SILVIABRIZIO
Il restauro, operato di recente all’interno della Chiesa di SS.ma Trinità eliminando la polvere stratificata di oltre un secolo, permette ora una migliore “lettura” delle opere d’arte lì contenute e induce a doverosi approfondimenti relativi al ricchissimo apparato artistico della piccola chiesa barocca.
Che l’edificio dei Battuti Bianchi, così chiamato dai braidesi, fosse un contenitore artistico particolarmente ricco ed apprezzato da sempre, lo si desume anche dalla interessante tavola del catasto Mas- sone del 1760 riferita alla porzione abitativa dell’area dell’Ala, una sorta di balconata che raccorda la parte antica alla parte bassa della città, su cui i Confratelli dei Disciplinati Bianchi costruirono il loro nuovo Oratorio nel 1618.
La porzione del catasto permette di valutarne la pianta, a “mo- derno” ambiente unico, di notare il differente posizionamento del primo campanile, ma soprattutto di segnalare la preziosità del conte- nuto, la sua ricchezza decorativa, essendo la pianta dell’edificio riem- pita da delicati grafismi che alludono agli stucchi, agli spazi dedicati alle pitture della volta, cosa piuttosto inusuale in un rilievo catastale.
Prima di soffermarci sulle singole opere e sui dettagli è necessario esaminarne l’insieme, sorprendente per la sua perfetta adesione a quello stile Barocco che nel Piemonte aveva preso piede con grande rapidità e soprattutto valutarne l’aderenza al preciso programma ar- tistico-religioso del tempo.
Lo sviluppo rapido e straordinario che questo stile ebbe in Pie- monte nel Seicento ha giustificazione nelle esigenze dinastiche dei Savoia, che necessitavano dell’edificazione di luoghi di potere, di
STUDI DI STORIA, ARTE, MUSEOLOGIA A BRA. Omaggio a Padre Ettore Molinaro, a cura di
prestigio per dare importanza e visibilità al casato. Torino in breve di- venne un unico cantiere dove lavorarono tecnici e maestranze prove- nienti da ogni dove e che rapidamente trasformarono una città me- dioevale in una moderna dalle nuove forme barocche dandole una precisa ed omogenea fisionomia.
Tutto ciò si riverberò contestualmente sulla provincia, sempre le- gata nel bene e nel male al casato e non ci stupisce riscontrare anche negli edifici braidesi e, pertanto, anche nel nostro oratorio, forme e modelli moderni assai anticipati con esiti straordinari visto l’utilizzo degli stessi artisti che operarono per i duchi e che non disdegnarono di lavorare per la provincia.
Chiesa dei Battuti Bianchi
L’edificio aderisce nella pianta al tipico modello della chiesa di tipo controriformistico a grande salone, perfettamente adatto alla de- vozione collettiva e, con il suo pulpito emergente e con la distribu- zione acustica perfetta, alla predicazione, ma è nella decorazione pit- torica che si può notare quanto grande sia l’adesione al programma controriformistico teorizzato dal Concilio di Trento. A seguito del di- stacco dei protestanti dalla Chiesa, il Concilio volle anche dettare norme che guidassero gli artisti a trattare temi religiosi in modo cor- retto a difesa del cattolicesimo, a sostegno della dottrina e a fine apo- logetico. Ne risulta, di conseguenza, che oltre a guidare, vigilare, in- terdire, la Chiesa divenne ispiratrice di un’arte a sua immagine, che era quella di un organismo vigile, teso, ma anche appassionato nella sua voglia di riconquista.
