7 Secondo i dati del World Heritage Centre, riportati nella pubblicazione UNESCO World Heritage Centre,
3.1. La World Heritage List e i criteri di iscrizione: riflessioni critiche
Come si è più volte evidenziato nei capitoli precedenti, l’importante mutamento cui si sta assistendo negli ultimi anni nella visione dell’UNESCO in merito al concetto di paesaggio e, più in generale, al concetto di patrimonio è caratterizzato da una duplice velocità di attuazione: se da un punto di vista teorico, a partire dagli anni Novanta è stato possibile osservare un avvicinamento alle più recenti deduzioni espresse in ambito scientifico, riconducibili prevalentemente alla volontà di ristabilire una forte connessione tra l’oggetto della tutela e il contesto, fisico ma anche culturale, in cui si inserisce, dal punto di vista dell’applicazione pratica dei principî fondamentali per l’attribuzione del valore indispensabile alla nomina è evidente una corresponsione soltanto parziale di detta evoluzione concettuale. Ciò rappresenta, quindi, una delle maggiori problematiche emerse dallo studio della politica dell’UNESCO, proprio perché evidenzia una marcata difficoltà di confronto e di valutazione tra la fase di esplicitazione dei presupposti teorici e la fase di attuazione degli stessi.
Per quanto concerne la presente ricerca, è, dunque, risultato di primario interesse indagare in maniera approfondita i significati, anche diversi, derivanti dall’esplicitazione degli intenti generali e dalla traduzione pratica delle misure di riconoscimento del valore espresso da un determinato sito, anche al fine di pervenire ad una conoscenza dettagliata delle dinamiche in atto e di formare un bagaglio conoscitivo poi imprescindibile per la comprensione dei contenuti relativi all’analisi dei casi-studio.
Alla base di tutta la trattazione risiede la peculiare strutturazione caratteristica decisa dall’UNESCO per la classificazione dei siti iscritti: la World Heritage List, che intende comprendere la totalità delle eccellenze riconosciute come funzionali all’implementazione ed alla condivisione della conoscenza delle culture mondiali, è certamente uno dei punti nodali della questione. La Lista si richiama esplicitamente alla consueta procedura di formalizzazione dei vincoli, ossia si basa sull’inclusione o l’esclusione di determinati ‘beni’ nell’ottica di definire le molteplici sfumature nelle
attraverso cui un ‘bene’ coincide con il valore che una comunità riconosce ad alcune sue forme espressive, tangibili o intangibili (Tramontana, 2007).
Se questo può essere considerato l’assunto di base su cui è incentrata la metodologia di valutazione di una candidatura, che si amplia alla considerazione dell’oggetto stesso e del sistema relazionale ad esso correlato, l’aspetto performativo dell’iscrizione nella World Heritage List si rivolge ad una più immediata e semplice tendenza a far coincidere la peculiare espressione della natura o della diversità culturale con l’immagine della bellezza, di carattere fortemente evocativo, consolidata ed associata comunemente al bene stesso. Questo passaggio, pertanto, riconduce alla problematica originaria di estrapolazione dell’oggetto, cui è stata accordata la volontà di tutela, dal contesto di appartenenza, atteggiamento che si pone in netta antitesi con la visione delle disciplina paesaggistica e con quella della geografia umana, che ribadiscono l’esigenza non soltanto di rivolgersi anche alle relazioni sistemiche proprie di ogni elemento, ma anche di considerare la dimensione temporale e le opportunità di trasformazione garantite dall’evoluzione. È doveroso ricordare, in tal senso, che la World Heritage List non costituisce di per sé uno strumento di attuazione delle politiche di conservazione del patrimonio, contenute, invece, nei piani e negli indirizzi programmatici fissati dai singoli Stati e coordinati (o semplicemente esaminati allo scopo di valutarne l’efficacia e la compatibilità con gli obiettivi generali) dall’UNESCO, ma rappresenta uno stadio fondamentale, ed imprescindibile, del processo di affermazione del valore eccezionale associato ad un determinato sito, che diviene una porzione del patrimonio dell’umanità, espandendo la propria significatività ben oltre i confini nazionali o internazionali.
L’iscrizione di un sito è il momento culminante di un lungo processo di acquisizione, di conoscenza, di discretizzazione, di descrizione e di selezione che viene svolto in più fasi, a partire dalla scelta delle situazioni da proporre, che avviene da parte dello Stato membro coinvolto e delle relative Amministrazioni statali (quali i Ministeri ed altri enti di competenza territoriale varia) fino alla verifica dei dossier di candidatura presentati, effettuata dagli Advisory Body (ossia l’IUCN, l’ICOMOS e l’ICCROM) e, dopo l’inserimento del sito proposto nella Tentative List, alla validazione della candidatura da parte del World Heritage Committee. Si può notare, in un certo senso, un ribaltamento di prospettiva tra il momento in cui uno Stato presenta la candidatura di un sito e il momento in cui l’UNESCO attribuisce a questo la nomina: l’iscrizione nella World Heritage List, infatti, prende avvio dalla decisione compiuta da un Paese di presentare domanda di candidatura per un sito, già selezionato tra tanti altri in quanto particolarmente significativo per la cultura stessa cui appartiene (primo livello di selezione, modello bottom-up, considerazione del valore nella dimensione locale), alla
quello stesso sito (secondo livello di selezione, modello top-down, considerazione del valore nella dimensione globale).
Tramite tale percorso, quindi, viene stabilita al sito stesso la valenza di costituire un paradigma del patrimonio dell’umanità, vale a dire di possedere un carattere di straordinarietà riconosciuto a livello globale e attestante una specifica ed emblematica (cioè, rappresentativa ed illustrativa, secondo la concezione dell’UNESCO) manifestazione della storia della civiltà umana.
A tale riguardo, la conoscenza e la comprensione dei criteri necessari per il riconoscimento del valore espresso da un sito ed indispensabili ai fini dell’inserimento dello stesso all’interno della lista divengono punti nodali della trattazione, sia perché funzionali all’acquisizione delle nozioni basilari per una valutazione, teorica e applicativa, sia perché l’ambiguità di alcuni termini (il più delle volte letteralmente tradotti dall’inglese e dal francese, senza ulteriori specificazioni) di uso corrente nelle politiche dell’UNESCO ha comportato incomunicabilità tra le diverse parti del dibattito scientifico. Inoltre, la complessità delle problematiche affrontate per mezzo della delineazione dei criteri utili al riconoscimento del valore di patrimonio mondiale continua ad essere evidente, così come lo è, per determinate tematiche, l’inconciliabilità tra la visione dell’UNESCO e quella proclamata dalla Convenzione europea del Paesaggio.