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Le caratteristiche del villaggio careliano e individuazione dei casi studio Quando si entra a contatto con un villaggio careliano si sovrappongono impres-

Inquadramento storico e territoriale

4.2 Le caratteristiche del villaggio careliano e individuazione dei casi studio Quando si entra a contatto con un villaggio careliano si sovrappongono impres-

sioni molto caotiche, il paesaggio, il costruito, le persone, il modo di vivere e usare il l ogo si mescolano e si ondono a vicenda ormando n contesto di di ficile lett ra e comprensione. Gli input esterni che vengono ricevuti dalla sensibilità dell’osservatore non sono di immediata interpretazione ma necessitano di una fase intermedia di rie- laborazione nella quale il dato complesso che viene ricevuto deve essere scomposto nelle sue parti, ricollocando i diversi dati semplici nei loro ambiti di appartenenza per essere quindi rivalutati e ricomposti in maniera critica e cosciente per poter ricostitu- ire ella realt inizialmente asi priva di significato.

Spesso ciò che sembra distrutto o abbandonato è, in realtà, utilizzato e vivo all’in- terno delle dinamiche del villaggio, al contrario, quelle situazioni ed elementi che il ricercatore sarebbe indotto a leggere e interpretare in maniera positiva all’interno della dimensione sociale, ris ltano invece completamente rifi tati, non tilizzati ne considerati da parte degli abitanti di quel contesto rurale.

171 Per un approfondimento generale sull’identità storica e sociale della Repubblica careliana è stata

consultata la Tesi di Laurea Magistrale in Architettura di S. Orlandi e M. Pasquini dal titolo: Rilievo per

la documentazione. I monumenti lignei dell’isola di Kizhi, discussa presso la Facoltà di Architettura di

Firenze nell’a.a. 2009/2010 (Relatore: Prof. S. Bertocci, Correlatore: Prof. S. Parrinello).

La conoscenza della Carelia si raggiunge passo dopo passo, un istante per volta, vivendo il l ogo e concentrandosi s ei segni impercetti ili c e alificano na staccionata o un margine della strada. […] Ma l’espressione è sempre in ritardo sull’impressione172.

Il lavoro di ricerca e indagine lungo questi contesti si è dovuto quindi piegare al compito dell’uomo descritto da Heidegger «[…] l’uomo come un viandante va per la s a strada, con il compito di penetrare il mondo e mettere in opera i significati 173. I villaggi della Carelia riportano nelle loro architetture di legno i segni di questa messa in opera di significati, c e lentamente anno consentito di ricostr ire na enome- nologia dell arc itett ra c e si occ pa dei l og i in c i elementi nat rali e artificiali formano una sintesi»174.

La possibilità di eseguire delle ricerche e delle analisi su un’ampia varietà di tipologie diverse di insediamenti rurali ha favorito l’approfondimento, delle caratteri- stiche intrinseche di ciascuna realtà sia da un punto di vista paesaggistico-ambientale che architettonico. Questa necessità è nata dalla constatazione che in età moderna, l omo a incrementato e implementato la s a capacit di modificare il territorio, sviluppando processi che hanno accelerato e deformato le trasformazioni del paesag- gio, sia ello nat rale c e antropico. eccessiva crescita dei contesti artificiali in rapporto ai luoghi naturali, fenomeno spesso accompagnato da diffuse esperienze di abusivismo, il moltiplicarsi di impianti industriali sempre più grandi, l’inquinamento fisico c imico c i seg e il degrado dell am iente nat rale, il sistematico dis osca- mento, lo s r ttamento intensivo delle risorse nat rali e l infittirsi della rete stradale e ferroviaria, hanno causato, nella maggior parte dei casi, profonde alterazioni della bellezza del territorio. Interi ambiti territoriali hanno perso nel tempo la loro conno- tazione originaria, lentamente ma inesorabilmente i luoghi sono stati ridotti ad imma- gine omologata priva di quelle caratteristiche che ne rappresentano la ricchezza non solo culturale ma anche economica.

Questi aspetti hanno ulteriormente sottolineato l’urgenza di dover documentare e studiare questi contesti. La possibilità di vivere direttamente per periodi medio lunghi all’interno di queste realtà, ha favorito la capacità di “immersione culturale” all’inter- no di queste realtà tanto lontane dai nostri modelli sociali e culturali, favorendone lo svil ppo di ella sensi ilit scientifica, ondamentale per poter intraprendere ricerca in un contesto nuovo. Ogni missione di ricerca sia estiva che invernale, si è articolata in un periodo di permanenza nei diversi villaggi non inferiore a tre settimane e talvolta si prol ngata fino a tre mesi consec tivi.

