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Canali di distribuzione.

第二百一十五条 [非法制造、销售非法制造的注册商标标识罪]

2.2 Il fenomeno della contraffazione nel complesso.

2.2.3 Canali di distribuzione.

Un canale di commercializzazione dei prodotti contraffatti che si è appena citato, riportando l’esempio dei medicinali, è Internet, che si affianca o addirittura

33Cfr. “Contraffazione: cosmetici, un mercato parallelo da 125 mln”,Wall Street Italia, 25 ottobre

2007, reperibile al sito http://www.wallstreetitalia.com/article/511952/contraffazione-cosmetici- un-mercato-parallelo-da-125-mln.aspx.

34Cfr. “Latina, mercato parallelo di figurine, sequestrate 20 mila Panini taroccate”,Corriere della

Sera.it, 27 marzo 2010, reperibile al sitohttp://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_marzo_26/latina- figurine-false-marangon-1602723857718.shtml.

35Cfr. STAGLIANÒ,L’Impero dei falsi, cit., pp. 77-78.

II. La contraffazione sostituisce il mercato grigio.

Secondo la Guardia di Finanza, Internet gioca un ruolo sempre più importante nella distribuzione di prodotti contraffatti, in quanto l’e-commerce “offre ai contraffattori ed ai distributori elevate garanzie di anonimato nonché una elevata capacità di transazione”.37

Un’alternativa a Internet piuttosto comune per la vendita di merci contraffatte è rappresentata dai cittadini extracomunitari: questi possono essere considerati come l’ultimo anello di una catena composta prima da “manovali della contraffazione” e successivamente da “committenti e intermediari”, nelle cui tasche si ferma il profitto.38La Guardia di Finanza in merito sostiene che essi sono in prevalenza nordafricani,

[…] presenti in maniera massiccia su tutto il territorio nazionale, determinando la diffusione ed il successo di questo commercio parallelo e sommerso. Proprio questi ultimi, visti con simpatia e indulgenza dall’opinione pubblica, sono uno strumento nelle mani di pericolose organizzazioni che hanno trasferito nel settore della contraffazione in genere, e di quella di alcuni prodotti in particolare, (pelletteria, abbigliamento), metodi e tecniche già collaudati con successo nel campo del contrabbando di tabacchi lavorati esteri e dello spaccio di stupefacenti. La capillare rete di vendita costituita dai cittadini extracomunitari, per lo più entrati clandestinamente in Italia grazie anche all’aiuto di organizzazioni criminali, rende difficile l’individuazione dei centri di produzione e di distribuzione. Essi costituiscono il nerbo di una capillare ed invidiabile rete di vendita radicata su quasi tutto il territorio nazionale, con suddivisione rigorosa, a volte, per zone e generi di merci. Sprovvisti di documenti, fornendo generalità false e cambiando spesso dimora, diventano per le Autorità italiane dei veri e propri “fantasmi” che non è possibile perseguire adeguatamente.39

Una descrizione che si avvicina anche all’immagine degli ambulanti di Staglianò, il quale però racconta la vendita dei prodotti contraffatti dal loro punto di vista:

Amat, dicevamo, vende solo cd. Non è stata una scelta particolarmente ponderata. In Senegal, laureato in economia con specializzazione sulla gestione

37Cfr. GdF,Comunicazione sul fenomeno …, cit., p. 11. 38Cfr. STAGLIANÒ,L’Impero dei falsi, cit., p. 173. 39Cfr. GdF,Comunicazione sul fenomeno …, cit., p. 11.

delle risorse umane, non aveva di che sfamare sua moglie e suo figlio. Un compatriota che abitava a Napoli vendeva cd e se la cavava. Così, quando è arrivato anche lui, ha fatto la stessa cosa. È il percorso più economico: ci sono già rapporti aperti con i grossisti e il “capo” – come chiamano il connazionale che li accoglie e dà le prime istruzioni su come muoversi – insegna loro quel minimo di italiano di sussistenza e i principali errori da evitare. […] Della materia prima si riforniscono, ogni mattina sul presto, dai grossisti che sono “esclusivamente italiani”, stanno “in centro” e sui quali non si può sapere di più. Il pagamento è in contanti e in anticipo, niente rese come i dettaglianti veri e “se un cd è difettoso e il cliente lo riporta glielo cambio io, a spese mie, il grossista non ne vuole sapere”.40

Da ultimo, ma sorprendentemente con uguale rilevanza nello smercio dei prodotti, è il canale di distribuzione convenzionale:

[…] operatori commerciali che, attratti dal basso costo della merce in questione, si prestano a venderla nel proprio esercizio a latere di quella originale. Sempre più spesso si registrano casi di merce contraffatta venduta in attività commerciali “lecite”, il più delle volte alla stessa insaputa del commerciante. In proposito si segnala che in alcuni casi la titolarità degli esercizi commerciali è riconducibile direttamente a cittadini di origine extracomunitaria (prevalentemente cinesi) che hanno “occupato” intere zone commerciali come, ad esempio, il quartiere Esquilino a Roma, la zona della stazione di Napoli e via Paolo Sarpi a Milano. In questi casi, il consumatore è normalmente soggetto passivo inconsapevole della contraffazione.41

Una notizia del 18 ottobre 2011 su un maxi sequestro di articoli contraffatti concretizza quanto appena riportato sulla loro vendita presso attività commerciali lecite. Il Comando Provinciale di Teramo della Guardia di Finanza, infatti, ha comunicato la scoperta di “un’autentica ‘filiera’ della contraffazione, sequestrando un ingentissimo quantitativo di prodotti recanti il marchio CE contraffatto di 5.200.000 pezzi, fra articoli di cancelleria, giocattoli e prodotti elettronici, per un valore commerciale di oltre 700.000 euro”.42

40Cfr. STAGLIANÒ,L’Impero dei falsi, cit., pp. 174-175. 41Cfr. GdF,Comunicazione sul fenomeno …, cit.,ibidem.

42 Cfr. GdF, Maxi sequestro di articoli contraffatti di origine cinese, 18 ottobre 2011,

http://www.gdf.gov.it/gdf/it/stampa/ultime_notizie/anno_2011/ottobre_2011/info-214372782.html.

II. La contraffazione Dal sequestro di prodotti con marchio CE contraffatto in un negozio della regione abruzzese, si è riusciti a risalire sia al distributore che commercializzava questi prodotti (importati illegalmente dalla Cina) su tutto il territorio nazionale, sia al fornitore, un imprenditore cinese residente a Roma, presso cui erano già stati sequestrati articoli contraffatti e con marchiatura CE falsa. Quest’ultima rientra nell’universo della contraffazione, che comprende appunto anche etichettature false delle indicazioni di provenienza e del marchio.

A proposito di falsificazione del marchio CE, Staglianò racconta un aneddoto:

Hanno trovato [i finanzieri] dei jeans Miss Sexy con un’etichetta che usa gli stessi caratteri della ben nota Miss Sixty ma non con lo stesso, riconoscibile disegno di cuciture. “Non sapevo di altra marca, jeans normali” obietta il ragazzo [commerciante di nazionalità cinese]. Poi ci sono delle felpe “Matteo” e qui la contestazione verte sul fatto che, essendo un tipico nome italiano, potrebbe indurre confusione nel consumatore facendogli credere che si tratti di

Made in Italy. Hanno da obiettare anche su una serie di giubbini dove il marchio Ce (i falsari cinesi, con singolare sense of humor, lo giustificano come acronimo di China Export), è incompleto, sprovvisto dell’indicazione dell’importatore.43

Individuati i canali di vendita, resta da capire la grandezza delle dimensioni della contraffazione in numeri.