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L’Italia: l’architettura alpina dei Walser, corrispondenze e richiami con l’ar chitettura del nord Europa.

Lo sviluppo delle tecniche costruttive per l’architettura di legno nei modelli Nordeurope

3.4 L’Italia: l’architettura alpina dei Walser, corrispondenze e richiami con l’ar chitettura del nord Europa.

Nonostante il territorio italiano non sia caratterizzato da una quantità consistente di boschi da legname, è comunque possibile ritrovare esempi di costruzioni in legno antiche, che costituiscono una non irrilevante pagina di storia dell’architettura italia- na lignea. Senza dover ricorrere in prima analisi ai principali esempi di architettura lignea delle Alpi è interessante ricordare che già a partire dal VI secolo a.C. il tempio etrusco presentava una struttura portante in legno166. L’arco incuneato e ancora di più l’uso di elementi lapidei (colonne, pilastri, architravi) fecero scomparire l’impiego del legno come materiale principale da costruzione, ma questo continuò comunque ad essere tilizzato fino a t tto il medioevo, ritrovandolo sopratt tto nei castelli di legno, per i sistemi strutturali delle città in legno, per le ossature delle coperture e dei balconi, per opere temporanee e per le grandi strutture di supporto. Un importante esempio di architettura lignea tradizionale è rappresentata dagli insediamenti montani della popolazione Walser, dei Vallesani, ceppo di contadini di montagna germanofoni che, a partire dal XII secolo, lasciarono l’Alto Vallese per insediarsi lungo l’arco al- pino167. Il motivo di queste migrazioni e colonizzazioni era legato, oltre che a fattori climatici, anche ad una strategia politica dei signori territoriali i quali, per consolidare i diritti di sovranità e ampliare le proprie proprietà fondiarie su entrambi i versanti del- la catena alpina, stringendo anche patti e alleanze con altri signori alleati, favorivano l insediamento di esti ceppi di colonizzatori nomadi a di esa dei confini in cam io dell’utilizzo parziale delle proprie terre per il loro sostentamento. Per questo motivo nei Grigioni (Svizzera) i alser pi importanti, come gli interr ein, i Davos, i Safien e i Langwies, attraverso la loro attività di colonizzazione ottennero il diritto colonico medievale, che comportava una serie di agevolazioni e uno status sociale piuttosto importante. La loro attività riguardava l’allevamento e il pascolo estivo, la fornitura e l acc m lo delle riserve di oraggio e fieno per l inverno e la c ra delle zone osc ive costituite da larici e abeti per la produzione di legname. Si sviluppò un’architettura lignea alpina estremamente ricca di elementi costruttivi propri e autentici ma anche analoga alla lontana tradizione costruttiva dell’Europa del Nord. Ancora oggi le co- struzioni lignee alpine sono utilizzate nei diversi paesi e cantoni oppure conservate e tutelate in strutture museali all’aperto come nel caso del Museo provinciale degli usi e costumi di Teodone, nel Dietenheim/Brunek, che rientra nel complesso dei musei provinciali altoatesini del Sud Tirolo. Le abitazioni qui si caratterizzano per essere costituite da un basamento in pietra, sul quale poggia una struttura interamente realiz-

166 In numerose opere etrusche sono stati infatti ritrovati esempi di capriate lignee dal funzionamento

particolare, perc é in esto caso la catena nzionava da tirante. Il peso del tetto veniva in atti scaricato oltre c e s i d e p ntoni anc e s lla catena stessa, c e era sollecitata indi a presso essione anzic é solo a trazione.

167 Sta ilirono circa centocin anta localit , distri ite s na ascia mont osa di circa m, definita

a nord dalla Valle dell’Hasli bernese, a ovest dallo Chablais francese, a sud dalle valli alpine intorno al monte Rosa e la zona del Bosco Gurin nel Ticino. Nel corso di un secolo si spostarono verso est colonizzando la Valle d’Orsera urana, il Tujetsch, Obersaxen nella Surselva e alcune zone della valle del Reno. Dopo il si spinsero nelle regioni di Vals, Safien, Tsc appina, fino a losters, Sc lappin e nella Prettigovia. Dal XIV secolo si insediarono anche nel Laternstal e nel Kleinwalsertal. Nel Tirolo, a Galtur, vicino a Klosters, esiste un ritrovamento di insediamento Walser. Cfr. Max Waibel, “Walser”, in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), Locarno 2005.

