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CAPITOLO 2- GLI STUDI SUCCESSIVI SULLA TEORIA DELLE ONDE

3. La personalità delle onde

Non fu R.N. Elliott a qualificare nel dettaglio le caratteristiche delle singole onde, ma, dopo la sua morte, lo fecero abili e originali interpreti del suo pensiero, tra cui ricordiamo i famosi A.J. Frost e R.R. Prechter. Le onde, che di seguito andremo ad analizzare separatamente, sono caratterizzate da peculiarità che le contraddistinguono l’una dall’altra. Basandosi sullo stato d’animo diffuso nella massa dei partecipanti al mercato in un dato momento, si dice che l’onda acquisisca una propria personalità, ovvero che essa, meglio d’ogni altro indicatore, esprima l’emozione diffusa tra gli operatori attivi in quella fase di contrattazione. Analizzando la personalità di ciascuna onda possiamo riscontrare la rapidità con cui la massa degli investitori passa da uno stato di euforia ad uno di totale frustrazione, termini questi già

66 utilizzati da Dow per descrivere le fasi del ciclo di borsa. Le caratteristiche delle singole onde riguardano allo stesso modo ognuno dei nove gradi d’onda, dalla Subminuette alla Grand Supercycle, riscontrando un’unica variante che riguarda la velocità con la quale la massa di investitori passa da uno stato d’animo ad un altro.

Uno studio sulla personalità delle onde può tornare utile in quelle situazioni in cui il conteggio non è del tutto chiaro oppure prevede differenti interpretazioni.

Le descrizioni che seguono fanno riferimento ad un bull market: tratteremo quindi una successione di 5 onde rialziste, seguita da una correzione di tre ribassiste.

• onda 1 dà inizio ad una nuova formazione impulsiva, facendo registrare la fine di un movimento correttivo. In altre parole l’inizio di onda 1 rappresenta il punto in cui il mercato inverte il proprio andamento. Frequentemente la maggior parte degli investitori scambia quest’onda per una normale correzione all’interno del trend orso principale che la precede, anche se di solito presenta dimensioni e volumi superiori rispetto ai rally precedenti. Facendo un paragone con la Teoria di Dow, quest’onda corrisponde alla fase di accumulazione di un mercato toro, quando l’attività è molto bassa e lo stato d’animo della massa partecipante al mercato è ancora colmo di pessimismo. E’ il momento in cui gli investitori più informati, le cosiddette “mani forti”, acquistano titoli a basso prezzo (secondo tranches man mano crescenti) dalle “mani deboli”, le quali svendono per paura di un ulteriore ribasso. In una situazione del genere, l’aspettativa più diffusa rimane la ripresa del mercato orso. Le notizie e gli avvenimenti esterni al mercato confermano tale ipotesi, tanto che la maggioranza degli investitori apre posizioni short pensando di avvantaggiarsi di un altro rally su cui vendere. Data la psicologia di massa che la caratterizza, tra le tre onde d’impulso è quella con le minori probabilità di estendersi e le maggiori di essere la più corta. Le onde che si sviluppano in uno scenario del genere tendono ad essere pesantemente ritracciate dalla successiva onda correttiva, ossia onda 2.

Tuttavia vi possono essere delle situazioni in cui onda 1 salga da larghe basi formate dalla correzione precedente o da mancati ribassi. In questo caso, sin dall'inizio, l’onda mostra carattere dinamico e verrà ritracciata moderatamente.

Onda 1, essendo impulsiva, deve essere composta da cinque onde di grado inferiore, mai da tre. Può essere che la dinamicità e la velocità con la quale si è formata abbia impedito che si disegnassero in modo evidente le cinque onde di cui si compone: in questo caso è consigliabile aspettare la conferma da parte di onda 2, che non violerà il minimo di onda 1, riducendo il più possibile le incertezze e i rischi operativi.

