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Il CARA di Mineo: il business dell’accoglienza sulla pelle dei migranti

Capitolo 4. La Sicilia, terra di frontiera

4.3. L’accoglienza alle porte d’Europa

4.3.3. Il CARA di Mineo: il business dell’accoglienza sulla pelle dei migranti

Il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA) di Mineo è il centro di prima accoglienza più grande d’Europa.

Situato in provincia di Catania, nasce come residence per ospitare i militari della base NATO di Sigonella; si compone di quattrocento villette a schiera e originariamente ospitava circa mille persone. Nel 2010 gli americani lasciano il residence e nel 2011, con la “emergenza Nord-Africa", viene convertito a centro di accoglienza per migranti su decisione del Governo di allora, che vedeva Silvio Berlusconi premier e Roberto Maroni ministro degli Interni.

Poco dopo l’apertura, il numero di presenze all’interno del centro aveva già raggiunto cifre altissime arrivano a toccare picchi di cinquemila persone.75 Ben presto infatti sono

cominciate le prime proteste per la situazione di sovraffollamento e le condizioni di vita al limite della decenza. Con il tempo si è registrata una leggera diminuzione e i dati ufficiali risalenti a giugno 2015 indicano un numero di ospiti pari a 3.422.76

Il CARA è gestito da un consorzio di cooperative e conta trecento dipendenti. Sembra essere un paese a sé, distante da tutto, circondato da un'alta recinzione di filo spinato e con un presidio di polizia stabile al suo interno. Si trova a circa cinquanta chilometri da Catania, a ridosso della strada statale e ai piedi della collina sulla quale sorge la città di Mineo.

Si tratta di una sorta di ghetto che nel corso degli anni ha fatto discutere molto per i più svariati motivi, perché vengono date gratuitamente agli immigrati graziose villette, perché una così alta concentrazione di stranieri rappresenta una minaccia per la sicurezza dei cittadini, oppure perché è preferibile che siano tutti chiusi in un unico posto piuttosto che distribuiti per i paesi limitrofi. D’altro canto, quello che accomuna l'opinione dei più è la convinzione che andrebbero aumentati i controlli di polizia e dovrebbe essere vietato ai migranti di uscire liberamente, soprattutto di sera. Tale richiesta lascia intendere un’incomprensione diffusa sul ruolo rivestito dal CARA, che non dovrebbe essere inteso come centro di detenzione ma, al contrario, come centro di 75 Mazzeo Antonio, L’eterno e immobile limbo del Cara di Mineo, blog siciliamigranti, 01/03/ 2012

76 ANCI, Caritas italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes, SPRAR, in collaborazione con UNHCR, Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2015

accoglienza.

Molte persone vengono portate qui direttamente dal porto, successivamente allo sbarco, e spesso vi giungono anche minori che solo in un secondo momento vengono riconosciuti come tali e quindi trasferiti nelle apposite strutture.

Una volta nel centro, la prima cosa che viene fatta è il bedge individuale necessario per riconoscere e tenere il conto degli ospiti presenti. Per ogni ospite registrato viene versata la quota individuale giornaliera di 35 euro; se per tre giorni consecutivi non viene effettuato alcun timbro di entrata o uscita, il bedge viene automaticamente bloccato. Questo sistema, creato per gestire un così vasto numero di persone, è fonte di guadagni per l'ente gestore che in caso di allontanamento dell’ospite continua a percepire il contributo giornaliero per i tre giorni successivi.

Fin dalla sua apertura diversi enti di tutela denunciano le violazioni dei diritti fondamentali che si verificano nel centro. Di recente l’Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione ne ha denunciato alcune criticità in una lettera inviata il 25 maggio 2015 alle Istituzioni nazionali e locali.

Vengono portate in luce numerose omissioni relative ai servizi alla persona come ad esempio l’inadeguata assistenza legale nonostante la presenza di avvocati all'interno del centro, una delle cause dell’80% di dinieghi della Commissione Territoriale; la mancanza del servizio di mediazione linguistico-culturale, dell’assistenza sociale e psicologica; il mancato rilascio ai richiedenti asilo del permesso di soggiorno.

