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2. Francesco V (1738-1810). Vicende storiche e aperture culturali tra due secoli

3.4 La villa come luogo di svago e di cultura

sé e per il suo palazzo alla notizia che aveva avuto dei contatti con l’esercito napoletano che avanzava.

Dopodiché la villa fu occupata da un reggimento e per non inimicarsi i soldati vennero offerte loro le comodità che era possibile dare. Il fedele servitore inoltre cercava di mostrare il suo padrone come un uomo di scienze che non amava le questioni politiche. Il reggimento dimorò nella casa dal 20 maggio al 7 luglio, senza lasciarsi alle spalle troppi danni grazie al Gagliardi che aveva saputo mantenere buoni rapporti con essi, a quanto scrive al suo datore di lavoro. Sicuramente la perdita economica che comportò questo soggiorno forzato non aiutò le casse di famiglia ma forse fu davvero necessaria per evitare danni ben più gravi come invece accadde in altre ville della zona. Di lì a pochi anni in ogni caso la villa venne venduta.

3.4 La villa come luogo di svago e di cultura

La villa oltre alla consueta funzione di residenza estiva assunse anche il ruolo di cenacolo culturale e nella tradizione degli horti romani che sorgevano nell’antichità nella zona dell’Esquilino fu un luogo aperto alle arti e alla cultura. Già con Michelangelo I e la sua consorte, la nobildonna pesarese Carlotta Ondedei, la villa era stata aperta ad eruditi ed artisti che trovavano tra le sue mura e nei suoi giardini un piacevole luogo di incontro e di scambio. Questa giovane donna - morì giovanissima - che amava le arti e la poesia patrocinava diversi artisti, tra cui Pompeo Batoni471, e anticipava la moda e la diffusione degli incontri nei salotti che per tutto il secolo furono uno dei centri della vita intellettuale della città, in molti casi poli alternativi all’autorità delle Accademie.

Una consistente parte della vita sociale a Roma si volgeva in circoli noti come “conversazioni”. Si trattava in genere di adunanze per lo scambio di chiacchiere poco impegnative e per svaghi di natura frivola, vi erano però anche le conversazioni dotte, di un livello più elevato e v’erano poi gruppi locali o società scientifiche di natura più formale che si riunivano pe perseguire uno scopo specifico472. Nel Settecento la comunità intellettuale era molto viva e gli scambi erano favoriti da un sapere ancora comunitario: “la permeabilità tra i differenti ambiti di ricerca e produzione si articolò in mille sottili, e a volte quasi impalpabili, diramazioni. […] I ricchi canali della stampa periodica, delle traduzioni come della comunicazione epistolare, contribuirono ad accelerare una alleanza davvero nuova tra arti liberali e arti meccaniche, tra scienza e tecnica. La natura si imponeva come la vera grande fonte di conoscenza473”. Il mecenatismo è parte integrante della vita del gentiluomo di alto rango che voglia

471 Cfr. 2.1.

472 H.GROSS, Roma nel Settecento, Roma 1990, pp. 285-286.

473 O.ROSSI PINELLI, Le arti nel Settecento europeo, Torino 2009, p. 158.

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mantenersi in vista nell’élite sociale, è per questo motivo che essi aprivano le sale dei loro palazzi ai cenacoli intellettuali e fondavano ed ospitavano accademie, proteggevano, assistevano e assumevano al proprio servizio uomini di lettere474.

Fu proprio in epoca illuminista che le accademie, molto spesso nate nei salotti stessi e divenute istituzioni finalizzate al sapere ufficiale, cominciarono ad essere accolte anche in case private e ruotavano attorno alla figura di un organizzatore che spesso era una donna. Le riunioni erano caratterizzate dalla presenza di una personalità di spicco che gestiva e indirizzava la conversazione.

