UnamitcnanlMia riaoluxivur
La
nottenveagiùcopertodel brunosuo stel-latomantoil cielo, ela luna,leggermente ve-lata,pareva contemplarecon dolorelospettacolo commoventedeH’affamata miseracittà. I convo-cati cittadini, ivano,coiranimo ingombrodimesti pensierij alla solenne adunanza. Li accompa-gnavanolepietose donne,egiunti all’entrare delpalazzoli confortavano, liscongiuravano a noncedere. Giungevanoinfine processionaImen-tei parrochi, ilCapitolo eMonsignore salmeg-giandoedimandando aDio,edaiSanti protet-toriassistenza,consiglio e coraggio. Riverente33
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la niollìtudincsischierava e libero lasciava loro il passo, econ devotoanimoriceveval’ episco-palebenedizione.
Assisiche tullifurono, ederano più di dugenlo,ilprimo consoleBonarelli che presie-deva,con chiarezza ed ordine espose:esserela miseracondizionedellapatria ridottaatale
,che
se prontamentenon era soccorsa bisognava as-solutamente perisse fra glislrazj orribili della fame,ofosse abbandonalaalfurorebrutale di miinesorabilecrudele nemico
;chein.sì terri-bilefrangente^le autorità,dopo avere tentato ogni mezzoperevitare l’uno el’altromale, ave-vano questa straordinaria numerosa adunanza convocala,alTirichèognunoliberamente espoues seciò che il suo patriottismo gli suggerisse^
che ilpopolo inuna calma .sublime attendeva una pronta decisione. Rammentassero tutti gli sforzigloriosi finoad orafatti perresistere alle duepiù grandipotenzedella terra iniquamente collegaieperla mina della repubblica, cheil
cederefarebbe perdere in unistanteil frutto di tantedurale fatiche,stentie pene.Però esami-nasseroipiù savj,cercasseroipiùanimosimodo
di evitareunfinesìdeplorabile. ' Levatosiallora Voratoregrecodomandòed ottenneilprimola parola.
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Duegrandi potenze,disse,èvero, con-troognidritto,econ inauditaperfidia hanno, pur troppo ridotta quest’ inclitarepubblica adun periglioestremo, mavi èsulla terra una |)o-teuza egualmente grande che l’amaela pro-tegge,0che non mancherà certo di ajularla.L’augusto imperatore d’Orientenonignorai vo-strimali,e l’animosuocheègenerosoe gran-desaràcommossodella fede^delvalore, della costanzavostra.Ionon dubito,illustri cittadini, cheprontononsia il soccorso;eforsein que-stoslessomomento, cento e cento galere ve-leggianodall’orientecarchedivettovagliò e d’ar-mi,per venire adattaccareilnontemutoLeone alalo.Perseveraleadunqueancora qualche giorno e saremosalvali.
—
Le parole dell’oratore greco, disseilsignor Fazioli, sono belle di speranze
future-ma noi spinti dallafame, non possiamo più in alcunmodo indugiare;esigela suprema ne-cessità una prontarisoluzione,ed ionon veggo che due solevieperuscireda questolaberinlo d’ognimale: la primadi cedere,lasecondadi perire. Ioopino perlaseconda.Alloramonsignore levatosidisse:
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Cedere operire, diceva ilcittadino Fa-zioli,e generosamente opinava per l’iillimo. I»—
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certo non tengo^ e l’intero nostro clero non tienea questa miseravita;peròne accuorail pen-sare quanti dolori, quanti strazj, qual lunga agoniaprecederannoladolorosafine dinoitutti;
chèla natura mantieneper ognimodo il sacro drittodell’esistenza. Però io sarei d’avvisodi tentaredinuovogliaccordi colnemico^ emi offrocol mio clero d’irne a lui processionai-mente.
Levossialloraungiovane c prontamente rispose:
—
Degnaècerto dilode laproposta delvenerabilenoslro pastore,enessuno di noi dubita chemossa nonsìadapuro e santo amo-redipatria. Però oltreché non avrebbe certa-menteilbramatosucces.so(inemici nostrinulla avendod’umano e di cristiano quantunqueil
barbarolorcaponeportiil nome
)perchècerti ornaiqueibarbari di poter quivi sbramarela loroingordafamediricchezze,anessun accor-dovorrannocalare; iocredo inoltre, che Pan-datadel clero spiacerebbe alla moltitudine,la qualej prontamente assimigliando i fatti^ con-fonderebbelamagnanimitàdelnostro collaviltà di quellodiTortona.
