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2. Francesco V (1738-1810). Vicende storiche e aperture culturali tra due secoli

2.1 Cenni biografici e nuove valutazioni

Francesco V (1738-1810). Vicende biografiche e aperture culturali tra due secoli.

Il XVIII secolo fu determinante per il mutamento della politica culturale in seno alla famiglia e di conseguenza per la committenza. I Caetani non rinunciano al prestigio del loro rango e cercano l’affermazione attraverso imprese artistiche e acquisti immobiliari di vasta portata, come il palazzo alle Botteghe Oscure dove si trasferirono nel 1777, rinnovato dalle decorazioni del loro protetto Antonio Cavallucci tra il 1776 e il 1780.

Il mutamento di rotta nella mentalità del casato verso una nuova apertura intellettuale e internazionale si unisce alle consuete difficoltà economiche, al punto che nel 1713, come osservato nel capitolo precedente, i Caetani dovettero cedere ai Ruspoli, insieme al palazzo a via del Corso, gran parte del feudo nel Lazio meridionale e cioè il promontorio del Circeo e la zona dei laghi costieri. Un declino economico che inizia con Michelangelo I e che prosegue rovinosamente con Francesco V che si destreggia tra aspirazioni intellettuali e ristrettezze economiche. Malgrado ciò i Caetani durante tutto il secolo si distinsero come munifici protettori di artisti e letterati e arricchirono la quadreria del loro palazzo con una serie prestigiosa di ritratti, prova tangibile di un intelligente e aperto mecenatismo.

2.1 Cenni biografici e nuove valutazioni.

La biografia più completa relativa a Francesco Caetani, V duca di Sermoneta, è quella compilata da Luigi Fiorani per il Dizionario Biografico degli Italiani nel 1973162 che non può prescindere ovviamente dalle informazioni fornite anche da Gelasio Caetani nella sua Caietanorum Genealogia163.

Figlio di Michelangelo I e della giovane e colta nobildonna Carlotta Ondedei Zonga, Francesco nacque a Roma il 17 aprile 1738. Non si sa molto della sua formazione e Fiorani ipotizza degli studi superficiali, più che altro un’educazione non tanto scolastica ma mondana per introdursi negli alti ranghi della nobiltà. Gelasio scrive che tra il 1752 e il 1756 viene educato a Napoli nel monastero di

162 L. FIORANI, Caetani, Francesco (V), in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 16, 1973,

<http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-caetani_res-50934329-87e9-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Dizionario-Biografico%29/>.

163 G.CAETANI, Caietanorum genealogia, cit., pp. 88-89.

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Monte Oliveto e poi da una sua parente, Costanza Caetani. Nel 1752 la madre venne a mancare e quindi probabilmente Francesco fu affidato alle cure di Costanza per questo motivo. Il giovane aveva fatto sicuramente appena in tempo ad apprezzare la vasta cultura della madre Carlotta, l’amore per la filosofia e le arti, e l’élite intellettuale di cui si circondava nella villa all’Esquilino durante i soggiorni romani. La nobildonna è ritratta in due dipinti ancora oggi nelle collezioni della Fondazione Camillo Caetani. Il più antico è attribuito a Ludovico Mazzanti164, si tratta di un ritratto ufficiale, a figura intera in cui la nobildonna è rappresentata in una veste ricca e sontuosa (fig. 17). L’ambiente ricercato in cui la duchessa si trova potrebbe essere una stanza della scomparsa villa Caserta all’Esquilino che la dama amava tanto, oppure della villa di Cisterna. Il secondo dipinto risale invece al 1752, anno della scomparsa della giovane duchessa, ed è un elegante e intimo ritratto eseguito da Pompeo Batoni pittore da lei protetto165. Nel dipinto la giovane Carlotta è rappresentata in veste di Diana, certamente in relazione all’Accademia dell’Arcadia di cui faceva parte con il nome di Atenasia Pamisiana166. Il giovane Francesco trascorre i primi anni della sua vita in questo clima molto stimolante.

