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2. MOTIVAZIONI E APPROCCIO ALLA CONCEZIONE DEL FORTIFICARE NEI TERRITORI DELL'AUSTRIA INTERIORE

2.1 La concezione del fortificare nei territori della Serenissima: un confronto

«Sono grandi, inestimabili, gli aiuti che riceviamo con gli Stati fortificati. Il principale è questo, che conservano la pace, la quiete, la tranquillità onde nascono tutti li beni che vediamo. Stati fortificati levano il pensiero a' nemici di tentargli, portano riputazione al padrone di quelli, fanno anco che in quardargli la spesa minore sia di quello che sarebbe se deboli fossero. [...]111»

La battaglia di Agnadello 112 , combattuta il 14 maggio 1509, segnò un

cambiamento nella concezione della Serenissima secondo la quale, ella fosse invincibile e libera di espandere il suo controllo sui territori della Terraferma. A seguito di tale sconfitta, la Dominante dovette ristabilire l'equilibrio all'interno delle sue magistrature e dei territori conquistati dalla prima metà del Quattrocento. Un nuovo assetto fortificatorio e di organizzazione doveva essere messo in atto al fine di proteggere i territori della terraferma e dello stato da mar dalle incursioni dei Turchi ma anche dalle ingerenze degli stati vicini, fra cui gli Asburgo.

In merito a questo, un segno documentale dell'avviato processo militare attuato da

Venezia, si ebbe il 16 marzo del 1517, allor quando Andrea Gritti113, tenne la

111

G. J. Leonardi, Libro delle fortificazioni de' nostri tempi. Quali siano le utilità che traemo dalle

fortificazioni de' Stati, Pesaro, Biblioteca Oliveriana, ms. 220, p. 78, cc. 40 recto - 41 recto.

112

Chiamata anche battaglia della Ghiaradadda (Gera d'Adda), fu combattuta nel quadro della guerra tra le forze della Lega di Cambrai (costituitasi cinque mesi prima e composta da: papa Giulio II, Luigi XII di Francia, Massimiliano I d'Asburgo, Ferdinando II d'Aragona, re di Napoli e re di Sicilia, Alfonso I d'Este duca di Ferrara, Carlo III duca di Savoia e Francesco II Gonzaga marchese di Mantova) e la Repubblica di Venezia, che dovette soccombere alle forze francesi di Luigi XII e rinunciare così alle speranze espansionistiche sul resto d'Italia. Per una visione a largo spettro delle vicende seguite alla battaglia si veda: G. Gullino(a cura di), La svolta del 1509. Nel V centenario della battaglia di Agnadello, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 2011.

113 Doge di Venezia (* Venezia, 1455, † ivi, 1538). Si trovava a Costantinopoli per la sua attività di mercante allo scoppio della guerra tra Turchi e Veneziani nel 1497; giovò grandemente alla sua patria come informatore, e in seguito come negoziatore di pace. Passato definitivamente alla vita pubblica e nominato procuratore di San Marco nel 1509, fu a capo degli eserciti veneziani nella guerra di Cambrai; in seguito ricoprì importanti cariche militari. Eletto doge nel 1523, nei quindici anni del suo dogado attuò una politica di equilibrio tra Francia e Impero. Cfr. Enciclopedia italiana di scienze, lettere e arti, Istituto dell'enciclopedia

61 fondamentale relazione con la quale esprimeva il primo concreto programma di

aggiornamento della difesa e delle fortificazioni dei territori dello stato114.

I concetti esposti da Gritti, furono di certo mutuati da conversazioni e relazioni

avute con il condottiero Bartolomeo d'Alviano115 e altri come Teodoro Trivulzio,

Giovan Jacopo Trivulzio e Giano Maria Fregoso116.

Rileggendo l'intervento del patrizio veneto si comprende come la volontà interventistica dovesse attuarsi su vari livelli e non fosse solamente un restauro

della situazione precedente ad Agnadello117.

