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CAPITOLO 1- LA TEORIA DELLE ONDE DI ELLIOTT

7. La canalizzazione

Un altro aspetto importante della Teoria delle onde riguarda l’uso dei price channels, o canali di tendenza. Elliott li utilizzava come metodo per determinare i target di prezzo, oltre che come aiuto per individuare onde dello stesso grado e per confermare il completamento di ciascuna di esse. Per poter disegnare un qualsiasi canale sono necessari almeno tre punti di contatto, di conseguenza per tracciare il primo canale bisogna attendere il completamento delle prime due onde della formazione a cinque, ossia onda 1 e onda 2.

Ipotizzando un bull market, la base del canale viene tracciata congiungendo il livello iniziale di onda 1 ed il bottom di onda 2, mentre il tetto del canale (chiamato upper channel line)

54 viene disegnato parallelo alla base e passante per il top di onda 1 (Figura 54). Attraverso il canale appena costruito sarà possibile individuare approssimativamente il termine della seconda onda d’impulso, ossia onda 3.

Figura 53: Canale per le previsioni su onda 3

Fonte: Elaborazione personale

Onda 3, di norma parallela ad onda 1, dovrebbe terminare in corrispondenza dell’upper channel line. Tuttavia non sempre ciò accade. Nella maggior parte dei casi infatti essa rompe l’upper channel line e vi termina al di sopra, indicando l’acquisizione di forza da parte del movimento principale. Viceversa nel caso in cui dovesse terminarvi al di sotto, vorrebbe dire che il trend primario ha sviluppato una temporanea debolezza10. La mancata rottura dell’upper channel line da parte di onda 3 potrebbe essere interpretata dall’investitore come un campanello dall’allarme: molto probabilmente ci si trova dinanzi ad un’onda C di uno zig- zag, piuttosto che ad un’onda 3 di una formazione a cinque.

In ogni caso, una volta terminata la terza onda sarà possibile disegnare un secondo canale11 per individuare, stavolta, il livello di prezzo attorno al quale onda 4 dovrebbe terminare. Chiaramente, nel caso in cui onda 3 dovesse terminare proprio in corrispondenza dell’upper channel line non sarà necessario disegnare un nuovo canale, ma si utilizzerà quello iniziale. Il secondo canale viene tracciato congiungendo il top di onda 1 e di onda 3 (definendo così l’upper channel line) e disegnando una retta parallela alla prima, passante per il bottom di onda 2 (Figura 55).

10 L’entità di tale debolezza dipende anche dal grado dell’onda.

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Figura 54: Canale per le previsioni su onda 4

Fonte: Elaborazione personale

Solitamente il termine di onda 4 è accompagnato da una perforazione della trendline del canale che delimita la sua fine. Nel caso in cui ciò non dovesse accadere, o nel caso in cui onda 4 non riuscisse neanche a raggiungere il proprio target di prezzo, l’investitore otterrebbe utili informazioni circa l’elevata forza del trend, ipotizzando un’estensione di onda 3.

Una volta terminata onda 4 sarà possibile tracciare il canale finale, utile per individuare il punto in cui terminerà onda 5 (Figura 56). La base del canale si ottiene tracciando una retta passante per il bottom di onda 2 e di onda 4, mentre l’upper channel line deve essere disegnata adottando alcune accortezze. Nel caso in cui onda 3 dovesse essere normale, allora tale retta verrebbe disegnata parallela alla prima e passante per il top di onda 3. Viceversa se onda 3 fosse insolitamente forte, quasi verticale, sarebbe più corretto tracciare tale retta parallela alla prima, ma passante per il top di onda 1. In casi del genere talvolta può essere particolarmente utile tracciare entrambe le upper channel line in modo da avere a disposizione due potenziali target di prezzo cui far riferimento.

