Capitolo V: Donne e società nella visione di Gaetano
2. Le case chiuse e la “natura della prostituta” secondo un
Un altro tema relativo all’universo femminile molto dibattuto negli anni Cinquanta e su cui si espresse anche Gaetano Pieraccini è quello delle case chiuse e della prostituzione. Non stupisce che un simile argomento che riguardava questioni di medicina sociale e che definiva lo specifico ruolo di una parte della componete femminile sia stato di interesse del medico toscano oggetto di questa tesi. Le teorie scientifiche sulle prostitute prodotte durante l’epoca del positivismo, interessarono e forgiarono il medico e parlamentare socialista.
Le case chiuse vennero riaperte in Italia nel 1958 con la legge n.75 del venti febbraio. La proposta di legge era stata presentata dalla senatrice socialista Lina Merlin ben dieci anni prima, suscitando un enorme dibattito non solo in Parlamento, ma anche sulla stampa quotidiana. La legge fu approvata alla Camera dei deputati con 385 voti a favore e 115 contrari; nonostante la segretezza del voto, per cui è impossibile desumere con certezza la
321 Ivi, pag.110. 322 Ivi, pag. 116.
137 distribuzione dei favorevoli e dei contrari, si può supporre sulla base delle posizioni espresse durante i dibattiti parlamentari, che votarono a favore i democristiani, i socialisti, i comunisti e i repubblicani, mentre votarono contro i monarchici, i liberali, i neofascisti e i saragattiani di Unità socialista323.
Mentre in Italia si discuteva se abolire il vecchio sistema di regolamentazione della prostituzione324 il resto d’Europa faceva passi da gigante in tal senso. In
numerosi paesi le case chiuse erano state riaperte già nei primi decenni del Novecento; in Francia la legge sulla regolamentazione della prostituzione era stata abolita nel 1946 dalla legge Richard, appena due anni prima della posposta di legge della Merlin; ma, fatto ancora più importante, nel 1949 veniva ratificata una convenzione abolizionista dall’ONU, elemento che favorì gli abolizionisti italiani, considerate le speranze dell’Italia di essere ammessa all’ONU325. Nel discorso tenutosi al Senato il 12 ottobre 1949, la senatrice Lina
Merlin riporta gli articoli del testo approvato dall’ONU:
“Art.2. - <<Gli Stati partecipanti alla presente convenzione convengono ugualmente di render punibile colui che tiene o dirige una casa di prostituzione o che scientemente affitta un immobile ai fini della prostituzione altrui. E’ ugualmente punibile ogni persona che scientemente finanzia o contribuisce a finanziare una casa di prostituzione>>.
Art.6.- <<Gli Stati partecipanti alla presente convenzione convengono di prendere tutte le misure necessarie per abrogare ogni regolamento, ogni uso, secondo il quale
323 Sandro Bellassai, La legge del desiderio…, cit., pag.17.
324 Il sistema di regolamentazione della prostituzione fu introdotto in Italia nel 1860, tramite il
cosiddetto regolamento Cavour. Mentre negli altri paesi (come la Gran Bretagna) era stato già abolito un tale sistema di regolamentazione, in Italia le “norme di profilassi” contro la prostituzione venivano ribadite e intensificate dal regime fascista, che nel 1923 riaffermava un severo regime di controllo sanitario e poliziesco sui postriboli e le prostitute. Tale regolamentazione era quella in vigore al momento della proposta di legge della senatrice Merlin.
138 le donne che si danno alla prostituzione, che desiderano darvisi, o sono sospette di farlo, debbono farsi iscrivere in registri speciali o possedere carte speciali>>.”326
Le questioni attorno cui ruotò il dibattito riguardarono:
1. Le cause della prostituzione come fenomeno storico e dunque la definizione della figura della prostituta;
2. I rapporti di genere fra uomini e donne e l’avanzata della donna “moderna”;
3. Le norme morali e la concezione di vizio e virtù e il rapporto che tali aspetti assunsero nel passaggio dai modelli tradizionali e quelli più recenti; 4. La competizione tra uomini e donne per l’egemonia della pubblica morale; 5. La concezione della sessualità e del corpo maschile e la presunta
eccellenza etnica e razziale del maschio italiano327.
