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Chi sono i protagonisti dei programmi partecipativi?

5. QUARTO CAPITOLO

5.8 Chi sono i protagonisti dei programmi partecipativi?

A questo punto è bene sottolineare che i progetti di partecipazione non si rivolgono unicamente ai visitatori, ma coinvolgono tre categorie principali: l’istituzione, i partecipanti, ed il pubblico, che può indicare i visitatori dell'istituzione, ma può includere anche qualsiasi altro individuo che potrebbe manifestare un particolare interesse relativamente alle conseguenze del progetto. Il personale che si occupa del

progetto dovrebbe quindi, perché questo abbia successo, essere capace di articolare e soddisfare gli interessi di ogni gruppo.

Dalla prospettiva istituzionale, questo tipo di progetti hanno valore quando soddisfanno gli aspetti della missione: questo, in realtà, è più facile a dirsi che a farsi. Molti professionisti in ambito culturale sono abituati ad offrire esperienze ai visitatori, ma trovano difficoltà nel ragionare su come questi possano contribuire in modo utile all’istituzione: bisogna essere capaci di definire modalità precise in cui un progetto partecipativo possa conferire benefici all’istituzione in relazione alla missione dichiarata, consapevoli che certe tipologie di partecipazione non avrebbero alcuna utilità. Bisogna avere ben chiaro che più si prendono in considerazione gli obiettivi che si vogliono raggiungere, più probabile è realizzare un progetto che vada più in la del semplice desiderio dei visitatori di essere intrattenuti: infatti, se il museo non da importanza alle conseguenze della partecipazione, perché i visitatori dovrebbero partecipare? Perciò tali conseguenze, in stretta connessione con le mete istituzionali, possono essere varie, tra le quali attirare nuovi pubblici, raccogliere e conservare i contenuti prodotti dai visitatori, offrire esperienze istruttive, produrre campagne di marketing accattivanti, presentare esposizioni di interesse locale e fare dell’istituzione un luogo di incontro e di dialogo: in ogni caso il lavoro dovrebbe comunque avere un valore finale per l’istituzione.

Nel libro Here Comes Everybody, il tecnologo Clay Shirky indica tre componenti necessarie per avere successo in un progetto partecipativo: «una promessa attendibile, uno strumento efficace, ed un accordo accettabile con [i partecipanti]». L’istituzione deve promettere esperienze accattivanti per i partecipanti; deve offrire l’accesso ad una serie di strumenti per la partecipazione che siano facili da capire ed utilizzare; l’accordo tra l’istituzione e i partecipanti, a proposito della gestione della proprietà intellettuale, delle conseguenze del progetto e di feedback, dovrebbe andare in contro alle necessità di questi ultimi: anche se questi elementi sono destinati a cambiare nel corso di un progetto, bisogna essere capaci di articolare chiaramente ed apertamente quale sia l’offerta e quali le aspettative, mostrando in questo modo rispetto per il tempo e le abilità dei partecipanti.

Per quanto riguarda la promessa, i membri del personale hanno bisogno di offrire ai partecipanti un elemento fondamentale: la realizzazione personale. Le istituzioni hanno espliciti obiettivi relativamente alla loro missione, che caratterizzano una serie

di attività importanti da perseguire, mentre gli individui, al contrario, non si rifanno ad una missione aziendale: i partecipanti, infatti, hanno una lunga serie di obiettivi ed interessi personali che ne motivano l’atteggiamento.

La ricerca di John Falk sui visitatori e la realizzazione identitaria, indica che i visitatori selezionano e godono di esperienze museali basate sulla percezione della loro abilità di mettere in pratica e migliorare le singole auto-definizioni: se si considerano dei creativi, si sentiranno realizzati avendo l’opportunità di presentare una propria opera in un’esposizione partecipativa; se credono di avere storie interessanti da condividere, ricercheranno l’opportunità di registrare i propri ricordi e riprodurli in una mostra; se credono di poter dare un utile contributo, saranno soddisfatti nello svolgere compiti per la realizzazione di obiettivi più grandi.