Esaminiamo alla luce di ciò le pitture di SS.ma Trinità, partendo dal dipinto al fondo della chiesa, posto all’interno sopra la bussola d’ingresso: la Caduta di Simon Mago. L’opera, in origine, era stata dipinta da Sebastiano Taricco, nato a Cherasco nel 1641, il quale la- vorò per la corte e fu autore di grandi cicli pittorici a Vicoforte, Che- rasco, Savigliano. Purtroppo l’affresco venne danneggiato a causa di un cedimento strutturale del muro e ridipinto nel 1832 dal Cattaneo. Interessante è, comunque analizzarne il soggetto che era stato scelto dal Taricco, assai significativo per poter capire l’arte del tempo e la sua funzione a supporto della fede. Il tema è tratto dagli antichi Atti
apocrifi di Pietro e racconta la vittoria di Pietro, apostolo e primo
papa, su Simon Mago, una sorta di incantatore il quale, recatosi a Roma, conquistò i favori di Nerone grazie alle sue arti magiche. Il di- pinto racconta la sfida pubblica da lui lanciata a Pietro e Paolo per pa- ragonare le loro abilità. Egli, per dimostrare la propria, si librò in volo facendosi sostenere da demoni. Racconta l’episodio che Pietro con l’aiuto della preghiera allontanò il maligno e Simon, privato del so- stegno, cadde rovinosamente davanti agli occhi di tutti. Anche se que- sto non era un testo approvato ufficialmente dalla Chiesa, che in quel momento intendeva esser più rigorosa per rinforzare l’ortodossia, si considerava importante dare sostegno in tutti i modi possibili al pa- pato duramente attaccato da Lutero e pertanto lo si accettò. Anzi que-
sto preciso tema venne utilizzato proprio nella cappella Clementina in S. Pietro, fisicamente vicina alla tomba del primo dei papi, perché si voleva vedere in Simon Mago la figura dell’eretico vinto da Pietro, come una prefigurazione della vittoria del papa e della Chiesa su Lu- tero e la sua Riforma.
Sebastiano Taricco
Che un piccolo oratorio come quello braidese seguisse alla lettera questo programma favorito dalla Chiesa ufficiale è comprensibile quando si sa che il pittore che li calò nella realtà locale fu, come il Taricco, artista formato a Roma, dove nasce l’arte religiosa barocca, e dove aveva visto coi suoi occhi i modelli iconografici nelle chiese romane contribuendo ad esportarle in Piemonte.
Suoi sono, anche, i quattro grandi affreschi delle pareti dipinti nella seconda metà del 1600 e pure i temi scelti aderiscono a questo pro- gramma. Si tratta della Predicazione di S. Paolo, di S. Pietro che gua-
risce lo storpio, della Predicazione di Cristo e della Trasfigurazione.
Il primo a destra raffigura S. Pietro che risana lo storpio con la sua ombra presso la porta di Gerusalemme ed anche qui si sottolinea il potere del primo papa, emanazione del potere divino che rappresenta. Sulla sinistra la predicazione di S. Paolo ad Atene davanti all’Areo- pago, che era l’assemblea dei giudici ateniesi che si occupava, tra l’altro, anche delle cause religiose. Qui l’apostolo Paolo converte con la sua predicazione proprio uno di essi, Dionigi. L’affresco è posto quasi di fronte all’episodio della predicazione di Cristo, considerato modello divino e mandante dell’operato di S. Paolo.
L’ultimo episodio a sinistra della Trasfigurazione rappresenta il momento culminante in cui il Cristo manifesta la sua natura e riceve pubblicamente il riconoscimento di Dio Padre.
Dunque guardare a queste opere semplicemente dal punto di vista stilistico e compositivo sarebbe riduttivo ed incompleto perché le im- magini del barocco sono, di fatto, concetti che si vedono, nati con una precisa funzione e profondo significato e tesi a rimarcare il pen- siero ufficiale della Chiesa. Non valutare ciò porta a non capirne il significato che, invece, all’epoca era chiaro a tutti, privandoci di una comprensione completa dell’opera artistica.
Proseguiamo nella lettura delle opere del Taricco poste sulla volta ed eseguite in secondo tempo, a fine Seicento. Anche queste sono ca- riche di messaggi. La prima, in alto entrando, raffigura la Trinità cui la chiesa è dedicata e rappresenta lo Spirito in forma di colomba che sovrasta Dio Padre ed il Cristo, come riporta l’evangelista Giovanni. Per aggiungere significato, per meglio comunicare il concetto, un
morbido cartiglio, a nastro, chiarisce il mandato divino dato da Dio padre a Gesù.