La ricerca è stata strutturata nell’arco dei tre anni previsti dal progetto europeo, individuando due aree campione principali, corrispondenti alla regione di Vedlozero e alla regione di Syamozero. A queste due si sono aggiunte delle ulteriori analisi e

172 C.N. Schulz pone l’attenzione sulla differente comprensione dello spazio esistente in funzione degli

elementi naturali, che in un luogo così estremo, incidono in maniera decisiva sulla costituzione delle regole che governano l’ordine «Qualsiasi cognizione dell’ambiente naturale emerge del resto da un’esperienza primordiale della natura quale moltitudine di forze vitali. Il mondo è esperito prima animisticamente, e poi obiettivamente». C.N. Schulz, Scandinavia. Architettura, gli ultimi vent’anni, Electa, Milano, 1990, p. 8.

173 Cfr. M. Heiddeger, L’arte dello spazio, Il Melangolo, Genova, 1979.

174 S. Parrinello, Villaggi e architetture di legno della Carelia, in R. Corazzi, B. Aterini (a cura di), Atti del Convegno Internazionale La geometria tra didattica e ricerca, Dipartimento di Progettazione

L’anno seguente le due potenze tornarono a confrontarsi nella Guerra di Contin azione, c e d r fino al , d rante la ale i finlandesi arrivarono a ri- conquistare tutti i territori perduti in precedenza, compresa tutta la Carelia, compresa la parte sovietica. Ma il 10 giugno 1944 i sovietici riuscirono a sfondare le posizioni finlandesi nell istmo careliano, tra il lago adoga e il Gol o di Finlandia.

Il 20 giugno cadde Vyborg e il 28 giugno Petrozavodsk. Nel frattempo, anche nella Carelia Orientale le forze sovietiche erano passate all’attacco manovrando a tenaglia, s perando il fi me Sv r, occ pando la posizione di asels a a s l lago nega e co- stringendo alla ritirata i finlandesi. armistizio di osca firmato nel settem re del

, mentre i dettagli delle perdite territoriali finlandesi rono regolati nell am ito dei Trattati di Parigi del 1947. Alla Finlandia rimasero solo piccole parti del territorio careliano, quelle che oggi sono le porzioni chiamate Carelia del Nord e Carelia del Sud, sit ate l ngo il confine a contatto con l istmo careliano e le ac e del lago adoga. Il nome odierno di Repubblica della Carelia è stato acquisito dalla regione in seguito al crollo del Comunismo e alla riorganizzazione dell’Unione sovietica nell’odierna Federazione Russa, nel 1991. La presenza di molteplici etnie sul territorio testimonia le di erenze a livello ling istico e c lt rale c e esistono fin dall antic it nella regione careliana.

e vicissit dini storic e anno evidentemente in enzato anc e lo svil ppo e gli spostamenti delle popolazioni presenti sul territorio. Le principali etnie presenti sul territorio careliano, t tte appartenenti al ceppo gro finnico, sono i areli, del nord e del sud, i Vepsi, i Ludi, nell’area della capitale Petrozavodsk, la cui lingua viene con- siderata da alcuni un semplice dialetto careliano, da altri una lingua separata e i Livvi, identificati essenzialmente con i careliani di lonets, stanziati presso l area compresa tra il lago Ladoga e il lago Onega e Ingri171.

4.2 Le caratteristiche del villaggio careliano e individuazione dei casi studio Quando si entra a contatto con un villaggio careliano si sovrappongono impres- sioni molto caotiche, il paesaggio, il costruito, le persone, il modo di vivere e usare il l ogo si mescolano e si ondono a vicenda ormando n contesto di di ficile lett ra e comprensione. Gli input esterni che vengono ricevuti dalla sensibilità dell’osservatore non sono di immediata interpretazione ma necessitano di una fase intermedia di rie- laborazione nella quale il dato complesso che viene ricevuto deve essere scomposto nelle sue parti, ricollocando i diversi dati semplici nei loro ambiti di appartenenza per essere quindi rivalutati e ricomposti in maniera critica e cosciente per poter ricostitu- ire ella realt inizialmente asi priva di significato.

Spesso ciò che sembra distrutto o abbandonato è, in realtà, utilizzato e vivo all’in- terno delle dinamiche del villaggio, al contrario, quelle situazioni ed elementi che il ricercatore sarebbe indotto a leggere e interpretare in maniera positiva all’interno della dimensione sociale, ris ltano invece completamente rifi tati, non tilizzati ne considerati da parte degli abitanti di quel contesto rurale.

