e paesaggio rurale
Le mappe di figg. 22 e 23 illustrano la distribuzione delle zone agricole omo-genee cosi come individuate in un re-cente documento 18 per una proposta di zonizzazione del territorio regionale al fine della sua utilizzazione agricola; una proposta che tiene conto, di larga ap-prossimazione, della potenzialità del ter-ritorio agricolo a partire dalle condizio-ni attuali di utilizzazione.
Si vuole qui soprattutto individuare il rapporto tra tali zonizzazioni e il siste-ma fluviale; intanto da un punto di vi-sta quantitativo, per riconoscerne l'enti-tà e delinearne le principali linee di ca-ratterizzazione nella morfologia territo-riale. Le condizioni altimetriche del ter-ritorio appaiono in queste mappe me-diate dalle specifiche situazioni di uti-lizzazione agricola del suolo, e queste sono inoltre sottese dalla trama storica dettata dalle forme del lavoro e della vita rurale.
Risultano quindi delineate in questi schemi, quelle ripartizioni morfologiche di massima del territorio, in area di montagna, di collina e di pianura che possono, intanto, essere rapportate con il sistema fluviale, per delimitarne l'in-cidenza in ambiti territoriali diversi. Se ne desume, infatti, l'esistenza di pae-saggi fluviali assai diversificati che in-teressano due diversi insiemi territoria-li: l'insieme delle aree di pianura e l'in-sieme delle aree collinari e montane, quest'ultime collegate particolarmente al problema della difesa idrogeologica dei bacini montani nel territorio mon-tano.
Del resto la stessa mappa riporta ancora le delimitazioni delle Comunità Monta-ne, operanti sul territorio regionale al-le quali come abbiamo visto, può com-petere la proposta per un'organizzazio-ne globale e organica delle parti alte dei bacini fluviali; è quindi possibile esclu-dere dall'esame del paesaggio fluviale che andiamo conducendo, tali territori,
in quanto, oltre a caratterizzazioni pae-sistiche diverse, presentano anche un quadro istituzionale specifico.
Evidentemente, esistono problemi di raccordo tra tratto montano e tratto pia-neggiante del paesaggio fluviale proprio per la necessaria unità di esso; la con-nessione va ricercata a livello di politi-che di settore, e avviata in fase di ana-lisi per quanto riguarda una proposta di pianificazione del paesaggio fluviale, peraltro ancora tutta da impostare in ogni bacino.
È piuttosto il paesaggio fluviale nella pianura che qui ci interessa studiare, e quindi introdurremo qualche nota su quel paesaggio rurale, che ne forma il supporto territoriale più importante. Il paesaggio rurale interviene infatti a con-figurare il modo determinante l'utilizza-zione del territorio delle fasce fluviali, estese dalle linee del fiume agli allinea-menti degli insediaallinea-menti più vicini. Es-so è quindi un elemento costitutivo del paesaggio fluviale esistente e, insieme, è un elemento del nuovo paesaggio flu-viale da formare, soprattutto là dove sia-no intervenute modificazioni nell'assetto territoriale, o dove sia in atto un proces-so di marginalità, che posproces-sono aver com-promesso la stabilità delle utilizzazioni agricole lungo le aree di sponda. Può allora essere significativo per chia-rire i caratteri del paesaggio di pianura in rapporto al sistema delle acque flu-viali leggere questa descrizione di un geografo 19, che nella pianura piemonte-se ha individuato « due tipi fondamen-tali di paesaggio, differenziati non già per la loro morfologia o comunque altri aspetti naturali, ma per una diversa im-pronta recata dall'attività umana: il pae-saggio delle risaie... dal Ticino fino al-l'incirca al Canale Cavour nel tratto fra Chivasso, dov'è la sua origine dal Po e l'Elvo che scende dalla montagne bielle-si; e un paesaggio meno specializzato e più vario, più comune, si potrebbe dire,
Da disegno in scala 1 :150.000.
Fig. 22. ii sistema fluviale regionale e i caratteri fisico-colturali de! paesaggio agrario.
LEGENDA
Zone d'alta e media montagna alpina.
Zone di bassa montagna alpina.
Zone di collina depressa e montagna appenninica. Zone di media e bassa collina ad indirizzi vari.
Zone di collina a prevalenti indirizzi viticoli e
viticoli-zootecnici.
Zone di piano-colle e altipiano. Zone di pianura.
Confine della Regione Piemonte. Confine di Provincia.
Confine delle Comunità montane.
Fiumi e laghi.
Rete idrografica minore.
Fig. 23. Il sistema fluviale e i caratteri de! territorio agricolo nel comprensorio.