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Figura 55: Canale per le previsioni su onda 5

Fonte: Elaborazione personale

L’interesse degli investitori di identificare con esattezza il punto in cui termina la quinta onda deriva dalla consapevolezza che tale evento segna il punto in cui un intero movimento impulsivo cessa, dando inizio ad una correzione di grado simile. L’attenzione verso questi avvenimenti cresce al crescere del grado delle onde considerate, poiché maggiore è il grado maggiore sarà la variazione di prezzo apportata dalla correzione e maggiori saranno le tempistiche necessarie al suo completamento. A causa della natura frattale del modello, affinché un movimento impulsivo possa considerarsi concluso dovranno completarsi tutte le cinque onde di grado inferiore che compongono l’ultima onda d’impulso. A titolo illustrativo, una quinta onda Intermediate terminerà sulla quinta onda Subminuette, della quinta onda Minuette, della quinta onda Minute, della quinta onda Minor (Figura 57).

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Figura 56: Suddivisione di una quinta onda in onde di grado sempre inferiore

Fonte: Elaborazione personale

7.1. Throw-over

Con il termine throw-over si fa riferimento alla rottura della trendline di un canale o di un triangolo diagonale da parte di una quinta onda. Se si tratta di un bull market la rottura interessa la trendline superiore, viceversa nel caso di un bear market l’inferiore.

Esistono dei segnali che preannunciano un possibile sconfinamento: quando onda 5 si avvicina alla trendline con volumi in calo, allora il termine dell’onda potrebbe essere sul target (indicato dalla trendline stessa) o addirittura ad un livello inferiore, mostrando una temporanea debolezza del trend in corso. Viceversa se tale onda si avvicina alla trendline con volumi consistenti, allora è possibile che si assista ad una violazione della stessa. Talvolta, poco sotto la trendline, un’onda 4 di grado inferiore, appartenente alla quinta onda finale, può assumere un andamento laterale, permettendo alla quinta onda di romperla in una spinta finale di volume.

Un throw-over è occasionalmente preannunciato da un throw-under precedente, da parte di onda 4 oppure di onda 2 di 5 (Figura 58).

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Figura 57: Throw-over

Fonte: Elaborazione personale

Secondo Elliott la realizzazione di un throw-over dipende, oltre che dalla forza del trend stesso, anche dalla scala utilizzata nella rappresentazione dei movimenti di prezzo: una scala aritmetica realizzerà con maggiore probabilità un throw-over se utilizzata per mostrare movimenti in rialzo, mentre una scala logaritmica lo farà se utilizzata per movimenti in calo.

7.2. Scala

Il grafico relativo ai corsi di uno strumento finanziario (azione, obbligazione, commodity, indici….) viene disegnato utilizzando un piano cartesiano, avente sull’asse delle ascisse il tempo e su quello delle ordinate il prezzo. Mentre per la raffigurazione del tempo, che è una grandezza lineare, si adotta sempre una scala aritmetica, per i prezzi la scelta verte principalmente tra la scala aritmetica e quella logaritmica. A causa delle tecniche di costruzione sottostanti, le due modalità di rappresentazione possono far apparire decisamente differenti i due grafici, anche se in realtà sono entrambi riferiti ad uno stesso titolo finanziario nel medesimo arco temporale.

La scala aritmetica (o lineare) è quella utilizzata più frequentemente, poiché la logica sulla quale si basa è molto semplice: considerare le variazioni assolute di prezzo, attribuendo segmenti uguali a identiche variazioni. In pratica, un movimento che va da 5€ a 10€ su una scala aritmetica, avrà la stessa ampiezza di uno che va da 50€ a 55€, anche se il primo rappresenta una crescita del doppio e il secondo una crescita del 10%.

59 La scala logaritmica invece prende in considerazione le variazioni percentuali di prezzo, attribuendo segmenti uguali a identici movimenti percentuali. In pratica, un movimento da 10€ a 20€, che rappresenta un aumento del 100%, avrà su di un grafico logaritmico una distanza tra i due prezzi analoga a quella di un movimento che va da 20€ a 40€ o da 40€ a 80€.

