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Oustanding Universal Value, Authenticity e Integrity: i fondamenti della politica dell’UNESCO in materia di patrimonio universale

7 Secondo i dati del World Heritage Centre, riportati nella pubblicazione UNESCO World Heritage Centre,

3.2. Oustanding Universal Value, Authenticity e Integrity: i fondamenti della politica dell’UNESCO in materia di patrimonio universale

L’analisi dei tre principî basilari individuati dall’UNESCO per il riconoscimento del valore di eccellenza indispensabile per ciascun sito al fine di essere inserito nella World Heritage List diviene un momento importante di riflessione, in quanto essi costituiscono il modello applicativo su cui incentrare la possibilità di validazione della candidatura.

Come nel caso delle argomentazioni teoriche più generali, anche per quel che concerne la definizione di Outstanding Universal Value, di Authenticity e di Integrity si sono potute rintracciare fasi di modificazione e di evoluzione particolarmente interessanti, proprio perché sviluppate in accordo con le nuove concezioni progressivamente affermate all’interno del contesto concettuale dell’UNESCO.

I valore di eccellenza universale (Outstanding Universal Value)1 rappresenta il principio-

negli ultimi anni anche questo principio sia stato modificato nell’ottica di comprendere la più ampia casistica possibile di espressioni della diversità culturale delle popolazioni, in esso persiste in maniera abbastanza evidente il concetto di ‘bellezza’, di valenza ‘estetica’ ed ‘estetizzante’, che soltanto in alcuni casi è sostituito da quello di profonda significatività a livello di riconoscimento dell’importanza delle tradizioni culturali locali di una determinata popolazione, come recentemente sta avvenendo soprattutto nel caso dei Paesaggi culturali essenzialmente evolutivi2.

Il principio di valore di eccellenza universale viene attribuito ad un sito previo riconoscimento del soddisfacimento di specifici criteri, redatti appositamente per facilitare la procedura di verifica della sussistenza del valore stesso: è proprio nella organizzazione e nella definizione di questi criteri, dieci in totale, che si rintraccia la principale modifica introdotta in seguito al 1994. a questo anno, difatti, risale la formulazione della Global Strategy for a Balanced, Representative and Credible World

Heritage List, vale a dire uno strumento di revisione interna, fondato sulla volontà di

superare alcuni limiti emersi in merito alla costituzione del patrimonio dell’umanità e prevalentemente connessi alla predominanza di alcuni Stati membro su gli altri in termini di numero di siti iscritti e, quindi, di importanza e rappresentatività nel contesto universale. Simile disparità era, inoltre, avvertita nell’ambito delle categorie di declinazione del patrimonio dell’umanità, fatto che metteva in evidenza anche una difficoltà duratura nella strutturazione delle categorie stesse. Il testo della World Heritage Convention non veniva alterato, ma si intendeva comunque pervenire ad una riconsiderazione generale delle esigenze evocate da detta disuguaglianza.

Una serie di conferenze e di incontri fissati con l’intento di dare risposte ai problemi riscontrati fino al 1994 ha portato, infine, alla traduzione degli obiettivi individuati dalla Global Strategy all’interno delle Operational Guidelines for the Implementation of the

Convention: con la Dichiarazione di Budapest, del 2002, iniziarono i lavori di revisione

(risalente al 2004 e e resa ufficiale nel 2005 con la pubblicazione delle Operational

Guidelines riviste) del testo delle Linee Guida, proprio nell’ottica di superare i limiti

imposti da una visione oramai desueta. In questo contesto, hanno preso avvio due dei principali mutamenti concettuali della visione dell’UNESCO, particolarmente rilevanti ai fini della presente ricerca: oltre a ribadire le necessità espresse inizialmente, infatti, si provvide, da un lato, a superare le concezioni anacronistiche del patrimonio, legate alla visione meramente conservativa, e a puntare, al contrario, alla valorizzazione degli aspetti dinamici dettati dall’evoluzione naturale. Allo stesso tempo vi era la necessità di accettare il ruolo cruciale rivestito dalla popolazione locale in merito alla tutela e alla gestione del sito (Mitchell et al., 2009).