L'idea di Gritti era quella di intervenire su scale diverse, dando indicazioni precise al fine di attuare una definizione nuova dell'intero sistema fortificatorio occidentale. Come riporta Concina, Gritti richiedeva un proseguo dei metodi interventistici attuati nelle città di Brescia, Padova e Treviso e l'avvio immediato dei lavori sulle strutture fortificate veronesi.

Questi interventi dovevano prevedere l'ammodernamento delle strutture seguendo i dettami dell'architettura fortificata alla moderna, già degnamente messi in pratica

nel centro Italia da Francesco di Giorgio Martini118.

italiana fondato da Giovanni Treccani, voce "Andrea Gritti", in

http://www.treccani.it/enciclopedia/andrea-gritti/, ottobre 2013.

114

Cfr. E. Concina, La macchina territoriale. La progettazione della difesa nel Cinquecento veneto, Roma-Bari, Laterza, 1983, p. 5.

115 Cfr. L. Puppi, Bartolomeo d'Alviano e il programma di riassetto dello "Stato da terra" nella crisi di

Cambrai, in «L'architettura militare veneta del Cinquecento», Centro Internazionale di Studi di Architettura

"Andrea Palladio" di Vicenza, Milano, Electa, 1988, pp. 34-44.

116

Cfr. N. Barbarigo, Vita di Andrea Gritti, Venezia, 1963; L. Moscardo, Historia di Verona, Verona, 1668; E. Concina, La macchina territoriale. La progettazione della difesa nel Cinquecento veneto, Roma-Bari, Laterza, 1983, p. 5.

117

Ivi, p. 6.

118

Pittore, scultore, architetto (* Siena, 1439, † ivi, 1501). La sua poliedrica attività ha fatto presupporre una giovanile frequentazione dell'ambiente del Taccola, oltre che una più specifica formazione presso il Vecchietta. dal 1476 alla corte di Urbino, al servizio di Federico e poi di Guidobaldo da Montefeltro; progetta un sistema di rocche e fortificazioni (Sassocorvaro, 1476-78; San Leo, 1479; Cagli, 1481; Mondavio, dal 1482) e scrive, tra il 1479 e il 1481, un trattato di architettura civile e militare, con un importante complemento grafico illustrativo. Nel 1490 è a Milano e a Pavia, dove incontra Leonardo. Presta i suoi servigi a Giovanni Della Rovere, a Ferdinando d'Aragona, duca di Calabria, agli Anziani di Lucca. Cfr.

Enciclopedia italiana di scienze, lettere e arti, Istituto dell'enciclopedia italiana fondato da Giovanni Treccani,

voce "Francesco di Giorgio Martini", in http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-di-giorgio-martini/, ottobre 2013; Cfr. C. Promis, Vita di Francesco di Giorgio Martini, architetto senese del secolo XV,

62

Figura 9. Tiziano Vecellio, Il Doge Andrea Gritti, 1540 circa, National Gallery of Art, Waschington.

Contemporaneamente egli perseguiva l'intento di rivedere il sistema di castelli presenti lungo i territori a confine con l'impero avendo la volontà di ammodernare

aggiuntovi il catalogo de' codici, Torino, Tipografia Chirio e Mina, 1841; G. Vasari, Le Vite de' piu eccellenti pittori, scultori, e architettori, Firenze, Giunti, 1568.

63 le rocche o i presidi che potevano essere migliorati, tralasciando completamente quelli che avessero richiesto un dispendio eccessivo di denaro e di mano d'opera. Si comprende quindi come l'approccio Veneto al territorio fosse ben diverso e si fosse sviluppato temporalmente prima di quello imperiale. Venezia vedeva la possibilità di creare una rete di fortezze e di rocche all'interno di tutta la terra ferma al fine di creare una rete facilmente praticabile e che collegasse immediatamente vari punti all'interno dei suoi possessi.

Questa volontà interventistica era assai diversa dalle scelte austriache, soprattutto lungo la linea ottomana, che vide l'organizzazione del territorio in maniera più strutturata basata su regioni di confine, i Militärgrenze, aventi statuti diversi dalle regioni interne ed essendo caratterizzati dalla presenza di popolazioni integrate all'intero della macchina di difesa e statale, aventi obblighi precisi verso la corona ma anche importanti agevolazioni statali e feudali.