zata in legno, genericamente distribuita su due livelli. Il sistema costruttivo della parte lignea è realizzato in block-bau, con forme e tipologie di lavorazione degli angoli e degli incastri estremamente analogo all’architettura russa careliana. I tronchi veniva- no regolarizzati solo in parte, l’incastro angolare veniva lasciato a vista rendendo vi- sibile la lavorazione artigianale delle parti di contatto, non dissimili ai sistemi costrut- tivi già visti per l’architettura tradizionale russa. Le forti analogie con l’architettura lignea careliana ricorrono sia nei sistemi costruttivi che nelle scelte formali estetiche di interni ed esterni, fra queste le principali somiglianze documentate sono state l’uso dei pilastri interni di sostegno, caratterizzati da un piedritto con la parte terminale alta costituita da una traversa in legno inserita nel piedritto stesso (che consentiva di a mentare la s perficie di appoggio per la trave str tt rale del solaio s periore), n sistema di controventature per esterni e interni, costituiti per lo più da elementi a “L” rinforzati da un elemento diagonale a squadra, sollecitato a compressione che consen- tiva l’irrigidimento del nodo, uno stesso modo nel lavorare e decorare i telai di porte e finestre, in esto caso le analogie si sono spinte fino ad no stesso modo del disegna- re e realizzare le cerniere e maniglie in ferro colato per le aperture. Nella progettazio- ne delle saune le tecniche compositive e distributive erano analoghe. Si ritrova, infatti, una stessa concezione degli spazi interni e lo stesso modo di concepire gli elementi arc itettonici necessari alla nzione accolta come la presenza delle finestrine di s o- go, con stesso sistema di apertura a scorrimento orizzontale dell’anta, esattamente identico alle aperture che si ritrovano nelle saune careliane (smoke sauna).

Anche le coperture hanno una stessa struttura portante, caratterizzata da tronchi trasversali in aggetto su entrambi i lati, sui quali poggia il sistema secondario di travi- celli di supporto a manto di copertura; il canale di gronda anche nell’architettura alpi- na è costituito dall’uso di travi con la parte terminale costituita da una sorta di mensola o uncino (talvolta decorato) sul quale si appoggiava la gronda in legno. Negli interni la stufa-focolare ricorda molto la petchka careliana (termine in russo careliano), spazio da lavoro per la cottura dei cibi, ma anche posto dove allestire i giacigli per dormire e per ripararsi dal rigido freddo invernale. La maggiore solidità della struttura nella casa Walser era garantita dal basamento in pietra, soluzione che consentì di organizzare gli insediamenti anche lungo i pendii scoscesi con una disposizione “a gradoni”, questa scelta era anche dettata dalla volontà di non voler occupare lo spazio pianeggiante, de- dicato al pascolo e alle colture. Al piano terra, si trova la stalla, il basamento in pietra tutelava le strutture portanti lignee dall’umidità di risalita del terreno e dai possibili fenomeni di instabilità. La cucina era accessibile dall’esterno e conteneva il focolare domestico. La distribuzione interna era costituita prevalentemente da elementi divi- sori in legno disposti s g ide a pavimento e a so fitto. Il primo piano era accessi ile dall’esterno attraverso una scala realizzata in pietra e dall’interno con una scala in le- gno (come d’altronde avveniva nella izba r ssa). ll ltimo piano si trovava il fienile, talvolta ventilato grazie alla presenza di piccole aperture. Esternamente le case erano caratterizzate dalla presenza di “lobbie” (o “lobbiale”) ovvero di camminamenti che consentivano lo svolgimento di molteplici attività e avevano diverse utilità: costitui- vano l accesso ai locali dall esterno ed erano lo spazio nel ale si depositava il fieno, la canapa e l’orzo per il loro essiccamento durante le stagioni autunnali e invernale.

Nei contesti urbani, non solo del nord Italia ma in generale dell’area mediterra- nea, nei palazzi e nelle chiese delle città italiane gli elementi lignei riguardavano per lo pi i sistemi str tt rali delle copert re, dei so fitti e dei controso fitti a cassettoni. Verona sono interessanti i so fitti a San Fermo aggiore del e a San eno

