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4. SOPRALLUOGHI E RELAZIONI. LE FORTEZZE NELLA CONTEA DI GORIZIA E NEI TERRITORI DI GRADISCA E TRIESTE

4.9 Il mandracchio del porto di Trieste-Triest

Da sempre la città di Trieste ha rivestito una notevole importanza dal punto di vista marittimo e strategico. Porto fra tre confini, quello friulano, quello dalmata e quello della Carniola è stato, per secoli, l'unico sbocco sul mare per l'Impero d'Austria.

Trieste, come città marittima, risentì comunque la supremazia prima di Aquileia,

in epoca romana e poi della Serenissima388.

Si giunge così al 1236, anno in cui Trieste divenne libero Comune389; tale

condizione non miglioro, almeno sino ai due secoli seguenti, le condizioni che la costringevano ad una sudditanza commerciale e marittima rispetto a Venezia. La politica veneziana prevedeva l'intervento anche coatto al fine di impedire uno sviluppo ed una crescita del porto e della città. Le difficoltà di carattere politico e organizzativo nate e cresciute dalle continue ingerenze venete, porteranno la comunità triestina a direzionare la sua attenzione verso quei potentati, tanto vicini quanto impediti all'accesso marittimo sul Mediterraneo.

Le alleanze politiche ed economiche, le richieste di intervento da parte dei notabili triestini scaturirono finalmente nell'accordo stipulato il 30 settembre del 1382, fra

la comunità triestina e il duca Leopoldo I d'Asburgo390.

L'affiliazione, se così si può definire, alla causa asburgica, per meri interessi commerciali e di libertà politica, non legò la città all'Impero, riuscendo essa a

mantenere una certa autonomia rimanendo di fatto Comunità libera391.

La presenza delle navi austriache e dei commercianti triestini all'interno del Mediterraneo e soprattutto dell'Adriatico non venne vista di buon occhio dalla Repubblica di Venezia che tentò in tutti i modi di osteggiare la loro presenza. Vi furono vari scontri armati fra le due città nel XV e XVI secolo; si ricordano in

388

S. Rutteri, Trieste, il porto commerciale e industriale - rassegna tecnica, Trieste, studio editoriale giuliano, p.13.

389

M. Messina, Trieste, le fortune del porto e delle sue genti tra Settecento e Ottocento, Muzej Grada Rijeke, Rijeka, mr. Ervin Dubrovic, 2001, p. 7.

390

Leopoldo I d'Asburgo (* Vienna 4 agosto 1290, † Strasburgo 28 febbraio 1326), fu duca d'Austria e Stiria.

391

Cfr. C. Nobile, Franchigie storiche e Portofranco di Trieste, menoria postuma del dottor Carlo Nobile, Trieste, Tipografia Weis, 1866.

186 particolare l'assedio del 1462, le battaglie del 1486 e del 1508 e la distruzione

delle saline nel 1578392. Oltre ai battibecchi con i veneziani vi furono anche le

incursioni turchesche che misero la città a in grave pericolo sia nel 1476 così come nel 1500. La lunga e ripetuta serie di battaglie e scorrerie lasciò la città con poco più di cinquemila abitanti essendosi dovuta difendere pressoché da sola, dato che gli Asburgo non avevano ancora dimostrato pieno interesse sul suo porto. Le controversie con Venezia per la concorrenza delle saline e il contrabbando proseguirono anche negli anni successivi come nel 1599, anno in cui la flotta veneziana assediò Trieste. La città venne nuovamente sottoposta al blocco della flotta veneta nel 1600, nel 1609-10 e nel 1614.

Terminata la guerra di Gradisca e ristabiliti i commerci, nel XVII secolo, la città decise di intervenire sul porto per rafforzarne le rive permettendo un più facile attracco alle imbarcazioni essendo tutte le strutture completamente distrutte. Nel 1620 Giangiacomo Vintana, architetto imperiale e sovrintendente alle fortezze

del Regno, intervenne dirigendo i lavori al mandracchio393 del porto.

