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Caratteri geomorfologici ed idrografici rilevant

7 Esito di una convenzione di ricerca tra il gruppo SiTI ed il MiBAC.

5.2. I paesaggi vitivinicoli come tracce nella storia

5.2.2. Caratteri geomorfologici ed idrografici rilevant

La produzione agricola, ancor prima della produzione vitivinicola, necessita di peculiari caratteristiche non soltanto culturali, ma anche fisico-geografiche, dalla quali dipende la possibilità di impianto delle coltivazioni e di produttività dei raccolti. In tal senso, diviene di primario interesse per la presente ricerca concentrarsi sulle conformazioni geologiche, sulla morfologia dei luoghi, sulle reti idrografiche e sulle singolarità geografiche che contraddistinguono ciascuno dei sei paesaggi selezionati, al fine di mettere in evidenza l’alto livello di incidenza che hanno i fattori fisici sulla sistemazione e sulla tradizione agricola di matrice storica.

Come è stato più volte ripetuto, il paesaggio è un sistema complesso di relazioni, in cui ogni elemento ha particolare rilevanza sia come dato a sé stante, che come parte di una realtà articolata di legami e di reciproche influenze. Anche in questo consiste la duplicità del paesaggio: nella necessità di considerare, allo stesso momento, un determinato elemento sia a livello di dettaglio che a livello di insieme, in un processo di costante cambiamento di punto di osservazione e di vicendevole apporto di conoscenze: l’elemento visto da solo e l’elemento visto nell’insieme sono in grado di fornire ulteriori spiegazioni l’uno dell’altro.

di grande rilevanza, in grado non soltanto di contraddistinguere ognuno di questi paesaggi, ma anche di condizionare in maniera consistente l’attività produttiva di matrice agricola che vi è stata destinata.

Ognuno di questi fattori si dimostra determinante nel mantenimento delle attività agricole e nel conseguimento di buoni livelli di produzione vitivinicola, sia da un punto di vista quantitativo (in termini di quantità di raccolto e di prodotto lavorato) che da un punto di vista qualitativo: conformazioni geologiche particolari, caratteristiche geografiche e fisiche di esposizione e di strutturazione del territorio e presenza di corsi o di bacini idrici hanno una diretta influenza anche sulla qualità dei vitigni allevati e, quindi, dei vini prodotti.

La regione vitivinicola dell’Alto Douro, situata nella porzione nord-orientale del Portogallo, è caratterizzata da ripide colline racchiuse in strette valli, che si appiattiscono in un altopiano di circa 400 metri. La valle del fiume Douro (o Duero) costituisce l’asse generatore del paesaggio stesso, essendone uno dei principali elementi identitari: il Douro, di enorme rilevanza anche da un punto di vista storico (in quanto ha costituito un asse di comunicazione fondamentale per lo sviluppo dell’intero territorio), ed i suoi affluenti segnano i rilievi scavando vallate scoscese ed assumono molta importanza in quanto garantiscono l’apporto idrico indispensabile alla vita in questa regione, nella quale le scarse piogge (quasi nulle nei mesi estivi, da maggio a settembre) 3 e la difficoltà

delle acque di penetrare nel suolo (dati lo strato roccioso e la ripidezza tipici dei versanti collinari) hanno da sempre costituito uno dei maggiori ostacoli alla produzione agricola. I corsi d’acqua, anche grazie alla elevata inclinazione dei versanti, ovunque superiore ai 15%, nei secoli hanno scavato i substrati rocciosi dei rilievi, a seconda del grado di durezza delle rocce scistose e granitiche che li compongono.

La formazione geologica dominante nella regione risale al Precambriano ed è costituita da scisto-grovacche con affioramenti di granito: la durezza di questo substrato, quindi, si traduceva, in origine, con una mancanza quasi assoluta di suolo coltivabile. Da tali condizioni naturali è dipesa la decisione dell’uomo di provvedere alla costruzione di terrazzamenti contenuti da muri, nell’ottica di vincere l’eccessiva pendenza dei versanti e di ‘creare’ un substrato sul quale iniziare le coltivazioni. Parlare di ‘creazione del suolo’, nel caso dell’Alto Douro, non è errato: per permettere di abitare questa regione, l’uomo ha dovuto fisicamente frantumare le rocce scistose, riducendole in frammenti più piccoli, generando, così, quello che viene definito anthroposoil (ossia, terreno creato dall’uomo) e determinando in maniera inequivocabile una delle prime e più importanti trasformazioni di questo paesaggio.