Egli prese solenne possesso del titolo e del ducato nel giugno del 1760 anche se il padre vi aveva già rinunciato nel 1757, riceveva così tra le sue mani il prestigio e la fortuna di un vasto feudo che costituiva un grande patrimonio. Sebbene le intenzioni del nuovo duca e il suo interesse per i possedimenti famigliari fossero i migliori, purtroppo egli non riuscì ad essere all’altezza del suo genitore e si affidò a degli amministratori che purtroppo non lo coadiuvarono e anzi ridussero praticamente la famiglia sul lastrico a causa della cattiva gestione delle finanze e principalmente della loro disonestà.

Uno di questi fu Panfilo di Pietro, quasi un usuraio, con cui Francesco V si indebitò e con il quale nel 1798 stipulò un contratto di affitto generale per sedici anni che riguardava tutte le proprietà del feudo di Sermoneta, Bassiano, Ninfa e Cisterna compresi terreni, pascoli, boschi, beni urbani, legna, ecc. Il costo del palazzo delle Botteghe Oscure, acquistato nel 1776, e dei suoi arredi aveva provocato un forte indebitamento, aggravato dalle spese per la vita culturale e mondana, dai contributi imposti costretti a pagare dal governo francese167 ma soprattutto dall’incapacità, dovuta forse anche al disinteresse, di gestire e valorizzare il vasto patrimonio fondiario. Francesco V non era avvezzo a questo genere di impegni e preferiva dedicarsi alla vita mondana e culturale e questo comportò una crisi che non si riuscì più a sanare se non dopo due generazioni. Egli fu il rappresentante emblematico di un’aristocrazia in crisi, incapace di partecipare alla modernizzazione repubblicana. Come molti altri esponenti della nobiltà romana egli si trovò a competre con nuovi ceti di potenti che sfruttavano

164 Roma 1686 -Viterbo 1775.

165 I.BELLI BARSALI, Aggiunte al Batoni, in “Paragone Arte”, n.s. 31, 211, 1967, pp. 74-77, tavv. 60-64.

166 A.NEGRO, La collezione dei dipinti, cit., pp. 222-223.

167 Durante il periodo della Repubblica Romana (1798-1799).

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la politica per accrescere la propria fortuna personale. Fu questa sua incapacità di reagire che spesso lo ha fatto considerare un personaggio “negativo” nella storia della casata o comunque non uno dei suoi più illustri rappresentanti.

Successivamente le contribuzioni imposte dalla Repubblica, l’abolizione dei diritti feudali, il rifiuto opposto da Di Pietro circa il pagamento della rendita e l’impossibilità di riscuotere le entrate del feudo di Teano occupato dall’Armata napoletana mettono a terra completamente le finanze dei Caetani, anche se una parte dei debiti era stata sanata con la dote ottenuta dal matrimonio del figlio Filippo con Eleonora Chigi (1787). Risultano anche notevoli i danni provocati nel 1798 dal saccheggio francese dell’armeria del Castello di Sermoneta benché alla vigilia dell’invasione il duca avesse invitato i sermonetani a prendere dal castello “tutto ciò che piacesse loro”. Ma i danni più ingenti valutati sui duecentomila scudi, risultano quelli provocati dalle armate napoletane ai palazzi di Sermoneta, Cisterna e Teano168.

Per tentare di limitare i danni provocati dalla sua inadeguatezza a gestire il patrimonio e dagli eventi rivoluzionari fu quasi obbligato, nel 1803, a dare in moglie la figlia Faustina a Domenico di Pietro, figlio di Panfilo. Con la Repubblica il duca aveva perso sostanzialmente il controllo economico, anche se conservava quello simbolico, che avrebbe ripristinato, almeno virtualmente, con la Restaurazione.

A causa del disastroso collasso patrimoniale vennero inseriti nella gestione i cardinali economi, dei curatori esterni con funzione di garanti con i creditori. Il primo intervento risulta proprio sotto Francesco V, che chiese nel 1804 che venga deputato un economo per amministrare il patrimonio, e fu scelto il cardinale Giovanni Rinuccini (1743-1801)169. Questa decisione purtroppo nel corso del tempo non apportò i benefici sperati.