La fortuna di questo tipo di aggregazioni si spiega anche con il tradizionale immobilismo e la refrattarietà delle istituzioni ufficiali nei confronti delle nuove istanze di cultura. Le accademie, fino a quel momento luoghi elitari e depositari del sapere e delle arti, si aprirono invece nel pieno Settecento a nobili e letterati amanti del bello che andavano ad incrementare le fila dell’Accademia di san Luca e dei Lincei oppure ne fondavano loro stessi delle nuove475. Queste forme tradizionali di organizzazione degli intellettuali italiani fin dal Quattrocento, nei secoli XVII e XVIII nei quali il sapere è diventato ricerca e discussione, si diffondono con straordinaria fortuna in tutta Europa: a Roma mantengono vivo insieme al gusto e all’esercizio delle lettere, il rispetto e l’amore per la scienza. La cultura tende sempre di più ad uscire dai luoghi esclusivi e si fa sempre più pressante la divulgazione del sapere in una cerchia sociale più vasta, come i salotti, appunto ma anche i caffè476.

La villa Caetani fu utilizzata come residenza da Francesco V e dalla moglie Teresa Corsini specialmente dal 1770 al 1776, ossia negli anni tra la morte della duchessa di Giovinazzo che ne era stata a lungo l’affittuaria e l’acquisto del nuovo palazzo alle Botteghe Oscure. Essi alternarono la loro vita tra il palazzo che avevano in affitto nella zona di Campo de’ Fiori e la villa in cui risiedevano in particolare in estate e autunno. Anche per i nuovi duchi, così come per i loro predecessori, la villa divenne il luogo di svago e di delizia per eccellenza, centro della vita culturale, dei cenacoli, degli incontri eruditi e sede di accademie e concerti. Continuarono la tradizione degli incontri eruditi iniziata dalla Ondedei e accrebbero la funzione di polo culturale della villa, così come dimostrato anche dalla lettura dei documenti e dal Giornale delle cose rimarchevoli… di Francesco V che resta una fonte molto nutrita di testimonianze sulla vita del duca a Roma e nei feudi. Il fatto che anche la Corsini fosse una donna colta che amava circondarsi di letterati e artisti favorì questo felice momento nella vita dei coniugi. Notizie di riunioni e di veri e propri banchetti organizzati in occasione degli

474 L.CHICARELLA, M.C.DI FILIPPO,D. MAZZENGA, Tipografi, stampatori e librai nella Roma del Settecento, in Tipografi, stampatori e librai. Edizioni romane del Settecento nella Biblioteca Provinciale di Roma, catalogo della mostra, Roma Palazzo Valentini 23 aprile -6 maggio 2006, Roma 2006, p. 13.

475 M.P.DONATO, Accademie romane. Una storia sociale, 1671-1824, Napoli 2000, p. 131.

476 L.CHICARELLA,M.C.DI FILIPPO,D.MAZZENGA, Tipografi, stampatori e librai nella Roma del Settecento, cit., p. 15.

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incontri sono documentati dalle spese registrate in quegli anni: numerosi sono i pagamenti per musicisti chiamati a suonare durante i banchetti e le accademie, così come quelli per il saldo di camerieri e di cibarie ordinati per i pranzi e le feste. Negli inventari del palazzo all’Esquilino sono elencati anche degli strumenti musicali che evidentemente venivano utilizzati in queste occasioni.

Quelle che si organizzavano nella villa Caetani erano per lo più adunanze letterarie in cui, sulla scia dell’Arcadia, i partecipanti declamavano i loro componimenti (che a dire il vero non hanno lasciato particolari segni nella storia della letteratura) e leggevano altre opere poetiche477. Il duca Caetani non volle infatti essere da meno nella diffusione della cultura che si sviluppava per mezzo delle Accademie e ne istituì una proprio tra le mura della villa Caserta. “Finalmente non voglio io qui passare sotto silenzio un’altra Accademia di Poesia, recentemente fondata nel 1797 nel Palazzo Gaetani presso S. Maria Maggiore, che dal Colle, su cui quello è situato, la denominazione ebbe di Accademia Esquilina. È questa un nuovo frutto del costane (sic) amore, e padrocinio della nobilissima Famiglia Gaetani per le scienze, per le belle lettere, che di Padre in figlio in essa gloriosamente tramandasi478”, così scrive il Renazzi che annovera l’Esquilina tra le altre accademie romane che si occupavano di poesia. Le maggiori notizie riguardo alla sua storia e istituzione si trovano nel libretto Leggi dell’Accademia Esquilina, pubblicato nel 1799, che contiene le Note sulla Legislazione Esquilina ed Origine dell’Accademia479. I fondatori e altri membri si riunivano nella villa Caetani per recitare i loro componimenti e quelli di altri autori, in particolare composti dai membri dell’Arcadia.

