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CAPITOLO 3: I DISTRETTI INDUSTRIALI DEL CAPANNORESE

3.2 Il distretto cartario della Piana di Lucca

3.2.2 Le caratteristiche del distretto

Come detto, oltre agli elementi tipici del modello distrettuale italiano, ci sono tutta una serie di caratteristiche che contraddistinguono il distretto cartario di Capannori dalla maggior parte delle altre realtà distrettuali del nostro Paese.

La prima fondamentale evidenza è che quasi il 50% del fatturato delle circa 160 aziende che lo compongono è rappresentato da un ristretto gruppo di società: Sofidel Spa, Industrie Cartarie Tronchetti Spa, SCA Hygiene Products Spa, Lucart spa, Ondulati Giusti Spa, e che di fatto hanno il ruolo di "imprese guida" distrettuali e spesso le loro decisioni strategiche influenzano anche quelle di tutti i soggetti economici ad esse legati.

La seguente tabella mostra il fatturato del 2010 dei principali gruppi del distretto:

Tab 3.2.2 – Fatturato 2010 dei principali gruppi del distretto cartario di Capannori

Sofidel 1453 milioni di €

Industrie Cartarie Tronchetti 521 milioni di €

SCA 467 milioni di €

Lucart 240 milioni di €

Ondulati Giusti 191 milioni di € Fonte: Intesa San Paolo - Centro Studi e Ricerche (2012, pag.18)

Soprattutto per quanto concerne il settore tissue, la maggior parte di queste risultano essere completamente integrate, con i processi organizzativi che vanno dalla produzione di carta fino alla commercializzazione dell'output finito.

La proprietà di quasi tutti questi gruppi è ancora nelle mani di imprenditori locali, spesso a carattere familiare, anche se ciò non significa che queste aziende non abbiano saputo reagire alle sfide del mercato, con particolare attenzione a quelle della crescita e dell’internazionalizzazione. Le quote di mercato estero non si acquisiscono tanto con l'esportazione, come invece capita per quasi tutte le realtà distrettuali (inclusa quella calzaturiera), ma attraverso la presenza diretta sui mercati stranieri, tramite l'apertura di filiali, acquisizioni di società o quote di partecipazione.

Ad esempio, la Lucart della famiglia Pasquini, nel 2011 ha acquistato quote della multinazionale Georgia Pacific, mentre il Gruppo Sofidel delle famiglie Stefani e Lazzareschi, nel 2012, ha varcato l'oceano "con l'acquisto dell'americana Cellynne Paper Manufacturer, decretando la nascita della prima vera multinazionale italiana del tissue" (Pieraccini, 2012). Questo avviene principalmente perché i costi di trasporto della carta sono parecchio elevati: le bobine in cui essa viene confezionata sono molto voluminose, risultando inadatte al raggiungimento di clienti molto distanti, e diviene più conveniente la vendita di prodotti realizzati localmente. Ad esempio, analizzando i dati di uno dei gruppi principali, ovvero Sofidel, emerge come meno del 35% degli addetti lavori in Italia ed il restante 65% sia ubicato nelle sedi all'estero. Anche multinazionali straniere, per lo stesso processo, investono sul territorio italiano: la tedesca Wepa, per esempio, produttrice del marchio "Perla", ha rilevato alla fine del 2009 la capannorese Kartogroup, stabilendo la propria sede nella frazione di Carraia e salvando peraltro lo stabilimento dalla chiusura, permettendo ai dipendenti di mantenere il posto di lavoro; anche la SCA ha sede a Capannori, ma fa parte di un gruppo di origine svedese. Inoltre, l'emergere dei paesi di recente industrializzazione in Asia, nell'est Europa e nel Sudamerica ha fornito alle industrie del distretto nuove opportunità di espansione, attraverso l'apertura di filiali produttive e commerciali anche in queste aree.

La quota del fatturato complessivo derivato dall'export del distretto si mantiene ogni anno quasi costantemente intorno al 20%, diretto principalmente verso Francia e Germania. Secondo gli ultimi dati CCIAA relativi al primo semestre del 2015, il valore delle esportazioni di tutto il settore cartario della provincia di Lucca è stato di poco inferiore ai 470 milioni di euro, sebbene questo lo collochi comunque al primo posto in Italia per quanto riguarda i prodotti di carta e derivati.