È vero anche che egli si trovò a vivere in una fase di cambiamento e di ammodernamento della società che sicuramente non giovarono alla situazione. Molte comunità locali, come quella di Cisterna, iniziavano a ribellarsi di fronte ai vecchi privilegi che ancora legavano la famiglia ai feudi, questi contrasti che egli era incapace di gestire vennero lasciati da parte e questo non giovò al patrimonio.

Le difficoltà degli anni in cui i Caetani furono esiliati dai loro territori170 avevano infatti segnato profondamente le finanze della famiglia e nonostante gli sforzi attuati da Michelangelo I solo dopo un secolo e mezzo che i Caetani poterono rimettersi in piedi con il suo omonimo il duca Michelangelo II.

168 Vedi S.NANNI, Echi della Rivoluzione, cit., pp. 227-251.

169 G.CAETANI, Caietanorum genealogia, cit., p. 88.

170 Cfr. 1.1.

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Questa “cattiva” reputazione di Francesco V ha pesato anche su altri aspetti della sua personalità, dal punto di vista culturale è sempre stato considerato non di particolare rilievo, anche perchè maggiore attenzione è stata data negli studi a colui che in quegli anni era considerato l’erudito per eccellenza della famiglia, cioè il fratello minore Onorato VI Caetani (1742-1797), monsignore, che certo aveva avuto una diversa formazione poiché prescelto per la carriera ecclesiastica171. Onorato Caetani era un uomo di grande cultura. Avviato alla carriera ecclesiastica ed educato nel collegio Nazareno, parlava molte lingue e mantenne relazioni con personaggi illustri grazie allo scambio di missive e le frequentazioni di accademie e università. Si laureò in legge alla Sapienza e divenne reggente della Cancelleria Apostolica172.

Nonostante l’evidente differenza riservata alla formazione culturale dei due rampolli Caetani, Francesco V appare un personaggio calato appieno nella cultura del suo tempo, forse non particolarmente brillante, seppure siano note le sue frequentazioni di salotti e accademie. Fiorani suggerisce che questi suoi interessi siano dettati più dalla volontà di apparire che dal reale interesse e dalla viva comprensione di molti dibattiti, ma in ogni caso era attento ai cambiamenti della società che stavano investendo anche Roma. Forse è vero che la sua cultura e la sua formazione erano limitate e anche i luoghi che frequentava non potevano dirsi degli ambienti internazionali in cui la portata del nuovo pensiero illuminista fosse pienamente accolto e assimilato, però il suo interesse verso arti e scienza sembrano autentici, d’altra parte già con suo padre Michelangelo I gli interessi della famiglia si erano rivolti alla cultura e al mecenatismo oltre che al governo del feudo.

Ritengo che la sua incapacità di badare al patrimonio abbia prevalso nel giudizio sul personaggio, egli infatti raccolse in qualche modo l’eredità del padre e proseguì, forse in maniera un po’ meno decisa tutti quei lavori che il Michelangelo I aveva avviato, come ad esempio la villa sull’Esquilino che venne da lui ampliata e resa sede di incontri culturali173.

Sua fu la decisione, che si rivelò tra le più importanti per la storia dei Caetani, di trasferire nel 1769 l’archivio di famiglia dal maschio del castello di Sermoneta a Roma salvandolo così dall’invasione dei francesi nel 1798174. L’archivio si conservava a Sermoneta dal secolo XV e presumibilmente venne definitivamente ordinato con Francesco IV (1594 - 1683). Intorno al 1762 fu compiuta una revisione e redatto un inventario delle carte possedute con la collaborazione dei luogotenenti nei feudi

171 Questa figura, sebbene sia una personalità di spicco nel panorama culturale della famiglia Caetani nel secolo XVIII, viene menzionata solo rapidamente nella mia tesi poiché è stata oggetto di uno studio approfondito in una recente tesi di dottorato promossa dalla Fondazione Caetani: F.LEONELLI,Onorato Caetani (1742-1797) e la cultura romana di fine Settecento, tesi di dottorato, XXVIII ciclo, tutor Liliana Barroero, Università degli Studi Roma Tre, 2016.