Scrive Maylander:

“sul principio i prelodati soggetti unitamente a molti colti uomini si dilettavano di unire la recita delle loro produzioni alla lezione di parecchi celebri autori, e segnatamente dai tomi di Arcadia. I convegni letterari soffrirono per tutto l’anno 1796 interruzione causa l’assenza da Roma dei principali e più attivi dissertatori. Al loro ritorno ritennero essi necessaria la consolidazione dell’adunanza al pari delle altre più rinomate, e di conformità a siffatta determinazione la si provvide di stabili leggi generali e particolari. Nel giorno 21 gennaio 1798 ai menzionati promotori si unirono Gian Gherardo de Rossi, Matteo Berardi, Giuseppe Petrucci, Giuseppe Oddi, Pietro Longhi, Michele Coletti, Francesco Petraglia, Gaetano Palombi, Francesco Calai, Giuseppe Alborghetti, e Luigi Metaxà, e procedettero alla distribuzione delle cariche accademiche. Presidente fu Francesco Caetani, - Vice

477 Ivi, p. 117.

478 F.M.RENAZZI, Storia dell’Università degli studi di Roma, ristampa anastatica dell’ed. 1803-1806, Roma 2011, vol.

IV, II, p. 319.

479 Leggi dell’Accademia Esquilina, In Roma 1799.

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Presidente: Enrico Caetani, - Segretario: Giuseppe Capogrossi, - Censori: Gian Gherardo de Rossi, Matteo Berardi, Francesco Battistini, e Giuseppe Petrucci”480.

Poiché solitamente le nuove accademie non possedevano degli statuti che ne regolassero l’attività, le loro adunanze non avevano una ricorrenza prefissata e spesso la loro attività languiva; fu per dare una maggiore continuità alla loro vita che furono promulgate delle “Leggi”, così come accadde per l’Accademia Esquilina, che ne regolamentavano gli incontri481. L’Accademia venne così denominata per ovvi motivi, vista la sua sede sul colle Esquilino, e come suo emblema venne scelta una cetra coronata di quercia, in latino Esculus, probabile antica origine anche del nome della zona, posta al centro di una corona di mirto. Non sappiamo esattamente quanto l’Accademia Esquilina sia stata in attività poiché le informazioni a nostra disposizione sono alquanto scarse. Del tutto assenti anche memorie dei componimenti che venivano scritti dai suoi membri ad eccezione di un componimento poetico concepito da Enrico Caetani, erede di Francesco V e coinvolto nelle attività dell’Accademia, che si conserva nella Biblioteca Apostolica Vaticana ma che ha più che altro un carattere privato482. Lo spazio esterno della villa che dava verso il giardino si prestava a queste riunioni, aveva infatti una forma ad esedra ed era sfruttato probabilmente anche come teatro, proprio in quegli anni infatti alla facciata del palazzo erano stati aggiunti dei sedili di travertino che correvano lungo il perimetro. Lo spazio esterno della villa era ritenuto molto importante sia per le attività letterarie che trovavano qui un luogo ameno adatto a stimolare la creazione di opere auliche e sia, d’altro canto, per gli interessi scientifici che erano l’altra occupazione prediletta da Francesco V. Nella villa Caetani i suoi interessi si materializzarono nella realizzazione di un ricco giardino che aveva la funzione di un vero e proprio orto botanico, come era già accaduto nei secoli precedenti con alcuni dei suoi avi483. Il giardino ha in Italia un valore simbolico e una tradizione, nonché funzione, di rappresentanza che ne fanno un luogo privilegiato e a pieno diritto un luogo dell’arte. È lo spazio dello svago, delle attività erudite e fisiche, della villeggiatura con il suo rimando alla natura484. Inoltre il teatro e la poesia si sposano perfettamente in un contesto naturale che viene trasformato ad arte. Tra Sei e Settecento con il fiorire di numerose accademie, prima tra tutte quella d’Arcadia, il giardino tornò ad essere protagonista di riunioni, incontri e assemblee485. Nel Settecento l’arte dei giardini era uno specchio del gusto e della civiltà ed è in questo senso che Francesco V si dedica a questa tradizione di famiglia seppure in