A conferma di ciò, Jane McGonigal ha affermato che le persone hanno bisogno di quattro cose per essere felici: «un lavoro soddisfacente, la consapevolezza di essere bravi in qualcosa, il tempo trascorso insieme alle persone con cui stiamo bene, e l'opportunità di fare parte di qualcosa di più grande». Molte persone infatti visitano i musei in gruppo per passare il tempo con le persone che gli piacciono in un contesto “più grande”: la creazione dei contenuti può offrire ai visitatori un lavoro soddisfacente e la consapevolezza delle proprie capacità. Unendo queste attività, tramite l’invito rivolto agli individui ad una partecipazione attiva, l’istituzione culturale è in grado di venire incontro a tutte e quattro queste necessità.

A proposito degli strumenti, i partecipanti hanno bisogno di ruoli ed informazioni chiare riguardo le modalità di partecipazione. Presentando le opportunità di partecipazione ai cosiddetti partecipanti, è quindi necessario esplicitare le modalità in cui essi possano adempiere alle proprie necessità e allo stesso tempo contribuire ad un progetto massimizzandone l’impatto. In tal senso gli strumenti dovrebbero essere il più flessibili possibile, fornendo la possibilità di impegno secondo le modalità ed i tempi che risultino essere più consoni ad ogni singolo individuo.

Essere chiari, specifici, ed onesti sui ruoli dei partecipanti nei progetti aiuta le persone a sapere cosa aspettarsi e valutare se un’opportunità faccia al caso loro.

In ultimo, offrire un buon accordo per la partecipazione significa dare valore al lavoro dei partecipanti: non significa premiare ciascuno per il proprio contributo, ma ascoltare i partecipanti, dimostrando una reazione ai loro forzi e rendendo manifeste le modalità in cui l’istituzione si servirà dei loro contributi. Vi sono quindi tre punti fermi che

dovrebbero rimanere costanti: l’istituzione dovrebbe chiarificare anticipatamente come e quando i visitatori saranno ricompensati per la loro partecipazione; in secondo luogo bisogna ringraziare immediatamente i visitatori per la loro partecipazione, anche se le attività devono ancora essere svolte; infine il personale dovrebbe sviluppare dei processi effettivi per esporre, integrare, o distribuire idealmente il contenuto della partecipazione, e informare i partecipanti quando il loro lavoro viene condiviso.

Questi progetti però, come abbiamo visto, non sono solamente rivolti alle istituzioni e ai partecipanti, ma c’è un’altra componente consistente: il pubblico dei visitatori che non partecipano. Le esperienze dei partecipanti infatti, al di la dell’eccellenza, devono essere raffrontate all’esperienza che gli altri vivranno nel rapportarsi con i risultati del loro lavoro. La chiara evoluzione dell’esperienza del visitatore, da personale ad interazione comunitaria, si basa quindi su un elemento comune: il contenuto. Ciò che cambia è il modo in cui i visitatori interagiscono con i contenuti e come i contenuti aiutino le connessioni sociali con le altre persone. Gli obiettivi di pubblico, come quelli per i partecipanti, sono perciò a loro volta basati nel loro adempimento su criteri individuali diversi ed idiosincratici: non si può accontentare tutti, ma il personale può decidere che genere di esperienza intenda offrire, e progettare delle piattaforme partecipative che la soddisfino.

Alcuni visitatori ricercheranno esperienze di alta qualità, senza interessarsi ai processi tramite i quali quelle stesse siano state sviluppate: per loro, il personale del progetto ha bisogno di assicurarsi che il processo di partecipazione possa mettere a disposizione un prodotto ai livelli desiderati di rigore, ideazione, e contenuto. Altri visitatori vorranno familiarizzare con la partecipazione dalla “prospettiva sicura” di spettatore, prima di prenderne parte: per loro, i membri del personale dovrebbero sviluppare modalità che celebrino, incoraggino, modellino, e valorizzino il lavoro dei partecipanti.

È chiaro quindi che più specifica sarà la definizione del pubblico di riferimento per un progetto, più efficace sarà la sua pianificazione in relazione alle corrispettive necessità. È anche vero, però, che non tutti i visitatori vogliono impegnarsi in questo modo con le istituzioni culturali: proprio come ci sono visitatori che non sono attratti da installazioni interattive o a cui non interessano le didascalie, ci sono molti visitatori che non sceglieranno di condividere la propria storia, parlare con un estraneo, o usufruire di contenuti generati da altri visitatori. Allo stesso tempo, si riscontra in modo crescente la presenza di visitatori, come quelli nuovi, che si dimostrano

disponibili ad accogliere l’opportunità di contribuire in prima persona ai dibattiti in corso sui contenuti offerti.