Cap. 2 . Degl’iperspazi ” 13
Cap. 3 . Oggetto della Geometria su una •1algebrica.
Corrispondenze algebre. Serie lineari pag. 47
Cap. 4 . Geometria sugli enti razionali ” 68
Cap. 5 . Serie lineari •1. Genere degli enti algebrici ” 82
Cap. 6 . Formola di Zeuthen. Varietà •1di spazi e loro
applicazioni. Le serie speciali ” 104
Cap. 7 . Serie complete. Serie residue. Curve aggiunte.
Applicazioni ” 129
Cap. 8 . Il metodo algebrico di Brill e Nöther ” 144
Cap. 9 . Rappresentazioni reali dell’ente algebro.
Il metodo funzionale di Riemann ” 157
Cap. 10 . I moduli. Le serie lineari sugli enti generali ” 194
[1]
Introduzione alla geometria sulle •
1algebriche
Cap. 1 . Preliminari
Considerazioni generali sui legami e le coincidenze fra la Geometria e l’Ana- lisi. Metodo delle coordinate. Due modi di fondare l’edifizio geometrico, o par- tendo dai postulati relativi allo spazio, a punti, rette, piani, ecc., ovvero introducen- do per via puramente analitica questi elementi, come gruppi di numeri (coordi- nate), ecc. Conseguenze che ne derivano. Elementi complessi: ragione della loro introduzione.
Cenno sulle coordinate projettive omogenee. Altri enti che si posson deter- minare // con coordinate sono quelli dati da un’equazione, cioè le curve piane, [2]
superficie, ecc., che ora accenniamo.
Curve piane algebriche. Luoghi ed inviluppi. Ordine e classe. Punti multipli e tangenti multiple. Cenno sulle polari. Definizione di curve aggiunte ad una data. Le prime polari sono aggiunte. Le multiplicità s1, s2, . . . dei punti singolari di una
curva irriduttibile d’ord. n sono tali che 1
2(n 1)(n 2) Â12s(s 1) 0. Invero
si potrà condurre (almeno) una curva aggiunta d’ordine n 1 per 12(n 1)(n+ 2) Â12s(s 1)punti semplici della curva [ numero che è positivo, perché uguale ad n 1 aumentato della metà di n(n 1) Â s(s 1), e questa differenza si vede esser positiva considerando1le // intersezioni della curva con una curva aggiunta
[3]
d’ordine n 1, ad es. la prima polare di un punto qual. ] ed il numero complessi- vo delle intersezioni che così si avranno  s(s 1) +1
2(n 1)(n+2) Â12s(s 1)
dovrà essere 6 n(n 1). Genere di una curva piana dotata di sole singolarità or- dinarie 1
2(n 1)(n 2) Â12s(s 1). Caso che vi siano solo punti doppi. Cus-
pidi e flessi. Cenno sulla deduzione delle formole di Plückeri dalla teoria delle
polari. Dalla Iaformola si trae n+r 2n = 2p 2, espressione utile del genere.
Il genere corrisponde per dualità a se stesso [ perché da r r = 3(n n) si trae n+r 2n=n+r 2n].
Superficie d’ordine n: numero dei coefficienti o dei punti che le determinano. Classe, rango, punti e linee multiple.
Complessi di rette; grado. Numero // dei coefficienti; alterabilità dell’equazione;
[4]
non si può alterare se si tien conto della generazione del complesso, della polarità rispetto a questo (cioè all’equazione) ecc. Complessi speciali. Complessi lineari: cenno sulle loro proprietà; caso dei complessi lineari speciali.
Connessi in generale di elementi qualunque tolti a forme fondamentali qualun- que: esempi particolari. Coefficienti.
Per tutte le specie di enti enumerate abbiamo nei coeffidelle loro equazioni delle
coordinate nello stesso senso che per gli elementi. La specie più vasta è quella dei
1Cfr. Bertini [si tratta del matematico Eugenio Bertini (Forlì 1846 - Pisa 1933)], Rendiconti Ist. Lomb.
1888 [si tratta di: BERTINI, E. 1888, Sopra alcuni teoremi fondamentali delle curve piane algebriche, Rend. Ist. Lombardo Scienze Lett., 2, 21, pp. 326-333 e 413-423]. Del resto la considerazione che quel numero è positivo non è necessaria: in caso opposto la disuguaglianza si avrebbe a fortiori.
connessi: essa abbraccia le precedi, anche i gruppi di n elemi di una forma fond.