L’aggiunta della didascalia, per la verità non è nuovissima nel- l’arte religiosa, ma è in questa epoca che viene maggiormente utiliz- zata, enfatizzata e diventa essenziale a completare concettualmente il dipinto migliorandone la sua comprensione.
Il secondo affresco, dipinto in forma ottagonale, è ancor più denso di significato. Si intitola Cristo perfezionatore della legge e dei pro-
feti. Il testo posto nel cartiglio è programmatico – “non sono venuto
a cancellare, ma ad ampliare” – e anche qui la parola aggiunge signi- ficato alla scena.
L’ultimo tema La religione cattolica propagata ai quattro angoli
della terra era tema diffuso e notissimo. Qui si allude all’estensione
mondiale della fede cattolica, che viene presentata ai fedeli come dato certo e rincuorante. In tutte queste versioni, compreso quella braidese del Taricco, riconosciamo una medesima raffigurazione. I quattro continenti sono simbolicamente rappresentati con figure fem- minili: l’Europa, sulla destra in posizione seduta, ha una corona che la designa regina del mondo. Sul grembo ha fiori e frutti a signifi- carne la fertilità. Alle sue spalle l’America è raffigurata seminuda con un cappello di piume ed una freccia in mano. L’Africa, alle sue spalle, è una donna dalla pelle scura e dai capelli cortissimi e crespi, ornata da perle e in mano tiene una zanna d’elefante. A sinistra, la personi- ficazione della Chiesa guidata dallo Spirito e, sotto il simbolo della Trinità, è raffigurata l’Asia, incoronata da fiori che fa oscillare un in- censiere a ricordo dell’origine asiatica della mirra e dell’incenso.
Oggi noi, per capire, abbiamo bisogno di conoscere almeno l’in- titolazione, mentre al momento la conoscenza dei simboli era di fa- cile comprensione perché nota e diffusa. La leggibilità era favorita da una grande uniformità iconografica determinata dalla conoscenza e dalla divulgazione del dizionario figurato di Cesare Ripa intitolato
Iconologia. In questo testo, pubblicato la prima volta nel 1593, l’au-
tore aveva insegnato come si potesse personificare e rappresentare un concetto astratto; lo aveva illustrato con circa 400 xilografie di sua invenzione e, in questo modo, aveva creato un linguaggio comune
per tutti quelli che si occupavano di figurazione. Il volume ebbe un successo strepitoso diventando il “breviario” di tutti gli artisti del- l’epoca tanto che venne ristampato ben nove volte in circa duecento anni. Era fonte ricchissima di informazioni perché il Ripa, enorme- mente erudito, per creare questo linguaggio simbolico aveva saccheg-
Cesare Ripa
giato tutte le nozioni utili del mondo antico, della Chiesa, degli scrit- tori passati e contemporanei, fornendo una enciclopedia perfetta e completa delle astrazioni figurate e di conseguenza una lingua figu- rata comune conosciuta.
Su questa base possiamo continuare la lettura degli altri affreschi dei Battuti Bianchi inseriti tra i ricami degli stucchi veramente stra- ordinari. Osserviamo angeli, angioletti che “parlano” attraverso le loro didascalie a nastro, che chiariscono concetti e forniscono spie- gazioni ai dipinti. Per esempio l’angioletto posto sopra il grande af- fresco della Predicazione di Cristo, inserito, come gli altri nella rigo- gliosa cornice a stucco dei Beltramelli, enuncia il mandato divino agli apostoli: “dunque, andate ed insegnate a tutte le genti”. I begli angeli a figura intera posti sotto l’arcone del presbiterio ribadiscono, con ac- cezioni diverse, il concetto della Trinità, oltre che rammentare l’inti- tolazione della chiesa.
