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Gli studi del Museum Learning Collaborative

Nel documento Talks-on: vietato non parlare! (pagine 47-49)

EDUCAZIONE INFORMALE (nei musei, science centre, parchi a tema,

2. Le conversazioni nei muse

2.3. Gli studi del Museum Learning Collaborative

Per riempire quel vuoto teorico e di ricerca che, come si è visto, non consentiva di capi- re a fondo dinamiche e processi legati alle esperienze museali, a partire dal 1997 il pro- getto di ricerca del Museum Learning Collaborative (MLC) ha avviato una serie di studi

di vasta portata sull’apprendimento al museo adottando una prospettiva socioculturale. Il modello adottato dal MLC mette la conversazione al centro dell’esperienza museale. Il presupposto comune di queste indagini è il dialogo all’interno dei gruppi, visto come il momento in cui le idee emergono per essere condivise pubblicamente, e come lo strumento che permette ai visitatori di costruire conoscenza e comprensione in modo collaborativo. Una delle questioni centrali, quindi, è capire come la conversazione in quanto attività mediata socialmente agisce sia come processo che come prodotto delle esperienze di apprendimento al museo (Leinhardt e Crowley 1998). In particolare, il fo-

cus è sulle modalità in cui le conversazioni sono elaborate, arricchite e ampliate come

conseguenza dell’attività e dell’esperienza al museo. Con il termine “conversazione” ci si riferisce al dialogo, alla chiacchiera che avviene durante e dopo la visita. Per “elabo- razione” si intende il processo che sviluppa ed elabora il significato, le esperienze e le interpretazioni attraverso lo scambio, la collaborazione e la condivisione di dettagli, esemplificazioni, aspetti emotivi (Leinhardt, Tittle, Knutson, 2000).

I dialoghi che i visitatori intrattengono con amici o familiari in un museo riflettono aspetti della loro identità e allo stesso tempo agiscono come mediatori per il coinvolgi- mento e la comprensione (Fienberg e Leinhardt, 2000).

Uno degli obiettivi del MLC è quello di unificare tutte le indagini e le linee di ricerca con l’obiettivo di giungere a un corpus teorico comune e strutturato. Il primo problema per la costruzione di una teoria coerente che unifichi i diversi studi è dare una definizio- ne di “apprendimento” conforme sia ai valori e alle intenzioni del museo, sia rispetto al- le idee espresse dalla teoria socioculturale. Per unire queste due esigenze, e data la ne- cessità di una prospettiva operativa e pragmatica, gli autori hanno scelto proprio l’elaborazione della conversazione come oggetto di analisi per studiare il processo di apprendimento al museo nel suo svolgimento.

La conversazione è allo stesso tempo un processo e un prodotto ricco di significati che si manifesta naturalmente durante l’esperienza museale. Gli oggetti del dialogo ri- guardano l’esperienza vissuta in quel momento e le situazioni condivise dal gruppo evocate dalla visita stessa; sono esclusi gli argomenti diversi da quelli sull’esperienza

contingente, come la pianificazione o la gestione di attività future. Le conversazioni pe- rò si svolgono anche al di fuori del museo: prima della visita, e in seguito.

Le conversazioni sono importanti perché sono la manifestazione di un processo che vede la dimensione sociale intrecciarsi con quella culturale; per la teoria socioculturale è proprio questa l’attività primaria attraverso cui la conoscenza viene costruita e acquisita. In più, nonostante l’esperienza museale possa essere un’attività educativa formale, è più spesso vissuta come un momento ricreativo e di apprendimento informale. Si è visto che al museo si va anche – e a volte soprattutto – per trascorrere il tempo libero in modo piacevole e divertente. La visita può essere particolarmente coinvolgente non solo da un punto di vista intellettuale, ma anche da un punto di vista emotivo e può assorbire to- talmente la persona. Csikszentmihaly (1991) indica con il termine “flow” il particolare stato di completo assorbimento e di piacere nell’esperienza; sostiene che divertimento e comprensione sono due fattori che interagiscono reciprocamente: più è il divertimento, più probabile sarà l’apprendimento. Il maggiore apprendimento e una maggiore capacità di comprendere portano a loro volta a un divertimento più grande. La condivisione delle emozioni e di momenti piacevoli con il gruppo inducono a un senso di benessere nei suoi componenti; l’atmosfera che ne deriva predispone in senso positivo all’elaborazione dell’esperienza, facilitando l’apprendimento. Se anche a prima vista le battute che i visitatori si scambiano possono essere senza senso e poco pertinenti rispet- to i contenuti della mostra, è stato dimostrato invece che sono essenziali per la costru- zione del sapere, per l’identità e la coesione del gruppo.

Le chiacchiere al museo sono quindi molto di più che elencare ciò che si vede, ana- lizzare, sintetizzare e spiegare: includono anche condivisione di emozioni, scambi di opinioni e sensazioni, processi di consolidamento del gruppo, prove per lo sviluppo del gruppo e la generazione di regole sociali. Il dialogo inoltre è uno dei mezzi principali attraverso cui l’attività in corso viene connessa all’esperienza passata; contemporanea- mente, è lo strumento che crea le attività future a partire dall’esperienza presente.

La conversazione è considerata come la conseguenza simultanea di tre dimensioni:

• il senso di identità condiviso dal gruppo che visita il museo

• il coinvolgimento e l’interesse del gruppo all’interpretazione e alla spiegazione

durante la visita

• la struttura dell’ambiente di apprendimento del museo in termini di supporto e di

L’apprendimento è quindi una diretta conseguenza del coinvolgimento del gruppo di vi- sitatori. Questo, a sua volta, è determinato dalle altre due dimensioni: l’identità del gruppo e l’ambiente. Inoltre, l’apprendimento è condizionato dall’identità del gruppo, indipendentemente da ciò che il gruppo fa o dice durante la visita (Leinhardt e Crowley 1998). Chi entra in un museo come parte di un gruppo sociale riconoscibile vive un’esperienza più ricca e ha un potenziale di apprendimento maggiore rispetto a chi lo visita da solo. Inoltre, l’interesse, le aspettative e la conoscenza pregressa influenzano anche la profondità e la ricchezza dell’esperienza.

Gli studi sulla conversazione suggeriscono che l’agenda – il background in termini di conoscenza, curiosità, aspettative, esperienze, dinamiche sociali – con cui i visitatori en- trano nel museo costituisce un elemento importante che interagisce con ciò che gli indi- vidui avranno interiorizzato e porteranno via con sé all’uscita. I musei offrono una strut- tura su cui costruire conversazioni significative; gli strumenti che il pubblico già pos- siede e porta all’interno vengono usati per estendere e arricchire la conoscenza; nel gruppo ogni membro elabora e fa propri gli elementi che uno o l’altro è pronto a intro- durre nella discussione. Queste conversazioni più complesse sostengono un senso di connessione del visitatore con il contenuto del museo e con gli altri visitatori (Fienberg, Leinhardt, 2000).

Nel documento Talks-on: vietato non parlare! (pagine 47-49)