171 Per un approfondimento generale sull’identità storica e sociale della Repubblica careliana è stata

consultata la Tesi di Laurea Magistrale in Architettura di S. Orlandi e M. Pasquini dal titolo: Rilievo per

la documentazione. I monumenti lignei dell’isola di Kizhi, discussa presso la Facoltà di Architettura di

Firenze nell’a.a. 2009/2010 (Relatore: Prof. S. Bertocci, Correlatore: Prof. S. Parrinello).

La conoscenza della Carelia si raggiunge passo dopo passo, un istante per volta, vivendo il l ogo e concentrandosi s ei segni impercetti ili c e alificano na staccionata o un margine della strada. […] Ma l’espressione è sempre in ritardo sull’impressione172.

Il lavoro di ricerca e indagine lungo questi contesti si è dovuto quindi piegare al compito dell’uomo descritto da Heidegger «[…] l’uomo come un viandante va per la s a strada, con il compito di penetrare il mondo e mettere in opera i significati 173. I villaggi della Carelia riportano nelle loro architetture di legno i segni di questa messa in opera di significati, c e lentamente anno consentito di ricostr ire na enome- nologia dell arc itett ra c e si occ pa dei l og i in c i elementi nat rali e artificiali formano una sintesi»174.

La possibilità di eseguire delle ricerche e delle analisi su un’ampia varietà di tipologie diverse di insediamenti rurali ha favorito l’approfondimento, delle caratteri- stiche intrinseche di ciascuna realtà sia da un punto di vista paesaggistico-ambientale che architettonico. Questa necessità è nata dalla constatazione che in età moderna, l omo a incrementato e implementato la s a capacit di modificare il territorio, sviluppando processi che hanno accelerato e deformato le trasformazioni del paesag- gio, sia ello nat rale c e antropico. eccessiva crescita dei contesti artificiali in rapporto ai luoghi naturali, fenomeno spesso accompagnato da diffuse esperienze di abusivismo, il moltiplicarsi di impianti industriali sempre più grandi, l’inquinamento fisico c imico c i seg e il degrado dell am iente nat rale, il sistematico dis osca- mento, lo s r ttamento intensivo delle risorse nat rali e l infittirsi della rete stradale e ferroviaria, hanno causato, nella maggior parte dei casi, profonde alterazioni della bellezza del territorio. Interi ambiti territoriali hanno perso nel tempo la loro conno- tazione originaria, lentamente ma inesorabilmente i luoghi sono stati ridotti ad imma- gine omologata priva di quelle caratteristiche che ne rappresentano la ricchezza non solo culturale ma anche economica.

Questi aspetti hanno ulteriormente sottolineato l’urgenza di dover documentare e studiare questi contesti. La possibilità di vivere direttamente per periodi medio lunghi all’interno di queste realtà, ha favorito la capacità di “immersione culturale” all’inter- no di queste realtà tanto lontane dai nostri modelli sociali e culturali, favorendone lo svil ppo di ella sensi ilit scientifica, ondamentale per poter intraprendere ricerca in un contesto nuovo. Ogni missione di ricerca sia estiva che invernale, si è articolata in un periodo di permanenza nei diversi villaggi non inferiore a tre settimane e talvolta si prol ngata fino a tre mesi consec tivi.

La ricerca è stata strutturata nell’arco dei tre anni previsti dal progetto europeo, individuando due aree campione principali, corrispondenti alla regione di Vedlozero e alla regione di Syamozero. A queste due si sono aggiunte delle ulteriori analisi e

172 C.N. Schulz pone l’attenzione sulla differente comprensione dello spazio esistente in funzione degli

elementi naturali, che in un luogo così estremo, incidono in maniera decisiva sulla costituzione delle regole che governano l’ordine «Qualsiasi cognizione dell’ambiente naturale emerge del resto da un’esperienza primordiale della natura quale moltitudine di forze vitali. Il mondo è esperito prima animisticamente, e poi obiettivamente». C.N. Schulz, Scandinavia. Architettura, gli ultimi vent’anni, Electa, Milano, 1990, p. 8.

