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Risultati analitici

5.2. Composizione e tecnologia degli impasti ceramici

5.2.3. Ceramiche della cultura di Yortan (Turchia)

Le ceramiche della cultura di Yortan provenienti dal Museo Nazionale Preistorico Etnografico L. Pigorini di Roma, essendo manufatti integri, presentavano il problema della difficoltà di eseguire prelievi significativi di materiale, a meno di piccole scaglie sub-millimetriche da aree interessate da perdita della superficie o da fratture. Un tentativo di inquadramento archeometrico è stato in ogni caso fatto nell’ambito della tesi di laurea specialistica da P. Papa (2013), il quale era giunto alla conclusione che l'indagine riflettografica non distruttiva, associata alle indagini petrografiche e

Studio archeometrico di ceramiche 131 chimiche su microprelievi, consentiva di fare una prima caratterizzazione dei materiali ceramici.

Nell'ottica di fare una revisione critica e funzionale al lavoro di Papa, saranno presi in considerazione sia i risultati ottenuti dalle analisi preliminari di diagnostica fotografica in infrarosso e ultravioletto effettuate in situ sui manufatti integri, sia quelli derivanti dall'analisi dei microcampioni prelevati.

Le riprese fotografiche in infrarosso avevano lo scopo di evidenziare dettagli poco visibili, quali ad esempio residui di decorazioni e/o interventi di restauro antiquario, in modo da potere indirizzare la campionatura verso quelle aree dei manufatti che potevano essere considerate originali. Mentre la ricerca di eventuali residui di colore o decorazioni ha avuto esito negativo, le riprese in infrarosso hanno permesso di evidenziare i casi in cui i vasi erano stati sottoposti a restauri integrativi o addirittura ricostruttivi: nel reperto inventariato 104086, ad esempio, sono state evidenziate su un’ansa le zone di giunzione, segno evidente di un intervento di incollaggio, come pure le integrazioni di due piedini e dell'orlo (fig. 5.2.3.1).

Figura 5.2.3.1. A sinistra, foto in luce visibile del manufatto inv. 104086 della cultura di Yortan proveniente dal Museo Pigorini (Roma); a destra, foto in infrarosso.

Le riprese in ultravioletto hanno permesso, inoltre, di mettere in evidenza interventi di restauro sia superficiali che integrativi dei manufatti. A titolo di esempio, si riportano le immagini UV della brocchetta inv. 104086, dove sono visibili in

Studio archeometrico di ceramiche 132 superficie le fluorescenze giallastre dovute a interventi superficiali di consolidamento e protezione con materiali organici (fig. 5.2.3.2), ma anche la diversa fluorescenza dell’integrazione presente sulla spalla del vaso inv. 104093 (fig. 5.2.3.3).

Figura 5.2.3.2. Brocca inv. 104086. Ceramica della cultura di Yortan dal museo Pigorini (Roma). Foto in luce ultravioletta.

Figura 5.2.3.3. Manufatto inv. 104093 della cultura di Yortan proveniente dal Museo Pigorini (Roma). A sinistra in alto, particolare in luce ultravioletta.

Attraverso queste indagini preliminari è stato quindi possibile indirizzare i prelievi di materiale da sottoporre alle successive analisi, tese a mettere in evidenza le eventuali differenze tra i manufatti a impasto rosso e quelli a impasto nero. Sulle minime quantità di polvere prelevate, si è, comunque, potuta eseguire l'analisi

Studio archeometrico di ceramiche 133 petrografica su preparati in schiacciato e l'analisi di composizione chimica mediante SEM-EDS.

Mediante l'osservazione microscopica dei preparati, è stata riscontrata la comune presenza di quarzo, che è probabilmente da ascrivere alla componente smagrante degli impasti ceramici. E' stata evidenziata, inoltre, una differenza nella composizione dei manufatti a impasto rosso rispetto a quelli con impasto nero, data, prevalentemente, dalla presenza di ematite negli impasti rossi e di calcite sparitica in quelli neri.

Utilizzando l'analisi SEM-EDS delle polveri e delle scagliette di materiale prelevate, è stato inoltre possibile quantizzare la variabilità composizionale degli impasti. In particolare, mediando i risultati ottenuti per le due classi ceramiche, è stato possibile individuare due distinti campi di esistenza per queste tipologie ceramiche; tali campi sono influenzati sia dal rapporto SiO2/CaO, sia da quello FeOxtot/K2O (fig. 5.2.3.4). Su questa base si può, quindi, ipotizzare una differenza nella composizione degli impasti in base alla quale le produzioni rosse hanno un più elevato contenuto di ossido di calcio rispetto alle ceramiche nere; al contrario il contenuto di ossidi di ferro è del tutto confrontabile, anche se sembra individuare due diversi sottoinsiemi caratterizzati da una più omogenea e concentrata distribuzione dei campioni di ceramiche rosse (figura 5.2.3.5.).

Figura 5.2.3.4. Diagramma di dispersione SiO2/CaO - FeOxtot/K2O dei valori medi ottenuti per ogni campione analizzato delle ceramiche a impasto nero e rosso della cultura di Yortan dal Museo Pigorini (Roma).

Figura 5.2.3.5. Diagramma di dispersione del contenuto di ossidi di ferro totale verso silice che mostra i sottoinsiemi di distribuzione degli impasti ceramici dei manufatti della cultura di Yortan dal Museo Pigorini (Roma).

Studio archeometrico di ceramiche 134 Note conclusive

Le indagini di diagnostica fotografica condotte sui manufatti della cultura di Yortan hanno permesso di evidenziare dettagli poco visibili a occhio nudo, come la presenza di parti incollate, di stuccature e di integrazioni, oltre che di trattamenti superficiali.

Ciò ha reso possibile, oltre a una migliore conoscenza dei manufatti, indirizzare i prelievi di materiale, possibili solo per quantità esigue, nelle zone non interessate da interventi di restauro.

Tenendo ben presenti i limiti dovuti alla ridotta quantità di materiale campionato, dall'analisi chimica e mineralogica delle polveri e delle scagliette prelevate è stato comunque possibile evidenziare delle differenze nella composizione degli impasti delle ceramiche di colore nero e rosso.

Tali risultati, pur non fornendo una composizione quantitativa dei singoli impasti, hanno comunque consentito di evidenziare differenze significative tra le due classi ceramiche. Viene, comunque, confermata la possibilità di eseguire un'indagine archeometrica con metodiche non distruttive e microinvasive, ma soprattutto si evidenzia la necessità di effettuare un campionamento più esteso e rappresentativo degli impasti per dare significato statistico ai risultati ottenuti.