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Dalla protostoria all'arrivo dei Romani: la tradizione.

LA PROVINCIA DI BELLUNO IN ETÀ ROMANA: ASPETTI URBANISTICI E TERRITORIAL

II.2. Dalla protostoria all'arrivo dei Romani: la tradizione.

Come visto nella parte introduttiva già Polibio nella metà del II sec. a.C. nella trattazione più ampia della descrizione dell'Italia prendeva in considerazione anche le Alpi, delle quali rimarcava il carattere di barriera naturale e di sede di numerose popolazioni237. Sarà poi Augusto, dopo aver pacificato la totalità delle frontiere, a dare un lungo elenco di

228

BIANCHIN CITTON 2006, p. 15; MONDINI 2013, pp. 113-121.

229

LEONARDI 2004, p. 73; BIANCHIN CITTON 2006, p. 15

230

Il sito è ubicato sulla sommità e sui fianchi di un colle che domina la valle del Cordevole e la valle del Piave; cfr. LEONARDI 2009, p. 17. 231 LEONARDI 2009, p. 17. 232 BIANCHIN CITTON 2000, p. 30. 233 BONOMI 1999, pp. 89-94. 234 BOSIO 1991, pp. 149-155; ROSADA 1992, pp. 39-50. 235

GANGEMI 2008, p. 139; cfr. anche MONDINI 2013, pp. 121-131.

236

ZAGHETTO 2009, p. 25; NASCIMBENE 2013, p. 133.

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gentes alpinae devictae238 (che ormai afferivano alle città più prossime), ma solo con la discriptio Italie all'interno della Naturalis historia di Plinio (edita nel 77 o 78 d.C., ma nella

quale l'autore dipende da fonti letterarie, monumentali, epigrafiche di età augustea239) possiamo avere qualche notizia diretta (seppur vaga) sui territori presi in analisi:

In mediterraneo regionis decimae coloniae Cremona, Brixia Cenomanorum agro, Venetorum autem Ateste et oppida Acelum, Patavium, Opitergium, Belunum, Vicetia. Mantua Tuscorum trans Padum sola reliqua. Venetos Troiana stirpe ortos auctor est Cato, Cenomanes iuxta Massiliam habitasse in Volcis. Feltrini et Tridentini et Beruenses Raetica oppida, Raetorum et Euganeorum Verona, Iulienses Carnorum. dein, quos scrupulosius dicere non attineat, Alutrenses, Asseriates, Flamonienses Vanienses et alii cognomine Carici, Foroiulienses cognomine Transpadani, Foretani, Nedinates, Quarqueni, Tarvisani, Togienses, Varvari240

Plinio ricorda l'oppidum retico dei Feltrini, quello veneto di Bellunum e menziona anche quello dei Catubrini (gli antichi abitanti dell'odierno Cadore forse afferenti al municipium di

Iulium Carnicum)241, aspetti poi ripresi e ribaditi anche dalla storiografia successiva242. Molti

secoli dopo, il Cardinale Pietro Bembo nella sua Storia Veneta (scritta tra il 1487-1513) raccontava che Giulio Cesare fece incidere su un marmo un distico che recitava: "Feltria

perpetuo nivium damnata rigori, forte mihi posthac non adeunda, vale"243, ma l'iscrizione -

che era murata nella porta cittadina - durante l'incendio e il saccheggio della città nel 1509 da parte dell'imperatore Massimiliano I d'Asburgo sarebbe andata perduta244. Ancora, il frate francescano e storico feltrino Antonio Cambruzzi (1623-1681) nella sua storia di Feltre racconta un altro aneddoto secondo cui Giulio Cesare quando vide le acque impetuose del Cordevole avrebbe esclamato: "Cordubium habeo" ("Ho l'animo dubbioso") e da cui

238

Aug. RG 26, 3 e Svet. Aug., 21. Sulle fonti e sul periodo in questione v. LAFFI 1976, 391-418; GABBA 1988, pp. 58-60 e BRACCESI 1982, pp. 58-60.

239

BRACCESI 1982, pp. 68-80; RODDAZ 1984, pp. 573-591; SERBAT 1986, pp. 2078-2079; BASSIGNANO 1995, p. 97; BUCHI 1995, p. 75; BUCHI 2001, p. 133.