3.4 L’Italia: l’architettura alpina dei Walser, corrispondenze e richiami con l’ar- chitettura del nord Europa.

Nonostante il territorio italiano non sia caratterizzato da una quantità consistente di boschi da legname, è comunque possibile ritrovare esempi di costruzioni in legno antiche, che costituiscono una non irrilevante pagina di storia dell’architettura italia- na lignea. Senza dover ricorrere in prima analisi ai principali esempi di architettura lignea delle Alpi è interessante ricordare che già a partire dal VI secolo a.C. il tempio etrusco presentava una struttura portante in legno166. L’arco incuneato e ancora di più l’uso di elementi lapidei (colonne, pilastri, architravi) fecero scomparire l’impiego del legno come materiale principale da costruzione, ma questo continuò comunque ad essere tilizzato fino a t tto il medioevo, ritrovandolo sopratt tto nei castelli di legno, per i sistemi strutturali delle città in legno, per le ossature delle coperture e dei balconi, per opere temporanee e per le grandi strutture di supporto. Un importante esempio di architettura lignea tradizionale è rappresentata dagli insediamenti montani della popolazione Walser, dei Vallesani, ceppo di contadini di montagna germanofoni che, a partire dal XII secolo, lasciarono l’Alto Vallese per insediarsi lungo l’arco al- pino167. Il motivo di queste migrazioni e colonizzazioni era legato, oltre che a fattori climatici, anche ad una strategia politica dei signori territoriali i quali, per consolidare i diritti di sovranità e ampliare le proprie proprietà fondiarie su entrambi i versanti del- la catena alpina, stringendo anche patti e alleanze con altri signori alleati, favorivano l insediamento di esti ceppi di colonizzatori nomadi a di esa dei confini in cam io dell’utilizzo parziale delle proprie terre per il loro sostentamento. Per questo motivo nei Grigioni (Svizzera) i alser pi importanti, come gli interr ein, i Davos, i Safien e i Langwies, attraverso la loro attività di colonizzazione ottennero il diritto colonico medievale, che comportava una serie di agevolazioni e uno status sociale piuttosto importante. La loro attività riguardava l’allevamento e il pascolo estivo, la fornitura e l acc m lo delle riserve di oraggio e fieno per l inverno e la c ra delle zone osc ive costituite da larici e abeti per la produzione di legname. Si sviluppò un’architettura lignea alpina estremamente ricca di elementi costruttivi propri e autentici ma anche analoga alla lontana tradizione costruttiva dell’Europa del Nord. Ancora oggi le co- struzioni lignee alpine sono utilizzate nei diversi paesi e cantoni oppure conservate e tutelate in strutture museali all’aperto come nel caso del Museo provinciale degli usi e costumi di Teodone, nel Dietenheim/Brunek, che rientra nel complesso dei musei provinciali altoatesini del Sud Tirolo. Le abitazioni qui si caratterizzano per essere costituite da un basamento in pietra, sul quale poggia una struttura interamente realiz-

166 In numerose opere etrusche sono stati infatti ritrovati esempi di capriate lignee dal funzionamento

particolare, perc é in esto caso la catena nzionava da tirante. Il peso del tetto veniva in atti scaricato oltre c e s i d e p ntoni anc e s lla catena stessa, c e era sollecitata indi a presso essione anzic é solo a trazione.

167 Sta ilirono circa centocin anta localit , distri ite s na ascia mont osa di circa m, definita

a nord dalla Valle dell’Hasli bernese, a ovest dallo Chablais francese, a sud dalle valli alpine intorno al monte Rosa e la zona del Bosco Gurin nel Ticino. Nel corso di un secolo si spostarono verso est colonizzando la Valle d’Orsera urana, il Tujetsch, Obersaxen nella Surselva e alcune zone della valle del Reno. Dopo il si spinsero nelle regioni di Vals, Safien, Tsc appina, fino a losters, Sc lappin e nella Prettigovia. Dal XIV secolo si insediarono anche nel Laternstal e nel Kleinwalsertal. Nel Tirolo, a Galtur, vicino a Klosters, esiste un ritrovamento di insediamento Walser. Cfr. Max Waibel, “Walser”, in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), Locarno 2005.