Le argomentazioni contro l’abrogazione della legge sulla regolamentazione presero le mosse da diversi punti di vista: per cominciare le contemporanee forme di misoginia, consideravano l’eventuale approvazione della legge Merlin come l’ennesimo attacco all’edificio sociale basato sul dominio maschile nelle questioni pubbliche e private. In un contesto in cui è in corso un cambiamento inarrestabile nei settori dell’economia, della politica e della società, quello della doppia morale maschile appare come l’ultimo baluardo da difendere per i sostenitori dell’inferiorità delle donne. Il tracollo della vecchia morale e dei tradizionali ruoli di genere comporterebbe, agli occhi dei misogini irriducibili, il collasso della società dovuto al rilassamento dei costumi e alla crisi dei ruoli patriarcali tradizionali328. La scomparsa della prostituta
come figura istituzionale, approvata e regolamentata dallo Stato, diventa un esplicito attacco alla virilità, nonché causa di squilibri familiari; questo perché
326 Lina Merlin, Abolizione della regolamentazione della prostituzione. Discorso al Senato nella
seduta del 12 ottobre 1949, Roma, Tipografia del Senato, pp.33-34.
327 Sandro Bellassai, Un mondo senza Wanda…., cit., pag.69. 328 Sandro Bellassai, La legge del desiderio…, cit., pag. 48.
139 la doppia morale maschile, se per un verso prevedeva che le donne fossero mogli angeliche, custodite fra le mura domestiche, e madri ideali, dall’altro giustificava l’esigenza di “sfogare” gli istinti irriducibili propri del genere maschile, e il modo per farlo senza sconvolgere la pubblica morale era proprio usufruire della figura approvata dallo Stato della prostituta, legale, ma perfettamente invisibile, perché rilegata fra le mura delle case chiuse. Paradossalmente la salvaguardia della famiglia diventa, dunque, la giustificazione per il mantenimento della regolamentazione:
“Il bordello evita all’uomo la pena e il pericolo di ricercare la soddisfazione dei propri <<naturali>> istinti in situazioni rischiose dal punto di vista sanitario, quali sono quelle in cui si svolge la prostituzione clandestina; ma permette anche lo sfogo delle tendenze <<poligamiche>> del maschio all’interno della zona franca controllata e separata dal resto della società, garantendo così l’equilibrio monogamico su cui si fonda la famiglia.”329
Insomma, le case chiuse sarebbero secondo questa logica una garanzia per il mantenimento dell’ordine sociale fondato sulla famiglia, poiché forniscono un antidoto alla “naturale” tendenza all’infedeltà maschile. Il fatto che le relazioni extraconiugali maschili fossero pacificamente accettate, non deve stupire in un epoca in cui, nell’ambito del matrimonio, il tradimento maschile era ammesso, mentre quello femminile era punibile per legge. E ai moralisti che invitano il “maschio italico” a contenere le sue passioni Pieraccini risponde con termini medici:
“la castità degli uomini, cui più volte vi siete riferiti, sta in ragione inversa, onorevoli colleghi, delle secrezioni delle ghiandole seminali”330
329 Ivi, pp.138-139.
330 Gaetano Pieraccini, Sulla abolizione della regolamentazione, Discorso pronunziato al
Senato della Repubblica nella seduta del 16 novembre 1949, Roma, Tipografia del Senato, 1950, pag.55.