LEGENDA
min
Aree di pianura ad indirizzi meno intensivi.
Aree di pianura fertile non risicola.
Aree di pianura risicola. Aree di media e bassa collina ad indirizzi vari.
Aree di piano-colle ed altopiano. Aree di collina depressa e bassa montagna.
Aree comprese nelle Comunità montane.
Confine del comprensorio. Confine delle Comunità montane. Confine delle zone agricole/ESAP. Fiumi e torrenti.
Autostrade.
in cui la caratteristica generale della campagna è la varietà di colture, con as-sociazione dei seminativi agli alberi o alla vite ».
E questo paesaggio caratterizza « la pia-nura padana che s'innalza gradatamente fino al piede delle Alpi Marittime (nel Cuneese) dove raggiunge e supera fin 500 m d'altitudine. Si può arrivare a questa altezza senza accorgersene, senza che un pendio risentito interrompa la graduale ascesa. Ma ad est della Stura di Demonte, o della Maira, il piano non è più continuo, perché intagliato da sol-chi fluviali profondi perfino un centi-naio di metri.
Anche altrove fiumi e torrenti che ven-gono dalle valli alpine, s'incassano nel piano generale di antiche alluvioni ghia-ioso-sabbiose, però solo nel tratto più vicino all'orlo montano, determinando una terrazzatura rada e modesta, senza particolare spicco nel paesaggio. Pertanto si possono distinguere due va-rietà morfologiche, cui corrisponde qualche sfumatura anche negli aspetti della campagna.
Non è invece chiaramente percettibile una differenza tra « bassa » e « alta » pianura, nel senso di umida e asciutta: le risorgive non mancano al Piemonte, ma sono lungi dall'assumere continuità, regolarità di distribuzione e abbondanza d'acque come in altre parti della pianu-ra padana.
Anche il prodotto che se ne ritrae è più limitato, ma, in compenso, la falda frea-tica è quasi dappertutto poco profonda, e pertanto accessibile facilmente con pozzi ordinari per gli usi domestici. Dal Canale Cavour alla Maira o alla Stura la pianura piemontese offre dun-que una sensibile uniformità d'aspetti, scarsamente interrotta dalle terrazze dei principali corsi d'acqua, con alvei in parte fiancheggiati da boscaglie, che ver-deggiano anche sulle isole ghiaiose fre-quenti nel primo tratto del loro percor-so in piano; più giù si ricompongono tra sponde più ristrette e serpeggiano a lato di reliquie di vecchi meandri... La campagna molto verde in ogni sta-gione, è tutto un cesello di campi e di prati, presi dentro un reticolo piutto-sto irregolare di canali (bealere) e cana-letti d'irrigazione, di fossati, di strade e stradicciuole, di filari d'alberi. Pochi
tratti hanno carattere di alta pianura asciutta. L'acqua vien derivata special-mente dai fiumi e ne beneficiano i pin-gui prati artificiali di trifoglio e di gra-minacee, che spesso occupano anche me-tà e più dei terreni, e consentono coi loro fieni un fruttuoso allevamento di bovini da carne o da latte.
Le distese di questi prati, d'un verde unito, sono orlate da cortine di alti e agili pioppi, o da salici tozzi, in riva a canali e fossati.
Ai campi di grano e di granoturco, di patate e fagiuoli, conferiscono vivacità filari di gelsi, viti, alberi da frutta. 1 gelsi decaduto l'allevamento del baco da seta sono oggi in regresso, ma in compenso la campagna si arricchisce di nuove alberature: piantagioni di pioppi e ontani a scopo industriale, di meli e altri fruttiferi...
Nella parte più alta e più addentrata della pianura piemontese, ossia verso Cherasco, Mondovf e Cuneo si manten-gono gli essenziali aspetti delle campa-gne sopra accennati, con qualche pro-pria sfumatura: maggior frequenza del-la vite, maggior dispersione degli abitan-ti in case sparse sui fondi. In genere le dimore rurali sono più piccole, in ispe-cie quando il vigneto assume parte im-portante tra le colture di un podere. Ma soprattutto sussistono diversità mor-fologiche evidenti, poiché, come fu det-to, qua la pianura è stata incisa dalla erosione dei corsi d'acqua: i larghi gre-ti torrengre-tizi di quelli maggiori stanno al fondo di ampi solchi tra scarpate alte e ripide e quelli minori s'incassano in ombrosi burroni.
Le scarpate che troncano il piano bru-scamente, si rivestono di folte boscaglie, oppure di ben curati vigneti disposti in gradini; talora, tagliate a picco, metto-no in mostra i terreni quaternari e plio-cenici (ghiaie, sabbie, argille) che for-mano questa parte estrema della pianu-ra padana.