67 • onda 2 rappresenta la prima vera correzione della formazione impulsiva e la sua conclusione offre una valida opportunità operativa per tutti coloro che intendono aprire posizioni long. Normalmente quest’onda ristabilisce tra gli operatori la convinzione che onda 1 fosse semplicemente un rimbalzo del trend orso in atto e che il mercato abbia ripreso la tendenza principale. Nella maggior parte dei casi onda 2 tende a ritracciare pesantemente onda 1 (tra il 61.8% ed il 100%) formando i pattern tradizionali del doppio/triplo minimo, che sono tra le più comuni formazioni di inversione dell’analisi tecnica classica. Raramente onda 2 corregge onda 1 con formazioni di tipo sideway, ossia con ritracciamenti “dolci” e distribuiti nel tempo. Il termine di onda 2, spesso caratterizzato da volumi e volatilità molto bassi (indicando un prosciugamento della pressione di vendita), accompagnato dalla mancata violazione del supporto rappresentato dal livello iniziale di onda 1, spingono gli investitori a stravolgere improvvisamente le proprie aspettative circa la continuità del movimento ribassista, invertendo nuovamente direzione di marcia. Ciò produce una serie di chiusure di posizioni per cautela o per l’attivazione di stop loss, alimentando una considerevole corrente di acquisti.

• onda 3 è quella che decreta la definitiva inversione del trend. La conferma deriva dalla violazione della resistenza rappresentata dal top di onda 1, con la quale si vengono a configurare i breakout tradizionali e della Teoria di Dow (Failure swing bottom/ Non failure swing). L’evoluzione della terza onda è caratterizzata da elevati e crescenti volumi e da una curva dei prezzi notevolmente inclinata, con presenza di numerosi gap di continuazione. Non è mai la più corta tra le onde d’impulso, anzi è spesso la più lunga ed è quella che presenta le maggiori probabilità di estendersi, offrendo la possibilità di realizzare guadagni ingenti. Il clima di euforia, tipico della fase di sviluppo della terza onda, è accompagnato da una forte risonanza pubblicitaria realizzata dai mass madia, che, così facendo, sollecitano le masse a partecipare al nuovo trend. Tuttavia coloro che si uniranno al trend a partire da questo momento hanno evidentemente meno margine di guadagno rispetto a chi si è mosso in anticipo, acquistando sul bottom di onda 2 o al livello iniziale di onda 1. L’ingresso della massa si concretizza con una eccezionale accelerazione dei prezzi che, di lì a poco, incontreranno le prime prese di beneficio da parte di tutti coloro che hanno tempestivamente colto l’inversione della tendenza, creando così le premesse per lo sviluppo di onda 4.

68 Facendo un paragone con la Teoria di Dow, quest’onda rappresenta la fase di partecipazione pubblica nella quale la maggior parte degli investitori trend followers prende posizione, i prezzi salgono rapidamente e le notizie economiche sono sempre più positive. Onda 3 rappresenta la fase di performance del titolo.

Le fasi di mercato corrispondenti alla terza onda sono analizzabili principalmente mediante indicatori di tendenza (medie mobili…), in quanto gli indicatori di momento (Roc, Rsi, Stocastico…) tendono a dare falsi segnali sia in termini di divergenze negative, che di condizioni di ipercomprato.

• onda 4 dà vita alla seconda vera correzione di tutto il movimento rialzista, ricoprendo solitamente un arco temporale maggiore rispetto a quanto fatto registrare da onda 2. In base alle linee guida enunciate nella teoria di Elliott, quest’onda risulta prevedibile sia nella forma, che nella profondità (regola dell’alternanza). Frequentemente in questa posizione si trovano per lo più correzioni complesse di tipo sideway (triangoli, doppi/tripli “tre”), le quali soddisfano l’esigenza di consolidare il trend distribuendo la correzione più nel tempo che in profondità, preparando la strada al movimento finale. La lateralizzazione dei prezzi è dovuta alla spinta dei flussi in acquisto (che ancora domina la massa dei nuovi arrivati) che riesce a contrastare le vendite effettuate come presa di beneficio dalle mani forti, che, essendo in pieno margine di guadagno, iniziano a vendere titoli secondo tranches man mano crescenti.

