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4. SOPRALLUOGHI E RELAZIONI. LE FORTEZZE NELLA CONTEA DI GORIZIA E NEI TERRITORI DI GRADISCA E TRIESTE

4.8 Il Castello di San Giusto

La prosperità economica di Trieste nella prima metà del Quattrocento poggiava su basi estremamente precarie. La concorrenza con i porti istriani, posti sotto la dominazione veneziana, spinse i triestini ad azioni di forza contro i convogli transitanti e ad alimentare il contrabbando. La Serenissima inizialmente rispose con il divieto per i propri sudditi di commerciare con Trieste decretando il blocco marittimo e infine, vista l’insufficienza di queste misure, nel 1463 decise di porre

sotto assedio la città377. Le ostilità con Venezia, segnarono l'inizio di un periodo di

crisi causato sia dalle restrizioni commerciali stabilite dal trattato di pace sia dai danni causati dall'assedio alla città.

Oltre a questi problemi di carattere diplomatico e commerciale, nel 1465 le cronache triestine registrarono l'avvento di una grave carestia di frumento e, come

se non bastasse, nel 1467, un'epidemia di peste378.

La Casa d’Austria, pur essendo interessata alla cittadina, fornì ben poco aiuto sia durante l'assedio veneziano che dopo; questo implementò il conflitto all'interno della nobiltà cittadina, divisa tra il partito filoveneziano e quello filoaustriaco; questa diatriba sfociò ben presto, nel 1467, quasi in una guerra civile, repressa in modo cruento nel 1469.

Tra il 1470 e il 1499 sull'intero territorio triestino, così come sul Friuli, grava il pericolo delle incursioni dell'esercito turco; a questo si aggiunse, tra il 1485 e il 1487, la minaccia costituita dalle ambizioni espansionistiche del re d’Ungheria. La situazione non tanto facile per la città continuerà negli anni successivi, precisamente nell'ultimo trentennio del secolo, con le devastazioni fatte dai veneziani in tutta la campagna circostante la città; tale interveto era voluto dal Senato veneto per punire il Consiglio cittadino per il contrabbando del sale.

L'invasione delle cavallette del 1475379, le tempeste del 1488 e del 1489,

377 F. Caputo, R. Masiero, Trieste e l'impero: la formazione di una città europea, Venezia, Marsilio Editori, 1987.

378

Cfr. G. Szombathely (de), Un itinerario di 2000 anni nella storia di Trieste, Trieste, Italo Svevo, 1996; P. Kandler, Notizie storiche di Trieste e guida per la città, raccolte da G. Bandelli, Trieste, C. Coen, 1851; A. Tamaro, Storia di Trieste, Roma, Alberto Stock, 1924.

379

180 responsabili di un notevole calo della produzione di vino, la grande carestia degli anni 1490-1492 e la peste ricomparsa negli anni 1475-77, non giovarono di certo alla crescita e stabilità economica e sociale della cittadina affacciante sul golfo triestino. In questo contesto l’attività edilizia fu pressoché nulla.

L’unico cantiere di rilevanza urbanistica nell’ultimo quarantennio del secolo fu

quello del castello di San Giusto380, la cui costruzione è decretata nel 1470 nel

quadro di un potenziamento delle strutture difensive della città381.

Figura 44. Janez Vajkard Valvasor (1641–1693),Veduta storica (1689) del colle di San Giusto e delle pendici verso il porto. In primo piano le saline.

Negli ultimi anni XV secolo, durante la permanenza a Trieste del capitano imperiale Erasmo Brasca, si ha notizia anche di lavori di dragaggio del porto, di restauro della chiesa di San Pietro e della casa del governatore.

380

Per una storia approfondita sull'architettura e storia del castello si veda: L. Veronese, La storia del castello

di San Giusto: la storia e i segreti della fortezza triestina attraverso i secoli, Trieste, 2004.

381

Cfr. P. Kandler, Notizie storiche di Trieste e guida per la città, raccolte da G. Bandelli, Trieste, C. Coen, 1851.

181 Nonostante alcuni provvedimenti imperiali intesi a rilanciarne la funzione mercantile, la città non manifestò segni di una ripresa economica nemmeno nel primi anni del Cinquecento. In seguito alla guerra tra l’Austria e Venezia, Trieste rimarrà sotto il dominio veneziano fino al 1509, e il periodo della guerra tra la Lega di Cambrai e la Serenissima, rappresentò un continuo susseguirsi di disastri: la paralisi dei commerci per il blocco navale, la distruzione delle campagne e delle saline ad opera dei veneziani, i danni causati dalla guerra alle mura e agli edifici, le epidemie di peste e calamità naturali (terremoto e maremoto) delinearono un quadro economico devastante per la città.

Dopo l’accordo di Worms tra l’Austria e la Serenissima, ratificato a Venezia nel 1523, Trieste conobbe una lenta ripresa economica che si svilupperà con ritmo più accelerato negli anni Trenta e Quaranta del secolo.

In questo periodo alquanto critico per la comunità e la città in generale, sono alquanto le notizie di attività costruttive generalizzate sul tessuto cittadino, esse riguardano esclusivamente gli edifici religiosi. Anche la costruzione del castello di San Giusto procederà con estrema lentezza a causa della cronica mancanza di fondi portandolo al completamento solo nel 1630.