Elliott sosteneva che utilizzare solo una delle due scale per il conteggio delle onde privi l’analista del loro valore e della loro utilità. In genere questo studio dovrebbe essere effettuato utilizzandole entrambe, consapevoli del fatto che i movimenti di prezzo di medio e breve termine sono meglio rappresentati su scala aritmetica, mentre quelli di lungo termine necessitano di una scala logaritmica (adottare una scala aritmetica per questo tipo di studio determinerebbe una distorsione del grafico), poiché la storia del mercato è legata su base percentuale.

Elliott inoltre affermò che la scelta tra le due scale fosse guidata, oltre che dal tipo di studio che si vuole condurre, dalla rappresentazione mediante canali di tendenza. Utilizzando una scala aritmetica normalmente la quinta onda termina approssimativamente vicino la trendline del canale. Tuttavia uno sforamento, unito ad uno studio che mostra che onda 5 ancora non ha concluso il suo andamento, rende necessario l’utilizzo di una scala logaritmica. Questa necessità, secondo Elliott, deriva dalla presenza di inflazione12. Viceversa utilizzando una scala logaritmica in mancanza di inflazione si viene a creare un canale nel quale onda 5 non riesce a raggiungere la trendline superiore13.

In conclusione si può affermare che una corretta analisi si basa sull’utilizzo di entrambe le scale: nel caso in cui la progressione delle onde non ricada all’interno delle linee parallele di un canale utilizzando una scala, bisognerebbe ricorrere all’altra, in modo da osservare il canale nella giusta prospettiva.

7.3. Volume

Il volume rappresenta il numero di transazioni effettuate in un certo intervallo temporale. Elliott utilizzava tale variabile sia come strumento per verificare i conteggi delle onde che per

12 Elliott utilizzò un’accezione di inflazione diversa da quella attualmente adottata in ambito economico,

definendola come “un’estensione oltre i limiti naturali”. Secondo Elliott “un mercato in rialzo non eccede i limiti naturali. Una serie di mercati in rialzo, uno sopra l’altro, sarebbero oltre i limiti naturali. Un mercato in rialzo non sarebbe sopra un altro se non fosse per un atipico mercato al ribasso intermedio”.

13 Tali affermazioni circa l’utilizzo di scale differenti a seconda della presenza o meno d’inflazione sono state

largamente confutate da due dei suoi più grandi seguaci, A.J. Frost e R.R. Prechter, i quali non hanno riscontrato evidenze empiriche a conferma di quanto sostenuto da Elliott. (A.J.Frost e R.R.Prechter, Elliott Wave Principle: Key to Market Behavior, p.72-73, Milano, Trading Library Srl, 2003)

60 stabilire la presenza di eventuali estensioni. Concordemente a quanto stabilito dall’analisi tecnica classica, egli osservò che il volume tende ad espandersi e a contrarsi in direzione del trend principale. Sicché se il trend primario è rialzista, il volume dovrebbe espandersi e aumentare quando i prezzi salgono, mentre dovrebbe diminuire quando scendono. In un trend primario ribassista, invece, si verifica il contrario: il volume aumenta sul ribasso dei prezzi e diminuisce quando i prezzi rimbalzano all’interno del downtrend14.

Queste considerazioni tuttavia necessitano di alcune precisazioni in funzione del grado dell’onda considerata: in una normale quinta onda al di sotto del grado Primary il volume tende ad essere inferiore rispetto alla terza onda, a conferma dell’esaurimento del movimento impulsivo. Se il volume in una quinta onda in progresso è uguale o maggiore di quello nella terza onda, allora si sta realizzando un’estensione.

Per le onde di grado Primary e superiore invece il volume tende ad essere maggiore in una quinta onda in progresso, rispetto alla terza onda, solo per la crescita naturale di lungo termine nel numero di partecipanti al mercato.

Infine, come discusso in precedenza, il volume spesso ha un veloce picco nel punto di rottura (throw-over) della trendline di un canale o di un triangolo diagonale.

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