Nel caso delle Cinque Terre, invece, la complessità morfologica è segnata dalla presenza di allineamenti montuosi disposti secondo l’asse longitudinale e presentanti versanti che scendono bruscamente verso il mare, ai quali si alternano fasce collinari decisamente meno ripide. Disposta lungo la fascia costiera ligure, al confine con La Spezia, la struttura geologica della regione è caratterizzata dalla presenza di due unità litologico- strutturali, le unità toscane e quelle liguri. Le prime, risalenti al periodo tra il Triassico e l’Oligocene, si sono sovrapposte al nucleo apuano originario, a causa di movimenti tettonici; in seguito, per fenomeni di scorrimento, le unità toscane sono state ricoperte dalle falde liguri (databili tra il Giurassico superiore e l’Eocene), per poi tornare ad affiorare localmente. Si tratta, perciò, delle presenza di due diversi substrati rocciosi, distinguibili in relazione ai fenomeni erosivi che assumono differenti caratteristiche, in base alla scistosità, alla composizione, alla stratificazione ed alla erodibilità stessa dello strato interessato: gli agenti erosivi (come, ad esempio, i movimenti del mare o il vento) producono effetti diversi in accordo con la natura litologica del supporto: fenomeni di più intensa erosione si registrano nei substrati scistosi-argillosi e marnosi (dai quali derivano i versanti meno ripidi e più ricchi di detriti depositati), contrapposti alla maggiore resistenza delle formazioni ofiolitiche e carbonatiche (che generano fianchi collinari più scoscesi).

La vicinanza con il Mar Tirreno e l’esposizione dei versanti coltivati (tramite la creazione di ciglionamenti , di lunette e di terrazzamenti sostenuti da muretti a secco) verso sud hanno giovato sicuramente all’attività agricola, soprattutto in termini di mitezza del clima e di soleggiamento della vegetazione. Anche in questo caso, dunque, il paesaggio è fortemente impresso dall’opera dell’uomo, che lo ha modificato al fine di permettere uno sfruttamento maggiore delle risorse e di migliorare la qualità della vita della popolazione.

Un’altra profonda trasformazione del paesaggio ad opera dell’uomo ha interessato la zona del Canton Vaud in Svizzera, in corrispondenza della regione vitivinicola di Lavaux, che si stende tra la catena delle Alpi e le rive nord-orientali del Lago di Ginevra. Il versante lacustre, esposto a sud e quindi ben soleggiato, presenta una pendenza che varia, rispetto all’asse ovest-est, dal 13% al 43%; la regione è percorsa, lungo la direzione nord-sud, da numerosi corsi d’acqua a regime torrentizio, che hanno scavato gole nella collina. Il rilievo di Lavaux ha un assetto quasi strutturale, in quanto è stato generato dai substrati rocciosi determinati dall’evoluzione geologica della regione: banchi rocciosi più

dalle foreste; ad ovest, i rilievi a cuesta digradano progressivamente fino a congiungersi con i banchi di conglomerati. Il principale agente di erosione della regione di Lavaux è stato il ghiacciaio del Rodano, che ha indotto un’azione parallela alla modellazione del Lago di Ginevra ed ha portato in superficie i banchi resistenti di conglomerato. Gli strati più teneri non sono stati scavati profondamente, ma il ghiacciaio vi ha depositato morene, soprattutto nella parte più alta del versante; nella parte occidentale, i depositi di grès e di marna sono responsabili di fenomeni di smottamento più accentuati, dal momento che soltanto alcuni dei substrati rocciosi sono stabilizzati. La storia geologica della regione, pertanto, dipende da tre fattori principali: dalla formazione dei substrati di molassa (risalenti all’era Terziaria e distinti tra molassa marina e d’acqua dolce, inferiore e superiore, che oggi caratterizzano fortemente questo paesaggio), dalla formazione delle Alpi e dalle grandi glaciazioni. Il bacino sedimentario di Lavaux si è progressivamente riempito con i detriti di materiale dei fenomeni erosivi della catena alpina: i corsi d’acqua hanno trasportato inerti, sabbie e argille, ma è il substrato di molassa d’acqua dolce inferiore (vale a dire quello che affiora a Lavaux) a costituire la porzione più importante, anche in conseguenza del fatto che da esso derivano le puddinghe del Mont-Pélerin, il gres della Cornalle, la molassa di carbone e la molassa di gesso (originate durante il Chattiano superiore).