Il colle del castello era già noto in epoca tardo romana382, avendo informazioni

riguardo la presenza di strutture presenti in tale epoca. E' solo con la conquista veneta della città, nel 1469, che si ha la conferma dell’esistenza di un castelletto costruito sotto l’impero d'Austria; tale costruzione venne demolita dalla Serenissima al fine di edificare un castello più solido, un edificio a due piani connesso ad una torre quadrata.

Agli inizi del XVI secolo, questa prima struttura fu circondata con un’alta cinta muraria; in tale poca, come precedentemente visto, dato il passaggio della città sotto l'influenza asburgica i lavori subiranno un brusco blocco.

Ripresero solo nel 1551, con la costruzione del bastione a nord e il completamento

della cinta muraria383. Con lunghe pause e i lavori si protrassero fino al 1630, con

il completamento del Bastione Pomis a nordovest384.

382

Cfr. A. Tamaro, Storia di Trieste, Roma, Alberto Stock, 1924.

383

Ivi.

384

182 Nel fervore del riassetto fortificatorio della città, il primo ad intervenire dopo l'architetto de Lalio, fu Giuseppe Vintana, il quale compie una prima perlustrazione della città nel 1569; passerà poi circa una decina d'anni prima che egli si interessi di nuovo ai lavori presso la città gigliata.

Negli anni Settanta del Cinquecento, infatti, Giuseppe Vintana aveva iniziato a lavorare al Bastione Rotondo a sud, cominciato dai veneziani ma mai completato i lavori, seppur lentamente proseguiranno sino al 1585, in qui vi è menzione di una ricognizione sul cantiere.

Successivamente la direzione dei lavori passò al fratello Giambattista, nominato tra il 1590 e il 1595 soprintendente alle fortificazioni di Gorizia e Trieste, il quale si occupò del rinforzo della cinta muraria a sud con il conseguente rafforzamento del Bastione Rotondo e della creazione dell’attuale ingresso al castello.

Egli, negli anni fra il 1585 e il 1597 fu presente in maniera costante a Trieste per

seguire i lavori al porto così come nel cantiere della Casa del Capitano385 e

successivamente, nei primi anni del XVII secolo, ripristinare la cappella di San

Giorgio, dove poco dopo venne riconsacrato l'altare dedicato al Patrono386.

In merito alle strutture castellane di San Giusto, il Tamaro riporta una lettera vergata a Gorizia da Giambattista il 22 maggio del 1588 nella quale scrive:

«Anchora le S. V. Ill. Clar.me et molto Mag. che saranno informate del danno che potria intravenir nelli doi volti delle casematte di dentro di un bastione nel castello di Trieste, che volendo terepienar ditto bastione di sopra via per poter adoperar i pezzi per li fianchi, io son sicuro che non potria portar tal carigo. Parimente un'altra torre apresso la porta nel entrat di esso castello qual'è tutta schiopatta, et segna de caschar; però quella voria essere levatta quanto prima387

385

Informazioni riportate nel saggio A. Tamaro, Storia di Trieste, Roma, Alberto Stock, 1924, vol. II, p. 89; non avvalorate da documentazione d'archivio.

386

A. Tamaro, Storia di Trieste, Roma, Alberto Stock, 1924, vol. II, p. 89.

387

Cfr. A. Tamaro, Storia di Trieste, Roma, Alberto Stock, 1924; R. M. Cossar, Storia dell'arte e

183 Il Bastione Rotondo di fondazione veneziana, rivolto verso il porto, si dimostra essere una struttura massiccia ma con problemi statici a detta del Vintana, che si innesta alla torre quadrata costruita dai veneziani e quindi all’edificio principale del complesso. Anche tale torre, come si evince dalla relazione, è gravemente danneggiata tanto da poter cascare; l'architetto quindi consiglia di demolirla per poi realizzarne una nuova.

Figura 45. Progetto di risistemazione del castello, 1818.

Si può supporre quindi che il progetto e l'attuale torre di accesso al castello sia totalmente opera del Vintana, questa supposizione oltre che essere mutuata dalla relazione che egli fece nel 1588, viene avanzata per confronto stilistico e di approccio, osservando l'intervento eseguito presso il castello di Gorizia dal fratello Giuseppe.

Il metodo di approccio riscontrabile in queste due opere eseguite dalla famiglia di architetti, viene messo in atto al momento della progettazione dell'ingresso laterale al castello. Giambattista Vintana inserì, infatti, un ingresso laterale con percorso parallelo alle mura, orientato verso nord, così che attraversato il portale, ci si trovava all’interno della torre quadrata. Questa soluzione garantiva un

184 miglior controllo dell’ingresso, dal momento che prima di arrivare alla porta si era costretti a passare ai piedi del bastione. Una medesima soluzione l'aveva attuata Giuseppe, per l'ingresso e la torre del castello di Gorizia, luogo e architettura diverse che però erano state risolte in maniera simile.

Figura 46. Pianta della città e del golfo di Trieste nel XVII secolo. Si veda la cinta muraria della città e la pianta del castello.

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