei. Pro- prio le situazioni di gioco sono quelle maggiormente osservate: non solo riflettono lo sviluppo cognitivo del bambino, ma contribuiscono significativamente alla sua matura- zione. Le attività ludiche sono l’espressione dell’immaginazione e dei processi mentali che riflettono l’interrelazione delle parti emotive, intellettuali e della dimensione socia- le. Gli scambi verbali tra i bambini alle prese con le attività di gioco rivelano la modali- tà con cui elaborano le nuove informazioni a partire da conoscenze pregresse e come reagiscono davanti a nuovi stimoli.

2.6.2. Gli adulti

Sebbene inizialmente trascurato, lo studio degli adulti si è presto rivelato necessario per poter avere una visione più ampia e completa del pubblico e degli effetti che i musei hanno su di esso.

It may well be, for both children and adults, that museum-going involves a parallel, unique interaction in the world that provides its own intellectual benefits and should be examined not in terms of what is known about learning in other settings but by what can be learned about learning from studying it (Hein, 1998).

Da un lato adulti e bambini condividono lo stesso tipo di modalità per l’elaborazione della conoscenza in senso sociale, attraverso la collaborazione e il dialogo. Dall’altro gli adulti si differenziano inevitabilmente per alcune caratteristiche, come sottolineato da Knowles (1981):

One is that they have had more experience in taking responsibility for their own lives than most children… the second… is that adults have a broader and deeper accumulation of ex- perience… The third difference is that adults typically (although not exclusively) are moti- vated to undertake education in the hope or expectation of learning something that will en- able them to cope more effectively with life or enjoy life more.

La ricca esperienza che gli adulti portano con sé nel museo influenza l’apprendimento allo stesso modo in cui queste esperienze sono riconosciute come facilitanti per l’apprendimento nei contesti formali.

Il pubblico adulto può essere composto da individui che visitano il museo da soli o in gruppi più o meno numerosi (per esempio coppie, amici, parenti, colleghi, gruppi preor- ganizzati di persone che non si conoscono, ecc.).

2.6.3. Le famiglie

Il tipo di campione più rappresentativo e analizzato all’interno del pubblico dei musei è costituito dalle famiglie, che come abbiamo visto sono la maggioranza dei visitatori e rappresentano un tipo particolare di gruppo che consente di osservare le dinamiche so- ciali. I musei sono luoghi in cui le famiglie giocano, parlano e imparano l’uno dall’altro; per descrivere come i loro membri interagiscono, Ash (2000) propone uno strumento metodologico che chiama “dialogic inquiry”, focalizzandosi sul contenuto tematico e sulle abilità nel processo di indagine che agevolano od ostacolano il dialogo. Il “gruppo familiare” è definito generalmente come un gruppo sociale multi-generazionale compo- sto da un massimo di 5-6 persone che si reca nel museo come un’unica entità.

Conversations are pivotal in a family’s attempt to find shared meaning in exhibits (Falk e Dierking, 1992).

Gli studi sulle interazioni genitori – figli (o nonni – nipoti) riguardo argomenti scientifi- ci nei musei rivelano infatti la struttura delle conversazioni e il loro ruolo nella costru- zione del significato. Le famiglie elaborano le loro interpretazioni del contenuto dell’esperienza e fanno collegamenti espliciti con il loro vissuto. Osservando i bambini e gli adulti insieme è possibile capire quali sono gli elementi efficaci o meno di un

exhibit e come questo viene utilizzato nelle interazioni. Durante la visita le famiglie se-

guono precise agende personali e interagiscono in modo produttivo con la mostra e le proposte del museo. Come abbiamo visto, le famiglie (e i gruppi di visitatori adulti) vanno al museo per divertirsi e per ragioni sociali, ma anche per imparare. Utilizzando

gli exhibit, spesso ne trasformano gli obiettivi educativi in attività personali basate sul

background familiare, sulle loro modalità d’interazione o sullo stile d’insegnamento e di

educazione dei genitori. La visita viene personalizzata per ogni membro della famiglia. Early museum experiences are recalled within a larger, social, physical and temporal con- text [and] are bound into an individual’s memory in often idiosyncratic ways (Falk e Dierking, 1991).

Gli studi indicano che le famiglie costruiscono il significato attraverso le loro conversa- zioni; evidenziano i processi che coinvolgono i gruppi familiari nell’elaborazione di senso e nella costruzione dell’identità, dimostrano il ruolo dell’esperienza museale nel più ampio contesto sociale e culturale.

Nel documento Talks-on: vietato non parlare! (pagine 52-55)