173 Cfr. M. Heiddeger, L’arte dello spazio, Il Melangolo, Genova, 1979.

174 S. Parrinello, Villaggi e architetture di legno della Carelia, in R. Corazzi, B. Aterini (a cura di), Atti del Convegno Internazionale La geometria tra didattica e ricerca, Dipartimento di Progettazione

campagne di rilievo condotte su due esempi di villaggi careliani Yamka e Vasilievo, originari della penisola di Zahonezhie, oggi conservati presso il Museo all’aperto di Kizhi (Figg. 37-38-39). In queste due circostanze quindi, la realtà ambientale e il contesto sociale sono stati filtrati da na ricostr zione edele ma com n e artificiale, propria del contesto museale nel quale sono ancora tutt’oggi conservate (Figg. 40-41). Le indagini e le attività di ricerca sulle due aree campione di Vedlozero e Syamozero sono state fondamentali per approfondire le tecniche di rilevamento me- trico integrato, lo studio dei sistemi costruttivi tradizionali e per approfondire la co- noscenze sulle diverse tipologie e caratteristiche architettoniche e decorative, proprie dell’architettura careliana russa (Figg. 42-43).

Nello studio di queste due aree campione, la possibilità di studiare in modo pro- gressivo e contin ativo i contesti vicini da n p nto di vista geografico, ma allo stesso tempo molto diversi per caratteristiche legate agli elementi naturali presenti, alle con- dizioni socio-politiche in atto che ne governano il territorio e alle logiche insediative antropiche, ha consentito di raccogliere una vastissima quantità di materiale di studio e informazioni sulle quali è stato possibile sviluppare comparazioni e indagini appro- fondite e incrociate (Figg. 44-45-46).

La prima missione-studio avvenuta nel 2012, si è concentrata nell’area-campione definita dal territorio attorno al ago Vedlozero, acendo p nto ase nel villaggio storico di Kinerma. Questa zona è apparsa subito estremamente interessante per la compresenza di villaggi storici di diversa natura, soggetti ad un processo di sostitu- zione e trasformazione decisamente rapido in grado di comprometterne l’identità nel corso di una decina di anni.

Durante il soggiorno nell’area si è cercato il confronto con un’ampia varietà di casi st dio attraverso i ali definire na ricca descrizione della realt c lt rale, so- ciale e ambientale careliana. Il territorio attorno al lago di Vedlozero si caratterizza per la presenza massiccia di foreste di betulle, pecci, abeti rossi e pini silvestri, pochi sono gli elementi distinguibili se si osserva la zona da una vista zenitale. Gli aggregati presi in analisi sono stati i villaggi storici di Kinerma (Figg. 47-48-49), Shucknavolok, Yurgilitsa ed il “centro urbano” di Vedlozero (Figg. 50-51-52).

L’analisi di ciascuno di questi contesti è risultato fondamentale per l’approfondi- mento e l’arricchimento di questo tema di ricerca, proprio per la presenza di dinami- che storiche, sociali e insediative di diversa natura che hanno portato alla formazione di realt specific e.

La seconda missione-studio si è svolta tra il 2013 e 2014 e si è concentrata nella parte più a nord in prossimità del territorio attorno al lago di Syamozero, facendo base con il gruppo di ricerca nella regione di Shotozero (piccola area affacciata sul lago omonimo, scelta per la sua posizione strategica a metà fra le due aree campione oggetto di studio).

La regione di Syamozero, rispetto a quella di Vedlozero, si caratterizza per la presenza di una gran quantità di villaggi lignei tradizionali, affacciati per lo più sulle sponde del lago, ma spesso costituiti da un diverso sistema insediativo e con diverso trascorso storico e dinamiche sociali. Per questo motivo nel corso del periodo di ri- cerca previsto dal Progetto E ropeo stato opport no pianificare pi missioni st dio, per poter documentare e raccogliere materiale su più casistiche possibili (rimanendo talvolta ad un livello di indagine più generale) e comprendere, alle diverse scale di approfondimento, quali sono e sono stati quegli elementi fondamentali con i quali costruire una documentazione coerente ed esaustiva di questo contesto.

La regione di Syamozero si caratterizza per la presenza di numerosi villaggi sto- rici, molti dei quali parzialmente o completamente disabitati (chiamati infatti “death villages”). A causa di questi fenomeni di spopolamento questi villaggi stanno o hanno già perso parte del loro aspetto originario e autentico, le architetture stanno subendo n avanzato stato di a andono avorendo n inesora ile perdita di memoria fisica e storica di questi stessi luoghi. In altri contesti, invece, alcuni insediamenti rurali stori- ci stanno riuscendo a sopravvivere grazie non solo agli abitanti che ancora vi abitano ma anche alla presenza di piccole strutture organizzative e progetti di collaborazione con le più vicine università e dipartimenti (come nel caso del villaggio di Kinerma, che da anni vede la partecipazione del Dipartimento di History of Architecture and Restoration studies dell’Università di Oulu, impegnato nel progetto di Friends of Kinnerma attraverso il quale vengono organizzate attività e incontri per la tutela, lo scambio culturale e la vicinanza nei confronti di questa realtà). In questi contesti è stato possibile conservare un’immagine abbastanza autentica; alcuni villaggi sono po- polati per lo più nel periodo estivo, da famiglie che vi possiedono una seconda abita- zione oltre a quella di città. È il caso del villaggio storico di Korza.

