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COMMENTO A LOS ENCANTOS DE MEDEA

4.2. Tragico e comico

Nel mito di Medea, Rojas trova elementi che gli permettono di realizzare un'opera violenta: in primo luogo, la tematica crudele dell'infanticidio e dell'assassinio di Creusa ed Esone, poi, la scelta della donna come personaggio che esprime la violenza sulla scena, perdendo completamente il senso di giustizia. Rojas attribuisce alle sue eroine un ruolo attivo e vendicativo, comportamento più

115 M. T. Julio, Tradición y creación, op. cit., p. 790. 116 M. T. Julio, Tramoyas y artificios, op. cit., pp. 196-198.

appropriato a un personaggio maschile in una società come quella del XVII secolo, dove la donna ha un ruolo passivo, di venerazione e sottomissione nei confronti dello sposo117. Questo contribuisce a rendere la tematica crudele e anormale: Medea, nella

sua condizione di vittima, diventa la vendicatrice di sé stessa e arriva ad assassinare i suoi stessi figli negando l'istinto materno tipico delle donne. La scelta della donna come soggetto di azioni violente costituisce un elemento efficacie per produrre orrore.

In realtà, la tragedia non risulta troppo violenta, infatti, nonostante la presenza di situazioni tragiche e crudeli, l'autore lascia che la violenza si attui solo nel retroscena e non alla vista dello spettatore. Come abbiamo visto, la morte della regina viene descritta da Alfredo, quella di Creusa ed Esone viene narrata da Giasone e Mosquete; anche i figli muoiono nel retroscena. Inoltre, i momenti di tensione che si accumulano durante la narrazione, vengono sospesi dalla presenza di episodi comici o dalle interruzioni della storia principale o ancora dalla spettacolarità con cui Rojas trasforma sulla scena la magia di Medea.

Dunque, Rojas riduce l'orrore e la violenza: per l'autore la tragedia non consiste nell'accumulo di crimini truculenti ma nella scelta di temi violenti e nella ricerca di situazioni d'effetto. In questo modo, l'inclinazione di Rojas al sangue risulta una strategia per catturare l'attenzione del pubblico.

Mac Curdy, per la presenza della tematica violenta, considera Los encantos de

Medea una tragedia di vendetta o «tragedy of blood»118, oltre a inserirla nel gruppo

delle tragedie storico-mitologico, che comprende anche Numancia destruida,

Lucrecia y Tarquino, Los áspides de Cleopatra, Morir pensando matar e Progne y Filomena.

In realtà, sebbene presenti un finale tragico, l'opera affronta il tema con superficialità ed è caratterizzata da una serie di episodi umoristici dominati dalla figura del gracioso, per questo, più che tragedia, sarebbe meglio definirla tragicommedia o commedia tragica, come afferma María Teresa Julio119.

117 E. e R. Nieto Moreno, «La violencia en Rojas Zorrilla: mecanismos del horror en sus tragedias de sangre», in F. B. Pedraza Jiménez, R. González Cañal, E. Marcello (a cura di), Rojas Zorrilla en

su IV Centenario: Congreso Internacional, Toledo, 4-7 de octubre de 2007, Cuenca, Universidad

de Castilla-La Mancha, 2008, pp. 711-712. 118 R. R. Mac. Curdy, op. cit., p. 25.

Il personaggio del gracioso, figura essenziale nelle commedie del Siglo de Oro, svolge un ruolo attivo anche nelle tragedie, dove a volte assume un protagonismo straordinario sia per la quantità di battute che pronuncia sia per la funzione che esercita: non si limita a essere un personaggio funzionale all'azione drammatica ma, come abbiamo visto, interrompe l'azione nei momenti di tensione, non tanto per distenderla quanto per intensificarla, dato che crea ansia nello spettatore che vuole scoprire cosa succederà.

Rojas, dunque, in una perfetta commistione di tragico e comico, inserisce all'interno del mito delle scene divertenti che al giorno d'oggi possono disturbare lo spettatore, mentre all'epoca erano considerate un elemento necessario per la riuscita dell'opera.

I classicisti rifiutano qualsiasi tipo di commistione fra tragico e comico, invece, l'artista barocco riesce a introdurre l'elemento comico nella tragedia lasciandola perfetta. Rojas, rispetto ad altri drammaturghi, usa in maniera eccessiva sia l'elemento comico che quello violento. A tale proposito Mac Curdy afferma:

Rojas was pulled in two directions. He wanted to write tragedy and he wanted to write burlesque. He sometimes wrote both in the same work. Restraint was not one of his virtues. He had great talent for intense dramatic expression, but in his tragedies he often devoted that talent as generously to the comic as to the tragic. The results can be disturbing – even to an admirer of the Baroque. It is the intensity of the dramatic mood which matters most in determining the complexion of a play, and if its atmosphere is too frequently and too ruthlessly penetrated by foreign elements (even when they are introduced to set off the mood), the tragic tone is bound to suffer. This happens too often in Rojas' tragedies120.

L'elemento comico eccessivo a volte rischia di rovinare il tono tragico della tragedia. Per questo vengono apprezzate maggiormente le commedie di Rojas, dove l'azione drammatica risulta più uniforme e lineare, mentre le tragedie vengono criticate, perché presentano l'alternanza di effetto comico-effetto tragico, capace di disorientare lo spettatore.

In realtà, Rojas dimostra di essere in grado di scrivere tragedie secondo lo stile

voluto dalla comedia nueva, mescolando tragico e comico, contrasti apprezzati nel barocco:

Rojas se revela como el resultado de la simbiosis y evolución del gusto trágico del último cuarto del XVI siglo y la corriente neosenequista que domina en el XVII – de ahí su inclinación por el horror y la violencia -, y la comedia creada por Lope de Vega – de ahí la acomodación de los relatos a la comedia nueva -. Podría ser, pues, el eslabón perdido entre una forma y otra de hacer teatro121.

Le tragedie di Rojas risultano essere legate al periodo storico in cui le ha fatte, al pubblico per cui le ha create: il passare dalla risata al pianto è tipico del barocco. Non bisogna dimenticare che il pubblico richiede admiración e perturbación122, e Rojas,

attraverso la sua opera, lo accontenta, ricorrendo alla spettacolarità scenica, al patetismo e ai contrasti. A tale proposito María Teresa Julio afferma:

Rojas parte de un mito, selecciona lo que resulta más atractivo de él y lo ofrece a un público que en ese momento pide espectáculo en las tablas. Lo que lo aleja del mito clásico es, pues, una cuestión de intención y de contexto-social, histórico, cultural y literario-,y sobre todo una concesión al vulgo: “porque – al decir de Lope-, como las paga el vulgo, es justo/ hablarle en necio para darle gusto”123.

121 M. T. Julio, Hiperdramatismo en Rojas Zorrilla, op. cit., p. 204. 122 R. R. Mac Curdy, op. cit., p. 133.