La regione di Lavaux gode di una fitta rete di corsi d’acqua, quali fiumi, torrenti e ruscelli, la cui azione erosiva, associata alla qualità instabile dei depositi del suolo e del sottosuolo, può facilmente comportare gravi fenomeni di erosione superficiale da ruscellamento: la costruzione dei terrazzamenti, ai quali sono aggiunti specifici sistemi di raccolta e di canalizzazione delle acque, ha ha rivestito caratteri di necessità anche al fine di ostacolare processi di erosione superficiale tanto frequenti.

In un contesto tanto articolato e condizionante, l’uomo ha dovuto adeguarsi forzatamente alla peculiare morfologia, dedicandosi alla viticoltura lungo i versanti più scoscesi e più ravvicinati della regione, sfruttando la conformazione terrazzata naturale, e lungo le acclività più dolci del settore occidentale, dove i vigneti assumono forme meno frastagliate e più regolari. L’allevamento di vigneti sui terrazzamenti, soprattutto nel caso in cui la disposizione dei filari avvenga secondo le curva di livello, e la realizzazione di canalette di convogliamento delle acque (inserite verticalmente nei muri di sostegno delle terrazze e condotte a riversarsi nei corsi d’acqua o direttamente nel lago) possono considerarsi una testimonianza effettiva del rapporto simbiotico che l’uomo ha instaurato con l’ambiente naturale, in piena adesione con i principî di interazione espressi sia dalla World Heritage Convention che dalla Convenzione europea del Paesaggio.

Altrettanto particolare è la situazione geologica e geomorfologica dell’Isola di Pico, la cui origine vulcanica ha determinato la formazione di un substrato basaltico e di numerosi campi di lava che possono ritenersi fattori di grande incisività per la destinazione d’uso agricola. A Pico, la presenza dei vulcani, dei quali il più importante è Ponta do Pico (che con i suoi 2.351 m s.l.m. è anche la montagna più alta di tutto il Portogallo)4, si

combina con quella dell’Oceano Atlantico, circostanza che ha prodotto molte difficoltà agli abitanti per l’affermazione dell’agricoltura nell’isola: ogni operazione è stata condotta nella considerazione dei due fattori prevalenti, da una parte la mancanza di terreno su cui piantare, dall’altra l’intensità e la forte salsedine dei venti oceanici. A Pico, i vigneti si sviluppano quasi lungo tutta la fascia costiera, ma l’area inserita nella World Heritage List riguarda strettamente la zona settentrionale e quella occidentale; in quest’ultima, la mancanza pressoché totale di suolo coltivabile, a causa delle ripetute eruzioni effusive del vulcano, aveva reso la superficie quasi desertica. L’osservazione attenta del paesaggio e dell’ambiente naturale ha portato gradualmente la popolazione a sfruttare i depositi di terreno racchiusi tra le fessure delle rocce basaltiche, sufficienti ad allevare la vite, beneficiando della buona esposizione solare. Negli altri casi, gli abitanti hanno provveduto a frantumare la roccia basaltica con il marrào (martello metallico con due facce) e ad inserire dell’argilla nelle fratture, per poter sfruttare nel modo migliore le potenzialità del territorio.

Le tipologie di suolo principali nell’Isola di Pico sono due: il terreno di maggiore spessore (chão grosso o biscoito), roccioso con sabbia ed inerti sparsi, al quale solitamente i viticoltori aggiungono la bagacina che aumenta il contenuto di potassio, e il lajido, terreno formato dal deposito di brecce su un substrato di rocce vulcaniche crude. Gli strati geologici si distinguono a seconda dei diversi tipi di materiale piroclastico rilasciato e dei depositi di lava (che a loro volta si distinguono in base alla rugosità della superficie), mentre i numerosi rilievi dell’isola possono ritenersi prodotti dalle successive sovrapposizioni di strati di lava mescolati a detriti piroclastici.