1asp., coll’equaz. f(x) =0. Anche le determinazidegli elemirientrano in questa,
poiché le loro coord. sono i // coeff.idelle loro equazi. [5]
Diremo che queste varietà (ed altre che si vedranno in seguito) sono lineari, e di dimensione data dal numero delle coord. non omogenee. Entro una varietà lineare stanno altre varietà che possiamo definire2in due modi diversi. Le coord. x, y, . . .
sian funzidate di r parametri indipi t, u, . . . sicché x= f(t, u, . . .), y=g(t, u, . . .),
. . . , funzi le quali mutino in generale valore mutando t, u, . . . , e più precisamente
assumano dati valori solo per una serie discreta di gruppi di valori di t, u, . . . ; la varietà si dice •rse corrisponde ai valori reali di t, u, . . . e per questi le funzisono
definite ed hanno in generale le derivate prime. Ma noi diremo la varietà •rquan-
do corrisponde ai valori complessi di t, u, . . . pei quali quelle // funzis’intendono [6]
definite e funzinel senso di Riemannii(monogene di Cauchyiii), cioè aventi in ge-
nerale le prime derivate. - Esempi: curve, superficie, rigate, sistemi e complessi di rette.
Definize di funzi algebriche e di irriduttibilità: le funzi ad un sol valore son
razionali. Varietà algebriche: quando le f , g, . . . son funzialgebriche3; varietà ridut-
tibili.
Da una o più equazi algebriche fra x, y, . . . è definita una varietà algebrica: ma
questa definizione non vale per tutte4. Una varietà algebrica •k-1entro la varietà
lineare •kè però sempre data da un’equaz. alg. fra le coord. x, y, . . . (eliminando
i parami t, u, . . . ): così le curve piane, le superf. ecc. Varietà razionali: quando le
f , g, . . . son funzi alge ad un sol valore, cioè razionali, ed // un elemento della [7]
2riguardo alla dimensione.
iiBernhard Riemann (Breselenz, Hannover, 1826 - Selasca, presso Intra, 1866). iiiAugustin Louis Cauchy (Parigi 1789 - Sceaux, Seine, 1857).
3legate eventualmente da una o più equazidate.
4se con sole k r equazisi vuol definire una •r. Ma con un numero conveniente di equazisi definisce
ogni varietà. Kronecker [si tratta del matematico tedesco Leopold Kronecker (Liegnitz 1823 - Berlino 1891)] Festschrift p. 30 [si tratta dell’opera: KRONECKER, L. 1882, Grundzüge einer arithmetischen Theorie der algebraischen Grössen (Abdruck einer Festschrift zu Hervin Ernst Eduard Kummer’s Doctor-Jubiläum), Jour. für die reine und angewandte Math., 92, pp. 1-122]. V. anche Wahlen [si tratta del matematico austriaco Karl Theodor Valhen (Vienna 1869 - Praga 1945) professore presso l’Università di Greifswald dal 1904. Fu sostenitore del nazismo. Diede contributi alla Teoria dei numeri e alla matematica applicata.] nel Crelle 108 p. 346 [si tratta di: VAHLEN, K. TH. 1891, Bemerkung zur vollständigen Darstellung algebraischer Raumcurven, Jour. für die reine und angewandte Math., 108, pp. 346 -347].
varietà corrisponde in generale ad un sol gruppo di valori dei parami t, u, . . . Ve-
dremo poi che per le •1razionali questa 2acondize non occorre. Curve, superf.,
ecc. razionali: come il loro studio si riduca per varie questioni a quello delle varietà lineari in cui t, u, . . . son le coord.e
Varietà lineari o sistemi lineari di forme si hanno, più in particolare, quando le coord x, y, . . . son funzilineari (fratte col denom. comune) di t, u, . . . , ossia quando
le equazidegli enti si posson scrivere: l
0f0+ · · · +lrfr=0 ove le l sono i param.i
Se le forme f sono linearme indipi, cioè non legate da alcuna relaz. a
0f0+ · · · +
arfr ⌘0 lineare a coefficostanti non tutti nulli, allora la varietà è •rpoiché l’ente
 lifi =0 coincide con l’ente  µifi=0 solo quando le l sian pro//porzionali alle
[8]
µ. (i rapporti delle l soddisfano alla condiz. posta sui paramit, u, . . . a pag. 5 nella
definizegenerale di •r).