La diversa organizzazione statale portò a un diverso approccio nel fortificare il territorio. Uno stato centralizzato, come quello degli Asburgo o quello degli Ottomani, non aveva la necessità di fortificare tutto il territorio, disseminandolo di avamposti e fortezze; la sua forza stava nell'avere un buon esercito, nel caso degli Asburgo composto da elementi dipendenti direttamente da Vienna e altri mantenuti sul posto (si veda gli Uscocchi e i Valacchi) e una cintura di fortificazioni (macro-regioni di confine) lungo i limiti più critici dell'impero. La Serenissima dominando su territori sia da terra che da mar, quindi non adiacenti ed eterogenei, non sovrintendeva con eserciti a tutti i confini; essa si appoggerà quindi, come visto dalle attente precisazioni del duca Francesco Maria

della Rovere119 e da suo figlio Guidobaldo120, su punti fortificati disseminati sul

territorio.

A questo scopo, l'individuazione di punti nodali all'interno del territorio, esposta nel 1527 da Andrea Gritti, verrà sottolineata anche dal patrizio veneto Giovanni Moro, per esempio, quando chiederà la fortificazione della città di Udine, roccaforte al centro della pianura friulana e quindi secondo lui strategicamente

119

(* Senigallia, 25 marzo 1490, † Pesaro, 20 ottobre 1538).

120

64

collocata121. Nelle relazioni dei patri veneti, siano essi il doge, o i vari

luogotenenti responsabili delle varie città o distretti si affiancherà sempre - in maniera molto più marcata e attenta rispetto agli interventi austriaci-, alla volontà di ammodernamento e protezione del territorio anche un concetto che fa di questi interventi delle vere e proprie architetture; il decor urbano sia reso attraverso le porte delle città, sia attraverso altri accorgimenti sarà un life motive di buona parte delle costruzioni militari della Serenissima.

Il nuovo impianto poliorcetico della Dominante, dalla nomina di Francesco Maria

della Rovere a capitano generale della Serenissima122, proveniva da una ratio

definita personalmente dallo stesso duca d'Urbino123.

Negli anni a venire l'intenzione di Francesco Maria fu quella di realizzare una guerra contro il turco basata sull'ingegno e non sulla forza, porterà a compimento l'intenzione astratta della macchina territoriale.

L'uso del castrum fortificato, utilizzato in maggior parte del territorio friulano e della Dalmazia, derivava dalla formazione culturale e militare del duca, studioso di trattati militari, fra i quali quello di Polibio124. Su questo non possono esserci dubbi se si ricorda che nel 1529, a Venezia, era stato pubblicato il testo greco-latino curato del frammento del sesto libro di Polibio, il de militia Romanorum et castrorum metatione125.

Da ciò, come riporta Concina, si evince il programma territoriale di renovatio securitas e restitutio rei militaris che è stato l'obbiettivo primario del della Rovere. L'aggiornata sapienza balistica, nonché fortificatoria, di quest’ultimo era stata resa possibile sia dagli avanzamenti scientifici in area veneta sia dall’esperienza nei campi da getto praticati durante la sua carriera di militare in attività permanente.

121

La fortificazione di questo sito, da parte della Serenissima, non venne mai attuata, se si eccettuano i piccoli interventi di sistemazione e consolidamento di parte delle mura.

122

Nomina dell'11 aprile 1529.

123

E. Concina, La macchina territoriale. La progettazione della difesa nel Cinquecento veneto, Roma-Bari, Laterza, 1983, p. 19.

124

Ivi, p. 25.

125

La porta urbana; Liber ex Polybii historiis excerptus de militia Romanorum et castrorum metatione

inventu Rarissimus a Iano Lascare in Latinam linguam translatus, parte seconda, cap. I, Venezia, 2529. Cfr.

E. Concina, La macchina territoriale. La progettazione della difesa nel Cinquecento veneto, Roma-Bari, Laterza, 1983, p. 25.