Le iscrizioni sono talora dipinte ed altre volte poste su morbidi “nastri” di stucco. Ciò chiarisce, tra l’altro, che tutte le arti in epoca barocca si compenetrano e collaborano a trasmettere concetti grazie ad una concertazione e collaborazione ideativa comune tra artisti,
Domenico Beltramelli Angeli in stucco con cartiglio
come si evidenzia qui in SS.ma Trinità. È, però, difficile limitarci a parlare esclusivamente solo del significato di queste pitture, ascrivi- bili nei modi ancora al pennello di Sebastiano Taricco. A seguito della recente ripulitura eseguita dopo quella documentata risalente al 1837, i rosa, gli azzurri svelati, la qualità della pennellata, ci portano anche a considerare i valori artistici perseguiti dal pittore.
Di autore ignoto, ma a mio avviso, per cifra stilistica, avvicinabili all’opera di Pietro Paolo Operti sono le figure dei quattro personaggi e profeti inseriti nei pennacchi della volta: Davide, Isaia, Zaccaria e Simeone con le loro profezie indicate nei cartigli. Opere più tarde ri- spetto alla imponente apoteosi che le quattro figure circondano.
Il grande affresco posto sopra il coro ha forma ovale e colpisce per la qualità della pittura e della composizione, ma non ne chiarisce la paternità. Seguendo il nostro discorso ci preme rimarcare come, anche in questa chiesa braidese, si senta la necessità di sfondare il soffitto, di far dimenticare la greve copertura dell’edificio e illusoria- mente creare l’immagine simbolica di unione tra terra e cielo, tra Chiesa e Dio. Il tema dipinto della vittoria finale del bene sul male ci riporta ancora una volta alla missione dell’arte religiosa barocca.
Autore ignoto
Nella cupola ovale, sotto lo sguardo divino, si conclude l’episodio degli angeli ribelli che, al comando della spada fiammeggiante del- l’arcangelo Michele, vengono respinti a testa in giù dal paradiso. Un grande angelo dalla parte opposta all’inabissamento degli angeli ri- belli sostiene la scritta e commenta con un “accadde un grande scon- tro nei cieli”. Quale tema più adatto per rimarcare cosa può succedere a chi si ribella alla Chiesa!
Concludiamo il nostro percorso visivo guardando alle quattro Si- bille, dipinte nelle lunette sotto la cupola. Le note profetesse dell’an- tichità vengono viste in epoca cristiana come anticipatrici della venuta di Cristo. Tutte tengono in mano grandi iscrizioni relative alla loro pro- fezia: la sacerdotessa Tiburtina indica il momento dell’Annunciazione, quella di Samo porta una grande iscrizione “presto verrà colui che spiega gli complicati scritti dei Profeti”, e quella Eritrea aggiunge “colui che è destinato a subire molto sulla terra fin dai teneri anni” mentre la libica conclude annunciando la missione salvifica del Cristo. Dunque non ci limitiamo a parlare del “bello” entrando nell’ora- torio dei Disciplinati braidesi, ma pur sapendo che questo edificio è una vera Wunderkammer ricca di tesori d’arte riconosciuti, ci siamo addentrati, tramite essi, nella vera natura dell’arte cristiana da sem- pre, ma nel Seicento particolarmente motivata ed ispirata. Val la pena ricordare che quasi sempre gli artisti, per fede, hanno abbracciato le idee della Chiesa e sono stati sinceri partecipi del programma reli- gioso e del fervore missionario. Le loro opere anche qui a Bra lo te- stimoniano chiaramente.
NOTA BIBLIOGRAFICA ESSENZIALE
AA.VV., Sebastiano Taricco. Sulle tracce di un artista riscoperto, Torino
2010.
HALLJ., Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Milano 1983. MALEE., L’arte religiosa nel ‘600. Il Barocco, Milano 1984.
MOLINAROE. (a cura di), Tesori di Arte in Bra, Savigliano 2009.
ROMANOG. (a cura di), Figure del Barocco in Piemonte: la corte, la città,