Il CARA è collegato solamente alla città di Mineo, per mezzo di due autobus al giorno uno che parte la mattina e uno che torna la sera. Molte persone quindi trovano il modo di arrangiarsi con soluzioni alternative: qualcuno si muove a piedi, i più fortunati in bici e chi ha qualche soldo da parte può usufruire del servizio di taxi abusivo. Si tratta principalmente di africani residenti nel territorio catanese che con una macchina privata effettuano il servizio di trasporto da e per Catania al costo di circa cinque euro. Questo è una dei tanti business illegali che nascono per rispondere ai bisogni ignorati dalle istituzioni che, così facendo, li alimentano.

Considerato che per ottenere il colloquio con la Commissione Territoriale e successivamente un permesso di soggiorno passa di media un anno, il CARA è una zona ad alta concentrazione di migranti senza documenti e questo fatto ha letteralmente introdotto il fenomeno del caporalato nella zona77 e alimentato la prostituzione.

77 Castronovo, A.E. (2015) Human Mobility Control and Labour Market of Migrants in Sicily the Case Study of the Cara of Mineo. Open Journal of Social Sciences, 3, 174-181.

La struttura non è assolutamente idonea non solo a garantire una accoglienza secondo gli standard prescritti dalla normativa interna e comunitaria, ma persino a rispettare le condizioni minime di sicurezza per i richiedenti asilo.

Dall'interno giungono numerose preoccupazioni sia per la mancanza dei documenti, che per i progetti personali di vita costretti alla paralisi per un anno o più. Le proteste riguardano anche il pocket money che anzi che essere consegnato in contanti viene dato in pacchetti di sigarette.

Per tenere sotto controllo gli ospiti del centro il metodo più utilizzato è quello della minaccia; con uno spregevole abuso di potere si gioca con la sorte dei richiedente asilo facendo leva sulla paura dell’esito negativo della Commissione.

Le giornate sono sempre le stesse, non è prevista alcun tipo di attività e i corsi di alfabetizzazione sono mal organizzati o poco frequentati, tanto che incontrando chi proviene dal centro è difficile trovare qualcuno che sappia parlare l'italiano.

Nel 2015 il CARA di Mineo è stato coinvolto nell'inchiesta Mafia capitale per illeciti sulle assunzioni e nell'aggiudicazione di un appalto da milioni di euro. La Commissione Parlamentare Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana ha confermato l’esistenza di un “filo rosso” che unisce le vicende del CARA ad ambienti politici ed istituzionali della Capitale.78 Durante l’attività conoscitiva della Commissione è emerso il tentativo dei

politici locali di ritagliarsi un ruolo nelle assunzioni segnalando personale, compresi familiari, spesso privo dei requisiti professionali necessari allo svolgimento dei delicati compiti cui sono chiamati. Inoltre iniziative finalizzate all’integrazione dei migranti si sono rivelate uno stratagemma per accedere al contributo stanziato di circa diecimilaeuro.

Negli ultimi mesi dell’anno 2015 il consorzio di Mineo non c’è più. C’è invece una struttura di missione del Ministero dell’Interno, guidata da un viceprefetto che gestisce direttamente il CARA; inoltre, il numero di persone è stato ridotto a circa 2.000.79

Tuttavia, sul centro di Mineo il futuro è ancora incerto.

http://dx.doi.org/10.4236/jss.2015.32023

78 Blogsicilia, Cara di Mineo, le tappe dell’inchiesta dell’Antimafia, dal blog siciliamigranti, 02/12/2015, http://siciliamigranti.blogspot.it/2015/12/cara-di-mineo-la-tappe-dellinchiesta.html?spref=fb 79 Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle

condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei centri di identificazione ed espulsione, Seduta n. 32 di Giovedì 3 dicembre 2015