140 Le argomentazioni rispetto a questo concezione della morale coniugale, sono apertamente attaccate dalla senatrice Merlin, la quale, nel suo discorso in Senato del 12 ottobre 1949, denuncia:
“E la realtà, anche per noi, oggi è un’altra: in una società formalmente monogamica, ma sostanzialmente corrotta e cinica, la prostituzione è un comodo mezzo di poligamia.”331
Agli occhi dei sostenitori di questa tesi a poco valeva la considerazione che queste donne fossero tenute in un regime di soggezione e umiliazione costante, sottoposte a misure degradanti che andavano dal fermo, alla visita coatta, all’obbligo della tessera che le bollava per sempre come donne di malaffare. Senza contare il sistema di “tratta delle bianche” in corso per garantire “merce” sempre nuova a questa vera e propria impresa economica favorita dallo Stato; per dirlo con le parole dell’autrice della proposta di legge in questione, simili trust, facevano delle donne delle “bestie da traffico”332.
Tali problematiche non suscitarono alcuna compassione in coloro che ritenevano la prostituta, non una donna infelice costretta a questo mestiere dalle condizioni ambientali estremamente disagiate a cui tentava disperatamente di sfuggire, ma una “degenerata costituzionale”. Nel corso dell’Ottocento la figura della prostituta era stata definita dall’allarme sanitario per la diffusione delle malattie infettive di cui la prostituzione era la causa primaria; la prostituta rappresentava, in sintesi, un pericolo sociale333. Nel
dibattito scientifico del Novecento sulla figura della prostituta continuò ad intervenire lo stereotipo negativo che insisteva sul carattere di pericolosità di quest’ultima334. Negli anni Cinquanta non era ancora tramontata la lezione di
Cesare Lombroso, secondo la quale la prostituta altro non era che
331 Lina Merlin, Abolizione della regolamentazione della prostituzione…, cit., pag. 51. 332 Ivi, pag. 12.
333 Sandro Bellassai, la legge del desiderio…., cit., pag.109. 334 Ibidem.
141 l’equivalente femminile dell’uomo delinquente. Pur facendo una distinzione fra prostituta “nata” e prostituta “d’occasione”, Lombroso tendeva a bollare la prostituta come essere degenerato per natura, portatrice di caratteri atavici degenerativi trasmissibili ereditariamente335. Inoltre, le prostitute sarebbero
state caratterizzate, secondo le teorie antropologiche dello scienziato torinese, da stimmate degenerative come l’isteria, l’alcoolismo, la frenastenia e altre forme di deviazione mentale; mentre caratteristiche congenite di queste ultime sarebbero state l’aggressività, le passioni primitive, la sensualità sviluppata, la volontà debolissima, l’avidità di piacere e l’indolenza. Negli anni Cinquanta persisteva la concezione della prostituta come “degenerata”, sebbene in quel decennio venissero considerate come causa maggiore di questa devianza le condizioni ambientali piuttosto che le tare ereditarie. Insomma, sotto il banco d’accusa si trovava per l’ennesima volta la morale femminile, rispetto alla quale Pieraccini si esprime in questo modo:
“Non voglio assimilare la prostituta alla delinquente in maniera assoluta, ma è tutto un materiale di scorie sociali, che si raccoglie nelle carceri o in queste case di dolore e di vergogna. Le prostitute sono per lo più minorate intellettuali, o morali, o nella volizione; ora primeggia una di queste qualità negative, ora primeggia l’altra. Che poi si tratti di donne degenerate è provato dal fatto (che risulta anche a lei, onorevole Merlin) del pervertimento sessuale vergognoso di costoro.”336
Nessuna possibilità di redenzione è concessa, agli occhi del “più gagliardo alfiere dei bordelli”, alle prostitute. L’influenza di Lombroso si riconosce persino sulle pagine dell’Enciclopedia medica italiana; l’autore della voce prostituta nata, nonostante fosse un sostenitore della legge Merlin, enuncia:
“si riscontrano, statisticamente, tanto nell’ambito somatico, quanto in quello funzionale e psicologico, risultando fra essi, oltre all’eredità patologica, la debilità
335 Sandro Bellassai, Un mondo senza Wanda…, cit., pag.78; cfr. Cesare Lombroso, Giuliano
Ferrero, La donna delinquente, la prostituta e la donna normale, Torino, Fr.lli Bocca, 1903.
