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Risultati analitici

5.2. Composizione e tecnologia degli impasti ceramici

5.2.7. Ceramiche dal relitto di Punta Romana

Per quanto riguarda i frammenti ceramici provenienti dal relitto di Punta Romana, identificabili come anfore greco italiche, attraverso l’analisi petrografica (tab. 5.2.7.1 ) è stato possibile raggruppare i

campioni all’interno di un’unica fabric, caratterizzata da una matrice omogenea di colore bruno, debolmente o moderatamente attiva, contenente piccoli cristalli di calcite e inclusi in percentuale variabile tra il 10 e il 20%. I clasti della frazione

Figura 5.2.7.1. Campione PR6 dal relitto di Punta Romana in sezione sottile. Osservazione a polarizzatori incrociati – 40x.

Studio archeometrico di ceramiche 155 smagrante sono poco o moderatamente classati, principalmente costituiti da quarzo, feldspati, pirosseni e frammenti di rocce vulcaniche di tipo effusivo, con diverso grado di arrotondamento, a volte accompagnate da vetro vulcanico (fig. 5.2.7.1). Si rileva inoltre la contemporanea presenza di frammenti di roccia calcarea micritica e sparitica. L’attività della matrice nei campioni PR5 e PR6 e la presenza di microfossili farebbe però classificare questi impasti in una sotto-fabric distinta rispetto ai restanti campioni.

La composizione mineralogica, ottenuta mediante analisi di diffrazione a raggi X su polveri (Iezzi 2011), è riportata in tabella 5.2.7.2. La presenza prevalente del quarzo è accompagnata da pirosseni e feldspati, ascrivibili alla componente vulcanica del degrassante, come pure probabilmente le tracce di analcime. Le tracce di calcite potrebbero essere invece collegate ai frammenti di roccia calcarea osservati in sezione sottile.

Tabella 5.2.7.2. Risultati dell’analisi diffrattometrica a raggi X dei campioni di ceramica dal relitto di Punta Romana.

Campione Quarzo Pirosseni Feldspati Miche-illiti Analcime Calcite

PR1 +++ ++ ++ tr tr tr

PR2 +++ ++ ++ tr

PR3 +++ ++ ++ tr tr

PR4 +++ ++ ++ tr tr

PR5 +++ ++ ++ tr tr

PR6 +++ ++ ++ tr tr tr

Legenda: (+++) = abbondante; (++) = presente; (+) = scarso; (tr) = tracce.

Per quanto riguarda la composizione chimica, i risultati delle analisi SEM-EDS condotte sugli impasti ridotti in polvere sono riportati in tabella 5.2.7.3. Osservando le composizioni chimiche media, spicca una differenza nel contenuto in CaO e MgO, che risulta essere significativamente maggiore nei campioni PR5 e PR6. Tale aumento può essere spiegato considerando la presenza di calcite micritica all’interno dell’impasto e di roccia calcarea associata a microfossili.

Studio archeometrico di ceramiche 156

Tabella 5.2.7.1. Risultati dell’analisi petrografica per i frammenti di ceramica del relitto di Punta Romana.

ID Campione Colore Omegeneit

à Attività ottica Forma dei vuoti

Inclusi %

Arrotondamento Granulometria Spaziatura Assortimento

Quarzo Pirosseno Scorie e vetro vulcanico Roccia effusiva Roccia calcarea K-feldspato Miche Plagioclasio Microfossili

PR

2 Bruno Omogenea Debolmente attiva

5 bruno omogenea Moderatamen te attiva

Tabella 5.2.7.3. Risultati della microanalisi EDS degli impasti espressi in ossidi wt% (errore ± 0,1 wt%) per gli impasti delle ceramiche provenienti dal relitto di Punta Romana.

Campione Na2O MgO Al2O3 SiO2 K2O CaO TiO2 FeOxtot Totale

Studio archeometrico di ceramiche 157 Note conclusive

Integrando e operando confronti dei dati ottenuti dalle analisi con quelli desunti dalla bibliografia per campioni appartenenti alla medesima tipologia di anfore si è tentato di avanzare ipotesi circa la provenienza dei campioni in studio.

In particolare, già attraverso il confronto dei dati petrografici con quelli disponibili in letteratura, tra cui i documenti a disposizione all’interno del progetto Immensa Aequora4, è stato possibile effettuare alcune considerazioni sulla possibile origine delle anfore greco-italiche oggetto di analisi. Infatti, considerate le caratteristiche dello smagrante utilizzato nell’impasto di queste ceramiche, caratterizzato dalla presenza di frammenti di rocce di origine vulcanica, appare verosimile, anche per confronto con materiali di origine nota pubblicati in letteratura (Olcese, 2010;

Cibecchini e Capelli, 2013), poter restringere le zone di possibile provenienza di questi manufatti all’area interessata dalla fascia vulcanica tirrenica. Si nota, in particolare, una buona somiglianza tra gli impasti analizzati e quelli relativi alle produzioni di area campana (Iliopolous, 2010; Montana, 2010). Impasti con caratteristiche simili si riscontrano

anche tra i frammenti analizzati da Barone et alii (2011), e anche in questo caso si ipotizza una provenienza da area campana.

Inoltre, confrontando i dati chimici per i campioni in studio con quelli di gruppi di riferimento (Barone et al. 2011; Olcese, 2012) relativi a materiali della stessa tipologia per cui è stata verificata rispettivamente una provenienza dalla Sicilia e dalla Campania, è stato possibile

4 http://www.immensaaequora.org/pubblicazioni.html

Figura 5.2.7.2. Diagramma ternario dove viene evidenziata la distribuzione dei campioni in studio provenienti dal relitto di Punta Romana rispetto a gruppi di riferimento provenienti dalla Sicilia e dalla Campania (Barone et al., 2011) e da Ischia (Olcese, 2012).

Studio archeometrico di ceramiche 158 evidenziare come anche le anfore di Punta Romana possano rientrare nel cluster indicativo dei reperti di provenienza campana (fig. 5.2.7.2). Questo risultato è ulteriormente confermato osservando i diagrammi di dispersione in figura 5.2.7.3, dove si evidenzia generalmente una netta differenza nelle composizioni dei campioni provenienti dalla Sicilia, rispetto a quelli di provenienza campana: in quest’ultimo gruppo ricadono i frammenti ceramici di Punta Romana.

A) B)

C) D)

Figura 5.2.7.3. Diagrammi di dispersione (concentrazioni in wt%) dove sono rappresentati i campioni in studio provenienti dal relitto di Punta Romana rispetto a gruppi di riferimento provenienti dalla Sicilia e dalla Campania (Barone et al., 2011) e da Ischia (Olcese, 2012).

Incrociando le informazioni ottenute dai dati chimici con le composizioni riscontrate con l’analisi petrografica è stato così possibile avanzare delle ipotesi circa la provenienza delle anfore relative al naufragio di Punta Romana, le quali appaiono verosimilmente pertinenti alla regione della Campania. In particolare, nonostante le argille di Ischia fossero impiegate anche in officine napoletane, si potrebbe avanzare l’ipotesi di una produzione ischitana, dove è stata riscontrata la presenza di centri di

Studio archeometrico di ceramiche 159 produzione della medesima tipologia di anfore (Olcese, 2010). Inoltre, la presenza di microfossili all’interno dei campioni PR5 e PR6 potrebbe far ipotizzare per questi reperti l’utilizzo di argille alluvionali affini anche a quelle disponibili, sempre in Campania, nell’area di Capua (De Bonis et al., 2014).