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2. Francesco V (1738-1810). Vicende storiche e aperture culturali tra due secoli

3.1 Fonti iconografiche: la villa nelle piante di Roma

Le piante di Roma sono una fonte eccezionale per la ricostruzione delle trasformazioni della città nel corso dei secoli. La loro utilità è ovviamente ancora più evidente nel caso di edifici andati perduti o nel caso di alterazioni drastiche del tessuto urbano. Ho deciso per questo motivo di ripercorrere la storia della villa Caetani anche per mezzo di questa tipologia specifica di fonti estremamente dettagliate che consentono di ricostruire nel nostro caso la collocazione degli edifici, la disposizione dei viali e, addirittura in alcuni casi, l’alternanza dei vari tipi di aiuole della villa e di molte altre tra quelle andate distrutte. Le piante forniscono oltretutto, grazie alle iscrizioni spesso annotate direttamente sui siti o in una legenda, i nomi e i proprietari di questi e ne testimoniano anche le variazioni intercorse negli anni.

La villa Caetani aveva una forma irregolare, come spesso accadeva per i terreni nella zona che seguivano i confini di vecchie vigne e di antiche strade. L’area della villa copriva una vasta superficie che oggi potremmo considerare limitata dalla via Merulana fino all’altezza di via Galilei, dalla via di S. Vito, che mantiene ancora oggi invariato il suo antico assetto e la moderna pizza Vittorio. La sua forma particolare la rende molto ben riconoscibile persino nelle piante più antiche e meno dettagliate.

340F.TAGLIETTI, Le collezioni di antichità, cit., p. 287.

341 N. 8, f. 280.

342 N. 8, f. 452.

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Nella pianta del Bufalini del 1551343 non c’è traccia di via Merulana ma una piccola area indicata come vigna Cesi si inserisce tra le vie anguste della zona; qualche anno dopo una via tortuosa, appare invece nel 1577 nella prospettiva Du Perac-Lafrery come via Gregoriana (fig. 53). Nella prospettiva Maggi-Maupin-Losi del 1625 la strada ha acquistato importanza: su di essa, che ha girato di 180 gradi, si affaccia preceduta da un piazzale la chiesa di S. Matteo, costruita in origine sulla retrostante via omonima. È in questa stessa pianta che, subito dopo la via della Coroncina344, appare per la prima volta in maniera più riconoscibile quella che sarà la villa Caserta345.

L’area in cui venne edificata la vigna, che fu inizialmente proprietà della famiglia Cesi, è riconoscibile dalla presenza di due monumenti che caratterizzano topograficamente l’area ovvero l’arco romano di Gallieno e la chiesa di S. Vito presso la Basilica di S. Maria Maggiore, come è evidente già nella pianta disegnata da Pirro Ligorio nel 1552346. La pianta è uno dei primi esempi di questo genere di rappresentazione della città eseguita da pittori che tendono a realizzare delle opere con un valore artistico a scapito della precisione347. Il percorso della via che conduce a S. Giovanni in Laterano è già indicato come strada principale e lungo quest’asse emerge architettonicamente la menzionata chiesa di S. Matteo, che fu demolita nell’Ottocento348.

La pianta disegnata ed incisa da Mario Cartaro del 1576349 è più dettagliata, anche se resta comunque una bella veduta della città più che una minuta descrizione di essa350 (fig. 54). In essa lungo il percorso della via indicata con il nome di Gregoriana, la strada che collega S. Maria Maggiore al Laterano, sono di nuovo segnalate le chiese di S. Vito e S. Matteo, a cui si aggiunge quella di S. Giuliano.

Ognuna di esse è affiancata da un monastero o un convento e si trova all’interno di un perimetro recintato che costituisce un giardino o una zona agricola che riforniva la comunità religiosa; è questa una caratteristica di questa zona che si trovava al limite dei quartieri più densamente abitati della città, che all’epoca si concentravano soprattutto nell’ansa del Tevere351. Gli edifici e i giardini che occupavano questo settore della città sono molto bene definiti anche nella grande pianta disegnata e

343 La pianta del Bufalini del 1551, pur non essendo esatta nella trasposizione geometrica e semplificata dà un’idea realistica della Roma della metà del secolo XVI, prima dei grandi lavori compiuti da Gregorio XIII, come l’apertura dell’asse della moderna via Merulana, e soprattutto di Sisto V.

344 Una breve strada che univa la piazza di S. Maria Maggiore all’inizio di via Merulana. La via fu inglobata nell’allargamento di via Merulana e solo un piccolo edificio è sopravvissuto dell’intero rifacimento di quel tratto di strada.