65 Sicuramente sulla sapienza poliorcetica di Francesco Maria della Rovere ebbe influenza l’humus scientifico sviluppatosi nella scuola matematica di Urbino, di

cui una delle figure principali fu il matematico Federico Commandino126 che pose

per primo il problema di come affrontare calcoli relativi a una curva qualsiansi. Il problema sollevato da questo “qualsiansi” rese possibile la rivoluzione mentale necessaria per incominciare a porsi il quesito della curva sottesa da un proiettile e per sviluppare la forma mentis per giungere ad una sua soluzione algebrica. Gli interventi ottenuti dalla Serenissima corrispondono, nell’area veneta, a un avanzamento sia sul versante del calcolo algebrico sia sul versante della geometria e della fisica verso la matematica. È solo con l’avanzamento di tali conoscenze, per merito della presenza d'ingegneri e militari sul territorio veneto, con epicentro

nella città universitaria di Padova,127 che si può comprendere la spinta in avanti

della balistica sia interna che esterna e il riflesso sulle pratiche sottese da tali

discipline. Non a caso nel 1537 nasce la Nuova Scientia128 di Nicolò Tartaglia

126

(* Urbino, 1509, † 5 settembre 1575). Nato a Urbino, studiò medicina a Padova e a Ferrara, dove ottenne la laurea. Suo grande merito per la storia della matematica è stata la sua vasta attività di traduttore in latino delle opere di matematici dell’epoca greco-ellenistica. Di tale importanza fu la sua opera di traduzione che, oggi, si ritiene che il suo operato abbia permesso la rinascita della matematica in Europa nel XVI secolo.

127

Non a caso il nuovo ruolo delle scienze matematiche nel XV secolo emerge chiaramente nel discorso che Johannes Müller da Königsberg (* Unfinden, 6 giugno 1436, † Roma, 6 luglio 1476), conosciuto con lo pseudonimo di Regiomontano, tenne all’Università di Padova nel 1464, sul valore e sulla utilità della matematica. Le Facoltà italiane recepirono velocemente le istanze al rigore scientifico che provenivano dal superamento da parte della società civile della divisione per parti di matrice aristotelica.

Già nel XIV secolo a Padova si erano aperti corsi di astrologia, nel 1449 terrà dei corsi di matematica George von Peuerbach (* Peuerbach, 30 maggio 1423, † Vienna, 8 aprile 1461). È all’inizio del XVI secolo che Padova si afferma come uno dei più vivaci centri scientifici e soprattutto matematici del Rinascimento. Il ruolo di Padova all’interno del rinnovamento scientifico si conferma a livello internazionale con l’insegnamento di Galileo Galilei. Lo studio di Padova trovò un importante punto d’appoggio nella città di Venezia dove viene stampato dall’editore Erhard Rafdold (1528 circa) il testo di Campano da Novara (seu Giovanni Campano, * Novara, 1220, † Viterbo, 1296) su Euclide formulato intorno al 1260. Il testo fu criticato da Regiomontano che stava progettando la pubblicazione degli Elementi di Euclide. L’asse Venezia-Padova diventa così il più importante centro di studi euclidei di Europa, in quanto il testo del Campano fu una delle prime pubblicazioni corredate da figure geometriche e matematiche. Fu infatti nel 1505, sotto il veneziano Bartolomeo Zamberti (* 1473, † 1539), che pubblicò una nuova traduzione degli Elementi eseguita direttamente dal greco.

128

66

(1499-1557) 129 , cittadino bresciano operante nella Serenissima, in cui si

espongono, staccandosi definitivamente dagli imperativi aristotelici, i risultati

della ricerca rinascimentale130.

Il territorio della Dominante quindi, veniva trasformato da Francesco della Rovere in città forte, come si evince dai dibattiti intercorsi fra Michele Sanmicheli, l'intendente da guerra urbinate e le magistrature lagunari.