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Plin. nat., III, 130-131. "Nell'interno della decima regione, nel territorio dei Cenomani, sono le colonie di Cremona e Brescia; in quello dei Veneti, la colonia di Ateste e le città dei Asolo, Padova, Oderzo, Belluno e Vicenza. Mantova è la sola città rimasta agli Etruschi, al di là del Po. Secondo Catone, i Veneti sono di stirpe troiana, mentre i Cenomani vivevano presso Marsiglia, nel territorio dei Volci. Le città dei Reti sono Feltre, Trento, Berua; dei Reti e degli Euganei è Verona, dei Carni Zuglio. Ci sono poi le seguenti comunità: gli Aulutrensi, gli Asseritati, Flamonia Vania, Flamonia Carica, Forum Iuli Transpadanorum, i Foretani, i Nedinati, i Quarqueni, Treviso, i Togiensi, i Varvari.". Cito dalla traduzione di BARCHIESI, CENTI, CORSARO,

MARCONE, RANUCCI, 1982, p. 457.

241

Cfr. CAPOZZA 1987, p. 443; BUCHI 1995, 75-76; BASSIGNANO 1995, p. 127; ALPAGO NOVELLO 1998, p. 19.

242

Cfr. BUCHI 1995, p. 76 in particolare le note 9, 10, 11.

243

"O Feltre, condannata al perpetuo gelo delle nevi, che per buona sorte io non debba venirci mai più, addio " cito dal passo e dalla traduzione che leggo in ALPAGO NOVELLO L. 1998, p. 21. Cfr. anche PILONI 1067, I, f. 12.

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deriverebbe, appunto, il nome del fiume (in latino Cordubium)245. In tutti e due i casi non si tratta di dati certi, anzi nel caso del Cambruzzi è una ricostruzione puramente fantasiosa, ma al di là di dell'intento della tradizione locale di far risalire la fondazione di Feltre a Cesare, non è da escludere che il futuro dittatore in transito nella Cisalpina246 e che più volte fu a svenarne ad Aquileia, sia transitato per il centro feltrino247. Per quanto riguarda Belluno, il Giorgio Piloni nella sua Historia della città di Belluno, ricordava: "Queste e tante diversità tra li scrittori hanno talmente confuso le cosse di questa Cittade, che non si sa risolvere, qual sia stata la prima origini delli popoli Bellunesi. Perché, se vorremo credere a Plinio, Tolomeo, e altri, che tra Veneti descrivono il Belluno, l'origine de Popoli Veneti sarà l'origine delli Bellunesi"248. Sempre il Piloni, ricollegandosi alla tradizione locale, ricorda che nel periodo preromano le valli bellunesi siano state per un lungo periodo disabitate a causa di una pestilenza, cosicché i ruderi abbandonati divennero nidi di serpenti (e da qui il nome di "Valle Serpentina" attribuito alla Val Belluna)249. E ancora in quanto scrisse il conte Florio Miari - che si riagganciava alle precedenti tradizioni - appare evidente la difficoltà che avvertiva nel ricostruire le vicende storiche di queste zone:

non è facile il conoscere quando i popoli veneti passarono sotto il poter de' i romani. Polibio racconta averne contratta amicizia avanti la discesa di Annibale in Italia. Più storici ricordano essere stati poscia compresi nella Gallia Traspadana: e quando a questi popoli fu accordata la romana cittadinanza, anche Belluno averla ottenuta. Ci rimangono ancora non poche lapidi, nelle quali si fa menzione di duumviri, triumviri, quattrumviri, flamini e decurioni; e se non è certo che Belluno fosse allor Municipio, ne godette almeno tutti i diritti e i privilegj250

245

ALPAGO NOVELLO L. 1998, p. 21. Anche questo aneddoto viene ricordato da PILONI 1607, I, f. 12: "[...] dicono gli abitatori del paese, che venendo Cesare alla Città di Belluno a quella di Feltro quando giunse ad un torrente, che è nel territorio Bellunese, sette miglia fuor Cividale, essendo l'acqua alta e torbida, si fermò un gran pezzo. Poi dimandandogli i suoi, perché non passava, rispose, Cordubium habeo."

246

Cfr. Hirt, Gall,, VIII, 51-52.

247

ALPAGO NOVELLO 1998, p. 21.

248

PILONI 1607, libro I, f. 3

249

PILONI 1607, libro I, f. 4. In linea di massima questo periodo di interruzione troverebbe una certa conferma nella scarsità di ritrovamenti archeologici tra il III e il II sec. a.C. Cfr. ALPAGO NOVELLO 1998, p. 21

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