Un mormorio mistod’approvazionee disap-provazioneaccolsequeste ardileparole.La folla che ingombrava,anzi investiva il ]>alazzo dal
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veslibolofino alluogoriservatoalpubbliconella sala stessa,mormorava,no!no!nessun accordo.
—
Moriamo,moriamo piuttosto. Monsignoree il clero restinofranoi—
potrebbeessere tentatodi farecome quellodiTortona^no... VivaAncona—
Viva rItalia—
Morire, morire,cedere mai epoimai.Ledonne gridavano
,levandoinariai semi-vivilorfigliuoletti:
—
ah!piuttostomangiate que-stemisere nostre carni,anzichécedere.In mezzoa questo tumulto di vocie pa-rolesì discordanti,unvenerabilevecchio cieco trassesi avanti ed infìammato di patria carità pronunciòquesto memorandodiscorso.
—
Cittadinid'Ancona,io purefui console diquestacittà quando il re Lottarlo con un potenteesercito ci assediava.Ei presumeva sot-tometterci ad una perpetuaservitù^ma fuben prestocostrettodi ritirarsi con ignominia. Altri Re^altriImperatori, eprimaedopo fallirono nei loro attacchicontrolanostra patria.Quale eterna vergognanonsarebbe per noi,.sequesta città che hasivalorosamenteresistito allapotenzaloro, oracedesseadunprete?Che umiliazioneil ve-dertrionfare de’ nostri soldatiunVescovo! Ram-mentate,Cittadini d’Ancona,la mala fede teu-tonica,e l’odio tedesco pelnome latino.
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vengavidi Milanoche Federigo
,pochi anni fa ilaspianataad ontadeliesuepromesse,esiate certicheii sommettervi all"Arcivescovo di Ma-gonza sarebbeii peggiore^ilmassimodeimali.
Tentate dunque l’ultima prova, inviando una fortesommadidanaro ad alcunode’vostriamici^
echiedendoglisoccorso.Chesepermala ventura nonriusciamojallora colle stesse nostre mani gettiamo nel mare le nostre ricchezze, onde nonnesialietoilladrone vincitore,e tutti lan-ciamoci controdilui,ecooihattendo moriamo.
Paroledigioja,accenti d’entusiasmo, ap-plauso di mani, lagrime, sospiri, teneri am-plessi, caribaciaccolsero l’orazione delvecchio^
tuttiapprovaronoil suoconsiglio
, ilquale elet-tricamente passòdibocca in boccae galvaniz-zò,percosidire, tuttiquei cadaveri. L’assem-bleadecretò immediatamentedi raccogliere le offerte deicittadini,lequalicumulatecolla pe-cuniadel comune formerebbero una sufficiente
sommaal grandeuopo. Dettoefatto,un’arca
,
apertanel vestibolo delpalazzo,siriempied’oro, (l’argento
,dipietre preziose,che uomini, donne a gara vengono adeporvi. Lasignora Mariae le altre gentildonne vi apporlano tutti i loro giojelli equant"oro possedevano.Ah!quantefur visto poveregiovinette, fanciulle e spose,liete
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econtonletogliersi dagliorecchi,dalle manii cari pegnidi un castoamoreper offrirli alla patria!Quante vecchiemadrilevaronsi dal collo unasacraimmagine d’oro o d’argento, ultima lororicchezzaeladeposeronell’arca! Gli uo-minipurediogni condizioneviapportarono quel pocodidanaro chelacarestia loroavealasciato, e,cosa rnaravigiiosa
,persino alcuni avari vi de-posero ancb’essi dell’oro,tanto è potente nel cuordegliuomini, quandoèprofondo,ilpatrio amore!