172 G.CAETANI, Caietanorum genealogia, cit., p. 89.

173 Cfr. 3.5.

174 C.FIORANI, Il fondo economico, cit., pp. XIX-XXII.

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Caetani. Verso la fine del secolo XVIII la famiglia cominciò a risiedere di preferenza a Roma ma non volle lasciare nell’incuria l’importante patrimonio documentario.

Nel 1776 venne acquistato il palazzo Mattei-Serbelloni a via delle Botteghe Oscure come nuova residenza per la famiglia175 e l’archivio venne depositato definitivamente in quella sede.

Si tratta di decisioni e avvenimenti di grande rilevanza che ritengo siano state fatte con una profonda convinzione in particolare con l’idea di mantenere il prestigio della famiglia.

Francesco V con la scelta di trasferire definitivamente la residenza a Roma iniziò a dedicarsi alla vita mondana e culturale e a frequentare i salotti romani, tra questi prediligeva i luoghi di dibattito di argomenti scientifici, e d’altra parte proprio in quegli anni egli, come noto, faceva realizzare sul tetto del palazzo recentemente acquistato una specola per osservazioni astronomiche, con la collaborazione del fratello Onorato176 e l’assistenza di padre Audifreddi, direttore dell’osservatorio astronomico della Minerva, e di altri illustri scienziati. A partire dal 1785 venne anche pubblicato un regolare bollettino dal titolo Effemeridi astronomiche calcolate al mezzogiorno tempo vero nel meridiano di Roma ad uso della Specola Caetani, curato dal 1797 da Feliciano Scarpellini, direttore dell’osservatorio dopo il gesuita portoghese Eusebio da Veiga.

Il Caetani oltre a frequentare i salotti alla moda è membro di alcune delle principali accademie artistiche, letterarie e scientifiche del tempo. Essere membri di prestigiose accademie era per gli aristocratici un segno distintivo di cultura ed erudizione; per le Accademie era un modo per garantirsi appoggi economici e protezione per i loro membri nonché la possibilità di gestire le attività nella vita culturale della città. Caetani viene insignito del titolo di Accademico d’onore all’Accademia di san Luca177, eletto come membro dell’Arcadia con il nome di Rosmilio Pamisiano dedicandosi anche ad una modesta attività letteraria, come dimostra l’elogio funebre del suo amico padre Appiano Buonafede da lui celebrato in una Adunanza tenuta dagli Arcadi nella sala del serbatoio il dì 15 maggio 1794 in lode del defunto Agatopisto Cromaziano P. abate D. Appiano Buonafede…, pubblicata a Roma nel 1794 e di cui si conservano vari esemplari178. Francesco V fondò l’Accademia Esquilina di cui fu a capo tra il 1795 e il 1801179; tra il 1800 e il 1810 venne eletto senatore, membro dell’Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti, presidente del Comitato di Vaccinazione. Contribuì alla fondazione dell’Accademia Caetani, ospitata nel suo palazzo, che, inaugurata nel 1801, prese in

175 Il palazzo fu venduto dagli eredi Serbelloni a Francesco Caetani per scudi 39.500 con istromento in atti del Notaro Capitolino Olivieri il 16 novembre 1770.

176 Roma 1742-1797; i due fratelli ebbero molti contrasti, dovuti soprattutto a questioni legate all’eredità: Francesco era il primogenito e quindi spettavano a lui tutti i beni ma Onorato riteneva di aver tratto illecito profitto dall'eredità paterna, appropriandosi, a suo danno, di denari e di benefici.