L’indipendenza lineare delle f significa non stare in un sistema lineare di dimens. < r, cioè che non accade che il sistema determ.o da alcune di esse contenga pure le altre (da cui si potrebbe quindi prescindere). Se ji ⌘ Â aikfk = 0 sono forme
qualunque del sist., il sistema lineare da esse determinato  µiji = 0 ossia
Âkfk aikµi = 0 è tutto contenuto in quello. Se le j sono r+1 cioè j0, . . . , jr,
si può porre  µiji ⌘  lkfk, cioè Âiaikµi = lk sempre che non sia|aik| = 05,
il che esigerebbe che esistessero delle µ non tutte nulle per cui Âiaikµi = 0, ossia
 µiji ⌘0, cioè che le j fossero legate linearme. Se dunque queste // sono indipi
[9]
linearmeil sistema lineare •rda esse determocoincide con quello determodalle f :
ciò mostra che le f son forme qualunque linearmeindipidel sistema. -
Dal fatto che se un sist.a lin.e contiene alcune forme, continene pure il sista line
determo da queste si traggono conseguenze importanti. L’intersez. di due sisti
lini è pure un sista lineare (ove esista). Due sisti lini •k, •k0 che non abbiano
alcuna forma comune stanno in un sista line •k+k0+1
tale che ogni sista le che
contenga quei due deve pur contenere questo (se i due sisti sono determ. dalle
forme f0, f1, . . . fk; f00, f10, . . . fk0, queste saran tutte linearm. indip.i poiché se fosse
a0f0+ · · · +akfk+a00f00+ · · · +a0kfk0 ⌘ 0 ne seguirebbe che i 2 sistiavrebbero una
5In altri termini si posson ricavare dalle ji⌘Â a
forma comune; ora tutte quelle k+k0+2 forme // determinano appunto il sista [10]
•k+k0+1).
Due tali sisti •k, •k0 si dicono linearm. indipi; entro un sistalin. •k+k0+1 si de-
terminano facilm. due tali sisti indipi ecc. Due sisti lini •k, •k0, A e A0 abbiano
comune uno •iB; entro A0 prendiamo un sistal.e •k0 i 1
C linearm. indip. da B: esso determinerà con A da cui sarà indip. un sista l.e •k+k0 i
contenente A e A0, e contenuto in ogni sistalinepassante per A, A0, cioè il minimo sistalinein cui
quei due stiano insieme. In altri termini entro un sista•rdue sisti•k, •k0
, che non stiano in un sistaminore, si tagliano in un sista•k+k0 r
(in uno superese stanno in
un sistainfer.).
Caso di k0 = r 1; caso di k0 = r 1 e k = 1: se ne trae la costruzione di un //
sista line •r mediante uno •r 1ed una forma esterna (che si congiunge a quello [11]
con fasci); esempi.
Considerazioni speciali relative ai sistemi lineari di gruppi di n pidi una retta
(involuzioni), di curve piane e sup. d’ord. n. Se in un tal sistema •r si fissan più
punti con date multiplicità (ed anche con qualche tangente) si hanno, ove esistano, le forme di un sista line: poiché quelle condizi son lineari nelle l. Caso che si
diano r punti semplici. Caso che il sistadato si componga di tutte le curve o sup.
d’ord. n. - Nel sista line determo da più forme ogni p. s-plo per queste sarà s-
plo per tutte; e se una retta è tang. ivi a quelle, sarà tg. a tutte6. - Punti base o
fondamentali di un sista; // ordinari e straordinari. I fasci di curve o sup. d’ord. [12]
n e le reti di sup. hanno sempre punti base: proprietà che vi si collegano⇤. - Ogni
sistalinel
0f0+ · · · +lrfr = 0 è segato da una retta o da un piano in un sistaline
l0f0(0)+ · · · +lrfr(0) = 0, il quale però può esser di dimense minore, e cioè sarà
•r h 1se la retta od il piano fan parte di un sista•hcontenuto nel dato. //
6Se le forme che determinano il sistema hanno una parte comune, questa si stacca da tutto il sista, e
la parte rimanente descrive un sistalineare. Sistemi degeneri.