Nel XV secolo non esisteva ancora un mandracchio, al suo posto vi era solamente un'estesa gradonata che scendeva al mare permettendo l'accesso ai moli.

Le prime notizie risalgono al 1517; dai documenti inerenti ai lavori svolti nell'area si evince che venne previsto il lievo delle sabbie e della terra per l'ampliamento

del porto394. Nel 1529 venne realizzata la porta che darà diretto accesso al molo

centrale, costruito successivamente nel 1531.

Giangiacomo Vintana venne così incaricato, lo stesso anno della guerra

gradiscana395, della sua ricostruzione: il bacino aveva forma trapezoidale ed era

392

C. Nobile, Franchigie storiche e Portofranco di Trieste, menoria postuma del dottor Carlo Nobile, Trieste, Tipografia Weis, 1866, p. 19.

393

In opere di bonifica, l’ultimo tratto di un canale di scolo (normalmente lungo 50-100 m), separato mediante saracinesche dal tronco a monte e comunicante liberamente con il corso d’acqua recipiente. Ha la funzione di ridurre e rendere più facilmente asportabili gli interrimenti che si formano nell’alveo del fiume e che ostacolerebbero la manovra delle saracinesche.

394

Cfr. F. Caputo, R. Maisero, Trieste e l’impero: la formazione di una città europea, Cassa di Risparmio di Trieste, Venezia, Marsilio Editori, 1987; F. Nuti, Trieste: Note e immagini per l’interpretazione della forma

urbana, Firenze, edizioni Firenze, 1993; S. Sghedoni, Le origini del portofranco di Trieste dai dispacci degli ambasciatori veneti, tesi di laurea presso l'Università degli Studi di Trieste, a.a. 1995/1996, Trieste.

395

187 racchiuso da due argini, dritto quello di tramontana e curvo quello detto Molo della Beccheria (o della Bandiera), con due torri di difesa in cima chiamate Boccole. Al centro del bacino venne ricostruito il molo, «[...] lungo circa 120 passi [...]396», con una grande arcata nel mezzo detta Ponte della Dona.

Lungo il Molo della Bandiera Giangiacomo realizzò inoltre un muro per

proteggere la darsena dalla Bora 397 , questo muro verrà successivamente

modificato per ospitare la batteria a difesa del porto nel XVIII secolo.

Nel 1688, ben dopo gli interventi previsti dal Vintana il porto era costituito dal

mandracchio, dalle saline a nord, mentre a sud dal piccolo squero398 di San Nicolò

e più avanti, fuori Porta Cavana, da un molo esterno399.

Gli interventi voluti dagli Asburgo ed eseguiti dall'architetto goriziano vennero messi in essere nel momento in cui le sorti della città si stavano risollevando sia dal punto di vista economico che sociale.

Alla base di questa ripresa, che nell’ultimo trentennio del secolo e all’inizio del Settecento conoscerà fasi alterne, vi furono soprattutto i privilegi concessi dalla corte di Vienna a Trieste al fine di trasformarlo nel suo porto principale, scalo di transito degli scambi commerciali tra le provincie austriache, il Regno di Napoli, la Marca di Romagna e l’Istria.

Infatti dal XVIII secolo si può iniziare a descrivere metodicamente gli interventi che si susseguirono nel porto di Trieste e che modelleranno ciò che oggi si può vedere. Il primo atto con cui la Casa d'Austria riconobbe l'importanza del porto e

396

Cfr. F. Caputo, R. Maisero, Trieste e l’impero: la formazione di una città europea, Cassa di Risparmio di Trieste, Marsilio Editori, 1987; C. Scalon,C. Griggio, U. Rozzo, (a cura di), Nuovo Liruti. Dizionario

biografico dei friulani, L'Età veneta, Udine, Forum Editore, 2009.