Si veniva a creare così la "macchina territoriale", sistema di triangolazione difensiva del territorio che «agevolmente riceve et da soccorso ove bisogno» è spazio di movimento dove «il Capitano [...] puote sempre prevenire doi et più giornate e girarsi per la fortezza de' siti, de' paesi et in ogni luogo senza sturbo, rischio alcuno, potendo tornare onde parte sempre, presto et sicuro, che impedito esser non può»131. Per questo, essendo poche le forze mobili al servizio della Serenissima ed essendo esse dislocate in territori diversi e lontani, vi è la necessità di traslare uomini e macchine da una fortezza all'altra, attraverso anche vie preferenziali; concetti questi che erano alla base di tale organizzazione territoriale. La maglia territoriale fondava la sua forza su queste caratteristiche di, si potrebbe dire, dissimulazione delle forze e sulla capacità di movimento. Nodo dopo nodo questa maglia prenderà forma, centro focale fu la rocca; fondamentale come a Verona o Chioggia, poco difendibile e ancor meno fortificabile come a Udine, scartata a priori sia dal duca che da Sanmicheli.

129

Trasferitosi abbastanza in giovane età a Verona, qui fu insegnante di matematica dal 1521 e risolse l’equazione cubica o equazione di terzo grado. Tartaglia nel 1556 scrisse il General trattato di numeri et

misure, opera enciclopedica di matematica elementare, dove compare il famoso “triangolo di Tartaglia”,

applicato a problemi di probabilità. Il triangolo era già noto prima di Tartaglia ai cinesi. Diede anche un importante contributo alla diffusione delle opere dei matematici antichi. Sua è la prima traduzione dal latino in italiano degli Elementi di Euclide.

130

Cfr. F. Amendolagine, Il calcolo nell'architettura ossidionale tra il XV ed il XVI secolo: annotazioni per il

restauro, sta in G. C. Custoza (a cura di), «Giornate di Studi Sanmicheliani, Securitas veneta ed architettura

fortificata sanmicheliana: conoscenza, restauro, valorizzazione e recupero. Michiel da San Michiel circa il fortificar la Città di Udine e altri luoghi della Patria del Friuli», Conferenza Internazionale 22-23-24 marzo 2012, Udine Gradisca d'Isonzo, Colloredo di Monte Albano, Osoppo, Verona, Knemesi, 2013.

131

Cit. E. Concina, La macchina territoriale. La progettazione della difesa nel Cinquecento veneto, Roma-Bari, Laterza, 1983, p. 39.

67 Ideale per il della Rovere, a questo punto, è la città di nuova fondazione, la quale potrà essere edificata secondo i dettami dell'architettura fortificata alla moderna e potrà quindi resistere alle aggressioni supportate dalle macchine d'assedio.

Di questo processo di avvicinamento alle nuove tecniche costruttive, oltre alle attuazioni pratiche, vi sono documentazioni grafiche fortemente significative. Il progetto bastionato a

formato poligonale di

Albrecht Dürer

(1471-1528), 132 contemporaneo

all’elaborazione della

Nuova Scientia di Nicolò

Tartaglia 133 , prevedeva ancora bastioni interamente di muratura, forme geometriche caratterizzate da arrotondamenti e proporzioni talmente imponenti da rendere la proposta economicamente insostenibile. Il superamento di tale momento di passaggio fra

tecniche e materiali

medioevali e nuove istanze

difensive si presentò come una vera rivoluzione che sconvolse non solo le tecniche costruttive ma soprattutto l’assetto urbano e territoriale. Nel XVI secolo il modello ideale di costruzione difensiva fu elaborato teoricamente ma solo in

132

Il progetto di forte bastionato a tracciato poligonale di Albrecht Dürer, risalente al 1527, prevedeva bastioni interamente di muratura, di forma ancora arrotondata e di proporzioni talmente imponenti da scoraggiarne la realizzazione anche soltanto per motivi economici. Successivamente, apparvero progetti che prevedevano bastioni meno costosi di terra e mura, in genere a pianta pentagonale.