336 Gaetano Pieraccini, Sulla abolizione della regolamentazione della prostituzione…, cit.,
142 intellettuale e morale, la precocità sessuale non scompagnata da frigidità, l’imprevidenza, l’instabilità e l’omosessualità.”337
Numerosi sono i medici che siedono in Parlamento e che si avvalgono delle tesi lombrosiane per avversare il progetto Merlin. Capofila di questa corrente è, il già citato, Gaetano Pieraccini, il quale “è certamente il più strenuo difensore delle case di tolleranza”338. Pieraccini, puntualizza come la decisione
di dedicarsi al mestiere della prostituzione sia una scelta volontaria da parte di queste donne:
“e quando vogliono disfarsi del libretto nessuno glielo impedisce; esse riacquistano la libertà di esercitare qualunque altro mestiere, indisturbatamente.”339
Naturalmente una simile affermazione non è obiettiva e non tiene conto del costante pregiudizio che in ogni ambito della vita pubblica bollava queste povere sventurate. E ancora Pieraccini esalta il valore che una simile istituzione avrebbe per l’ordine sociale:
“D’altra parte il postribolo- e questa forse vi parrà grossa- è strumento di difesa sociale generale. Colà si rifugiano donne criminaloidi che, lasciate fuori e non sorvegliate, chissà cosa farebbero, se si pensa che spesso tra degenerati si annusano e si associano nel malaffare; quando si tratta di anormali sembra che si riconoscano per un puzzo di immoralità tutto loro particolare e che li aggruppa. Inoltre il postribolo, come sopra ho detto, nasconde l’esibizionismo pubblico; ed il meretricio postribolare può valere e realmente vale, a diminuire quella che può essere la seduzione, gli atti di violenza carnale, gli stupri ecc.”340
Questa seconda affermazione, in quanto ribadisce il carattere degenerativo e irrecuperabile delle prostitute stona con la prima, chiaramente strumentale e politica, in cui si afferma che una volta scelto un altro mestiere le prostitute
337 Leone Lattes, Prostituzione, in << Enciclopedia medica italiana>>, Sansoni, Firenze, 1955,
pag. 2296.
338 Sandro Bellassai, La legge del deisderio…, cit., pag. 122.
339Gaetano Pieraccini, Sulla abolizione della regolamentazione della prostituzione…, cit., pag.
12.
143 potrebbero serenamente dedicarvisi senza alcun pregiudizio che le ostacoli. E’ il medico stesso, al contrario, a favoreggiare l’isolamento della prostituta e l’allontanamento della stessa dalla sfera dei diritti civili:
“La personalità umana va rispettata in ogni cittadino, quindi anche nelle prostitute; ma non bisogna dimenticare che esse hanno offeso questa loro personalità, menomandola con un esercizio infame ed offendendo quanto vi è di più sacro nella vita della donna: la famiglia e la maternità.”341
Secondo gli avversari del progetto di legge Merlin, una volta chiusi i “bordelli” flotte di prostitute si sarebbero riversate sulle strade turbando l’opinione e la morale pubblica e diffondendo senza alcun controllo le malattie sessuali. Tale linea difensiva era utilizzata dalla maggior parte dei regolamentisti (specialmente dai medici). A queste argomentazioni gli abolizionisti rispondono precisando che anche durante il regime di regolamentazione il numero delle prostitute “clandestine” si è mantenuto superiore a quello delle “ospiti” delle case chiuse e che le tanto celebrate norme sanitarie, essendo rivolte soltanto alle donne, naturalmente non agli uomini, e in intervalli di tempo di una volta a settimana, mentre le prostitute hanno una media di 100 clienti al giorno, sono ben lontane dall’apparire efficaci342. Tali posizioni sono
evidenti nelle parole della senatrice Merlin:
“Il sistema delle case si dimostra fallito anche in Italia; d’altra parte c’è un fatto che merita attenzione; il numero delle clandestine è molto superiore a quello delle tesserate. […] Il controllo sanitario poi nelle case avviene in condizioni tali che non è assolutamente possibile possa dare una garanzia, perché anche il medico più coscienzioso non può avere i mezzi tecnici per una visita, specialmente per diagnosticare la sifilide, e poi anche perché intorno alla prostituta vive tutta una catena di gente che ha l’interesse a mantenerla là, dove si trova”343
341 Gaetano Pieraccini, La difesa della società dal libero meretricio. Discorso pronunciato al
Senato della Repubblica nella seduta del 6 marzo 1952, Roma, Tipografia del Senato, pp.3-4.