All'orlo superiore, nel piano, i centri abitati trovano vantaggiose posizioni dominanti, soprattutto nelle cuspidi di confluenza (si ricorderà Cuneo, dal no-me così trasparente) ».
In parallelo, può essere utile avvicinare a questa descrizione un quadro d'insie-me dell'attuale utilizzazione agraria del territorio, ricomponendo alcuni tra i dati
illustrati in una ricerca sullo stato attua-le delattua-le colture in Piemonte2 0. « Il Piemonte è stato a lungo una re-gione agricola » e infatti « solo dalla
la Guerra Mondiale in poi, il Piemonte si può dire regione in fase di intensa industrializzazione: ... solo nel 1925 il Piemonte ridusse sotto il 5 0 % la quota di occupati in agricoltura»2 1.
La percentuale tra addetti all'agricoltu-ra e occupati eall'agricoltu-ra, invece, al 1951 del 31 % ; nel 1971, con un totale di 210.858 addetti nel settore agricolo, foreste, cac-cia, pesca, scende al 1 2 % .
La stabilità del paesaggio agrario, come la sua trasformazione, è evidentemente condizionata dall'andamento complessi-vo di questo settore produtticomplessi-vo che oggi esprime, anche nel suo rapporto al set-tore industriale, gli squilibri innescati in tutto il periodo precedente.
Infatti « nel periodo dei 25 anni [ultimi scorsi] la riduzione delle superfici colti-vate è stata del 13% contro la media nazionale del 3 % ; tuttavia, malgrado le profonde trasformazioni subite, il Pie-monte, con l'attuale estensione coltivata pari al 5 8 % della superfìcie territoriale, resta ancora una regione notevolmente agricola2 0.
Infatti, a confronto con i dati sull'occu-pazione, si possono leggere — nella ta-bella seguente — l'entità attuale del rap-porto tra superficie colturale e superfi-cie territoriale della regione.
Tabella 1.
Sup. terri- Sudò, e % per zone altimetriche toriale (ha) pianura collina montagna
2.539.923 671.321 761.976 1.106.626 27% 30% 43% Sup. Sup. % Sup. irr. % Sup. colt. colt. 1974 irr. 1967 sup. colt. sup. terr.
1.479.214 485.187 33% 58%
La superficie irrigabile è stata dedotta dalla « Carta delle irrigazioni d'Italia » INEA, 1965.
Ancora, seguendo una traccia storica dell'evoluzione dell'agricoltura in Pie-monte, si potrebbe dare evidenza alle
Fig. 24. La distribuzione delle zone irrigue nei territorio regionale (situazione ai 1930).
Fig. 25 e 25 bis. La distribuzione delle zone irrigue nei comprensorio torinese.
(Cfr. legenda di fig. 24).
Fig. 26 e 26 bis. Le condizioni d'utilizzazione dei suolo lungo ii Po a monte e a valle di Torino.
(D'alia Carta di utilizzazione del suolo, CNR, 1965).
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trasformazioni territoriali intervenute con la costruzione dei sistemi irrigui; accanto all'adozione di altre soluzioni — dai laghetti collinari, ai serbatoi — rimane fondamentale il sistema di deri-vazione dai corsi d'acqua attraverso le diverse reti irrigue: pertanto, l'organiz-zarsi del paesaggio agrario ha un riferi-mento preciso nel paesaggio fluviale, anche attraverso l'uso produttivo del fiume.
Questo implica due aspetti diretti, l'uno che verte sulla regolamentazione giuridi-ca delle diverse utilizzazioni di un be-ne comube-ne quale il fiume, l'altro che ri-guarda tutti i problemi di difesa e di conservazione connessi alla presenza flu-viale nel territorio agrario.
È una materia complessa che esprime l'irrigazione quasi come un nuovo siste-ma idrografico artificiale secondo il qua-le si distribuiscono qua-le derivazioni e gli attraversamenti di canali e bealere, e si costruisce un elemento strutturale del paesaggio agrario.
Se ne trova conferma nell'indicazione che abbiamo precedentemente riportato e che può essere precisata con piena evidenza anche per l'area comprenso-riale seguendo le figg. 22 e 23; i pro-blemi di irrigazione sono sempre stati infatti, e permangono, una componente preponderante nella utilizzazione agri-cola del territorio, anche in un'area co-me quella piemontese ove era presente una buona disponibilità idrica.
Per un confronto di questi ultimi dati, si può leggere in figg. 24 e 25 l'am-piezza della preesistente estensione irri-gua nel paesaggio agrario regionale degli anni '30.
