Come appena detto, il più antico registro delle proprietà di Bra conservato nell’archivio comunale risale al 1337: dai dati desunti da questa fonte si stima che la comunità contasse almeno 3000 abitanti. Questa dimensione demografica appare tutt’altro che insignificante,
tenendo conto che Bra era un centro agricolo, privo di significative attività artigiano-commerciali riguardanti produzioni destinate al- l’esportazione fuori dai confini comunali, che comunque richiedes- sero l’impiego di rilevante manodopera e soprattutto se si considera, per un confronto, che appena un decennio dopo Torino, civitas e sede episcopale, contava una popolazione superiore a quella braidese di appena 500 unità4. Bra in definitiva si collocava per il carico demo-
grafico tra i centri di medie dimensioni, al pari di Fossano, Cuneo e Cherasco, tanto per citare alcuni esempi.
Per quanto concerne gli aspetti socio-economici individuati nel documento, emerge rilevante il numero delle dichiarazioni rilasciate da donne, alcune delle quali indicate come mogli di proprietari a re- gistro, mentre di molte altre si precisò che si trattava di vedove, talora con prole, spesso indicata come minorenne, per cui le madri rivesti- vano la funzione di tutrici per l’amministrazione del patrimonio. Si- gnificativo risulta anche il numero di figure femminili costituenti nu- clei individuali, quindi donne non sposate. In generale, comunque, i loro patrimoni erano alquanto modesti.
Diffusissima era in ogni caso la piccolissima proprietà terriera, cioè quella di dimensione complessiva inferiore a 5 giornate di su- perficie, che molto spesso non permetteva ai titolari di garantirsi la produzione dei beni fondamentali per il sostentamento, quindi le gra- naglie per la panificazione e il vino per l’autoconsumo. Diffusa era inoltre la piccola proprietà contadina, costituita da aziende agricole diretto-coltivatrici, con dimensioni globali comprese tra 5 e 10 gior- nate, mentre alquanto contenuto era il numero dei patrimoni medio- grandi ed uno solo che potrebbe essere ritenuto grande, superiore a 100 giornate.
Lecito, a questo punto, interrogarsi se le produzioni agricole delle campagne braidesi fossero in grado di soddisfare adeguatamente le esigenze alimentari degli abitanti della comunità, sottolineando come, più in generale, le condizioni alimentari della popolazione ita- liana si fossero progressivamente deteriorate tra la fine del secolo XIII e la metà del successivo, per il crescente allargamento della for- bice nel rapporto tra produzioni agricole e dimensione della popola-
zione. È molto probabile che almeno una significativa quota di Brai- desi, forse addirittura quasi metà della popolazione, negli anni Trenta del XIV secolo potesse incontrare non poche difficoltà a produrre sui propri terreni sufficienti derrate alimentari5e dovesse ricorrere al
mercato per le esigenze di consumo6. Si può presumere, sulla base di
stime sulla produzione cerealicola complessiva locale, che le campa- gne braidesi riuscissero a raggiungere un adeguato quantitativo di granaglie per la panificazione, ma che a causa della distribuzione della terra, soltanto la metà delle famiglie potesse disporre di suffi- cienti o abbondanti quantità di grani (anche se a queste valutazioni sfuggono le terre in locazione, di proprietà laica ed ecclesiastica, col- tivate dalla popolazione braidese anche in territori confinanti, per non dire del numero imprecisato di salariati che lavoravano su medie e grandi proprietà)7. Probabilmente fu anche per questo motivo che Bra
non offriva significative opportunità per eventuali immigrazioni di forestieri8, evidentemente perché impossibilitati a costituirsi un suf-
ficiente patrimonio fondiario e in alternativa, come detto sopra, ad inserirsi in qualche attività artigiano-commerciale, per garantirsi una vita dignitosa.
Un secondo estimo della prima metà del Trecento è quello com- pilato nel 13499. Quell’anno molti centri italiani ed europei erano già
stati colpiti dalla Peste Nera, ma i dati che si desumono da questo censimento delle proprietà, compilato molto probabilmente nella prima metà di quell’anno10, attestano che a Bra decessi causati dal-
l’epidemia non dovevano ancora essersi verificati: infatti il carico de- mografico della comunità risulta immutato rispetto a dodici anni prima. Da questo documento emergono informazioni quasi identiche a quelle attestate nel registrum del 1337, sia per quanto concerne i fuochi femminili, sia per quanto riguarda la distribuzione del suolo agrario e la dimensione dei patrimoni fondiari. Di particolare rile- vanza è il dato relativo alla scomparsa, rispetto a dodici anni prima, di nomi familiari (cognomi) da Bra, per lo più individui o famiglie presenti nell’estimo del 1337 come titolari di un’esigua estensione terriera. Probabilmente, cadute nella povertà totale, per essersi do- vute disfare delle poche terre per sopravvivere alle difficoltà econo-
miche, queste persone si erano allontanate da Bra a cercare fortuna altrove, emigrando definitivamente dalla comunità. L’estimo in que- stione è inoltre molto eloquente riguardo alla ricchezza mobile dei contribuenti locali, registrando puntualmente anche la consistenza dei capitali denunciati. Si rileva ad esempio che, a fronte di un mo- desto patrimonio fondiario, di poco superiore a 10 giornate comples- sive, Antonio De Cellis aveva dichiarato di detenere un capitale li- quido di ben 800 lire astesi, ma si rileva da altri documenti, in parti- colare dai verbali del Consiglio Comunale, che costui aveva rico- perto cariche e funzioni pubbliche per un lungo periodo e senza di- scontinuità nell’amministrazione civica, per essere stato per molti anni componente del consiglio comunale11.
Il documento attesta inoltre una grande quantità di variazioni, cor- rezioni, cancellazioni apportate alle dichiarazioni negli anni succes- sivi alla compilazione: tantissimi contribuenti infatti risultano essere stati depennati, in alcuni casi con l’apposizione di una croce accanto al nominativo, segno di sopravvenuto decesso. Si tratta evidente- mente dell’attestazione che anche a Bra la grande epidemia, che in quegli anni stava decimando le popolazioni italiane ed europee, si era fatta sentire, anche se non è possibile stabilire di quale dimensione possa essere stato l’impatto sulla popolazione locale. È però lecito ritenere che, anche quando si esaurì la fase acuta dell’epidemia, si sia instaurata a Bra, come del resto risulta per tutta l’Italia, una forma pestilenziale endemica, che periodicamente si ripresentava a riscuo- tere il proprio tributo di morti. In generale si è stimato che nel trien- nio 1348-1351 la Morte Nera abbia causato la scomparsa di un terzo delle popolazioni e che un altro terzo sia deceduto per gli episodi di mortalità verificatisi nel corso dei settanta anni successivi12. A Bra
non si è in grado di appurare se l’impatto epidemico degli anni Cin- quanta sia stato di analoga consistenza, perché documentazione utile per l’indagine demografica risale soltanto alla fine del secolo XIV, quando altre probabili ondate epidemiche successive al 1351 ave- vano ulteriormente ridotto la popolazione braidese.