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Gli strumenti d’indagine

Nel documento Talks-on: vietato non parlare! (pagine 50-52)

EDUCAZIONE INFORMALE (nei musei, science centre, parchi a tema,

2. Le conversazioni nei muse

2.5. Gli strumenti d’indagine

I principali strumenti utilizzati per studiare cosa avviene al museo e sul suo pubblico sono rappresentati da registrazioni audio e video, osservazioni partecipate, osservazioni non-intrusive, etogrammi, questionari, interviste (strutturare, non strutturate, in profon- dità) condotte sia prima che dopo la visita, focus group, mappe concettuali e altri ancora (Merzagora, Rodari, 2007). Tra questi, anche le conversazioni che i visitatori si scam- biano durante – e/o dopo – la visita rappresentano uno dei metodi possibili per ricavare dati ed elementi utili. Nel tentativo di superare i limiti delle interviste, Lucas et al. (1986) registrano i dialoghi del pubblico montando dei microfoni su alcuni exhibit in un museo di storia naturale. In seguito analizzano le conversazioni usando uno schema di codificazione predisposto con molta accuratezza sviluppato da uno studio pilota. Un ap- proccio simile si deve a Tunnicliffe (1995) in uno studio sulle famiglie durante la visita a zoo e musei di storia naturale. In una variante di questo metodo, Dierking e Holland (1994) rivolgono la loro attenzione sulle domande poste dai visitatori durante la loro in- terazione con exhibit interattivi (Hein, 1998).

In seguito le conversazioni spontanee tra i visitatori sono state usate sempre di più per rilevare la natura dell’apprendimento nei musei. È nel programma di ricerca del Mu-

tiva socioculturale la conversazione assume un posto di rilievo, e da semplice strumento d’indagine acquista la dimensione di vero e proprio oggetto di studio.

Quali sono i metodi utilizzati per catturare e analizzare un “oggetto” così evanescen- te e intangibile come le conversazioni informali che si scambiano i visitatori? Gli stru- menti adottati sono generalmente registrazioni audio e video: spesso vengono posizio- nati dei microfoni o delle telecamere nelle sale del museo e nei luoghi principali della mostra, soprattutto sugli exhibit. In alcuni casi sono i visitatori stessi a portare con sé durante la visita un registratore che coglie tutti i loro discorsi. In seguito tutte le conver- sazioni vengono trascritte per essere poi analizzate. Solitamente vengono predisposti degli schemi interpretativi sulla base di indagini precedenti e di studi pilota, utili a deli- neare gli elementi da individuare in base agli obiettivi specifici della ricerca. I dialoghi vengono codificati rintracciando sia i loro schemi conversazionali, sia la ricorrenza di particolari elementi o temi; vengono identificati i diversi comportamenti dei soggetti ed evidenziati termini ed espressioni che rivelino, per esempio, le reazioni rispetto alla mo- stra e all’esperienza vissuta nel museo, o i collegamenti con idee e concetti già possedu- ti. Uno degli obiettivi è quello di focalizzare sulle modalità in cui le conversazioni sono elaborate, arricchite e ampliate come conseguenza dell’attività e dell’esperienza nel mu- seo (Leinhardt, Crowley, 1998). Altri metodi di supporto, adottati in combinazione con questi, possono essere rappresentati da interviste o questionari somministrati prima e dopo la visita (in quest’ultimo caso anche a distanza di tempo). Un possibile mezzo per osservare il processo di apprendimento nel suo svolgersi, inoltre, è quello di chiedere ai soggetti di “pensare a voce alta” durante lo svolgimento di un compito o nell’interazione con gli exhibit: questo consente di rivelare i meccanismi di elaborazione delle informazioni e dell’attribuzione di significati ai nuovi stimoli come frutto dell’interazione sociale. Una modalità simile a questa prevede di chiedere ai soggetti di spiegare ad altri (i bambini a coetanei, gli adulti ai bambini o i figli ai loro genitori) co- me se fossero degli insegnanti: ascoltando la loro “lezione” è possibile capire cosa loro stessi hanno compreso e come hanno elaborato l’informazione.

Nelle ricerche in cui i partecipanti sono seguiti durante l’esperienza nel museo e in- tervistati in seguito, c’è il vantaggio dell’immediatezza e dell’intensità del vissuto. Co- me contrappunto – e integrazione – agli studi sulla conversazione tra i gruppi, sono state condotte delle indagini attraverso l’analisi dei diari tenuti dai soggetti con le annotazioni sulle loro esperienze di visitatori di un museo (Leinhardt, Tittle, Knutson 2000). Questo tipo di indagine è centrato sui dialoghi interiori e privati dei singoli nel momento in cui

vivono e documentano l’incontro con il museo; si rivela particolarmente utile per far lu- ce su alcune modalità in cui si rivelano elaborazioni di significato più sviluppate e raffi- nate rispetto ai dialoghi spontanei tra i partecipanti. Questa modalità di ricerca presenta il vantaggio di leggere il prodotto della riflessione e della selezione delle esperienze ri- levanti: ciò che viene riportato nei diari è presumibilmente l’aspetto più significativo della visita e svela il discorso che il soggetto fa tra sé e sé. Dati su ciò che il museo ha lasciato nel visitatore sono contenuti nei libri a disposizione del pubblico all’uscita per registrare le proprie impressioni. Il materiale è sicuramente di difficile analisi e codifi- cazione, ma per mostre particolarmente coinvolgenti e di forte impatto emotivo (per esempio Dialogo nel buio e Scenes of silence), i commenti a caldo permettono di coglie- re l’immediatezza delle reazioni del pubblico e offrono importanti spunti di riflessione sugli effetti dell’esperienza, soprattutto a livello emotivo.

Ci sono chiaramente dei limiti nelle modalità di ricerca di un oggetto particolare co- me la conversazione e, più in generale, nel campo delle scienze sociali. Per superare le limitazioni è necessaria una “meta-analisi” che richiede di considerare le informazioni raccolte da studi diversi analizzando i dati in modo incrociato, anche se le situazioni in- dividuali e le condizioni sperimentali variano. Risultati di questo tipo, spesso pubblicati in forma di articoli su riviste specializzate, richiedono di solito giudizi qualitativi sulle conclusioni generali e frequentemente portano a discussioni controverse sulla “forza” delle conclusioni. Lo studio del comportamento umano e delle sue attività non è sempli- ce. La chiave per approfondire la comprensione di cosa i visitatori fanno e imparano al museo, e come attribuiscono significato all’esperienza, non è tentare di elaborare un singolo e perfetto metodo di studi, ma riconoscere le limitazioni di tutti i mezzi utilizza- bili, facendo lo sforzo di ottenere informazioni e intuizioni su ciò che il pubblico ap- prende usando più metodi e più fonti contemporaneamente (Hein, 1998).

Nel documento Talks-on: vietato non parlare! (pagine 50-52)