133

N. Tartaglia, Noua scientia inuenta da Nicolo Tartalea, Venezia, Stefano Nicolini da Sabbio editore, 1537. Figura 10. Frontespizio dell' opera di Nicolò Tartaglia, Noua scientia

inuenta da Nicolo Tartalea, Stefano Venezia, Nicolini da Sabbio

68 limitati casi poté essere sperimentato nella prassi in tutta la sua ampiezza e utopia. Palma (Udine) e Orzinuovi (Brescia) sono fra le poche attuazioni di città ideali dal punto di vista della fortificazione e non a caso tutte e due nella Serenissima Repubblica.

Sottolineando questo concetto dell'idealità concreta e gestibile della città di nuova fondazione, anche il figlio Guidobaldo della Rovere proporrà uno studio nuovo affinché i territori del Friuli siano protetti dalle incursioni turchesche; cosa che condurrà alla valutazione e alla nascita della città di Palma.

Palma fu quindi, un'attuazione degli intenti e degli ideali espressi dai della Rovere e attuati dai loro successori, esempio per tutte le città fortificate di nuova fondazione che si vedranno nascere dalla seconda metà del Sedicesimo secolo in

poi, sia nei territori spagnoli134 che nei Paesi Bassi, sia in quelli dell'impero

d'Austria.

Nella pratica, all'infuori di questi casi particolari, l’attuazione delle nuove tecniche di difesa urbana fu messa in atto per parti, interrompendo nei punti necessari le cortine al fine di attualizzare le difese medievali esistenti, senza prevederne l’abbattimento, ove possibile.

Il totale ridisegno delle città secondo le nuove regole difensive richiedeva un intenso impegno economico e soprattutto un adattamento della teoria, del rigore geometrico allo stato del terreno e delle preesistenze che pretendevano spesso, come a Vicenza, una “riduzione” delle cerchie abitate attraverso espropri e abbattimenti con la relativa protesta del patriziato e dei possidenti proprietari delle aree acquisite dal demanio. L’area antistante il sistema difensivo doveva, al contrario delle città murate medievali, costituirsi come “spianata”, cioè sgombra di qualsiasi intralcio che potesse disturbare l’attività balistica dei difensori e trasformarsi in un punto protetto, “difensivo” degli attaccanti. Lo sviluppo della

134

Le indicazioni di Nicolò Tartaglia furono in parte confermate dai manuali pratici dell’artigliere e del cannoniere come ad esempio il manuale Pratica manuale di Artegleria; nella quale si tratta della inventione

di essa... tirar co i pezzi in molti & diversi modi, far fuochi artificialia, di Luis Collado de Lebrija (* 1520?, †

1592) che furono recepite allorquando, già nel XVI secolo, venne costituita la scuola di artiglieria in Spagna in cui veniva impartito un amalgama sotteso da un insieme teorico tratto da una matematica “pratica”, come quella del Tartaglia, e dalle indicazioni provenienti dall’esperienza nella prassi riversata nei manuali degli artiglieri.

69 balistica e della costruzione delle architetture difensive spinsero a una differenziazione delle proposte risolutive derivanti dalla diversa storia scientifica.

- La scuola sanmicheliana della fortificazione alla moderna. Riassetto veneto ed esportazione di un metodo

Affrontare il tema dell'arte del fortificare all'interno dei territori della Serenissima, implica focalizzare l'attenzione alle strutture fortificate "alla moderna" e prendere in considerazione non solo l'opera del maggiore architetto qual è Michele Sanmicheli, ma riconsiderare tutti quegl'influssi che possono essere inquadrati dal termine "scuola sanmicheliana", identificazione che andrà a definire nei secoli successivi l'arte della fortificazione non solo in Italia ma anche in tutta Europa, sin'anche in America.

La scuola italiana del fortificare, fondata nel XVI secolo, della quale Sanmicheli

fu uno dei massimi concretizzatori delle sue teorie135, proprio a partire dallo

sviluppo della ricerca scientifica nelle discipline geometriche e matematiche si sviluppò soprattutto nei centri di Padova, Firenze e Urbino e con Venezia come