177 N. 2, f. 24.

178 Biblioteca Apostolica Vaticana (d’ora in poi BAV), R. G. Vite. V. 1706.

179 Cfr. 3.5.

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seguito il nome con cui è certamente più nota di Accademia dei Lincei. Per la protezione accordata a questa istituzione ne fu eletto Presidente perpetuo e definito restitutor Lyncaeorum, anche perché si era distinto nella difesa degli accademici che avevano aderito gli ideali della Repubblica Romana.

In quegli anni si andavano creando anche ricche biblioteche nei palazzi delle più illustri casate e poiché quella di famiglia era stata alienata insieme alla vendita del palazzo al Corso il duca, spinto soprattutto dal suo colto fratello monsignor Onorato, si impegnò a ricostituire quel prezioso nucleo di libri e manoscritti. Una collezione di volumi doveva già essere stata ricostituita nella villa a S.

Maria Maggiore come si può desumere da un’annotazione relativa ad un pagamento di 158 scudi “per libri provisti per una libreria fatta a S. M. Magg.re”180. Fra il 1775 e il 1785 i più esperti bibliotecari del tempo vennero consultati per suggerire i titoli indispensabili181. Fu una delle poche occasioni in cui i due fratelli andarono d’accordo e in cui Onorato ricevette l’appoggio di Francesco. I rapporti tra di loro infatti non furono mai del tutto cordiali poiché Onorato non riteneva equo il suo trattamento economico in quanto figlio minore, egli non aveva avuto infatti l’appoggio sperato per aspirare ad una brillante carriera ecclesiastica e inoltre rivendicava per sé la proprietà della villa di Cisterna, dove si recava spesso, che invece faceva parte, come tutto il resto degli immobili, dei beni della primogenitura e quindi di fatto spettava al fratello maggiore182. Per quanto riguarda la biblioteca però Onorato perseguì con lucidità l’obiettivo di dare un profilo particolare alla raccolta di testi a stampa e manoscritti, prefiggendosi di formare, come scriveva nel 1780: “una biblioteca tutta di autori postillati… In una città come Roma ove si abbonda di biblioteche bisogna pensare a un’idea non comune per rendere la raccolta di libri particolari.” I risultati raggiunti furono all’altezza delle intenzioni come si può verificare dal catalogo molto accurato che fu compilato intorno al 1811 i cui dati quantitativi e qualitativi ci consentono di considerarla come una raccolta di rilevanza internazionale, in cui ad essere privilegiati erano i testi a carattere storico, scientifico, artistico e letterario183.

Purtroppo alla sua morte la sua biblioteca e la raccolta di strumenti scientifici vennero divisi tra i nipoti o venduti e non se ne ha più traccia.

Per quanto riguarda la vita privata di Francesco V dobbiamo ricordare i due matrimoni, il primo contratto nel 1757 con la nobildonna Teresa Corsini184, nipote del cardinale Neri Corsini, dalla quale

180 AC, Econ. 2058, in Appendice documentaria, n. 3, f. 110.

181 L. FIORANI, Caetani, Onorato (VI), in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 16, 1973,

<http://www.treccani.it/enciclopedia/onorato-caetani_(Dizionario-Biografico)/>.

182 U.MARIOTTI, Storia di Cisterna, Tivoli, 1968, p. 92.

183 M.CATTANEO, Onorato Caetani “uomo enciclopedico e illuminato” del Settecento europeo, in C.FIORANI E D.

ROCCIOLO (a cura di), Luigi Fiorani storico di Roma religiosa e dei Caetani di Sermoneta, Roma 2013, p. 292.

184 N.ROSSI, Per le felicissime nozze di Sua Eccellenza il signor d. Francesco Caetani duca di Sermoneta con sua Eccellenza la signora d. Maria Teresa Corsini, canzone…, Roma, nella stamperia di Pallade, 1757.

