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La questione che preoccupa oggi, non è più dunque la gestione della crescita, l’apertura dei confini e la ricerca di nuove frontiere da conquistare alla Libertà ed al mercato (anche culturale), ma piuttosto il ruolo, che quei confini hanno assunto, e l’ossessione dell’identità.

Contro un’idea che vedeva il mondo moderno, unificato all’interno di paesaggio comune ed omogeneo, che procedeva a passo spedito verso l’uomo libero e felice, il panorama ‘post moderno’, ci lascia in eredità un quadro in cui la complessità, lungi dall’essere diminuita, ha visto il tempo della sua massima esposizione e visibilità.

Dove si deve giungere ad ammettere, che lo stesso soggetto si presenta eterogeneo, e come spazio all’interno del quale coesistono vari codici simbolici, prestiti culturali e scambi83.

Si potrebbe affermare, che proprio la teoria della modernizzazione proiettata verso un futuro raggiungibile e incarnato negli stati nazionali europei ed occidentali, ha di fatto trascurato il futuro della modernità, supponendo che i paesi progrediti dell’occidente fossero già arrivati84, e che proprio gli stati nazionali, avrebbero contribuito allo sviluppo ed alla crescita dell’uomo.

Il tempo immaginato, dell’evoluzione unilineare verso una meta comune, che prima o poi avrebbe unito tutti, scompare, ed ‘improvvisamente’, fuori dal quadrante che avrebbe dovuto ospitare la nuova umanità, fanno la loro comparsa i due veri nuovi ‘frutti’ del mondo moderno: la complessità e l’instabilità.

83 N. G. Canclini, Ripensare l’identità in tempi di globalizzazione ,…, ibidem, p. 10. 84 B. Hettne, Le teorie dello sviluppo, Asal, Roma, 1997, pp. 249-250.

Parametri che non possono più essere rinchiusi all’esterno delle formazioni sociali, come dell’individuo, ma dimensioni da ‘ricomprendere’, per non incorrere nel pericolo di lasciar fuori dalla rappresentazione dell’essere umano la sua capacità creativa.

La grande ossessione che aveva assillato il XIX secolo, la storia intesa come accumulazione del passato, e che sino al XX secolo vede la miglior propaganda nella devozione completa ad un tempo unidirezionale, cambia volto.

E l’epoca attuale diviene il luogo del simultaneo, della dispersione, dell’incontro e scontro di dimensioni del tempo capaci di dar vita a nuove rappresentazioni dello spazio a sua volta multiforme, esteso, dislocato.

Anche il confine cambia, per divenire sinonimo di passaggio attraverso una dimensione ‘liquida’, e mobile, continuamente costruita e decostruita, all’interno della quale tempi e spazi vissuti dai soggetti che la attraversano, assumono parametri e significati diversi e flessibili, tanto rispetto al punto di partenza, quanto a quello di arrivo.

Ma allo stesso tempo capace di divenire trasparente e rigida come il cristallo. 85 È una dimensione fatta dunque di una liquidità distorcente, che segna chi la attraversa come se il solo atto del passaggio divenisse segnale esso stesso di qualcosa di ben definito, agli occhi di coloro che ‘vedono’ altri arrivare.

La ‘dimensione confine’ diviene pensabile, acquisendo capacità espansive e caratteristiche sue.

E se il movimento di uomini e donne, dall’occidente verso il ‘resto del mondo’, ha visto nascere e contribuito alla creazione di una mappa, geografica ma anche e

85 M. Foucault, Archivio Foucault. Interventi, colloqui, interviste. Vol. 3. 1978-1985. Estetica

soprattutto cognitiva, nella quale le differenze venivano rintracciate, oltre il confine esterno dello spazio nazionale86, dove la minaccia era rappresentata dalla popolazione altra.

Il movimento inverso, di uomini e donne che da ‘altrove’ giungono in Occidente, attraversando i confini nazionali, all’interno dei quali si lavorava per ‘essere uguali’, porta la diversità all’interno, e rende impensabile la rassicurante rappresentazione dell’unità omogenea.

Il confine nazionale, da netto e definito, perde la sua istantanea chiarezza di fronte al movimento di chi da fuori entra dentro.

Coloro che viaggiando portano la testimonianza di altre realtà, passano e cambiano, se stessi e le rappresentazioni di ciò che trovano.

La reale presenza di donne e uomini, che portano letture differenti, di storie delle quali l’occidente pensava di aver già fornito una visione definitiva, scuotono l’idea dell’inattaccabilità di concetti quali libertà, uguaglianza, democrazia, cittadinanza, appartenenza.

Così, per chi osserva, considerare la cittadinanza come un ‘discorso’ fatto nei secoli, sin dal primo ‘modo’ della sua pensabilità, ed attraverso le successive trasformazioni, significa tagliare trasversalmente dimensioni, quali lo spazio, il tempo, ed il confine.

Il quadro complesso che ne deriva, è quello delle dinamiche storiche e sociali che fondano il rapporto tra individuo, ordine e possibilità (partecipazione), in uno spazio in cui si incontrano, si scontrano e si definiscono, soggetti, diritti ed appartenenze.

La regola più generale, ma sempre applicata e tutt’ora vigente, che emerge dall’osservazione della storia (occidentale) ‘nella’ cittadinanza, è quella secondo la quale, la definizione dei contenuti, e l’attribuzione dei diritti (possibilità), dipendano da una sottostante rappresentazione del soggetto, e che quest’ultima, come immagine, si strutturi secondo un meccanismo di inclusione-esclusione, che sposta continuamente i propri confini, per riproporli però in forme diverse sempre di nuovo.87

Come spazio, fisico e mentale, che delimita, ma è a sua volta delimitato, dal campo e dalle condizioni della produzione, della circolazione e della ricezione di particolari rappresentazioni del soggetto, la cittadinanza, si presenta quindi come laboratorio, all’interno del quale giornalmente gli individui, cittadini e stranieri, sperimentano la ‘diversità’, anche attraverso l’immigrazione e la diaspora, e decidono il futuro degli ideali delle rivoluzioni democratiche, sempre nell’ambito delle pratiche strategiche che entrambi attualizzano. 88

87 P. Costa, La cittadinanza. Un tentativo di ricostruzione archeologica, in D. Zolo, La cittadinanza.

Appartenenza, identità e diritti, ibidem, pp. 47-89.

1.2 LA PENSABILITA’ DELLA CITTADINANZA: IL SENSO DI