• Non ci sono risultati.

CAPITELLI INEDITI DAL CIVICO MUSEO DI BELLUNO

III.1. Introduzione.

Come scriveva Luigi Crema nel III Congresso Internazionale di Storia

dell'Architettura:

La grandezza dell'architettura romana è senza dubbio fondamentalmente dovuta alle sue mirabili e audaci creazioni spaziali e alla padronanza della tecnica che, con una sempre più viva penetrazione dei problemi statici e strutturali, permise la loro realizzazione [...] ma se importante, anzi fondamentale, è lo studio delle questioni tecnico-compositive, occorre non trascurare, accanto ad esso, le parti decorative, che Roma, se pure trasse dalla Grecia, trasformò secondo il proprio spirito, sviluppandole e piegandole alle necessità e ai ritmi delle sue architetture.909

Si desume molto chiaramente dalle sue parole come l'analisi della decorazione architettonica in uno studio archeologico - ma anche ad altri livelli - risulti essere molto importante, sottende ai processi di urbanizzazione e di monumentalizzazione urbana, dei cui processi "essa è per altro la spia, il fossile guida privilegiato ben più delle testimonianze di cultura materiale", e nel nostro caso in particolare "il fenomeno è tanto più avvertibile in Italia settentrionale negli ultimi due secoli della Repubblica e nella primissima età imperiale, nel periodo cioè corrispondente a quella complessa trasformazione storica che portò questo territorio alla completa integrazione nello stato romano"910.

III.2. La storia degli studi.

Le informazione che può fornire lo studio di un elemento architettonico come un capitello sono molteplici, riguardano le notizie sulle maestranze artefici del prodotto architettonico, ma ancor di più sulle somiglianze tipologiche si possono individuare le influenze che ebbero i principali centri artistici su altre aree911. Tra i primi importanti studi sui capitelli si può ricordare quello del Weigand nel quale si interessò dello studio del capitello corinzio greco; prima di lui gli studi in materia furono molto esigui, tra i più importanti lavori quello del Puchstein, Das ionische Kapitell del 1887 (con le indicazioni sulla scarsa bibliografia anteriore), dove si impostò il problema dell'origine del capitello ionico ermogeniano, e ancora gli studi del Müller, dell'Hittorf, del Chipiez e del Riegl sempre

909

CREMA 1940, p. 215.

910

CAVALIERI MANASSE 2005, p. 53; cfr. anche DE MARIA 2000, p. 288.

911

collocabili nell'ultimo quarto del XIX sec. d.C.912. Da ricordare l'importante volume

Untersuchungen zum korinthischen Kapitell del 1921 della Gütschow che ha il merito di

occuparsi del primo capitello corinzio conosciuto, quello del Tempio di Apollo a Bassae in Figalia (Arcadia), o ancora il lavoro del Ronczewski del 1923 Variantes des chapiteux

romains, in cui l'autore gettò le basi per stabilire una cronologia in base al tipo, operazione

che viene ripresa dallo stesso autore otto anni dopo nel Römische Kapitelle mit pflazischen

Voluten913. Procedendo a grandi tappe nella storia degli studi incontriamo un lavoro del 1932

di Lars Fajerling, The Transformation of the Corinthian Capital in Rome and Pompei during

the Later Republican Period, dove l'autore approfondì lo studio del capitello corinzio italico

(non considerandolo un tipo generico, ma suddiviso in più varianti)914. Nel 1936 arrivò un lavoro fondamentale e interessante soprattutto per la conoscenza dei capitelli dal IV al VII sec. d.C. paleocristiani e bizantini; è questo il Kapitellstudien del Kautzch, mentre tre anni dopo il Kähler con Die römischen Kapitelle des Rheingebiets si occupò dei capitelli della zona renana e in due capitoli brevi dell'Italia e della Gallia meridionale915. Dopo l'interruzione provocata dalla guerra riprese lo studio dei capitelli, nel 1948 si svolse a Perugia il V

Congresso Nazionale di Storia dell'Architettura, Giulio Cressidi mostrò alcuni esempi di

come fare una schedatura dei capitelli e propose di separare in categorie i pezzi provenienti da Roma e tutti gli altri916. Nello stesso convengo Valnea Scrinari si occupò dei capitelli di Spalato917, successivamente, a quattro anni di distanza, la studiosa ebbe il merito di pubblicare

