• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 2 IL MITO DI MEDEA

2.2. Diffusione dei classici in Spagna

2.2.1. Il caso di Seneca

Le informazioni riguardanti la ricezione di Seneca in Spagna sono state fornite dallo studioso Karl Alfred Blüher che, non potendo dimostrare una continuità della diffusione dell'autore latino dall'antichità al Medioevo, fa partire le sue indagini dal XIII secolo, periodo in cui riappare dopo una lunga interruzione60. Infatti, se

nell'antichità Seneca gode di grande popolarità e le sue opere si diffondono in tutto l'Impero Romano, andando a formare parte del patrimonio generale della cultura, nei cinque secoli che seguono la disfatta del regno visigoto non sappiamo se le sue opere erano conosciute, perché i documenti letterari dei secoli dal VIII al XIII sono poco adatti a dimostrarlo.

La Spagna, terra natale di Seneca, non sembra aver partecipato in tutto il Medioevo alla tradizione delle sue opere. Nel resto dell'Europa, invece, molti sono gli autori che lo hanno letto, infatti, i manoscritti di Seneca erano accessibili fuori della Spagna già a partire dal IX secolo in numerose biblioteche di monasteri e cattedrali.

A partire dal XIII secolo, le opere di Seneca trovano spazio nelle biblioteche delle case reali, nelle sedi vescovili e nelle biblioteche private: la prima conoscenza diretta con i suoi scritti avviene nel circolo del vescovo di Toledo Rodrigo Jiménez de Rada (1170-1247), promotore del risorgimento politico e culturale sotto il regno di Fernando III (1217-1252). Sotto il regno di Alfonso el Sabio (1252-1284)

59 Lida de Malkiel ripropone il pensiero di G. Highet, The classical tradition: Greek and Roman

influences on western literature, New York, Ofxord University Press, 1949, p. 361.

60 K. A. Blüher, Séneca en España. Investigaciones sobre la recepción de Séneca en España desde el

sicuramente sono presenti opere di Seneca nella biblioteca del palazzo, lo capiamo perché nella sua General Estoria fa un riferimento al filosofo. Sotto Sancho IV (1284-1295) continua l'interesse per la scienza e la letteratura e la biblioteca reale si arricchisce di opere di Seneca.

Le opere più diffuse erano le Epistulae ad Lucilium, De clementia, De beneficiis, le Naturales Quaestiones; mentre le tragedie ancora non si leggevano. Oltre a queste quattro opere genuine, circolavano anche numerosi scritti apocrifi.

Nel XV secolo inizia una nuova fase di ricezione di Seneca. Se nei secoli precedenti la sua conoscenza e l'uso diretto delle sue opere erano limitati, in questo periodo diventa un autore molto letto e accessibile non solo nell'originale latino, ma anche nelle numerose traduzioni.

La vita culturale e letteraria a Castilla vive una rinascita in questi anni grazie al volere delle corti: prima, raggiunge il massimo splendore con Alfonso V (1416-1458) che sposta la corte a Napoli, dal 1443, circondandosi di umanisti; poi, sotto il regno di Isabella (1474-1504) e Fernando (1479-1516), che uniscono le corone di Castilla y Aragón, favorendo la diffusione dell'umanesimo in Spagna. La corte reale acquista molte opere di Seneca, delle quali vengono fatte numerose traduzioni. In Spagna arrivano molti manoscritti di opere classiche provenienti dai centri umanisti italiani, aumentando così la lista dei testi in numerose biblioteche.

Il segno più evidente della rivalutazione di Seneca è dato dalle numerose traduzioni fatte in catalano e castigliano delle sue opere. La prima di tutte è una traduzione catalana in prosa delle tragedie fatta da Antoni de Vilaragut (1336-1400) che risale a prima del 1396: contiene le versioni complete di sette tragedie, Hercules

furens, Thyestes, Phoenissae, Phaedra, Oedipus, Troades, Medea, e un frammento

dell'Agamennone (fino al verso 309). Ogni testo è preceduto dalla trama. Queste traduzioni sono fatte non tanto con l'idea di una possibile rappresentazione scenica, quanto per far conoscere il contenuto di tali tragedie. I manoscritti conservano anche note esplicative che servono a informare il lettore sull'esito che hanno avuto i miti in altri scrittori che hanno affrontato gli stessi argomenti. Ad esempio, alla fine della

Medea viene incluso un commento che descrive la sua morte secondo la

desiderio di approfondire la conoscenza riguardo i dettagli delle tragedie indica che c'è un forte interesse per la tematica.

Le tragedie di Seneca influenzano profondamente le letterature europee del periodo rinascimentale. In Spagna, però, arrivano più tardi e scompaiono più velocemente rispetto a paesi vicini, come l'Italia e la Francia: circa dal 1575 al 1590, momento in cui, grazie a Lope de Vega, inizia a imporsi un teatro indipendente61.

Questo ritardo è dovuto al fatto che, nonostante sia stato tradotto, le versioni castigliane e catalane del XV secolo non vengono stampate e questo rende limitata la sua diffusione. Prima dell'arrivo di Lope de Vega, che rinnova il teatro spagnolo, i drammaturghi rendono omaggio alle imitazioni di Seneca che circolano in Europa. Le prime tragedie spagnole scritte seguendo lo stile di Seneca sono Nise lastimosa e

Nise laureada pubblicate a Madrid da Jerónimo Bermúdez nel 1577: se nella prima

compaiono allusioni dirette alla Fedra di Seneca, la seconda riprende il linguaggio moraleggiante, l'uso del coro, la crudeltà dei personaggi, tutti elementi che costituiscono la tecnica drammatica dell'autore latino. Altri autori che seguono lo stile di Seneca sono, ad esempio, Juan de la Cueva (Tragedia del Príncipe tirano), Cristóbal de Virués (Elisa Dido; Atila Furioso che ricorda Hercules Furens), Gabriel Lobo Laso de la Vega (Tragedia de la honra de Dido restaurada).

Nel XVII secolo, con la riforma di Lope de Vega, il teatro spagnolo prende le distanze da quello tradizionale. A tale proposito Blüher si chiede fino a che punto vengano ripresi gli elementi della tecnica e dello stile di Seneca nelle opere teatrali di quegli anni:

Queda, sin embargo, todavía abierta la interrogante de hasta qué punto fueron incorporados al teatro barroco del siglo XVII elementos de la técnica y estilo dramáticos de Séneca, que entonces encontraron entrada directa o indirecta en el drama español antes de Lope de Vega62.

In realtà, vedremo come le caratteristiche del teatro di Seneca non scompaiano da un momento all'altro, ma vengano semplicemente adattate ai tempi moderni.

61 Ivi, pp. 318-330. 62 Ivi, pp. 328-329.