345 P.COLINI LOMBARDI, Vecchio e nuovo Esquilino: la coroncina scomparsa, in “Capitolium”, 10, 1934, p. 25.

346 Incisa da anonimo che si firma G. L. A., edita da Michele Tramezino, esemplare della BNCR, P. R. 13, cm 40,2x54,5, rame.

347 P.A.FRUTAZ (a cura di), Le piante di Roma, Roma 1962, p. 22.

348 Ivi, vol. II, pianta CXI, tav. 222.

349 Esemplare della Biblioteca dell’Istituto di archeologia e storia dell’arte di Roma (d’ota in poi BIASA), Roma X 648, cm. 91x113, rame. Le indicazioni toponomastiche, quasi tutte in latino, sono parte nella pianta e parte in una rubrica.

350 P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., p. 23.

351 Ivi, vol. II, pianta CXXVI, tav. 238.

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incisa da Antonio Tempesta che fu stampata a Roma nel 1593352 dopo un lungo lavoro di preparazione353 (fig. 55); lo stesso per quella disegnata, incisa ed edita da Matteo Greuter nel 1618, incorniciata da dodici quadretti e arricchita da un apparato di stemmi ed elenchi di Imperatori romani e Pontefici, conservata in un unico esemplare noto nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma354 (fig. 56).

La villa Caetani appare come un complesso prettamente agricolo e con pochi sparuti edifici nella pianta edita da Francesco de Paoli posteriore al 1623355 (fig. 57). Nella pianta disegnata da Giovanni Maggi del 1625 edita da Paolo Maupin e nota dalla sola ristampa e Carlo Losi nel 1774356, in cui gli edifici sono rappresentati con grande dovizia di particolari prevale sulla rappresentazione della villa il complesso del convento di S. Giuliano detto “alli Trofei di Mario” (fig. 58). Si tratta di una pianta molto grande, la più grande pianta prospettica di Roma moderna (quasi 10 m2 di superficie e 48 fogli) e ricchissima di dettagli357. Nella pianta del 1630 stampata a Roma da Goffredo Van Schayck358, seppure meno dettagliata nei particolari, o forse meno precisa più che altro nelle proporzioni, si legge molto bene la disposizione dell’area (fig. 59). È nella pianta disegnata da Giovanni Battista Falda del 1667359 che il perimetro della villa presenta l’assetto più o meno definitivo che mantenne fino alla sua distruzione circa due secoli dopo (fig. 60). Nella successiva e più dettagliata “pianta grande” del 1676360 che il Falda esegue con maggior dettaglio, l’area è ancor meglio definita e soprattutto viene indicata con un’iscrizione sulla carta stessa come “giardino del cardinale Nerli” (fig. 61). Non si tratta più solo di una zona agricola ma si vede molto bene, grazie all’incredibile resa dei dettagli, che il parco fu trasformato in un vero e proprio giardino all’italiana con aiuole regolari delimitate da viali rettilinei, fiancheggiati da alberi e con al centro una fontana a pianta circolare. Nell’angolo tra la via di S. Vito e la via Merulana si vede un edificio di grande dimensione che doveva essere il corpo

352 Esemplare della BAV, Gabinetto delle stampe, cm. 109x245, in 12 fogli, rame. Le indicazioni toponomastiche, tanto in latino quanto in italiano, sono tutte nella pianta.

353 P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. II, pianta CXXXIV, tav. 262. La pianta ingrandita è tagliata proprio in quel punto

354 P. G. 6°, cm 130x214,7, ripartita in otto sezioni disuguali, rame. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. II, pianta CXLV,3, tav. 288.

355 La data anche se raschiata si legge sulla pianta e dunque viene considerata termine post quem poiché non si conosce l’anno preciso di questa edizione. Esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (d’ora in poi BNCR), P. M. 9, cm 131,5x141, 12 sezioni di varie dimensioni, rame. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. II, pianta CXLVI, 7, tav.

301.

356 Esemplare della BCNR, montato su tela e incorniciato, cm 224x428, edizione originale composta da 48 fogli, xilografia.

357 P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. II, pianta CXLVII, 3, tav. 310.

358 Unico esemplare segnalato nella BAV, cm 102x152, 8 fogli, rame. Ne esiste una ristampa del 1662 stampata da De Rossi in piazza Navona. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CXLVIII, 3, tav. 326.

359 Incisa da Giovanni Lhuilier e pubblicata da Giovanni Giacomo De Rossi alla Pace. Esemplare della BNCR, P. C. 5°, cm 68,2x88 in 2 fogli, cioè l’edizione originale, rame. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CLVIa, 2, tav. 346.

360 Esemplare della BIASA, Roma X 800, cm 156x153, in 12 fogli, rame. Questa pianta ha avuto numerose ristampe con aggiornamenti, P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III pianta CLVIII, tav. 359.