Se onda 3 dovesse rivelarsi veramente eccezionale nella sua estensione è possibile che onda 4 si manifesti come correzione severa, ripida e veloce, creando le condizioni per cui onda 5 potrebbe faticare a superare il top di onda 3 (troncamento). Durante la sua formazione onda 4 produce spesso falsi segnali operativi, essendo l’espressione delle controverse aspettative in una fase di lateralizzazione e di incertezza del mercato: è la fase dell’incertezza operativa.

• onda 5 sancisce la fine del movimento rialzista e nel contempo prepara l’inversione del trend. La sua dimensione dipende in parte dall’ampiezza di onda 4 e in parte da come si sono sviluppate le onde d’impulso 1 e 3. Più onda 4 è ampia in termini assoluti di prezzo, esprimendo quindi una significativa correzione, meno forte sarà onda 5 (possibile troncamento). Per contro, se onda 4 si identifica con una duratura fase di consolidamento laterale dei corsi, allora le implicazioni rialziste della successiva onda 5 aumentano e gli obiettivi teorici si allontanano. Relativamente alla relazione con le onde 1 e 3 bisogna far riferimento al principio della Wave equality: se

69 le onde 1 e 3 sono simili in ampiezza, allora con molta probabilità la 5 realizzerà un’estensione, viceversa se onda 1 o onda 3 si estende, allora onda 5 sarà simile in ampiezza all’onda non estesa.

Mentre nel mercato azionario le quinte onde normalmente appaiono meno dinamiche delle terze in termini di profondità, mostrando una perdita di momentum, ossia una decelerazione nella salita dei prezzi (eccezion fatta per i casi di quinte estese), nel mercato delle commodity spesso avviene il contrario: le quinte onde sono le più ampie e sono quelle che presentano la maggiore probabilità di estendersi.

Dal punto di vista tecnico, spesso nella fase finale si rilevano forti divergenze negative tra la curva dei prezzi, dei volumi e degli indicatori di momento. E’ usuale riscontrare situazioni di ipercomprato più o meno accentuate.

Facendo un confronto con la Teoria di Dow, quest’onda è assimilabile alla fase di distribuzione, quando i mass media tornano a parlare del nuovo trend rialzista, facendo accorrere quanti erano rimasti esclusi dal precedente rialzo. In questa fase il volume speculativo accelera drasticamente, trattandosi di titoli il cui valore reale è ben distante dalle quotazioni (si tratta di titoli sopravvalutati). Durante tale fase, nella quale nessuno è disposto a vendere poiché convinto che il trend sia destinato a continuare, le “mani forti” si liberano totalmente di quanto accumulato precedentemente, consapevoli dell’imminente svolta.

• onda A dà inizio al ritracciamento dell’intero movimento rialzista. Può essere internamente composta da 5 o 3 onde: nel primo caso la suddivisione lascia pensare ad una correzione di tipo sharp (zig-zag semplice, doppio o triplo), mentre nel secondo caso ad una correzione di tipo sideway (flat, triangolo, doppio/triplo tre). Analogamente a quanto accade per onda 1, onda A può essere scambiata per una normale correzione del trend toro principale, sviluppandosi solitamente in un clima di tranquillità, malgrado i prezzi stiano scendendo. Saranno le maggiori dimensioni rispetto ai precedenti movimenti correttivi (osservati con le onde 2 e 4) che forniranno un campanello d’allarme, lasciando ipotizzare che in realtà possa trattarsi della prima fase di un mercato orso, piuttosto che di un semplice ritracciamento. In altre parole, onda A prepara il terreno per il reale crollo dei prezzi decretato con onda C.