zata in legno, genericamente distribuita su due livelli. Il sistema costruttivo della parte lignea è realizzato in block-bau, con forme e tipologie di lavorazione degli angoli e degli incastri estremamente analogo all’architettura russa careliana. I tronchi veniva- no regolarizzati solo in parte, l’incastro angolare veniva lasciato a vista rendendo vi- sibile la lavorazione artigianale delle parti di contatto, non dissimili ai sistemi costrut- tivi già visti per l’architettura tradizionale russa. Le forti analogie con l’architettura lignea careliana ricorrono sia nei sistemi costruttivi che nelle scelte formali estetiche di interni ed esterni, fra queste le principali somiglianze documentate sono state l’uso dei pilastri interni di sostegno, caratterizzati da un piedritto con la parte terminale alta costituita da una traversa in legno inserita nel piedritto stesso (che consentiva di a mentare la s perficie di appoggio per la trave str tt rale del solaio s periore), n sistema di controventature per esterni e interni, costituiti per lo più da elementi a “L” rinforzati da un elemento diagonale a squadra, sollecitato a compressione che consen- tiva l’irrigidimento del nodo, uno stesso modo nel lavorare e decorare i telai di porte e finestre, in esto caso le analogie si sono spinte fino ad no stesso modo del disegna- re e realizzare le cerniere e maniglie in ferro colato per le aperture. Nella progettazio- ne delle saune le tecniche compositive e distributive erano analoghe. Si ritrova, infatti, una stessa concezione degli spazi interni e lo stesso modo di concepire gli elementi arc itettonici necessari alla nzione accolta come la presenza delle finestrine di s o- go, con stesso sistema di apertura a scorrimento orizzontale dell’anta, esattamente identico alle aperture che si ritrovano nelle saune careliane (smoke sauna).

Anche le coperture hanno una stessa struttura portante, caratterizzata da tronchi trasversali in aggetto su entrambi i lati, sui quali poggia il sistema secondario di travi- celli di supporto a manto di copertura; il canale di gronda anche nell’architettura alpi- na è costituito dall’uso di travi con la parte terminale costituita da una sorta di mensola o uncino (talvolta decorato) sul quale si appoggiava la gronda in legno. Negli interni la stufa-focolare ricorda molto la petchka careliana (termine in russo careliano), spazio da lavoro per la cottura dei cibi, ma anche posto dove allestire i giacigli per dormire e per ripararsi dal rigido freddo invernale. La maggiore solidità della struttura nella casa Walser era garantita dal basamento in pietra, soluzione che consentì di organizzare gli insediamenti anche lungo i pendii scoscesi con una disposizione “a gradoni”, questa scelta era anche dettata dalla volontà di non voler occupare lo spazio pianeggiante, de- dicato al pascolo e alle colture. Al piano terra, si trova la stalla, il basamento in pietra tutelava le strutture portanti lignee dall’umidità di risalita del terreno e dai possibili fenomeni di instabilità. La cucina era accessibile dall’esterno e conteneva il focolare domestico. La distribuzione interna era costituita prevalentemente da elementi divi- sori in legno disposti s g ide a pavimento e a so fitto. Il primo piano era accessi ile dall’esterno attraverso una scala realizzata in pietra e dall’interno con una scala in le- gno (come d’altronde avveniva nella izba r ssa). ll ltimo piano si trovava il fienile, talvolta ventilato grazie alla presenza di piccole aperture. Esternamente le case erano caratterizzate dalla presenza di “lobbie” (o “lobbiale”) ovvero di camminamenti che consentivano lo svolgimento di molteplici attività e avevano diverse utilità: costitui- vano l accesso ai locali dall esterno ed erano lo spazio nel ale si depositava il fieno, la canapa e l’orzo per il loro essiccamento durante le stagioni autunnali e invernale.

Nei contesti urbani, non solo del nord Italia ma in generale dell’area mediterra- nea, nei palazzi e nelle chiese delle città italiane gli elementi lignei riguardavano per lo pi i sistemi str tt rali delle copert re, dei so fitti e dei controso fitti a cassettoni. Verona sono interessanti i so fitti a San Fermo aggiore del e a San eno

Maggiore, a Padova la copertura carenata sopra la sala del Palazzo della Regione. La maestria nella realizzazione di queste volte carenate è dovuta alla lunga tradizione delle costruzioni lignee navali famosa in queste regioni.

A Firenze la maggior parte delle architetture storiche pubbliche, religiose e le abitazioni private conservano spesso i solai, i cassettoni e alcune opere di completa- mente finemente realizzate in legno. Pi c e altrove in Italia il legno trov n ampio utilizzo nel settore della costruzione di argani e macchine da lavoro come carrucole, macchine per il sollevamento, e in ambito militare con le macchine belliche (macchi- ne da lancio, catapulte, scudi mobili, torri di avvistamento mobili).

La letteratura più antica del IV-V secolo come il De re militari scriptores o gli scritti di Francesco di Giorgio e Leonardo riportano un ampio scenario di questi si- stemi militari estremamente tecnologici tutti interamente realizzati in legno.