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principale della villa. Il Falda fu chiamato a realizzare nel 1677 una veduta esclusiva della villa in cui sia l’edificio sia il giardino sono perfettamente rappresentati361. Il giardino del cardinal Nerli viene indicato anche sulla pianta del 1697362 incisa da Antonio Barbey e stampata da Domenico De Rossi, l’erede di Giovanni Giacomo alla Pace (fig. 62).

Nel secolo XVIII non si ebbe un contributo originale nella rappresentazione della città e si ristamparono soprattutto edizioni già famose, anche lo stesso Vasi non ha apportato sostanziali contributi alla cartografia. Il rinnovo della cartografia romana si deve alla iniziativa privata di Giovanni Battista Nolli che promosse un’opera innovatrice con la nuova misurazione della città, mai più eseguita dopo il Bufalini.

Poco visibile nella prima pianta del Nolli del 1736/44, nella seconda e Nuova Pianta di Roma data in luce da Giambattista Nolli l’anno MDCCXLVIII” (1748)363, opera quasi enciclopedica, incontriamo per la prima volta l’indicazione di “Giardino Gaetani” (fig. 63); l’acquisto era infatti avvenuto da circa un ventennio. In questa pianta, una delle fonti più interessanti per lo studio della topografia di Roma nel Settecento, l’unità della città e della campagna è un elemento essenziale poiché i due elementi sono sullo stesso piano di importanza, la campagna non è più resa in maniera approssimativa ma invece “le aree verdi, individuate con dettaglio e precisione di disegno a definirne le diverse forme di utilizzo, assumono quasi una valenza di “sistema del verde urbano…”364. Le aree verdi sono rappresentate in varie tipologie suddivise tra la parte urbana e quella rustica: vicino al casino residenziale i viali e le aiuole con elaborati parterres geometrici hanno un assetto regolare, invece i boschetti, i frutteti e le zone coltivate con vigneti, oliveti e canneti sono disposte verso le zone periferiche della villa e lungo le mura perimetrali365.

La pianta del Falda viene aggiornata in nuova edizione nel 1756366, in cui c’è ancora l’iscrizione relativa alla proprietà Nerli anche se in realtà il cardinale era ormai morto da tempo e la villa era passata di proprietà prima al marchese di Peschici Antonio Turboli e poi ai Caetani (fig. 64). La Villa è rappresentata anche nella pianta del 1781 disegnata, incisa ed edita da Giuseppe Vasi367(fig. 65), che si ispirò al Falda, in cui la strada che collega le due basiliche papali è indicata come Lateranense.

361 Cfr. 3.2.

362 Esemplare della BNCR, P. K. 3, cm 53,5x58, rame. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CLXII, tav.

378.

363 Esemplare conservato nella BNCR, 18. 3. Fbis 10. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CLXIX a, 12, tav. 408.

364 A.CAMPITELLI, Ville, vigne, orti e giardini nella pianta del Nolli, cit., p. 65.

365 Ivi, p. 66.

366 Esemplare della Biblioteca Romana Sarti, Accademia Nazionale di San Luca, Banc. R. 28. 6-17, cm 39,5x51,5, 12 fogli, rame. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CLXX a, 2, tav. 422.

367 Esemplare della BNCR, P. C. 9.1, cm 67,4x92,2, sezionato in 28 parti e incollato su tela, rame. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CLXXIV,2, tav. 449.

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Inizia poi la serie delle piante del XIX secolo, una serie di piante più moderne in cui la villa appare sempre nella sua originaria dimensione. Si vede molto bene ad esempio in quella incisa da Pietro Ruga del 1810 circa368 (fig. 66) e del 1813369, e ancora quella stampata nel 1818370 e del 1824371 tutte ispirate dal Nolli, o in quella incisa da Bernardino Olivieri372 e stampata a Roma nel 1812373 in cui si legge ancora il tracciato del giardino con la fontana centrale (fig. 67) e lo stesso in quella del 1814, ripubblicata dalla Calcografia Camerale nel 1817374, divisa in Rioni (fig. 68). Lo stesso vale per la pianta disegnata da Angelo Uggeri nel 1822 e da lui pubblicata nel 1826375.

