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Il CPSA di Pozzallo, tra condizioni degradanti e inadeguatezza dei serviz

Capitolo 4. La Sicilia, terra di frontiera

4.3. L’accoglienza alle porte d’Europa

4.3.1. Il CPSA di Pozzallo, tra condizioni degradanti e inadeguatezza dei serviz

I centri di primissima accoglienza non sono inseriti all’interno di una cornice normativa chiara e precisa. Alcuni sono assimilabili ai Centri di Accoglienza (CDA) disciplinati dalla legge n. 563 del 1995, comunemente definita “Legge Puglia”, altri fanno riferimento al Decreto Interministeriale emanato il 16 febbraio 2006 con il quale vengono convertiti alcuni CDA in Centri di Primo Soccorso e Accoglienza, altri ancora nascono come strutture temporanee su disposizione dalla prefettura per far fronte a particolari situazioni di emergenza.

A Pozzallo, in provincia di Ragusa, è presente il Centro di Primo Soccorso e Accoglienza (CPSA). In funzione dal 2008, è ubicato presso i locali della Dogana ed è di proprietà della Regione Sicilia. Circondato da un’alta inferriata, fin da subito dà l’impressione di essere un centro di detenzione più che un centro di accoglienza.

Fin dall’inizio della sua attività è stato additato come esempio di cattiva accoglienza e luogo di numerose violazioni emerse nel corso degli anni.

La denuncia più recente risale all’11 novembre 2015, giorno in cui l’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) ha pubblicato il “Rapporto sulle condizioni di accoglienza nel CPSA di Pozzallo”, presentato all’attenzione della Commissione di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti.

Le problematiche più volte additate riguardano innanzitutto la tutela della salute e le condizioni degradanti della struttura. Questa si presenta in uno stato di deterioramento progressivo, con la necessità di lavori di manutenzione che non sono mai stati eseguiti. MSF denuncia alcune criticità quali, ad esempio, infiltrazioni di acqua dal tetto nell’area

dormitorio, aree di muffa nel locale del presidio medico, infestazione di blatte in tutte le aree del centro, servizi igienici malfunzionanti con l’assenza di porte e l’insalubrità dei servizi che creano condizioni degradanti.

Il centro ha una capienza di 180 posti, con un tetto massimo pari a 220, limite che MSF denuncia essere stato oltrepassato per lunghi e consecutivi periodi di tempo. Al contempo, associazioni di attivisti locali dichiarano che nel corso degli anni il centro ha ospitato tra le quattrocento e le ottocento persone.

Inoltre si verificano casi di trattenimento protratto, senza alcun provvedimento di convalida dell’autorità giudiziaria, con il divieto non solo di uscire dal centro ma anche di accedere alle aree all’aperto dello stesso. Questa tipologia di centri è deputata ad offrire la prima assistenza e le prime cure mediche, procedere all’identificazione e mettere le persone nelle condizioni di fare richiesta di protezione internazionale. Il tutto dovrebbe svolgersi entro un tempo indicativo di 24/48 ore71 ma in diversi casi il tempo di

permanenza si allunga arrivando addirittura a uno o due mesi.72 Una volta ricevuta

l'assistenza immediatamente necessaria e stabilita la condizione del soggetto, si dovrebbe procedere al trasferimento nel rispettivo centro.

La situazione appena illustrata si inserisce in un contesto di totale promiscuità causata dal fatto che la tipologia di struttura non permette una suddivisione degli ospiti in termini di genere, età e vulnerabilità. Per i minori non accompagnati non è presente un’ala specifica protetta ma condividono gli stessi spazi degli adulti. Lo stesso vale per le possibili vittime di tratta, tortura e altre forme di violenza alle quali non viene assicurato uno spazio riservato e protetto per offrire condizioni necessarie all’accoglienza e all’eventuale identificazione. Le donne sole non sono in alcun modo separate dagli uomini, dal momento che i due ambienti denominati “sala uomini” e “sala donne” non sono separati da alcuna barriera fisica.

La combinazione di questi fattori ha chiaramente un impatto negativo sulla sofferenza fisica e psicologica di persone appena arrivate, reduci da un pericoloso viaggio in mare e spesso da violenze e abusi occorsi in Libia.

In questo tipo di contesto MSF ha constatato come sia inevitabile l’insorgere di sintomi di ansia e stress che portano a episodi di agitazione e sono all’origine di tensioni tra gli 71 Direzione Centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo, Schema di capitolato di appalto per la

gestione dei centri di accoglienza, Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, DM 21 novembre 2008

72 Flore Murard-Yovanovitch, CPSA di Pozzallo - Centri fuori dal diritto, 23/10/2013,

stessi ospiti e tra gli ospiti e gli operatori che vi operano con difficoltà oggettive.

Per quanto riguarda i servizi alla persona si verificano ulteriori disfunzionamenti. L’ente gestore è obbligato a fornire il kit di prima necessità (vestiario, igienico e lettereccio) che talvolta non viene distribuito, talvolta risulta parziale o con articoli inadeguati e agli ospiti la cui permanenza è superiore alle 48 e alle 72 ore non viene re-distribuito. Inoltre è totalmente assente un servizio di informativa legale che offra spiegazioni esaustive circa le procedure di identificazione, di fotosegnalemento e lo screening iniziale per l’individuazione delle vulnerabilità.

Successivamente alla pubblicazione del Rapporto, il 30 dicembre 2015 Medici Senza Frontiere annuncia l’uscita dal CPSA di Pozzallo. La motivazione apportata fa riferimento alla mancanza di garanzie minime per una collaborazione efficace. Dopo diverse trattative non sono stati riscontrati segni di miglioramento rispetto alle carenze del sistema di prima accoglienza e non è stata espressa alcuna volontà politica da parte della autorità sia locali che nazionali.

Precedentemente al Rapporto di Medici Senza Frontiere, a maggio del 2015 alcuni europarlamentari avevano depositato una interrogazione parlamentare rivolta alla Commissione europea denunciando un altro tipo di violazione, ovvero “l’uso illegale della forza nei centri di accoglienza di Pozzallo e Lampedusa, Italia, per l’acquisizione delle impronte digitali dei migranti, comprese quelle dei minori, ai fini di identificazione”.73

La normativa che regola i CPSA è confusa e lacunosa di per sé e per quanto riguarda Pozzallo non risulta neppure chiara la sua formale istituzione.74

73 Interrogazioni parlamentari, Uso illegale della forza nei centri di accoglienza di Pozzallo e Lampedusa, Italia, per l’acquisizione delle impronte digitali dei migranti, comprese quelle dei minori, a fini di identificazione, 13 maggio 2015

74 ASGI, Il diritto alla protezione - La protezione internazionale in Italia quale futuro?, Programma annuale 2009

4.3.2. Una tendopoli al Pala Nebiolo: la cronicizzazione