Mentrepertal modol’arcariempivasi^nel gran consigliocercavasiil mododimandaread effettola propostadel vecchio,edilprimo Con-soleinvitavai cittadiniafareleloro
proposi-zioni.Allora unpopolano, pernomePietro, detto l’ardito, perchèavevainvarie occasioni salvato lavita adiversinaufraganti,disse
—
Signori,ame basta l’animo con due altriuomini dicoraggio^ calando in mare da unacertarupe condurre interrasicura due o trepersonecol tesoro.Subito duealtripopolani,conosciutigiàpel valoree probità dissero
—
EnoiPietrosaremo con teall’impresa,che nèlerupi,nèilmareci spa-ventano,efaremointutto, quellocheci ordi-nerai.— m —
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siabene^ gridarono tulli.editre po-polani congiuntisiinsiemesistringevanolamano, s'abbracciavano,edandavan superbidi coope-rareessipure allasalvezza della pairia. Questi treuominiappartenevanoai Politici.Ciò fatto^ fudomandatoachisi farebbe ricorso. Chi di-cevaal Papa,chiaPisa,chi aGenova,alcuno aFrancia. Don Giovanni domandata la parola espose;che'ilbisogno essendo grande^pressante, urgentissimo,conveniva cercareunajuto vicino,
sicuroepronto,poiegli opinava, ed era per certisuoi molivi particolarisicuro,cheilsignor Marchesella di Ferrara e la nobii contessadi Berlinoroavrebbero certamenteassuntoil gene-rosoincaricodiraccogliereprontamenteuna buo-naschierad’armatiedivolare inajuto di An-cona.Perciò egli era di parere chegl’inviati n’andassero,unoaBerlinoro,e l’allro a Ferrara.
LagrandeautoritàdelDaChiofece subito adottarelasuaproposizione;ed egli stessoper acclamazione funominato ambasciatore con fa-coltà diaggiungersiunoo duecolleghi; eglisenza esitarenominòildottore eGuglielmo. Ciòfatto, ilgranconsigliosi sciolse
,chegiàlanotte pre-cipitavasuoi passi arisvegliar l'aurora; e tutti
confortatidaun raggio di speranza rendevansi allelorcaseecercavanounsonnomenoagitalo
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dalla fameedalUmore. I tre inviati unitisia Pietroedaisuoidue compagniriuscironoperla destrezza dilui acalarenel mare coltesoro,e vogare versoterrasenzaessere scorti dalnemico, e quando l’aurora coronata di rose appariva sull’orizzonte, i fortunati navigatori mettevan piediaterranellevicinanzediFalconara.
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CAPITOLO
XIX.(àr ln«l«(l«1HitrcbcscUike«Ila Ooii(c«HHt
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Soppesibentostonellacittàil felice esito del progetto diPietrol’ardito,ednnraggiodi spe-ranza conlbrtavai cittadinia tollerare gliognor crescentiorroridella fame.Le chiese si riem-pivanodeliedevote genti,lequaliconcalde pre-ghiereefervidi votidomandavanoaDiod’ assi-stere gl’inviati; sicché prontamente ajutatala misera città,fosse daU’imminente minasalvata.
Siebbe pur vocenelcamponemicodi que-sto fatto,e l’Arcicanoelliere ne fu oltremodo sdegnato, e andava ripetendo coi Conino
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iVenezianici tradiscono,sonoitalianianch’essi,
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fan pariedella maledella lega
;e poiquesto Am-miraglio non mipiace.
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Qualche amicodegli Anconetani, sog-giungevailCunino, avràloropromessoungrasso guadagno,equestimercantacci,chenon cono-sconoaltro Dio chel’oro,seciòlorconviene, senzascoprirsi,laloro politicaessendo tenebro-sissima,avrannorispostocon qualcheparola am-bigua,chesi possasempre doppiamente inter-pretare, secondochè Tinteresse, e l’egoismo esigono.—
E adesso, ripigliava Cristiano,come dobbiamo condurci?Discendereagliaccordicon quei ribaldi, mai. Lamentarci coirAiumiraglio,
forsesarebbepeggio.
—
Dissimulare, rispondevail Cunino;far direagliantiguardi,che già gl’inviati ancone-taninonsonoriusciti nella loro missione;poi qualche tempo dopo, che sonostatipresied im-prigionatida unodeiBaronifeudalidell’Impero.Consimili edaltredicerie,sparseatempoecon bell’arte, iosperoriusciremoa fareentrarenel cuorediquestimalnatiladisperazione,laquale congiunta all’estrema fame, listrascinerà a’ no-stripiediadimploraremercè. Noi più irremo-vibilidelle rupichecistannointorno,seguendo resempiodell’augustonostro monarca coi
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lanesi,risponderemo lorodi rimellersi alla di-screzionenostra,poi resipadronidella Città,la tratteremocomemerita.
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CredojrispondevaCristiano,che code-stovostrodivisamento siasavioemiviattengo, e v’incaricodidaregliordiniche giudicherete necessari allasuaesecuzione.L’ammiraglio pure aveva saputo che una leggierasaettiaerariuscitaa fuggirsi dal blocco, ene avevafattoipiùamari rimproveriagli uf-ficialidiservigio
;ma in cuor suo ne gioiva
,
poichédetestava grandementeitedeschi, ed il
suo gaudioera tantopiùgrande chenonlo tur-bavalatema d’incorrere nella disgrazia della repubblica,laquale,strettadatuttelepartidai collegati della Lega che altamente disapprova-vanoilbloccod’Anconajaveva promessodi ri-tirarsi,ogni qual volta far lo potessecon onore, ed avevaaquesto finedatelesueistruzioni se-gretissimeall’Ammiraglio.