342 Sandro Bellassai, Un mondo senza Wanda…, cit., pp.70-71.
144 A dimostrazione della sua teoria la Merlin riporta i casi di quei paesi che avendo abolito il regime di regolamentazione hanno parzialmente risolto la piaga della prostituzione. Secondo l’onorevole Pieraccini, un simile confronto non sarebbe possibile, a non permetterlo sarebbero le caratteristiche antropologiche, legate al fattore ambientale, della popolazione italiana, infatti i paesi che non hanno ancora riaperto le case chiuse:
“si trovano sulla cintura mediterranea, quindi in zone a clima piuttosto temperato e caldo: il bel sole, la primavera, l’incantevole paesaggio sono stimoli agli amori. Eppoi, tra le popolazioni del Nord e del Sud ci corre una notevole differenza etnica”344
E’ significativo sottolineare come, durante la maggior parte delle inchieste, delle discussioni in Senato e nel dibattito pubblico, a finire sul bancone degli imputati fu quasi esclusivamente la sessualità femminile e non quella maschile. Evidentemente i tempi non erano ancora maturi per discutere pubblicamente della sessualità maschile, l’idea stessa di una simile possibilità, non solo era considerata scabrosa e deprecabile, ma anche culturalmente difficile a realizzarsi345.
Si evince dalle teorie opposte ai nuovi ruoli che le donne conquistano negli anni Cinquanta, negli spazi pubblici e privati, che non è ancora tramontato, nel decennio in questione, l’approccio biologico, caro agli scienziati positivisti, all’analisi della condizione del genere femminile. Ragione per cui le interpretazioni di Pieraccini, vengono condivise ed approvate dall’opinione pubblica e dagli scienziati di nuova generazione. Teorie elaborate nell’arco di tre decenni, dallo scienziato fiorentino, risultano ancora attuali ed accettate, nonostante i cambiamenti politici, culturali ed economici che interessarono l’Italia in questo arco di tempo.
344 Gaetano Pieraccini, Sulla abolizione della regolamentazione della prostituzione…, cit., pp.
33-34.
145
Appendice
[1] Tavola genealogica della famiglia Medici; Gaetano Pieraccini, La stirpe de’
146 [2] Schema per analizzare la morfologia clinica; Gaetano Pieraccini, La stirpe
de’Medici di Cafaggiolo, vol. III, Firenze, Vallecchi, 1925, pag.101.
147 [4] Tavola gradimetrica intellettiva; Ivi, pag.224.
148 [6] Tavola eticometrica; Ivi, pag. 227.
149 [7] Cranio di Alessandro Medici; ritratto di Alessandro Medici, dipinto da Giogio Vasari; Gaetano Pieraccini, La stirpe de’ Medici di Cafaggiolo, vol.I, cit., pag.401.
150
Bibliografia generale
Valeria Paola Babini, Fernanda Minuz, Annamaria Tagliavini, La donna
nelle scienze dell’uomo. Immagini del femminile nella cultura scientifica italiana di fine secolo, Milano, Franco Angeli, 1989.
Sandro Bellassai, Un mondo senza Wanda. Opinione maschile e legge
Merlin (1948-1958), in <<Genesis: rivista della Società Italiana delle
Storiche>>, A.II, 2003, n.2, pp.67-98.
Sandro Bellassai, La legge del desiderio. Il progetto Merlin e l’Italia
degli anni Cinquanta, Roma, Carocci, 2006.
Alberto Burgio (a cura di), Nel nome della razza. Il razzismo nella storia
d’Italia (1870-1945), Bologna, il Mulino, 1999.
