• Non ci sono risultati.

LOS ENCANTOS DE MEDEA E IL CONFRONTO

3.3. Spazi dell'azione

Los encantos de Medea si svolge in due luoghi distinti, uno favorevole alla

protagonista e l'altro ostile: il palazzo di Medea e il palazzo di Esone, rispettivamente.

È nella prima giornata che si definiscono questi due spazi in cui si svolgono i tre nuclei dell'azione: il primo, nelle vicinanze del palazzo di Medea; il secondo, nel palazzo di Esone; il terzo quadro, nuovamente nel regno di Medea. La seconda giornata, invece, si svolge interamente nel palazzo di Esone. Nella terza giornata vengono riproposti entrambi gli spazi: il primo quadro si svolge nel regno di Medea, in particolare all'interno del suo palazzo; e i due successivi si svolgono in Grecia, nel palazzo del re.

L'opera si apre con l'arrivo di Giasone e Mosquete nel regno di Medea. Non presente nelle tragedie classiche, viene introdotto da Rojas questo luogo magico e lontano, situato fra i monti, che è la sede della divina Medea, dove può esprimere le sue violente e focose passioni. Dal dialogo dei personaggi si possono trarre informazioni sulle caratteristiche dell'ambiente circostante:

JAS: […] pero qué selva es aquesta tan lóbrega y tan obscura?

Apenas la vista en ella distingue un roble de quantos pródigo el monte revienta. No miras este Palacio, por cuya altivez soberbia solo el Sol señalar puede

la distancia de su alteza? (Rojas, los encantos 16-24)

uniforma perfettamente al carattere sinistro della protagonista. Lo spazio scenico assume così una connotazione simbolica, quasi infernale. All'interno della selva si trova un palazzo talmente enorme che non si riesce ad ammirarlo tutto:

MED: […] y á aqueste sitio he venido, y á esa lóbrega maleza,

donde en aqueste Palacio los Dioses de esas cabernas profundas, abriendo bocas á esa campaña sedienta, á mí voz salen humildes. (Rojas, los encantos 194-200)

Il palazzo è stato costruito dagli dèi per Medea, che deve vivere in questo regno appartato, circondato da selve e boschi, per rifugiarsi da Esone che vuole ucciderla. Per la sua capacità di dominare gli animali ricorda Circe, come osserva Alberola, ma, a differenza di Circe, che è regina e padrona dell'isola di Eea, Medea non per scelta, ma per necessità, è costretta a rifugiarsi nel suo regno73.

A un certo punto si sente della musica, parte integrante del teatro dell'epoca, che viene utilizzata da Rojas per creare un'atmosfera angosciante:

Dent. Music: Deten el paso, Jason, que ya tu esposa Medea

rindió al postrer parasismo el aliento y la belleza. JAS: Oiste lo que cantaba?

MOSQ: Sí señor, dice que es muerta tu esposa, y plegue á Mercurio, que nunca otro mal te venga. MUSIC: a tus hijos inocentes despedazaron las fieras, abortos irracionales,

que aquesa montaña engendran. JAS: Vive Dios, esfinge aleve, aspid con voz de Sirena, que has de pagar con la vida la música con la que alteras el alma.

(Rojas, los encantos 55-71)

La canzone ricopre una duplice funzione: da un lato, contribuisce a rendere inquietante e insolito il luogo in cui si trovano, dall'altro, ha un carattere profetico, annunciando come in parte effettivamente finirà la tragedia, con la morte dei bambini.

La seconda sequenza vede l'ingresso di Esone e della regina, con le sembianze di Medea, e di Creusa. La nuova ridistribuzione dei personaggi comporta anche il cambiamento dello spazio scenico. Non essendo presenti delle didascalie che lo descrivano, si capisce dall'azione e dai dialoghi che siamo ora in uno spazio chiuso, il palazzo di Esone, in Grecia: l'ambiente cortigiano rappresenta lo spazio della rivale Creusa, luogo dominato dall'odio contro Medea. Alcuni interventi dei personaggi potrebbero fare pensare che l'azione si svolga in uno spazio agreste, quando il re fa un riferimento a un monte («a la cumbre de aquel monte te levantas», vv. 354-355) e più avanti Alfredo dirà che il corpo sbatte contro un macigno («el cuerpo que despeñado dió en ese peñasco helado», vv. 391-392). In realtà queste parole fanno riferimento allo spazio drammatico che va oltre quello scenico74: gli spettatori

vedono sulla scena il palazzo del re; il luogo agreste, nominato da Esone e da Alfredo, allude allo spazio extrascenico con il quale i personaggi interagiscono.

Anche in Euripide le coordinate spaziali della vicenda non si limitano all'orizzonte visivo degli spettatori, ma le parole e i gesti dei personaggi sono posti in stretta relazione con quanto appartiene alle dimensioni del retroscena e del fuoriscena: ad esempio, gli spettatori, ancora prima di vedere Medea sulla scena, la sentono urlare e minacciare il marito dall'interno della casa (vv. 96-97); e ancora, nel momento dell'infanticidio, sentono le grida dei bambini (vv. 1270-1278).

Inoltre, anche in Euripide troviamo la contrapposizione fra due luoghi, entrambi a Corinto: la casa di Medea e il palazzo di Creonte. La casa è il luogo domestico degli affetti: per Medea l'interno della casa rappresenta lo spazio in cui si consuma l'esistenza femminile, ma diventa il luogo della solitudine una volta infranto il legame matrimoniale. A questo luogo si contrappone il ricco palazzo dove vivono gli

74 Con spazio drammatico si intende lo spazio della finzione, con spazio scenico invece si indica lo spazio che viene concretamente visto dal pubblico.

sposi novelli: la dimora regale è simbolo della nuova condizione conquistata dall'eroe75.