I capitelli romani di Aquileia918, ovvero per la prima volta ci si concentrava sullo studio

sistematico di una singola località della Venetia et Histria; a questo studio ne seguì un altro qualche anno dopo: in questo caso venne presa in considerazione l'area nord-orientale della regione (in particolare Trieste e Pola) di cui si stilò un catalogo919. In seguito, un'analisi dei dati stilistici dei singoli capitelli venne fatta nel 1958 da Gian Guido Belloni a cui seguirono degli studi simili920, mentre da ascrivere agli anni Sessanta sono i lavori di Raffaella Farioli (1964) I capitelli paleocristianni e paleobizantini di Salonicco che passò in rassegna i vari tipi di capitelli dal III-IV sec. d.C. in poi, e un'altra serie di lavori incentrati soprattutto sullo

912 PENSABENE 1973, pp. 17-18. 913 PENSABENE 1973, p. 18. 914 PENSABENE 1973, p. 18. 915 PENSABENE 1973, pp. 18-19. 916 CRESSEDI 1957. 917 SCRINARI 1957. 918 SCRINARI 1952. 919

SCRINARI 1956; cfr. PENSABENE 1973, p. 20; SPERTI 2007, p. 103.

920

studio dei capitelli corinzi921. Un punto di svolta è caratterizzato dai lavori di W. D. Heilmeyer del 1970922 (sullo sviluppo del capitello corinzio canonico) e il lavoro del 1973 di Patrizio Pensabene923 (un corpus di capitelli ostiensi) che hanno il merito di approfondire il contesto storico e impostare una ricerca per località; da questi lavori si possono acquisire nozioni fondamentali sui modi tempi e forme della produzione924. Nel panorama generale, a questi lavori ne seguirono altri più specificatamente attinenti alla X regio che permisero di delineare in maniera più approfondita la plastica architettonica della Venetia orientale fino ad allora ancora scarsamente documentata925. Molto importante l'indagine sul Capitolium di Brescia926 e l'analisi della decorazione architettonica dal periodo tardo-repubblicano all'età giulio-claudia di Aquileia, Trieste e Pola da parte di Giuliana Cavalieri Manasse del 1977927, che permisero di avere da un lato un quadro più completo della plastica architettonica della

Venetia orientale, dall'altro di mettere in luce peculiari aspetti di Aquileia e centri vicini928.

Sempre del 1977 venne pubblicato uno studio sui capitelli corinzi dal teatro di Berga a Vicenza929, e pochi anni dopo, nel 1980 uscì un'altro studio sul Foro di Aquileia, nello specifico sui capitelli severiani930. A questi lavori si aggiunse l'importante catalogo dei capitelli del Museo Archeologico di Verona del 1983 ad opera di Luigi Sperti931, il quale va a sommarsi ad un precedente lavoro del Kähler sulle porte urbiche della città932. Ancora molto significativi gli studi del materiale del Museo Archeologico di Pola e l'analisi del materiale del Lapidario del Museo Archeologico di Padova dopo il suo riallestimento933. Più di recenti da ricordare il lavoro della Di Filippo Balestrazzi del 2001 sull'indagine dei capitelli del Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro934 seguito, l'anno successivo, da un lavoro sui

921 PENSABENE 1973, pp.21-22. 922 HEILMEYER 1970. 923 PENSABENE 1973. 924

CAVALIERI MANASSE 1977, p. 19; SPERTI 2007, p. 103.

925

Come lamentava CAVALIERI MANASSE 1977, p. 19: "Per le province, nel caso specifico la Cisalpina, la documentazione inerente i singoli centri, salvo quello parmense, è ancora così incompleta a questo riguardo, da rendere difficile un organico inquadramento della cultura artistica della regione, della sua formazione e dei suoi rapporti con Roma."

926

FROVA, ROSSIGNANI, CAVALIERI MANASSE 1975.

927 CAVALIERI MANASSE 1977. 928 SPERTI 2007, p. 104. 929 GALLIAZZO 1977. 930 LOPREATO 1980. 931 SPERTI 11983. 932

KÄHLER 1935. Cfr. SPERTI 2007, p. 104, in particolare nota 10.

933

Padova romana, 1994.

934