397

C. Scalon,C. Griggio, U. Rozzo, (a cura di), Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani, L'Età veneta, Udine, Forum Editore, 2009.

398

Cantiere navale dove si costruiscono, si riparano o si custodiscono piccole imbarcazioni. Cfr. Lo Zingarelli, Editore Zanichelli, 2005.

399 "Una bella veduta di Vincenzo Coronelli mostra, fuori dalla cinta murata, il mandracchio, fornito di un piccolo moletto e un molo molto più esteso a chiusura, dotato di batteria per la difesa della cittadina. Verso nord sono ben disegnate le saline, mentre a sud, attiguo al mandracchio, è segnato il piccolo squero di S. Nicolò e, più avanti, un molo fuori porta Cavana. Questo è seguito da un altro più piccolo, a uso del complesso religioso dei Cappuccini". Cit. Autorità portuale di Trieste, Il Porto di Trieste, Cronaca e storia

188 volle dargli un impulso per lo sviluppo, fu quello sottoscritto da Carlo VI con il

quale riconosceva l'area emporiale come "porto franco400".

In seguito la zona di "porto franco" venne sempre di più aumentata tanto che il porto di Trieste divenne centro attivo nei commerci dell'Adriatico. La data che sancì definitivamente l'importanza dell'intera città come centro commerciale

marittimo dell'interno Adriatico401, fu quella del 1776 anno in cui l'imperatrice

Maria Teresa d'Austria estese i privilegi di "porto franco" all'intera città di

Trieste402. Nel 1780 mancò l'imperatrice, ultima vera promotrice del porto di

Trieste, la città continuò a crescere comunque, tanto che nel 1800 aveva raggiunto i trentamila abitanti circa. Ad oggi purtroppo, il progetto di Giangiacomo Vintana non può essere visto e nemmeno studiato sul campo, dal momento che nel 1865 il porto del mandracchio venne definitivamente interrato.

Anche se non vennero avviati grandi lavori di trasformazione delle strutture difensive limitando gli interventi al castello di San Giusto e al porto, nella Trieste del Seicento si sviluppa una discreta attività costruttiva rivolta alla rigenerazione del tessuto edilizio. Tale rinnovamento investì soprattutto l’architettura religiosa interessando anche, verso l’inizio degli anni Quaranta del Settecento, l’edilizia civile. Tra gli spazi urbani che subirono rilevanti trasformazioni figurano le due più antiche piazze d’origine medievale: la Piazza Vecchia, la quale in seguito alla costruzione della Chiesa del Rosario assunse dimensioni più ridotte che ne mutarono l’originario carattere di centro delle attività commerciali e la Piazza Grande rinnovata dal punto di vista architettonico grazie alla costruzione della Chiesa di San Rocco, alla riedificazione della Loggia (1686) e alla ricostruzione

del Palazzo Comunale (1691-1707)403.

400

Porto franco, zona franca o anche sona economica libera, è un territorio limitato di un paese dove si gode di alcuni benefici tributari, come il non pagare i dazi di importazione delle merci e dove ci può essere un'assenza delle imposte. Cfr. Lo Zingarelli, Editore Zanichelli, 2005.

401

Autorità portuale di Trieste, Il Porto di Trieste, Cronaca e storia delle costruzioni portuali, Trieste, Edizioni Italo Svevo, 2002, pp. 65-70.

402

Ivi., p. 70.

403

Quest’ultima si era resa necessaria perché la seconda sede del reggimento municipale era stata distrutta nel 1690 da un incendio. Con la dislocazione del nuovo edificio sull’area dove probabilmente sorgeva un tempo l’ala romanica del primo palazzo comunale, il perimetro della piazza Grande assume una configurazione destinata a rimanere inalterata fino alle trasformazioni ottocentesche.

189

Figura 47. Veduta settecentesca della città e del golfo di Trieste.

190

5. RICOGNIZIONI E RELAZIONI IN STIRIA, CARNIOLA, CROAZIA E