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IL CIMBRO: UNA SINTASSI “IBRIDA”

4. LO “STRANO CASO” DEL CIMBRO

4.1 IL CIMBRO: UNA SINTASSI “IBRIDA”

L’elemento di maggiore attrattiva della sintassi cimbra sta nella contemporaneità di due fenomeni, ovvero il mantenimento di alcune caratteristiche spiccatamente germaniche e l’acquisizione di tratti innovativi rispetto ad esse, e che la assimilano piuttosto a quelle romanze.

Uno di tali fenomeni riceve risalto già nel primo breve ma importantissimo trattato grammaticale sulla lingua cimbra70, il Tautsch. Puox tze Lirnan Reidan un Scraiban iz

Gareida on Ljetzan (“Cimbro. libro per imparare a parlare e a scrivere la lingua di

Giazza”, Cappelletti-Schweizer 1942). Gli autori si occupano prevalentemente di ortografia, fonologia e morfologia71, ma nella sezione IV dell’opera, dedicata ai pronomi, compiono interessanti osservazioni in merito a una classe pronominale “speciale”, quella che in termini tecnici definiremmo classe dei pronomi enclitici. Essa viene infatti analizzata a parte rispetto ai pronomi tonici, racchiudendola in un paradigma proprio, che viene intitolato iz gapuka pit forbort (“la flessione con i pronomi”). Ciò pare una dimostrazione piuttosto chiara che già gli autori stessi hanno colto la natura enclitica delle particelle: “il paradigma delle forme enclitiche è seguito da una interessante esemplificazione (Loutz biada nutzapa / Osserva come si usano), che ben sottolinea come il fenomeno dell’enclisi nella variante cimbra di Giazza vada interpretato esclusivamente come processo di cliticizzazione alla destra della voce verbale flessa” (Tomaselli 2009, p. 76). Dell’enclisi pronominale viene dato un quadro completo e dettagliato in termini descrittivi: gli autori mostrano infatti il comportamento enclitico del pronome soggetto e del riflessivo nella frase interrogativa, l’enclisi degli oggetti pronominali e le sequenze di pronomi clitici, con attenzione agli effetti fonologici di contrazione pronominale.

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Redatto peraltro esso stesso in cimbro, come si evince dal titolo, e quindi doppiamente importante dal punto di vista linguistico e culturale. Ovviamente la grammatica di Cappelletti e Schweizer rappresenta una descrizione del cimbro del ventesimo secolo: trattandosi di una lingua che, come vedremo in questo cap. e ancor di più nel cap. 6, ha vissuto notevoli cambiamenti dal XVII secolo ad oggi, bisogna tenere ancor più presente questo dettaglio.

71 Questo nelle sezioni I-VI, che costituiscono il cuore della trattazione grammaticale. La sezione VII è

Come esposto nel cap. 3.1.2, la presenza di una classe di pronomi clitici a fianco di quella dei pronomi tonici (o forti), distinte sia dal punto di vista morfologico che sintattico, è un fenomeno tipico delle lingue romanze, mentre risulta di norma assente nelle varietà germaniche, che distinguono soltanto tra uso forte e debole di un’unica classe morfologica di pronomi72: il cimbro da questo punto di vista pare dunque aver acquisito nel corso dei secoli un tratto tipicamente romanzo, tuttavia sotto la fisionomia tipica di una lingua germanica, utilizzando dunque l’enclisi al verbo flesso in luogo della proclisi propria del dominio romanzo73.

Un ulteriore elemento di interesse del cimbro è dato dall’evoluzione a cui è andata incontro la sintassi del sintagma verbale. Nel più antico testo cimbro giunto ai nostri giorni, la Christike unt Korze Dottrina del 1602, traduzione della Dottrina Christiana

Breve del cardinal Bellarmino (1597), la lingua presentava ancora la restrizione V2

tipica dei dialetti tedeschi, ma il V2 del cimbro del XVII sec. si presenta comunque per vari aspetti diverso rispetto a quello delle altre lingue germaniche occidentali continentali. Ne abbiamo una testimonianza nei seguenti esempi74:

(3) a. Ber haben nun gherivet die vir erstlike toal von der Dottrin. b. Habbiamo già finito le quattro parti principali della Dottrina. c. und also ist gheboret an der erden fon Mutere an Vater. d. e così è nato in terra da Madre senza Padre.

e. … daz da ist an Kirk. f. che c’è una Chiesa.

