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“Non si cesserà punto di vegliare ”

Il 14 settembre 1830 il comandante militare della Provincia d’Alba Olignani invia al sindaco di Bra una perentoria lettera confi- denziale: “Ordini Sovrani portano che li due individui qui contro no- tati costì dimoranti non debbano allontanarsi da cotesta Città senza licenza di S. E. il Sig. Governatore, e che non possano recarsi a To- rino, Genova ed Alessandria senza che ne abbiano ottenuto la spe- ciale facoltà della R.a Segreteria di Stato Interni. Ne rendo perciò in- formata di detta Sovrana determinazione V. S. Ill.ma acciò le piaccia di renderne intesi i predetti due individui e di vegliare per assicurarne l’esatta osservanza, facendosi carico di comunicarmi occorrendo le domande d’autorizzazione che fossero per fare i medesimi, coll’av- vertenza di accertarsi prima della sussistenza ed importanza dei mo- tivi allegati, non senza aggiungermi le opportune informazioni sulla condotta ed altre circostanze delli individui richiedenti”1.

Siamo nel decimo anno di regno del sovrano Carlo Felice, salito al trono nel 1821 a seguito dell’abdicazione da parte di Vittorio Ema- nuele I. Si tratta di un periodo di transizione per il regno sabaudo. Carlo Felice attua una politica di restaurazione dell’ordine costituito. Dopo le severe condanne degli insorti del ’21 e la completa epura- zione dell’esercito, la realizzazione di blande riforme amministrative e alcuni interventi urbanistici nella capitale, il Piemonte continua a vivere in un sostanziale immobilismo politico2. Nell’estate del 1830

giunge però a Torino l’eco della rivoluzione parigina che costringe all’esilio Carlo X e porta alla nascita della monarchia costituzionale

STUDI DI STORIA, ARTE, MUSEOLOGIA A BRA. Omaggio a Padre Ettore Molinaro, a cura di

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Lettera del comandante Olignani, 14 settembre 1830 (Museo Civico di Palazzo Traversa, Bra, Fondo Moffa di Lisio)

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di Luigi Filippo d’Orléans. I pericoli del “contagio rivoluzionario” e i timori per la definitiva rottura del nuovo ordine europeo instaurato dal Congresso di Vienna portano Carlo Felice a misure militari d’emergenza e a trattative per una nuova convenzione con l’Austria. In quel contesto anche i vecchi congiurati del 1821 tornano ad essere un potenziale pericolo e il controllo dei loro spostamenti diventa una priorità, affidata in primo luogo agli amministratori locali.

Così il sindaco di Bra si premura di rispondere a stretto giro di posta, il 18 settembre, al goventatore militare per fornire ogni rassi- curazione: “Ho l’onore di assicurarla, che non si cesserà punto di ve- gliare da questo mio ufficio, acciò chè siano in ogni modo eseguite le mire della Sovrana Autorità, e succedendo il caso che tanto il Sig. Conte di Lisio, e il Sig. Bondetti debbano assentarsi da qui, me ne farò particolare accuratezza di tosto renderne avvertita la S.a V.a Ill.ma. E mi comprometto che si l’uno, che l’altro adempieranno esattamente a quanto è superiormente loro prescritto, facendomi in- tanto carico di renderli conscj ambedue di quanto li riguarda. Il Sig. Bondetti è comensale di questo Sig.r incaricato dell’ufficio di Poli- zia, epperciò non può assentarsi senza che io ne sia di botto infor- mato. Il Sig. Conte di Lisio esce poco di casa, fuorché qualche volta, ed anche di rado si porta a cavallo, od in voughè per diporto al pas- seggio sino alla sua campagna di Mille Mosche poco distante da que- sta città”3.

Dunque, a quasi dieci anni dai fatti, due braidesi condannati per i moti del 1821 sono ancora sotto stretto controllo della polizia, nono- stante abbiano da tempo scontata la pena4. I vigilati sono Corrado

Moffa di Lisio, padre di Guglielmo fuggito in Francia dopo i moti, su cui pende una condanna a morte, e il cavalier Giuseppe Bondetto, all’epoca cornetta dei Cavalleggeri del Re, destituito dall’esercito per aver abbandonato il proprio distaccamento per recarsi ad Alessandria ed unirsi alle truppe ammutinate5. Un gesto che pagherà caro con

l’emarginazione dall’esercito sotto il regno di Carlo Felice e quello di Carlo Alberto. Solo nel 1848 sarà reintegrato con il grado di te- nente, per essere poi promosso capitano. A Bra il Bondetto assumerà incarichi di rilievo nel mondo dell’associazionismo e in quello finan-

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ziario. In particolare nel 1842 sarà tra i fondatori della Cassa di Ri- sparmio di Bra, in rappresentanza dell’Arciconfraternita della Mise- ricordia (Battuti Neri) e ne diventerà condirettore, in qualità di am- ministratore del Monte di Pietà da cui la cassa stessa ha origine6.

Effettivamente pare che il Lisio non si attenga scrupolosamente alle imposizioni ricevute. Ha superato i settant’anni; difficile pensare a qualsiasi azione che sia pur lontanamente possa essere classificata come sovversiva, ma ogni suo spostamento deve in ogni caso essere tenuto sotto controllo. Infatti, il sindaco si affretta a comunicare i suoi movimenti: “Sono stato informato quest’oggi, che il Sig. Conte Gri- baldi Moffa di Lisio partì questa mattina con due cavalli attaccati ad un voughè, e dalle indagini tosto praticate mi è risultato che sigli por- tato in Baldissero per alcuni affari di un terreno della Casa Eredi C.te Colona (sic) (...). Intanto mi permetta in grazia di pregare la compia- cenza di V. S. Ill.ma se occorrendo altra volta simile picola lonta-

Palazzo Moffa di Lisio e chiesa di Sant’Andrea nel 1834

(Il Piemonte antico e moderno delineato e descritto da Clemente Rovere, a cura di C. SERTORIOLOMBARDI, Torino 1978, n. 2071)

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nanza di 3 miglia circa da questa città del preddetto Sig. Conte di Lisio sia questa pure compresa nella proibizione espressa nel preg.mo di Lei foglio confidenziale delli 14 7mbre p.p. e N. 862, e se io debba avvisarlo di non poter ciò eseguire senza il permesso di S. E. il Sig. Governatore, ciò che non credo perché sono notorj gli af- fari di interesse, che pratica per Madamigella Colona orfana, e sua Nipote, della quale n’è anzi Curatore”7.

I viaggi non hanno evidentemente alcuna attinenza con i sommo- vimenti politici della vicina Francia e sembrano pienamente giusti- ficati per motivi famigliari: la sorella Costanza aveva sposato il conte Carlo Amedeo Colonna di Baldissero e Corrado cura gli interessi della nipote, ma sta di fatto che rappresentano pur sempre un’infra- zione da segnalare8.

Visto il clima del momento, non stupisce la reazione del coman- dante albese, con il richiamo al più stretto rispetto delle regole, com- prese quelle burocratiche: “Qualunque siano i motivi che possa avere il Sig. Conte Di Lisio per recarsi in altre Città o Comuni non può esi- mersi dall’uniformarsi alli ordini Sovrani (…) e perciò sempre quando il prelod. Sig.r Conte le occorre veramente il bisogno di re- carsi in qualche altro luogo conviene che Ella mi trasmetta la di- manda del riccorrente che io rassegnerò al R.o Governo per ottenerne la debita autorizzazione”9.