Annalisa Capristo, Scienze e razzismo, in <<Storia d'Italia>>, annale n. 26, Scienze e cultura dell’Italia unita, (a cura di) Francesco Cassata, Claudio Pogliano,Torino, Einaudi, 2011, pp.241-263.
Francesco Cassata, L’eugenetica in Italia, una storia da scrivere, in <<Medicina e Storia>>, n. 9, 2005, pp.133-141.
Francesco Cassata, Molti, sani e forti. L’eugenetica in Italia, Torino, Bollati Boringhieri, 2006.
Francesco Cassata, Verso “l’uomo nuovo: il fascismo e l’eugenica
“latina”, in <<Storia d’Italia>>, annale n.26, Scienza e cultura dell’Italia unita, (a cura di) Francesco Cassata, Claudio Pogliano, Torino, Einaudi,
2011, pp.131-156.
Arnaldo Cherubini, Storia della previdenza sociale in Italia. (1860-1960), Roma, Editori Riuniti, 1977.
Giorgio Cosmacini, Scienza e ideologia nella medicina del Novecento.
151 annale n.7, Malattia e medicina, (a cura di) Franco Della Peruta, Torino, Einaudi, 1984, pp.1223-1267.
Giorgio Cosmacini, Storia della medicina e della sanità in Italia. Dalla
peste europea alla Guerra Mondiale (1348-1918), Roma-Bari, Laterza,
1994.
Antonella Cutro (a cura di), Biopolitica. Storia e attualità di un concetto, Verona, Ombre corte, 2005.
Andreina De Clementi, L’assalto al cielo. Donne e uomini
nell’emigrazione italiana, Roma, Donzelli, 2014.
Victoria De Grazia, L’impero irresistibile. La società dei consumi
americana alla conquista del mondo, Torino, Einaudi, 2006.
Rosanna De Longis, Scienza come politica. “Vita femminile” (1895-
1897), in <<Nuova DWF: quaderni di studi internazionali sulla donna>>,
A.VII, n.21, 1982, pp.35-52.
Barbara Duden, Il corpo della donna come luogo pubblico. Sull’abuso
del concetto di vita, Torino, Bollati Boringhieri, 1994.
Roberto Esposito, Bíos. Biopolitica e filosofia, Torino, Einaudi, 2004. Vinzia Fiorino, Una donna, un voto. Diritti, utopie, opacità, in
<<Athenet>>, n.17, 2006.
Michel Foucault, Bisogna difendere la società, a cura di Mauro Bertani, Alessandro Fontana, Milano, Feltrinelli, 1998.
Michel Foucault, La volontà di sapere. Storia della sessualità 1, a cura di Pasquale Pasquino, Giovanni Procacci, Milano, Feltrinelli, 2005. Delia Frigessi, Ferruccio Giacanelli, Luisa Mangoni, Cesare Lombroso.
Delitto, genio, follia: scritti scelti, Torino, Bollati Boringhieri, 1995.
Delia Frigessi, Cesare Lombroso, Milano, Mondadori, 2003.
Aaron Gillette, Racial theories in fascist Italy, London, Routledge, 2002. Annamaria Galoppini, Il lungo viaggio verso la parità. I diritti civili e
152 Marco Gervasoni, Cultura della “degenerazione” tra socialismo e
criminologia alla fine dell’Ottocento in Italia, in <<Studi Storici>>, n. 3,
1997, pp.458-487.
David G. Horn, Social bodies. Science, Reproduction and Italian
Modernity, Princeton, 1994.
Giorgio Israel, Pietro Nastasi, Scienza e razza nell'Italia fascista, Bologna, il Mulino, 1998.
Giovanni Landucci, Il darwinismo a Firenze. Tra scienza e ideologia, Firenze, Olschki, 1977.
Roberto Maiocchi, Scienza e razzismo fascista, Firenze, La nuova Italia, 1999
Mario Manfredi, Ada Mangano, Alle origini del diritto femminile.
Cultura giuridica e ideologie, Bari, Dedalo, 1983.
Luisa Mangoni, Una crisi di fine secolo. La cultura italiana e la Francia