L'insieme di questi dati, da avvicinare alle indicazioni delle suddivisioni agrico-le territoriali di figg. 22 e 23 danno una prima misura dell'estensione della desti-nazione agricola nel territorio; e accen-nano al rapporto tra conservazione/ agricoltura come ad una componente territoriale che, all'interno di questa de-stinazione, deve trovare soluzione, an-che tenendo conto dell'importante pre-senza del sistema fluviale.
La precedente descrizione dava un'im-magine del paesaggio piemontese intor-no agli anni '60, focalizzando una situa-zione del territorio agricolo che nel frat-tempo ha subito modificazioni ulteriori,
ma non sostanziali. Anche le indicazio-ni che si possono trarre dalla « Carta delle utilizzazioni del suolo » elaborate dal CNR per tutto il territorio regionale nel 1965, forniscono un quadro che al livello di precisazione adottato, può es-sere riferito approssimativamente allo stesso periodo.
Il territorio agricolo viene descritto se-condo questa carta (vedi fig. 26) in una analisi di massima che dovrebbe essere aggiornata e approfondita, ad esempio è stato indicato come probabile la ridu-zione del prato arborato anche per l'im-portanza assunta dalla meccanizzazione; e tuttavia non sono ancora disponibili altre elaborazioni cartografiche dei dati delle utilizzazioni agrarie del suolo che precisino la tipologia agricolo-territoria-le delagricolo-territoria-le aree rurali.
In assenza quindi di una più precisa ba-se conoscitiva, l'osba-servazione delle in-dicazioni della carta delle utilizzazioni suolo per l'area corrispondente al com-prensorio di Torino può essere utile per una prima identificazione della compo-nente fluviale nel paesaggio agricolo; vedi ad esempio fig. 26 per i due tratti della cintura agricola di Torino attra-versati dal Po.
Nella riorganizzazione della base pro-duttiva agricola regionale, attraverso il coordinamento dell'Ente di Sviluppo Agricolo, dovranno evidentemente esse-re indicati ai livelli subcompesse-rensoriali corrispondenti ai Piani Agricoli Zonali — anche le linee costitutive del proget-to terriproget-toriale del paesaggio agrario. Nella elaborazione di tale progetto sarà necessario inserire la componente paesi-stica, cioè la risultante delle forme di utilizzazione attuali e previste dal terri-torio agrario, con riferimenti quindi pre-cisati e diretti al sistema delle acque.
NOTE
18 Cfr. Documentazione per il Convegno Esap
-Verbania 1976, « Zonizzazione e piani agricoli zonali in Piemonte. Obiettivi, criteri, metodi ».
19 A. SESTINI, II paesaggio, TCI, Milano, 1963.
20 G. SASSO, Produzione agraria. Slato attuale
del-le colture e loro dinamica (1950-1974), in
«Pie-monte che cambia », Torino, 1977.
Cfr. inoltre Regione Piemonte Assessorato Agri-coltura e Foreste, L'irrigazione in Piemonte, To-rino, 1973.
21 S. RICOSSA, Occupazione - Forze di lavoro, in
PAESAGGIO FLUVIALE E PAESAGGIO AGRARIO
NEL COMPRENSORIO DI TORINO
Nel comprensorio di Torino valgono le seguenti valutazioni dell'incidenza ter-ritoriale della superficie di pianura mag-giormente interessata dall'attività agri-cola:
Qui possiamo, in prima approssimazio-ne, identificare sul territorio in esame le alluvioni attuali secondo le indicazio-ni della carta geologica23 che descrive la sequenza delle aree alluvionabili anti-che, recenti, attuali (Al, A2, A3) relati-ve a ciascun corso d'acqua, separate a tratti da orli di terrazzi, coerentemente con la storia geologica del territorio. Si individua in tal modo una fascia ad
am-In tal modo tra paesaggio fluviale e pae-saggio rurale si riafferma una relazio-ne diretta che, da un lato si riallaccia all'immagine consolidata storicamente del paesaggio fluviale comprensoriale, dall'altro potrà esprimere una costante di garanzia dell'equilibrio naturale. Il paesaggio fluviale ha parte preponde-rante nel rapporto, da specificare — tra uso agricolo e conservazione del terri-torio nell'area di pianura, dove l'intensa e continuata utilizzazione ha quasi can-cellato altre tracce del paesaggio natu-rale (vedi ad esempio l'attuale irrile-vanza delle superfici boscate). Ne deriva una ipotesi di progetto terri-toriale in cui il paesaggio fluviale della pianura costituisce l'area dove la coesi-stenza di strutture paesistiche e di forme naturali residue gioca a favore della con-servazione prioritaria di questo ecosiste-ma naturale, e una sua valorizzazione.