Altre vere e proprie architetture in legno erano costituiti dai ponti e dalle opere campali. I castra e gli accampamenti temporanei, durante i periodi bellici, avevano uno schema e un sistema di strutture realizzato in legno, dai fossati perimetrali, i cui argini venivano rinforzati con fascine di tronchi d’albero passanti agli steccati di confine. StruttureoriZZontali Sistema a block-bau Metodo a lafte Struttureverticali Strutture a telaio Metodo stav a pali portanti

tecnicheMiSte

Strutture portanti verticali in legno e tamponamenti in muratura

Fig. 13. Nell’architettura romana il legno veniva utilizzato sopratutto per la realizzazione delle strutture portanti di coperture. Un esempio di abitazione da Peastum. © Stefano Bertocci 2012 Tab. 2. Le principali tecniche costruttive nell’architettura lignea del Nord Europa: le strutture orizzontali a block-bau o a lafte, le strutture verticali a telaio o a stav, e un’ultima tecnica mista che fonde aspetti e vantaggi delle due precedenti soluzioni.

Maggiore, a Padova la copertura carenata sopra la sala del Palazzo della Regione. La maestria nella realizzazione di queste volte carenate è dovuta alla lunga tradizione delle costruzioni lignee navali famosa in queste regioni.

A Firenze la maggior parte delle architetture storiche pubbliche, religiose e le abitazioni private conservano spesso i solai, i cassettoni e alcune opere di completa- mente finemente realizzate in legno. Pi c e altrove in Italia il legno trov n ampio utilizzo nel settore della costruzione di argani e macchine da lavoro come carrucole, macchine per il sollevamento, e in ambito militare con le macchine belliche (macchi- ne da lancio, catapulte, scudi mobili, torri di avvistamento mobili).

La letteratura più antica del IV-V secolo come il De re militari scriptores o gli scritti di Francesco di Giorgio e Leonardo riportano un ampio scenario di questi si- stemi militari estremamente tecnologici tutti interamente realizzati in legno.

Altre vere e proprie architetture in legno erano costituiti dai ponti e dalle opere campali. I castra e gli accampamenti temporanei, durante i periodi bellici, avevano uno schema e un sistema di strutture realizzato in legno, dai fossati perimetrali, i cui argini venivano rinforzati con fascine di tronchi d’albero passanti agli steccati di confine. StruttureoriZZontali Sistema a block-bau Metodo a lafte Struttureverticali Strutture a telaio Metodo stav a pali portanti

tecnicheMiSte

Strutture portanti verticali in legno e tamponamenti in muratura

Fig. 13. Nell’architettura romana il legno veniva utilizzato sopratutto per la realizzazione delle strutture portanti di coperture. Un esempio di abitazione da Peastum. © Stefano Bertocci 2012 Tab. 2. Le principali tecniche costruttive nell’architettura lignea del Nord Europa: le strutture orizzontali a block-bau o a lafte, le strutture verticali a telaio o a stav, e un’ultima tecnica mista che fonde aspetti e vantaggi delle due precedenti soluzioni.

Fig. 18. Anche in Islanda, isola non particolarmente ricca di boschi, il legname necessario per la costruzione proveniva direttamente dai boschi scandinavi già a partire dal 1000.

Fig. 14. Particolare del portale rivolto a nord della Chiesa di Urnes in Norvegia.

Figg. 15-16-17. Tre importanti esempi di architettura lignea norvegese. Dall’alto la Chiesa di Borgund (1150), Chiesa di Hopperstad (1130) e la Chiesa di Lomen (1175).

Figg. 19-20-21-22. La Chiesa di Haukipudas in Finlandia terminata nel 1762 con il prezioso patrimonio pittorico dell’artista Mikael Toppelius da Oulu. © Sara Porzilli 2014

Fig. 18. Anche in Islanda, isola non particolarmente ricca di boschi, il legname necessario per la costruzione proveniva direttamente dai boschi scandinavi già a partire dal 1000.

Fig. 14. Particolare del portale rivolto a nord della Chiesa di Urnes in Norvegia.

Figg. 15-16-17. Tre importanti esempi di architettura lignea norvegese. Dall’alto la Chiesa di Borgund (1150), Chiesa di Hopperstad (1130) e la Chiesa di Lomen (1175).

Figg. 19-20-21-22. La Chiesa di Haukipudas in Finlandia terminata nel 1762 con il prezioso patrimonio pittorico dell’artista Mikael Toppelius da Oulu. © Sara Porzilli 2014

Figg. 23-24. Particolari pittorici della Chiesa di Haukipudas realizzati da Mikael Toppelius,