Fazzoletti, tovaglioli e carta igienica rappresentano, quindi, una forma "sicura" di Made in Italy, per il semplice fatto che sul mercato quasi non si trovano prodotti concorrenti provenienti da altri paesi. La concorrenza, dunque, si gioca "in casa", molto spesso tra produttori vicini di stabilimento, cercando di sfruttare più possibile processi di innovazione tecnologica e di strategie aggressive di marketing.

distretto investono tantissimo, e questo rappresenta un'ulteriore differenza rispetto alla maggior parte dei distretti italiani. Sofidel è conosciuta per il marchio "Regina", le Industrie Cartarie Tronchetti per "Foxy", Lucart per "Tenderly", SCA per "Tempo". In sostanza, quasi tutte le principali marche di carta per uso domestico hanno "cittadinanza" capannorese. Fondamentale è anche l'aggressione di maggiori quote possibili della grande distribuzione, anche con i prodotti private label23 destinati a

supermercati e centri commerciali, sempre prodotti all'interno nel distretto. “Le

private label, oggi rappresentano in Europa oltre il 60% della produzione totale, una

fetta di mercato importante e in crescita. Hanno un’identità propria e i loro

competitor non sono più solo i prodotti di marca, ma anche le altre private label"

(Leonardi, 2014).

Per quanto riguarda l'attività di innovazione tecnologica, il distretto di Capannori si è sempre distinto per una spiccata propensione in tal senso. Sempre secondo quanto riportato dal Centro Studi e Ricerche di Intesa San Paolo, tra il 1998 e il 2009, il 70% delle imprese di dimensioni più grandi ha richiesto almeno un brevetto all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. Soltanto nel 2011, la SCA ha depositato oltre 70 brevetti e nuovi prodotti. Anche un'azienda dell'indotto come la Fabio Perini, specializzata nella produzione metalmeccanica di macchinari per cartiere, negli ultimi anni è stata titolare di oltre 100 domande di brevetto locali. L’innovazione nel distretto è legata anche allo sviluppo di tecnologie e prodotti eco- sostenibili. Nel 2010, ad esempio, la Lucart ha introdotto nel mercato una nuova linea di prodotti ottenuti riciclando la cellulosa presente nelle confezioni di tetrapack, oltre ad aver sviluppato in passato particolari tecniche di eliminazione dell'inchiostro dalla carta da macero, permettendo il suo utilizzo anche nei settori del tissue.

E la sostenibilità è un fattore di rilievo parlando, inoltre, anche dell'approvvigionamento della materia prima, quando non si tratta di materiali riciclati. In Italia non è presente la fibra di cellulosa indispensabile per la produzione della carta, di conseguenza le imprese sono costrette a servirsi dei mercati esteri per importarla. Con gli anni è andata sempre più maturando la sensibilità verso un

23 Con private label si intende solitamente la fornitura di un determinato prodotto ad un grande distributore, che poi lo commercializza con il proprio marchio. Si pensi, ad esempio, a tutti i

import sostenibile e responsabile, in parte anche per assecondare le richieste stesse

dei clienti, sempre più attenti alle tematiche di salvaguardia ambientale. L’attenzione all’approvvigionamento sostenibile, quindi, sta divenendo sempre più un importante fattore di competitività. Secondo quanto riporta Intesa San Paolo, analizzando il bilancio di sostenibilità del gruppo Sofidel, nel settore private label "il mercato nel 2010 è stato caratterizzato dalla richiesta di alcuni importanti distributori di quantitativi sempre maggiori di carta con garanzie di provenienza forestale" (Intesa San Paolo - Centro Studi e Ricerche, 2012, pag.25). In particolare i principali gruppi del distretto si sono dotati da tempo di sistemi di valutazione e selezione delle forniture di cellulosa per ridurre il rischio di approvvigionarsi da fonti illegali, inducendo contemporaneamente i produttori di cellulosa ad adottare misure di gestione sostenibile delle risorse forestali. Ad esempio, si sono azzerate le importazioni dall'Asia per la difficoltà nei controlli e per evitare di contribuire ad opere di disboscamento di foreste primordiali, come quella indonesiana. Non solo per una questione ambientale ma anche per essere meno dipendenti dalle importazioni, con la conseguente diminuzione dei costi, un ruolo sempre più importante è stato assunto dal riciclaggio. Il gruppo Lucart, ad esempio, negli ultimi anni, è arrivato ad utilizzare per la produzione della carta fino al 50% di materiale riciclato mentre "il riutilizzo di carta da macero per la produzione di cartone ondulato ha raggiunto il 100%" (Pieraccini, 2012).