Tabella 2. Sup.
comprensorio pianura Sup. e % collina Sup. e % montagna Sup. e %
495.000 ha 160.000 ha 32% 55.000 ha 11% 280.000 ha 57% 2.118.000 ab. 1.820.000 ab. 86% 160.000 ab. 7,5% 138.000 ab. 6,5% Enucleando i dati riferiti alla sola città di Torino:
1.178.000 ab. 1.128.000 ab. 50.000 ab. — Si deducono i seguenti rapporti più significativi per il resto del comprensorio:
940.000 ab. 692.000 ab. 110.000 ab. 138.000 ab.
Questi sono i dati utilizzati nell'elabora-zione del PTC 22 e misurano, sulla con-dizione morfologica del comprensorio, il peso della urbanizzazione delle zone di pianura, che è divenuta « l'area di in-sediamento della quasi totalità delle principali attività industriali, agricole, e terziarie e del sistema delle comunica-zioni ». La pianura è riconosciuta quin-di come una risorsa territoriale da uti-lizzare rigorosamente, dove l'agricoltu-ra non è più l'attività primaria, ma dove esiste invece una forte competizione nel-le forme di utilizzazione del suolo. Nella pianura comprensoriale di Torino il più importante fattore limitante, nella utilizzazione territoriale, è posto appun-to dal sistema fluviale.
L'entità di questa limitazione si valuta e si precisa quando si considerino le aree di esondazione relative a ciascun corso d'acqua.
Vedremo oltre questo argomento, da impostare mettendo in relazione il con-dizionamento naturale posto dalla di-namica del corso d'acqua e le forme di utilizzazione e di controllo dello stesso.
piezza discontinua lungo ogni corso d'acqua, dove i terreni, è stato ricorda-to, « hanno caratteristiche valide ai fini della valutazione delle loro potenzialità agricole: in quanto i terreni postwur-mani in senso lato (le alluvioni antiche, recenti, attuali) sono ricoperti da una coltre di suolo giovane, ricco di ioni, a tessitura equilibrata, non eccessivamen-te strutturato.
« Ancora, l'assenza di forti dislivelli ri-spetto ai corsi dei fiumi rende inoltre più semplici e meno costose le opera-zioni di irrigazione »22.
Con queste considerazioni sulle limita-zioni circa le aree esondabili, è stata stabilita nel progetto per il piano com-prensoriale una indicazione preferenzia-le per la destinazione ad uso agricolo di tali aree.
Si tratta certamente di indicazioni in prima approssimazione che andranno verificate ai livelli di piano appropriati e con adeguati controlli sulla reale con-dizione d'uso di tali aree di sponde; ma che già comportano una determinazione globale per la caratterizzazione del pae-saggio fluviale nel comprensorio.
NOTE
22 Cfr. Bozze per il piano territoriale
comprenso-riale, maggio 1976, Torino.
23 Carta geologica d'Italia. Fogli n. 56, 68.
RETI IRRIGUE
E PAESAGGIO AGRARIO
Il rapporto tra superficie coltivata e su-perficie irrigua è caratterizzante, come già abbiamo letto nelle descrizioni pre-cedenti e nei dati percentuali riportati, nel paesaggio agrario regionale.
È quindi evidente che le questioni ine-renti alle condizioni d'irrigabilità ven-gano studiate e impostate nel Piano di sviluppo regionale, come fattore di qua-lificazione del programma di sviluppo per l'agricoltura.
Nel Piano di Sviluppo, che fornisce an-che un quadro approssimato della situa-zione esistente, si indicano le modifica-zioni verificatesi e in atto nella utiliz-zazione delle risorse idriche per scopi ir-rigui, dando evidenza al fatto che le potenzialità del sistema fluviale regiona-le sono già utilizzate al massimo. ' Le ipotesi di incremento della superficie irrigabile sono quindi essenzialmente le-gate al progetto di nuovi invasi fina-lizzati all'ampliamento dell'estensione dei terreni irrigui di circa 80.000 ha, pari a 1/6 del territorio attuale e all'in-tensificazione e miglioramento dell'irri-gazione in terreni già ora irrigui. Gli sviluppi della rete irrigua per le uti-lizzazioni agricole dovranno quindi es-sere verificati, insieme con le altre com-ponenti, secondo quei criteri d'uso mul-tiplo delle risorse idriche, propri del pia-no regionale per le acque, in corso di elaborazione.
Nella rete di distribuzione dell'acqua per l'irrigazione si ritrova e spesso si