Intanto che queste cose avvenivano nel camponemico,i nostritre inviati,giuntia ter-ra,cavalcavanonotte egiorno perarrivare pron-tamente.Il dottoree Guglielmo a Bertinoro
,
DonGiovanni aFerrara. Giunti che furono i
due primi alla presenza dell’illustre Contessa Bertrada, vedova delconte Bertinoro, furono
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benissimo accolti. II dottore, coU’eaergica sua eloquenza,dipinse lemoltesventurecheiCieli avevano cumulate sulla iurelicissima Ancona, narrò Veroica resistenzadei cittadini,la fermez-za loro nelsoffriregli orroridellafame lapiù estrema, l’entusiasmo veramente sublime delle donne,uniconella storiadelmondo^la risolu-zionemagnanima presa neigranconsiglio^ ap provalaedapplauditadalpopolo,ditentareogni mezzo,e poinell’ultimoestremoseppellirsisotto leruinedella patria.Commosse questoracconto grandemente tuttalacorte,quandopoi
Gugliel-moalla suavoltaraccontòilfatto maraviglioso della signoraStamura,ecolleparolelepiù te-nereaccompagnate dacaldelagrimedescrisse lo statoinaudito dellasuaVirginia,lepietosedonne ed iprodi cavalieri piansero alsuo pianto, e tutti unanimi gridarono, all’armi, all’armi
, si
soccorra l’invittacittà.
LaContessa mandòsubitofuoriun bando chechiamavaall’armitutti isuoivassalli^ suo tiglio,vaghissimo giovinettodi20 anni, con-giuntosisubito d'amistà conGuglielmo, gioiva ed impazienteaspettava l’istante dimettersi in camminoalla lestadei iiuoiper fare la prima provadicavalleria percagionsibella.Sua ma-dre,cui scorreva nellevene sangue romauo
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sendodeirillustrR famigliadeiFrangipani, loda-va losselodelsuoRanieri^edessa stessa, pro-de e coraggiosa comeera,si proponevaa met-tersialla testade'suoi cavalieri ede’suoi
vas-salli. Il dottore ebbecommissione di battere i
paesi circostanti,esaldarecoi denaridella Con-tessa quantipiùuomini d’armi poteva. Gugliel-moedil giovineconteivanper tutto incorag-giando,affrettando gliapparecchidiguerra. I^e nobilidonno infiammatedall’esempiodelle Anco-netanepreparavanocolledelicate lormanibende efilaccie,succhid’erbe edaltro pei feriti, ve-gliavanoesse stesseallaconfezione delpaneed altrevettovagliesiperil campoche per con-fortareil piùsollecitamente possibileipoveri
af-famaliAnconetani. Era pertutto quel contado un movimento straordinario;qui si allestivano lancie
,làcorazze,quiviarnesi,làfaretre^ ar-chiesaette.
I giovaniinstruttidai vecchi,lasciatoogni altro,addestravansi chi a scagliarfrecciee
gia-vellotti,chi asostenerl’impetodeifanti, schie-randosi, stringevansi protendendolelancie e for-mandonediga invincibile; chiruotava laspada, chi con finta guerra apprendevaad attaccare^
schermirsi, difendersi dalnemico, chiusonell’armi edalloscudocoperto.
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Ildottore nelle suescorrerie, dovenon e-rano,creava Politici ed atulli ispiravaun amor santod’Italia^ una volontà decisadicacciarne ad ognicosto daleiil maledettostraniero. Ove
I»oiesi.stevanoiPoliticitrovavagrandeajuto,e scorgeva con viva gioja
,che incessantemente travagliavano alla propagazione dei loro prin-
cipi-Mentre questi preparativi si facevano a Bertinoro,Don Giovanni giungevaa Ferrara
,
ove era già per fama conosciuto dal signor Marchesella edaiprincipali cittadini. In quella città iPoliticieranonumerosie potenti, perchè lo stesso signoredellacittà, ilMarchesella,era de' loro. Caldissimoamatore d’Italia, avversoc nemicissimo deglistranieri,era dibuonora en-tratonellaLega,ecolla suaautoritàavevain- » dotti moltialtripotentatiafarne parte. Accolse dunque Don Giovanni come un amico ed un fratello,esenza porre nessun indugio^ diessi a raccogliereun poderosoesercito, onde volare allaliberazionediAncona.Stata sempre^diceva egli,ragguardevolissima repubblica; ed ora più che mai divenuta famosa per tutta Italia per l’eroicasua resistenza alle armi veneto-impe-riali.