480 M. MAYLENDER, Storia delle Accademie d’Italia, Ristampa dell’ed. di Bologna 1926-30, vol. II, p. 316.

481 Ivi, vol. II, p. 315.

482 A D. Alfonso Caetani, elegia italiana di D. Enrico Caetani in morte della propria sorella, Napoli, Stamperia del Genio Tipografico, 1832.

483 Cfr. 1.3.

484 C.MAZZETTI DI PIETRALATA, Giardini storici. Artificiose nature a Roma e nel Lazio, Roma 2009, p. 101.

485 Ivi, p. 105.

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maniera meno moderna rispetto alle nuove istanze che stavano prendendo piede e che prevedevano un assetto più pittoresco, una ricerca dell’inaspettato e dell’effetto sorpresa nei nuovi giardini, cosiddetti paesistico-pittorici486. Il duca Caetani fece sistemare tutto il giardino e in un settore accanto al nuovo casino da lui realizzato fu creato l’orto botanico. La villa era infatti suddivisa in una pars rustica e in una pars urbana, come era tradizione, con sistemazioni a giardino – i giardini segreti, il giardino dei fiori, il giardino botanico, i pergolati – nei pressi del casino nobile ed il vasto parco a boschetti, ideale per la caccia, con il paretaio nella parte opposta487.

Purtroppo alla dettagliata descrizione della disposizione delle aiuole e delle specie botaniche conservate in questo florido giardino non si affianca una descrizione delle decorazioni scultoree che quasi certamente si trovavano in esso. L’area era infatti ricca di reperti antichi e diversi scavi vennero promossi anche da Francesco V, inoltre la presenza di sculture antiche era ricordata già dal tempo della proprietà Nerli e furono quasi certamente vendute insieme al resto della proprietà. La presenza di statue e marmi eventualmente conservati nel giardino Caetani non è purtroppo documentata nei contratti di vendita e nemmeno nelle descrizioni del complesso che vennero fatte dai nuovi acquirenti nel corso dell’Ottocento, ma forse a quelle date molte cose erano già andate disperse oppure trasferite nel palazzo alle Botteghe Oscure.

La stamperia Caetani

I membri dell’Accademia Esquilina avevano anche la fortuna di avere a disposizione una vera e propria tipografia all’avanguardia in cui venivano stampati i documenti dell'Accademia e di cui i membri potevano usufruire per stampare i loro componimenti. Diversi ordini di pagamento, tra i documenti dell’Archivio Caetani, attestano le spese per mantenere attiva questa impresa (figg. 77 a-b). Nella stamperia Caetani all’Esquilino vennero inoltre edite opere di vario genere di cui diversi esemplari sono ancora oggi conservati in alcune biblioteche. Non sappiamo con esattezza quanto a lungo la stamperia fu attiva ma la maggior parte dei testi da me reperiti è datata tra il 1801 e il 1810, peraltro anno della morte di Francesco Caetani.