Anche l’energia riveste una voce importante sui costi del distretto, tanto che diverse aziende hanno investito in tecnologie di cogenerazione, energie alternative e rinnovabili, oltre che nell'ottimizzazione dei consumi energetici. Dal rapporto ambientale effettuato quest'anno da Assocarta risulta che nel biennio 2012-2013 l’utilizzo di energia per unità di prodotto, nell’ambito del settore cartario, è diminuita di oltre il 20%. rispetto a dieci anni prima24.

Per quanto concerne i rapporti con la governance questi si dimostrano decisamente più attivi rispetto a quelli, ad esempio, del distretto calzaturiero. Gran parte delle attività del Lucense sono finanziate dalle istituzioni locali che hanno, inoltre, interagito spesso con il distretto cartario al fine di migliorare il sistema di

trasporti e le pratiche di gestione dei rifiuti, attraverso agevolazioni economiche ed opere infrastrutturali. Nel 2008, infatti, è stato inaugurato un nuovo casello autostradale dell'A11, un'uscita più comoda in zona Porcari rispetto al precedente casello di Capannori. Anche le strutture dell'ASCIT (l'azienda locale dei servizi ambientali) sono sorte in locazioni facili da raggiungere per i camion delle imprese limitrofe. Rimane il problema di un sistema ferroviario obsoleto e mal collegato tra i vari nodi, non solo per quanto riguarda la Toscana ma in generale tutta la penisola. Quello che potrebbe essere un sistema di trasporto a basso costo non possiede i giusti collegamenti per poter essere sfruttato in maniera intensiva e rappresenta un ulteriore motivo per il quale le aziende della carta investono sempre di più all'estero.

Per concludere, un'impresa che fa parte del distretto industriale di Capannori, soprattutto se di dimensioni medio-grandi ed appartenente ad un gruppo integrato, può contare su molteplici fattori di successo, dovuti sia a parte dei vantaggi competitivi insiti nelle organizzazioni distrettuali sia alla natura peculiare di questo distretto in particolare:

• il legame col territorio, caratterizzato da un'ottima posizione geografica e dall'abbondanza d'acqua;

• una tradizione secolare, che ha portato alla formazione sul territorio di "sapere contestuale", sviluppando un elevato know how delle maestranze; • una specializzazione produttiva, principalmente legata alla produzione di

tissue e di cartone ondulato;

• un'organizzazione spesso verticalmente integrata, la cui produzione può andare dalla lavorazione della materia prima fino al prodotto finito; • politiche di marketing e di valorizzazione del marchio molto aggressive; • grandi spazi nella grande distribuzione organizzata, anche attraverso la

produzione delle private label;

• un grande sviluppo tecnologico di macchinari e dei processi produttivi, grazie al quale abbassare i costi di produzione, ridurre i consumi di acqua ed energia ed offrire prodotti qualitativi sempre nuovi e diversi;

• un'attenzione alle tematiche ambientali, per quanto concerne il riciclaggio, lo smaltimento dei rifiuti ed anche l'approvvigionamento delle materie prime, con un conseguente abbassamento dei costi;

• la presenza di un indotto che mette a disposizione professionalità qualificate e fornitori di tecnologie e servizi (tra i quali trasporto, manutenzione, ecc.);

Grazie a questi fattori il distretto cartario di Capannori rappresenta una delle realtà industriali più floride in Italia, capace non solo di resistere alla crisi economica globale degli ultimi anni ma anche di rappresentare una delle poche realtà produttive in costante crescita.