In altri contesti, come nei villaggi di Siarghylahta e Rubcheyla, sono state riscon- trate situazioni diverse, gli abitanti sono per lo più anziani, il resto delle abitazioni, invece, sono usate da famiglie non residenti nel villaggio, che giungono in questi posti per le vacanze utilizzando il luogo e le abitazioni come seconde case, altri invece, pur mantenendo l’abitazione in un avanzato stato di abbandono vivono il villaggio solo nell’interesse di portare avanti la modesta attività agricola svolta nei propri campi, dai quali ricavano la verdura.

iLviLLaGGiostoricodi Kinerma. Rappresenta la memoria storica di quest’area, è ca-

ratterizzato dalla presenza quasi esclusiva di sole abitazioni storiche alcune delle quali in pessime condizioni. L’impianto distributivo del villaggio risulta quasi inalterato rispetto al primo insediamento e non vi sono espansioni notevoli anche grazie alla normativa russa che riconosce il villaggio come sistema monumentale. Il villaggio è praticamente a gestione familiare e gli interventi sull’esistente, pur avendo la volontà di mantenere inalterata l immagine storica del n cleo, incontrano le di ficolt di n restauro conservativo che è in verità sostitutivo e ricostruttivo degli elementi architet- tonici, portando ad un, se pur lento, cambiamento delle qualità architettoniche degli edifici. Il villaggio, c e a asi completamente perso l tilizzo dei campi limitrofi alla foresta e vede costantemente diminuire la presenza del bestiame, è comunque ca- ratterizzato dalla presenza di orti domestici dove si trovano, oltre a verdure e ortaggi, coltivazioni oreali c e sottolineano l tilizzo delle a itazioni a Dacia, l a itazione di campagna per la domenica. Posta centralmente la piccola chiesa inserita nel “bosco sacro” fa da riferimento per tutto il villaggio e rispecchia le caratteristiche tipologiche architettoniche della tipica cappellina della Carelia meridionale175 (Fig. 53).

175 Per un approfondimento sui caratteri tipologici architettonici delle cappelle e chiese dei villaggi della

Carelia meridionale cfr. A. Kosenkov, South Karelian chapels in the villages of Manga and Kinerma:

Common and distinctive features, in S. Mora Alonso-Munoyerro, A. Rueda Màrquez de la Plata, P.

Alejandro Cruz Franco (a cura di), ReUSO. Propuestas Internacionales para la Documentacion,

Conservacion y Reutilizacion del Patrimonio Arquitectonico, vol me n. Vida en edificios cascos

històricos. Itinerarios y paisaje dentro de patrimonio”, pp.283-289. Cfr. anche A. Borisov, The religious

campagne di rilievo condotte su due esempi di villaggi careliani Yamka e Vasilievo, originari della penisola di Zahonezhie, oggi conservati presso il Museo all’aperto di Kizhi (Figg. 37-38-39). In queste due circostanze quindi, la realtà ambientale e il contesto sociale sono stati filtrati da na ricostr zione edele ma com n e artificiale, propria del contesto museale nel quale sono ancora tutt’oggi conservate (Figg. 40-41). Le indagini e le attività di ricerca sulle due aree campione di Vedlozero e Syamozero sono state fondamentali per approfondire le tecniche di rilevamento me- trico integrato, lo studio dei sistemi costruttivi tradizionali e per approfondire la co- noscenze sulle diverse tipologie e caratteristiche architettoniche e decorative, proprie dell’architettura careliana russa (Figg. 42-43).

Nello studio di queste due aree campione, la possibilità di studiare in modo pro- gressivo e contin ativo i contesti vicini da n p nto di vista geografico, ma allo stesso tempo molto diversi per caratteristiche legate agli elementi naturali presenti, alle con- dizioni socio-politiche in atto che ne governano il territorio e alle logiche insediative antropiche, ha consentito di raccogliere una vastissima quantità di materiale di studio e informazioni sulle quali è stato possibile sviluppare comparazioni e indagini appro- fondite e incrociate (Figg. 44-45-46).

La prima missione-studio avvenuta nel 2012, si è concentrata nell’area-campione