La stamperia è ricordata da Renazzi nella sua Storia dell’Università: “Presentemente è l’Accademia Esquilina nel suo più florido vigore, provista anche d’ua (sic) propria Stamperia, da cui è uscita in luce qualche elegante edizione488”, tra gli esemplari conservati però nessuno è particolarmente pregiato. Si tratta per la maggior parte di piccoli volumi in quarto che presentano l’indicazione “nella stamperia Caetani sul colle Esquilino”. Non si tratta di edizioni particolarmente ricche e sono

486 A.M.MATTEUCCI, L’Architettura del Settecento, in Storia dell’Arte in Italia diretta da Ferdinando Bologna, Torino 1988, pp. 58-59.

487 A.CAMPITELLI, Le residenze dei Caetani dal XIII al XVIII secolo, cit., p. 83.

488 F.M.RENAZZI, Storia dell’Università degli studi di Roma, cit., vol. IV, II, p. 320.

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soprattutto testi senza immagini. I soggetti sono vari e spaziano dalla poesia alla letteratura agiografica, dalle opere religiose alla letteratura scientifica. Tra le più antiche pubblicazioni ci fu anche una biografia di Alfonso Maria de’Liguori, il santo fondatore della congregazione che circa cinquant’anni dopo divenne proprietaria della villa Caetani in cui la tipografia aveva la sua sede. Si tratta probabilmente solo di una curiosa coincidenza.

La Roma del Settecento dove le più disparate tendenze culturali si fondono e si armonizzano offriva un ottimo campo alla diffusione del libro. In questo secolo la produzione dei libri rimane per molti versi ancorata ai filoni tradizionali del libro religioso e di storia antiquaria, di erudizione, filologia e bibliografia, accanto a testi lirici e drammatici, libretti d’opera stampati in occasione di feste, spettacoli e concerti nei teatri romani. Inoltre proprio in questi anni nascono e si diffondono quattordici periodici489. La storia delle tipografie romane nasce con Sweynheim e Pannartz che avevano impiantato la loro officina a casa dei Massimi490. Quindi anche in questo caso è una famiglia nobile ad interessarsi a questa attività. Da un censimento del secolo XVIII risultano circa ottantanove stampatori operanti a Roma con stabilimenti sempre negli stessi luoghi e con una tradizione ininterrotta di attività491. I librai sono molto potenti e il commercio librario è sottoposto al controllo dell’autorità ecclesiastica. La produzione Caetani doveva essere quindi a carattere privato dato che per vendere libri era necessaria una speciale autorizzazione. In alcuni volumetti come quello di Capogrossi o la celebre Recensio plantarum…492 di Francesco V l’aspetto privato è evidente. I Caetani dovevano avere anche una ricca biblioteca che era certamente accresciuta da questi nuovi testi da loro patrocinati e direttamente stampati molto spesso su temi moderni (figg. 78 a-b-c-.).

Una delle più note edizioni stampate dai Caetani è il suddetto libretto della Recensio plantarum… in cui vengono classificate secondo un ordinamento scientifico tutte le piante esistenti nel giardino botanico di Francesco V, che rispecchiava la sistemazione con cui le piante erano disposte anche nel giardino stesso. Il volumetto si apre con il ritratto del duca inciso da Pietro Bombelli dal dipinto di Antonio Cavallucci, ritratto ufficiale del duca493.

Ritengo utile a questo proposito trascrivere i volumi stampati nella tipografia Caetani ancora esistenti:

489 ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI,Il libro romano del Settecento. La stampa e la legatura, catalogo della mostra tenuta a Roma, Roma 1959, p. 7.

490 ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI,Il libro romano del Settecento, cit., p. 7.

491 Ivi, p. 12.

492 Recensio plantarum villa atque horto praesentim botanico Francisci Caetani ducis comprehensarum juxta C. Linnaei, et A. L. Jussieu systemata dispositarum, Ab Antonio Valente Philosophiae, et Medinae Doctore confecta. Romae MDCCCIII, typis Caetanu in Exquilis. Superiorum facultate.