Onda A può manifestarsi con uno sviluppo della dinamicità in termini di ampiezza, dovuto alle difficoltà nel rintracciare controparti disposte a scambiare titoli, e con volumi crescenti. Quest’ultimo potrebbe essere un altro utile campanello d’allarme, ricordando che i volumi tendono ad espandersi e a contrarsi nella direzione del

70 movimento principale. Tuttavia esiste l’eventualità che i prezzi “cadano sotto il proprio peso”, ovvero facciano registrare una decrescita non accompagnata dai volumi.

Facendo un confronto con la Teoria di Dow, quest’onda rappresenta la fase di flessione, quando la pressione delle vendite riesce a contrastare l’avanzare dei prezzi, sospinti dagli acquisti.

• onda B rappresenta la seconda fase del pattern correttivo. Spesso viene scambiata per l’inizio di un nuovo mercato toro, quando in realtà la sua struttura interna di sole tre onde, in base alla teoria di Elliott, dovrebbe lasciar trasparire un messaggio di “conclusione”. E’ l’ultimo momento utile per uscire dal mercato senza incorrere nel rischio di riportare ingenti perdite, causate dal crollo dei prezzi realizzato con onda C. Onda B solitamente corregge onda A in percentuali estremamente varie e, a seconda del pattern che si realizzerà, può testare i vecchi massimi (doppio/triplo massimo) o addirittura superarli (Bull trap). Per sua natura si tratta di un’onda frastagliata e laboriosa che, sviluppandosi in un clima di forti febbri speculative ed emozionalità, può dar vita a numerosi falsi segnali operativi.

Le onde B di grado Intermediate o minore normalmente mostrano una diminuzione di volume, mentre le onde B di grado Primary o superiore possono evidenziare dei volumi più pesanti di quelli che accompagnano il mercato toro precedente, indicando grande partecipazione del pubblico.

Onde X e onde D in triangoli che si espandono, entrambe le quali sono avanzamenti di onde correttive, mostrano le stesse caratteristiche.

• onda C è l’ultima onda del pattern correttivo ed è quella che maggiormente ridimensiona il livello dei prezzi: i crolli solitamente si verificano al suo interno. Normalmente composta da 5 onde (ad eccezione dei triangoli dove ne contiene 3), riprende la correzione iniziata da onda A, in un contesto di elevata direzionalità ed accelerazione, con volumi di scambio in aumento. Violando il supporto rappresentato dal bottom di A, onda C attiva tutti i tradizionali segnali tecnici di vendita, scatenando il cosiddetto “selling climax”17. Facendo un paragone con la Teoria di Dow, è associabile alla fase di panico, nella quale i titoli vengono liquidati senza tener conto del loro valore intrinseco per paura di registrare perdite troppo elevate.

17 Il selling climax indica un tipo di situazione drammatica che solitamente si verifica sui tops del mercato

71 Talvolta tracciando una trendline che congiunge il bottom di onda 4 e di onda A (neckline) si può osservare un Testa e Spalla ribassista18: onda C, perforando tale supporto, completa il reversal pattern e spinge il mercato al ribasso.

Onde C facenti parte di una correzione al rialzo in mercati orso più grandi, a causa del carattere fortemente dinamico e alla composizione interna di cinque onde di grado inferiore, possono essere mal interpretate scambiandole per una nuova inversione al rialzo.

• onda D in tutti i casi, salvo i triangoli in espansione, è spesso accompagnata da volumi in aumento. Ciò è vero probabilmente perché le onde D in triangoli non in espansione sono ibride, in parte correttive, pur avendo alcune caratteristiche di onda 1 poiché esse seguono onde C e non sono ritracciate completamente.

• onda E per molti osservatori è il drammatico inizio di un trend al ribasso, dopo che è stato registrato un massimo. Spesso avvengono su notizie cattive. Ciò, assieme alla loro tendenza a rompere la linea di supporto del triangolo (generando un falso breakdown), intensifica la convinzione bear, proprio quando ci si dovrebbe preparare ad un movimento significativo nell'altra direzione.

Le stesse considerazioni (applicate in ottica contraria) possono essere fatte nel caso di un bear market, trattando stavolta una successione di 5 onde ribassiste, seguita da una correzione di tre rialziste.

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