è concretizzato esattamente nel confronto tra la prima e la seconda versione della definizione dei criteri disposti ai fini dell’attribuzione del valore di eccellenza universale. Prima delle modifiche apportate al testo delle Operational Guidelines nel 2004, infatti, i criteri erano suddivisi in due gruppi distinti: i primi sei si rivolgevano ai siti appartenenti al patrimonio culturale, mentre gli ultimi quattro riguardavano quelli proposti per il patrimonio naturale. La connotazione ‘monumentale’ connessa alle legislazioni degli anni Trenta, in cui a prevalere era il dato tangibile di valenza storica ed estetica, è evidente nella prima stesura della definizione dei criteri.

La mentalità dominante di questa prima impostazione è quella tipica del sistema occidentale di patrimonializzazione: la parzialità che tale visione esprime è, di fatti, generata dalla scelta implicita di proteggere le emergenze naturalistiche, storiche ed architettoniche, a discapito di ogni altra tipologia di espressione dei caratteri ambientali ed ecologici, o delle tradizioni e delle diversità culturali.

Quando, a partire dal 2004, si iniziò la modificazione delle definizioni e i dieci criteri3

furono unificati in solo gruppo, fondamentalmente si rinunciò al dato quantitativo (in termini di presenza, di stato di conservazione, di pienezza e di accumulazione di tracce) a vantaggio di quello qualitativo: nonostante la forma gerarchica e l’attitudine a semplificare (il processo inclusione-esclusione appare un metodo di selezione immediato) propria dell’approccio UNESCO, è stato compiuto un tentativo di mutamento, di evoluzione, dal quale emergono l’accettazione della pluralità della ‘cultura mondiale’ e, quindi, la molteplicità delle identità culturali esistenti, l’affermazione dei processi di trasformazione costantemente in atto, il riconoscimento del ruolo importante rivestito dal singolo individuo e dalla comunità sia per l’individuazione del valore associato al sito che per la gestione ed organizzazione degli interventi futuri.

Infine, è significativo puntualizzare il superamento, almeno parziale, della dicotomia tra patrimonio materiale e immateriale, grazie al quale si perviene progressivamente ad una identificazione dei due aspetti: soprattutto nei paesaggi il dato tangibile, fisico, si combina a quello immateriale, culturale, trasformandosi in un valore nuovo che risulta essere maggiore rispetto alla mera somma dei due singoli fattori.

In maniera del tutto simile si pongono anche gli altri due principî cardinali eletti dall’UNESCO per la selezione dei siti rappresentativi ed illustrativi delle culture mondiali, l’autenticità (Authenticity)4 e l’integrità (Integrity)5, condizioni necessarie ai fini dell’inclusione nella World Heritage List, come stabilito già nel Capitolo II.E delle

alle tradizioni ed a molti altri fattori, alcuni dei quali sono riconducibili ad espressioni proprie del patrimonio immateriale. Tale condizione, legata alla conoscenza profonda dei caratteri identitari e delle tracce lasciate dalla storia, nonché dei loro significati, è soddisfatta sulla base della valutazione delle fonti informative esistenti: di queste è indispensabile esaminare il rilevante valore intrinseco, la veridicità e la credibilità, ma anche constatare la corrispondenza tra queste e lo stato di conservazione del sito. L’autenticità di un sito riguarda, quindi, l’unicità di un luogo, il suo genius loci, e stabilisce un forte legame tra il patrimonio e il contesto, fisico ma soprattutto culturale, in cui esso si origina e si colloca.

A partire dal 2005, inoltre, i siti nominati, sia per quel che concerne il patrimonio naturale che per quello culturale, devono soddisfare le condizioni di integrità. Essa si riferisce alla completezza del sito, al mantenimento perfetto ed invariato delle sue condizioni (siano esse quelle originarie o quelle derivate da successive modificazioni attuate nei secoli), alla continuazione degli usi tradizionali ed alla trasmissione nel tempo dei significati profondi stabiliti dalle comunità locali per ciascuna realtà. La condizione di integrità, inoltre, intende includere tutti gli elementi necessari all’espressione del valore di eccellenza universale del sito stesso.

3.3. Eccezionale valore universale, autenticità e integrità nei paesaggi