Molto interessante è anche la struttura geologica e geomorfologica della Val d’Orcia, caratterizzata dalla presenza continua di colline argillose, gole (solcate lungo il fiume Orcia), biancane (le Crete) e calanchi (Calanchi di Radicofani). Tale formazione geologica risale a circa cinque milioni di anni fa, dovuta all’affioramento del suolo in seguito al ritiro della superficie marina, ritiro che ha prodotti i tipici depositi di sabbie ed argilla.

costruita buona parte delle architetture antiche presenti nel territorio e dalla quale sgorgano varie fonti d’acqua, sfruttate dalle strutture termali.

La zona delle Crete, che si stende tra le valli dell’Orcia e dell’Arbia, è prevalentemente costituita da argille e corrisponde all’area degli antichi bacini marini; il suo carattere è spiccatamente collinare, ma le tracce lasciate dalle opere dell’uomo sono molto più numerose di quelle relative alla vegetazione o alla coltivazione. I calanchi e le biancane costituiscono un aspetto intimamente identitario di questo paesaggio: prodotti da fenomeni erosivi, si presentano i primi come un sistema di vallate e dolci rilievi, separato dalle Crete, che, con le loro forme articolate, determinano una sorta di reticolo di corsi d’acqua e si presentano come rilievi a forma di cupola, di altezza media e spesso riunite in gruppi. I calanchi si possono formare anche in corrispondenza dei terreni argillosi più antichi, mentre le biancane si trovano esclusivamente in associazione a terreni argillosi del Neogene. Gli agenti erosivi maggiormente responsabili di queste formazioni geologiche sono quelli connessi all’erosione idrica, vale a dire precipitazioni intense o ruscellamento superficiale delle acque. Nonostante la relativa frequenza di tali forme erosive sul territorio italiano, i calanchi e le biancane possono essere goduti soprattutto in Val d’Orcia, dove sono stati preservati da modificazioni sostanziali che, al contrario, si sono verificate in molte altre regioni a causa della modellazione dei versanti collinari.

Data la natura erosiva dei substrati e l’acclività di alcuni versanti, ovviamente, anche in Val d’Orcia si rese necessaria la creazione di terrazzamenti, solitamente delimitati e sostenuti da muretti a secco, per consentire un maggior sfruttamento del suolo coltivabile: la necessità di insediamento dell’uomo ha plasmato una trasformazione accorta dei territori, secondo processi di adattamento che hanno generato progressivamente nuovi paesaggi.

Infine, la regione di Wachau, coincidente con la valle del Danubio tra Melk e Krems, caratterizzata dalle elevate pendenze adiacenti alla Foresta di Dunkelsteiner e, a sud, della Foresta di Waldviertel, gode della presenza della sorgente che fuoriesce dal Massiccio Boemio, mentre i depositi del Terziario e del Quaternario occupano aree più ampie della vallata come nel Spintzer Graben (affluente del Danubio lungo la sua riva sinistra). Particolarmente importanti per la configurazione del suolo sono i depositi di argilla e loess presenti nella regione di Weisskirchen e all’ingresso di Wachau. Il corso della valle è determinato soprattutto dal sistema di faglia corrispondente alla frangia meridionale del Massiccio Boemo: il Danubio ed i suoi affluenti in questa regione sfruttano i punti geologici più deboli. In base alla genesi del paesaggio, ampi tratti di

superficie più dolce coperta di loess nella porzione più ampia della valle e a fondovalle abbastanza stretti.

Ogni parte di questo paesaggio rispecchia diversificate influenze antropiche, chiaramente più evidenti lungo il fianco soleggiato (mentre quello in ombra si mantiene più vicino alla configurazione originaria). Le specifiche proprietà locali sono una conseguenza delle condizioni spaziali, geologiche ed edafiche e di specifiche caratteristiche di esposizione. La profondità della valle aumenta le condizioni favorevoli del clima su larghe superfici, schermandole dai venti del nord e dell’ovest. Anche i rilievi hanno un ruolo fondamentale nella determinazione del clima delle varie zone.

Anche nel caso di Wachau, dunque, la creazione dei terrazzamenti, che ha portato all’affermazione di un nuovo paesaggio, è dipesa dalla necessità di superare ed ottimizzare i dislivelli nei quali si articola la regione: anche se ormai storicizzata, si tratta di una trasformazione del paesaggio, determinata dalle esigenze della popolazione e della società che vi abita.

Figura 8 Lavaux: schema della morfologia di cuesta con relativa differenziazione vegetazionale (Lavaux,

Nomination File, 2006).