Si giunge poi alla stampa di piante “ufficiali”, tra cui quella della Direzione Generale del Censo disegnata utilizzando come modello le mappe del Catasto Urbano (fig. 69) eseguite tra il 1819 e il 1824376 e pubblicata per ordine del cardinale Guerrieri nel 1829377. La pianta progettata, disegnata, incisa e pubblicata da Giorgio Mayr378 nel 1835 sembra una pianta quasi “turistica” (fig. 70): la città è incorniciata da alcuni dei suoi luoghi simbolo e da vedute di monumenti quasi fossero dei suggerimenti per il visitatore; in essa viene ancora indicato il Giardino Gaetani. Del 1844 è la pianta incisa da Stanghi ed edita da Attilio Zuccagni-Orlandini che faceva parte di un atlante geografico379 (fig. 71); è molto ben dettagliata e ispirata a quella del Censo, la villa Caetani presenta ancora il muro interno che la divide dalla proprietà della chiesa di S. Matteo in Merulana. Nella pianta incisa da Enrico Salandri ed edita da Angelo Bertini380 a Roma nel 1846381 (fig. 72) è corredata da una rubrica in cui al n. 50 corrisponde il “Palazzo Gaetani”, ed è ancora presente nel giardino l’indicazione del muro che la separa dal monastero di S. Matteo. Il giardino è ancora suddiviso in viali rettilinei e aiuole di forma rettangolare nel classico stile “all’italiana”. Lo stesso si vede, anche se con qualche dettaglio

368 Esemplari della BIASA, Roma XI 17 1 30, cm 46x60,8, rame. L’autore si è ispirato alla pianta piccola del Nolli. P.A.

FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CLXXX, tav. 457.

369 BIASA, Roma XI 17 1 9, cm 62,50x80, rame. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CLXXXIV, tav.

461.

370 P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CLXXXVI, tav. 467.

371 P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CLXXXVIII, tav. 477.

372 Incisore ed acquafortista in Roma nel primo Ottocento.

373 BNCR, P.H. 9, cm 55,5x74,8, rame. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CLXXXIII, tav. 460.

374 BNCR, P.D. 7°, cm 56,3x75,7, rame. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CLXXXV, tav. 462.

375 Esemplare nella BNCR, P. A. 7, cm 74,5x112,5, rame. P.A. FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CLXXXIX, tav. 482.

376 Il catasto urbano di Roma fu ordinato da Pio VII con motu proprio del 10 dicembre 1818 e venne eseguito nell’ambito del grande catasto geometrico particolare dello Stato pontificio, detto poi Gregoriano, perché andò in vigore nel 1835 sotto Gregorio XVI.

377 Esemplare della BNCR, P. B. 7°, cm 122x163, rame. Quattro grandi fogli montati su tela. L’importanza di questa mappa sta nel fatto di essere stata eseguita sulle mappe del catasto urbano ordinato da Pio VII nel 1818. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CXCI, tav. 492.

378 Incisore dell’Istituto topografico militare di S. M. il Re di Baviera a Monaco. Esemplare della BNCR, P. K. 7, cm 45,5x55,8, rame. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CXCIII, tav. 499.

379 BIASA, Roma XI 17 2 1, cm 53,3x67,3, cromolitografia. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol. III, pianta CXCVII, tav. 509.

380 Incisore, operante in Roma presso la Calcografia Camerale nella prima metà del XIX secolo.

381 BIASA, Roma XI. 17. 1 44, cm 27x39,5. Altri esemplari e ristampe, rame. P.A.FRUTAZ, Le piante di Roma, cit., vol.

III, pianta CXCIX, tav. 511.

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in più nella pianta edita da Luigi Nicoletti per Agostino Valentini nel 1847382 e in quella del 1852 incisa da Augusto Fornari ed edita da Luigi Piale383. Quella del Fornari è l’ultima pianta in cui la villa Caserta era ancora proprietà dei Caetani dato che la vendita fu fatta nel 1855 e la successiva pianta in cui essa è ben visibile è del 1863384 (fig. 73), sebbene in quest’ultima l’impianto degli edifici e del giardino rimase ancora lo stesso delle piante precedenti. Ed è ancora così nella pianta della Direzione generale del Censo del 1866385 e ancora nel 1868 nella pianta di Augusto Fornari386.

È solo nella pianta di Giuseppe Micheletti del 1873387 (fig. 74), con il progetto del piano regolatore e delle relative demolizioni progettate, che per la prima volta vediamo trasformata l’area della villa Caetani, al posto del giardino infatti sono delineati i nuovi edifici che dovevano essere costruiti lungo l’asse di via Merulana. L’edificio principale che si trovava nella villa è però ancora evidente in questo progetto e incluso in uno dei nuovi isolati. Nella pianta della Libreria Spithoever del 1878388 il piano regolatore è ormai attuato e la villa quindi lottizzata e con la creazione della piazza Vittorio Emanuele II. In questa pianta però l’isolato che comprendeva il palazzo sembra ancora mantenere il suo assetto più antico, la sua trasformazione, sancita anche dalle iscrizioni “S. Alfonso” e “Liguorini Convent”

appare nella pianta edita da Giovanni Murray del 1881, quando ormai i lavori dovevano essere completati e della antica villa dei Caetani ormai non rimaneva quasi più nulla389. E così sarà da ora in poi in tutte le piante successive.