Siccomeil Marchesellaera umanissimo
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gnoi’Petrattava isuoi sudditi piuttostoda pa-dreche da principe, cosi nonavevaeglimolte ricchezzej chèsoloi tirannisucchiandoil san-guede’lorosommessi neaccumulano.Peròmise subito tuttoquello che aveva alla disposizione diDon Giovanni,e tullie due senza posa si diederoa p^correrelecittà di Romagna edi
Lombardia,saldando quantipiùpoteronoarmati.
Manèil tesoro portaloda Don Giovanni^ nè quello del Marchesellabastandoa tanto uopo,il
generoso signordi Ferrara impegnò isuoi po-deri,edagliamici, e da altri,raccolse ilda-
^
naroglifacevabisogno,ed inpochi giorni eb-beunesercitodi3000uomini; messosipoi alla lorotesta in unconDon Giovanni espose loro conaccomodate parole; che si trattava d’una nolnleimpresa, quelladiaccorrere in ajulo ai-r inclita repubblicadi Ancona dalle armi impe-riali cintadal latoditerra
,e dallavenetaflotta bloccaladaquello delmare;che quantunquei
nemicicheandavano a combattere fossero nu-merosi,la maggiorparteessendo diquei lurchi tedeschi,chemai resisternon poterono al va-loreitaliano, sarebbero da essi, tutti italianie valorosissimi,facilmente sconfìtti
;cheinoltrela nobilcontessa diBcrtinoro sarebbesi coni suoi congiuntaadessi
, edanchemolli baroni,e
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gnor! diRomagna,chel’insolenzatedescahanno asdegno^erisolutisono per ognimododi cac-ciarliuna voltaper sempre dalle belle italiche contrade;si mostrasserodunque degni dell’alta missioneloro;preludesseroiprimiaigrandi av-venimentiche dalla santa Legasi stavano pre-parando; chebelloera il soccorrere ivalorosi oppressi.Chegii Anconetaniavevano riempitoil
mondopresente ed ilfuturodi meraviglia; che glorioso eraassociarsi ad essi,partecipando ad una fama immortaleeponendosi comestupendo ememorando esempio alle future generazioni.
Queste parole acceseroneicuori deigiovaniun santodesiodi scagliarsicontro ai nemicie que-stodesio fuespressocon questesemplici parole.
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Vival’Italia^andiamoallavittoriaoalla mor-te.—
Ed inque’tempii fatti eran più grandidelle parole! • ..
CAPITOLO XX
fVime
Abbìiitnovedutodalla relazionedegli Ediliche non restava piùperunapopolazionedibendodici milaanimealtro nutrimentoche cuojomacerato ebollito nell’acquajcon olioesale condito.E comel'ajutoche grinviati erano iti acercare non poteva giungere tanto prontamente
, così'
quest’ultimarisorsadiminuivaogni giorno, ela fame cresceva spaventevolmente.
Ora siamdunquegiuntia quellapartedel * nostro racconto,chepiù d’ogni altra ci addo-lora^vogliamdire alla descrizione della fame tormentosissima,estrema,che per molti giorni
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paiironoimiseriassediali.Chi potrebbemai con adeguateparoledipingerel’aspettolugubredella sventurata città?Le piazze. le contrade erano ingombredigroppii più commoventi, nondi uomini,madi spettri.Sarebbesidettoesser quel-lo unvastocimiteroanimatod’un lieve soffio di vita evomitante dallesue tombe cadaveri pal-lidi, smunti,gliocchior socchiusi,or spalan-cati, tutti profondamente incavati. Le goancìe livide e rugose nella giovinecome nella
paiironoimiseriassediali.Chi potrebbemai con adeguateparoledipingerel’aspettolugubredella sventurata città?Le piazze. le contrade erano ingombredigroppii più commoventi, nondi uomini,madi spettri.Sarebbesidettoesser quel-lo unvastocimiteroanimatod’un lieve soffio di vita evomitante dallesue tombe cadaveri pal-lidi, smunti,gliocchior socchiusi,or spalan-cati, tutti profondamente incavati. Le goancìe livide e rugose nella giovinecome nella