493 Cfr. 2.2.

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- P. Pasqualoni, Pro diuturna Pii septimi pont. max. incolumitate ac felicitate ad puerum Jesu jambi a Petro Pasqualoni dicti in arcadum coetu, Roma 1801.

- Q. Orazio Flacco, La poetica di Q. Orazio Flacco restituita all'ordine suo e tradotta in terzine con prefazione critica e note dall'avvocato Pietro Antonio Petrini prenestino, Roma 1802.

- G. Amici, Compendio della vita, virtu, e miracoli del venerabil servo di Dio Alfonso Maria de' Liguori fondatore della congragazione del Ss. Redentore, e già vescovo di S. Agata de' Goti estratto da' processi esibiti alla Sagra Congregazione de' Riti dal sacerdote Giacinto Amici difensore della causa e dal padre D. Vincenzo Antonio Giattini, Roma 1802.

- La tempesta frammento d'antica poesia spagnola d'incognito autore dalla prosa italiana or nuovamente trasportato in versi da Laurindo, Roma 1802.

- F. Cancellieri, Descrizione delle funzioni della Settimana Santa nella cappella pontificia, Roma 1802.

- G. Gaetani, Vita et passio S. Erasmi Antiochiae episc. et M. Cajetae urbis patroni scripta a Johanne Cajetano casinensis monasterii monacho et qui Gelasius papa 2. edita vero ac scholiis illustrata a Domno Constantino..., Roma 1802.

- L. Godard, Parafrasi di vari Salmi di Davide in metri lirici alla santita di Nostro Signore Papa Pio 7..., Roma 1803.

- Regole della Congregazione Prima-Primaria nel Collegio Romano, Roma 1803.

- G. Capogrossi, Versi nelle fauste nozze del signor Domenico Di Pietro con la signora Faustina Caetani, Roma 1803.

- G. S. Gerdil, Breve eposizione della vera religione per servire d'introduzione alla dottrina cristiana, Roma 1803.

- A. Poliziano, Selva di Angelo Poliziano intitolata Ambra tradotta in versi sciolti, Roma 1803.

- A. Valente, Recensio plantarum villa atque horto praesertim botanico Francisci Caetani ducis comprehensarum juxta C. Linnaei, et A.L. Jussieu systemata dispositarum ab Antonio Valente philosophiae, et medicinae doctore confecta, Roma 1803.

- A. Poliziano, Le stanze di m. Angelo Poliziano, Roma 1804.

- F. Cancellieri, Elogio della chiara memoria dell'e.mo e r.mo sig. cardinale Stefano Borgia scritto in una lettera dal signor abate Francesco Cancellieri, Roma 1805.

- Decisioni di casi di coscienza e di dottrina canonica ovvero Corso di teologia morale ridotta alla pratica dietro alle tracce di Benedetto 14. levate dalle divine scritture dal padre Faustino Scarpazza ... dedicata a sua eccellenza reverendissima monsignor Giuseppe Morozzo, Roma 1803-1806.

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- G. Settele, Breve esposizione della teoria del sig. Hauy sulla struttura dei cristalli del canonico Giuseppe Settele, Roma 1805.

- F. L. Gigli, Memoria sul regolamento dell'orologio italiano colla meridiana di Filippo Luigi Gilii, Roma 1805.

- L. Alamanno, Opere toscane di Luigi Alamanni al cristianissimo re Francesco primo, Roma 1806.

- In morte di Carlo Imbonati. Versi di Alessandro Manzoni a Giulia Beccaria sua madre, Roma 1806.

- Su la formazione dell'iride egloga pastorale di Salcesio Asidonio P. A. colla giunta di alcuni pensieri greci tratti dall'Antologia del monaco Planude ridotti in metro latino, ed italiano e dell'Inno di Callimaco sopra il lavacro di Pallade ridotto in terza rima, Roma 1806.

- Ph. Wacquier de la Barthe, Ragionamento del signor canonico Filippo Wacquier de La Barthe

- Ph. Wacquier de la Barthe, Ragionamento del signor canonico Filippo Wacquier de La Barthe