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avrà molti figli deceduti in giovane età e dei quali sopravvisse solo il primogenito Filippo, che avrebbe dovuto quindi essere l’erede designato del titolo. Michelangelo I aveva destinato ai giovani sposi la villa che aveva acquistato nel 1725 nei pressi di S. Maria Maggiore all’Esquilino ma in un primo periodo essi vissero nel palazzo della duchessa di Giovenazzo a piazza Colonna poiché la nobildonna, che aveva avuto in affitto la villa dai Caetani e che risiedeva lì dal maggio del 1757, non volle lasciarla per problemi di salute. Si accordarono dunque per uno scambio alla pari con l’offerta per i novelli sposi di poter usufruire del palazzo di sua proprietà185. Nei primi anni di matrimonio si dedicarono alla vita mondana e la duchessa Caetani amava frequentare i salotti e circondarsi di intellettuali tanto quanto il marito.

Nel giugno del 1760 si spostarono nel palazzo preso in affitto dal conte Casoni di Genova in Campitelli presso S. Maria in Portico186. Il palazzo a S. Maria Maggiore tornò a disposizione del duca e della sua famiglia nel 1770 alla morte della duchessa di Giovenazzo187. Da quell’anno il duca e i suoi familiari iniziarono a risiedere per lunghi periodi in quella residenza, soprattutto per la salubrità del luogo188. La villa verrà utilizzata prevalentemente come luogo di svago, di villeggiatura da alternare alla residenza nel palazzo a Campo de’ Fiori e successivamente al nuovo palazzo.

Teresa Corsini morì nell’aprile 1779 e a giugno dello stesso anno il duca sposò Anna Maria Meucci, probabilmente sua amante già da tempo, e da cui aveva già avuto un figlio prima del matrimonio, Antonio. La donna era una domestica in servizio alla villa all’Esquilino, lo si deduce da una notizia nel Giornale…di Francesco V, utile fonte per gli avvenimenti principali ma anche secondari della vita del duca, in cui si rammenta che nel 1778 il duca tenne a battesimo il figlio di tale Maria Meucci e del suo consorte, “famigliari” ovvero servitori dei Caetani, il bambino viene chiamato Gaetano, legame evidente con il nome del suo illustre padrino. Ma d’altra parte dalla stessa fonte provengono le notizie delle frequenti soste del duca nella villa durante i suoi viaggi tra Roma e i feudi al ritorno dei quali molto spesso preferisce non allungarsi fino al palazzo alle Botteghe Oscure ma evitare quell’ultimo tratto di strada per usufruire delle comodità del suo palazzetto fuori porta. L’unione fu abbastanza scandalosa e osteggiata poiché la donna era di umili origini, ma anche in questa circostanza Francesco mostrò evidentemente la sua “modernità” e, senza curarsi delle richieste del primogenito Filippo, la sposò facendole ottenere il titolo di nuova duchessa. Il successivo trasferimento del figlio Filippo a Firenze non può non avere delle relazioni con questi eventi. Dalla Meucci il duca ebbe altri tre figli tra cui Enrico, colui che in seguito alla morte di Filippo, succederà al padre. La nuova duchessa Caetani è ritratta con il piccolo Enrico in un dipinto attribuito ad Antonio

185 N. 2, f. 4v.

186 N. 2, f. 20.

187 N. 2, f. 74.

188 N. 2, f. 80.

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Cavallucci189 di proprietà di Marchetti Longhi e da lui pubblicato da nella sua storia della famiglia Caetani190 (fig. 18). Fu certamente ereditato da Emilia Caetani (1811-1885), una delle figlie di Enrico Caetani, e nipote della Meucci, che sposò il conte Emilio Longhi. Nel dipinto la giovane e bella Anna Maria ed il piccolo Enrico sono raffigurati sullo sfondo di un giardino, probabilmente quello della

Cavallucci189 di proprietà di Marchetti Longhi e da lui pubblicato da nella sua storia della famiglia Caetani190 (fig. 18). Fu certamente ereditato da Emilia Caetani (1811-1885), una delle figlie di Enrico Caetani, e nipote della Meucci, che sposò il conte Emilio Longhi. Nel dipinto la giovane e bella Anna Maria ed il piccolo Enrico sono raffigurati sullo sfondo di un giardino, probabilmente quello della