Sia in (3a) che in (3c) (traduzione delle frasi italiane (3b) e (3d)), si può notare che il cimbro del XVI secolo non presenta alcuna traccia della cosiddetta “parentesi verbale” del tedesco, ovvero l’ordine lineare in cui l’intera frase (esclusa la singola posizione di

Vorfeld) è racchiusa tra la voce verbale flessa e quella non flessa, collocata in ultima

posizione. Si tratta di una differenza tipologica molto importante rispetto al tedesco moderno, che caratterizza profondamente la prosa della Christlike unt Korze Dottrina,

72 Con la sola possibile eccezione della terza persona singolare neutra nella varietà colloquiale del

tedesco, in cui non è raro riscontrare ‘s in luogo di es.

73

Sulla sintassi delle forme pronominali deboli in cimbro nell’arco della sua evoluzione si tornerà più approfonditamente nel cap. 6.3.

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andando anche al di là dell’emulazione del modello di prosa originale75: pertanto, per quanto l’influenza della sintassi italiana possa aver giocato un ruolo in questo cambiamento tipologico del cimbro, non pare ammissibile imputare tutto ciò che si osserva al solo calco sintattico. L’ordine basico del cimbro è quindi SVO, caratteristica comunque non unica all’interno del dominio germanico, visto che anche le lingue germaniche settentrionali hanno lo stesso ordine basico e mostrano anch’esse in ogni caso una sintassi di tipo V276.

Non è però possibile assimilare in toto il cimbro del XVII sec. a lingue come svedese, norvegese o danese, poiché a differenza di esse il cimbro pare rispettare la restrizione V2 anche in proposizione dipendente: “la frase subordinata […] sembra essere caratterizzata, al pari della principale, dal V2” (Tomaselli 2004a, p. 541). Negli esempi precedenti ne abbiamo un breve accenno in (3e), con il verbo finito ist a seguire la particella da, anziché in ultima posizione come accadrebbe in una ipotetica traduzione tedesca77. Su questa caratteristica della lingua cimbra si sofferma uno dei primi lavori sulla sintassi del cimbro, la tesi di laurea specialistica di Ilaria Bosco (Bosco 1999): l’autrice conduce una attenta analisi statistica dei correlati del V2 nella Christlike unt

korze Dottrina, da cui emerge proprio un V2 molto più “flessibile” sia rispetto al

tedesco che alle lingue germaniche settentrionali, e conclude quindi che il cimbro del XVII secolo possa essere assimilato per molti versi ancor di più a due varietà linguistiche periferiche, Yiddish e Islandese, che col cimbro condividono sia l’ordine basico SVO che il fenomeno del “V2 incassato”. Riprende lo stesso parallelo, pur in termini generali, anche Tomaselli (2004a): “possiamo affermare che il cimbro attestato nel 1602 conserva chiaramente alcuni tratti sintattici di impronta germanica che lo avvicinano però, dal punto di vista tipologico, più all’area scandinava […] che non alla fase dell’alto tedesco antico” (Tomaselli 2004a, p. 542).

Se il cimbro del primo catechismo ha questa fisionomia, in una fase successiva, come anticipato poco sopra, la restrizione V2 è andata indebolendosi, fino a scomparire

75

Come si avrà modo di mostrare soprattutto nel cap. 6.

76 Cfr. sopra, sez. 2.1. 77

quasi del tutto nel cimbro parlato ai giorni nostri78. Osserviamo i seguenti esempi desunti da Tomaselli (2004a):

(4) a. Gheistar in Giani hat gahakat iz holtz in/ime balt Ieri gianni ha tagliato la legna nel bosco. b. Haute er borkofart de oiar

Oggi egli vende le uova c. Haute borkofartar de oiar.

Oggi vende le uova (lett. “oggi vende-lo le uova”) d. Gheistar iz hat gashnaibat aljar in tak

Ieri è nevicato tutto il giorno. e. Gheistar hast gashnaibat aljar in tak. Ieri è nevicato tutto il giorno.

Nella frase (4a) il verbo flesso compare in terza posizione, preceduto dall’avverbio

gheistar “ieri” e dal soggetto in Giani “(il) Gianni”, e lo stesso accade in (4b), con

l’avverbio haute “oggi” in prima posizione, er “egli” in seconda e il verbo flesso

borkofart “vende” in terza. Non vi è dunque inversione obbligatoria soggetto/verbo né

con soggetto sintagmatico né col soggetto pronominale: con quest’ultimo l’inversione è ancora ammissibile, come mostra (4c), ma si tratta di un fenomeno residuale, che si riscontra “limitatamente ad alcuni informanti” (Tomaselli 2004a, p. 542). Più comune è invece l’inversione col soggetto espletivo, che vediamo in (4e), che traduce la stessa frase di (4d), col clitico iz incorporato alla forma verbale hat. Notare comunque che in tutti gli esempi con forma verbale composta (ovvero (4a), (4d) e (4e)), come accadeva in quelli della Christike unt Korze Dottrina, il verbo flesso è sempre seguito immediatamente dal participio.

C’è però un fenomeno strettamente germanico che si è conservato nel cimbro attraverso i secoli, e che si può osservare anche nelle batterie di esempi precedenti, cioè la necessità di lessicalizzazione del soggetto pronominale, sia referenziale che espletivo. Di questa caratteristica si occupano in particolare Poletto-Tomaselli (2002), confrontando il comportamento del cimbro con il dialetto veronese, la varietà romanza geograficamente più contigua al cimbro, e con un’altra varietà germanica, il sappadino. Il testo mostra la regolarità d’uso del pronome soggetto espletivo iz, che in cimbro

78 Per un riscontro empirico più approfondito sulle caratteristiche sintattiche del cimbro

compare anche quando in veronese non è necessario (ad es. con espressioni come par

che “sembra che”)79, e che al tempo stesso il cimbro ha anche altre caratteristiche

“sorprendenti”. Osserviamo gli esempi successivi (tratti da Poletto-Tomaselli (2002), p. 243-244; i sintagmi soggetto sono evidenziati in corsivo):

(5) a. Gheistar ist gerivat/kent de liter ume barba. Ieri è arrivata la lettera dello zio.

b. Haute kan Ljetzan kent/kint a naugan pfaffe. Oggi a Giazza arriva un prete nuovo.

c. Gheistar hat gessat dain manestar iz diarlja. Ieri ha mangiato la tua minestra la ragazzina. d. Hat gahakat iz holtz dain vatar.

Ha tagliato la legna tuo padre.

Come si può notare dagli esempi riportati, nel cimbro contemporaneo è ammissibile l’inversione del soggetto col predicato verbale, di norma agrammaticale in lingue a soggetto non nullo come inglese e francese: ciò accade sia per costruzioni inaccusative, come (5a) e (5b), che per vere e proprie inversioni libere, che osserviamo invece in (5c) e (5d). Tale inversione peraltro “non implica mai l’occorrenza di un soggetto pronominale preverbale indipendentemente dal modello veronese” (Poletto-Tomaselli 2002, p. 244)80, fattore che pare mostrare che non si tratta di semplice calco sintattico neanche in quest’occasione. Dall’osservazione di casi come questo e di altri fenomeni tipici della sintassi cimbra e sappadina, Poletto e Tomaselli concludono che: “non si rilevano casi di ‘prestito’ di strutture sintattiche tout court dai dialetti veneti limitrofi alle varietà tedesche (/bavaresi) sopravvissute in isolamento” (Poletto-Tomaselli 2002, p. 251). Si tratta di un punto di partenza importante per l’indagine sulla varietà cimbra dei secoli precedenti.

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Sempre in riferimento al cimbro di Giazza, come accade per tutti gli altri testi precedentemente citati in questo capitolo, le autrici sottolineano anche che “la sintassi del soggetto espletivo ripropone una struttura a V2 (con inversione soggetto pronominale-verbo flesso) in tre parlanti su quattro” (Poletto- Tomaselli 2002, p. 243). Vi è dunque un contrasto a livello statistico rispetto a quanto affermato da Scardoni (2000) e Tomaselli (2004), ma si conferma il fatto che l’ordine V2 non è l’unico ammissibile in quei contesti sintattici.

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Il dialetto veronese prevede infatti la presenza di un clitico soggetto preverbale in caso di inversione libera soggetto-predicato. La traduzione di una frase come (5c) in veronese è “ieri l’ha magnà la minestra la buteleta, mentre quella di (5d) ““L’ha taià la legna to papà”. È bene inoltre puntualizzare che, anche se le studiose segnalano che il soggetto clitico preverbale in veronese non è previsto con gli inaccusativi, esso è comunque perfettamente grammaticale in determinati contesti sintattici: ad esempio, (5a) in veronese suona come “Ieri (l’) è ‘rivà la letera del zio”.