• Non ci sono risultati.

Classificazione per la prospettiva di ricerca 27

1.3   LA MISURAZIONE DELL RISCHIO SISTEMICO 11

1.3.4   Classificazione per la prospettiva di ricerca 27

L’ultima classificazione è quella che risulta più adatta qualora ci si ponga nella prospettiva di un ricercatore. In contrasto con quella relativa alla prospettiva delle autorità di controllo, tale visione è concentrata principalmente sul supporto teorico e sui metodi econometrici. La ricerca in tal senso ha lo scopo di sviluppare e successivamente applicare tecniche analitiche a problematiche di ordine economico e finanziario. Come risultato, la classificazione esposta nella TABELLA 1.4 differisce abbastanza da quelle precedenti. Nonostante nessuna delle

quattro possa abbracciare tutte le caratteristiche rilevanti di tutte le misure di rischio proposte, e nonostante ci sia un’inevitabile sovrapposizione tra le stesse, la classificazione proposta di seguito può essere come detto più adatta agli scopi di ricerca, soprattutto per permettere

l’identificazione rapida di argomentazioni comuni, algoritmi e strutture di dati tra le diverse categorie. Le differenze principali tra questa classificazione e le altre tre derivano dal fatto che l’origine di eventi sistemici attraverso la storia sembra coincidere con le quattro “L” della crisi finanziaria di cui si è già discusso: Liquidity, Leverage,Losses,Linkages.

Non ci sarà ulteriore bisogno di descrivere le categorie che formano quest’ultimo raggruppamento in quanto, come detto, vi è necessariamente una sovrapposizione con quelle precedenti.

TABELLA  1.4:  Classificazione  delle  misure  del  rischio  sistemico  in  base  agli  scopi  di  ricerca  (Fonte:  Bisias,  Flood,  Lo  

CAPITOLO 2

L’ORIGINE DEL RISCHIO SISTEMICO

2.1 Introduzione – 2.2 La natura del rischio sistemico - 2.2.1 Liquidità, Insolvenza e Maturity Mismatch - 2.2.2 Liquidità di finanziamento ed Effetto Domino - 2.2.3 Asset Price Effect e la Spirale delle Perdite - 2.2.4 La spirale del Margine - 2.2.5 Esternalità - 2.3 La recente crisi finanziaria del 2007-2009

 

2.1 INTRODUZIONE

Dopo aver cercato di chiarire i confini entro i quali ricade il concetto di rischio sistemico e dopo aver definito l’insieme dei possibili metodi proposti per la misurazione dello stesso, si analizzerà in questo capitolo quali sono i meccanismi che portano alla sua diffusione all’interno del sistema finanziario e alla crisi vera e propria.

Prima di inoltrarci oltre nel nostro studio è però necessaria una chiarificazione. Bisogna distinguere la situazione di “instabilità” finanziaria da quella di “sofferenza” (cioè crisi) finanziaria. Torna utile a tal fine lo studio di Borio e Drehmann (2009)16. Citando gli autori: “We define financial distress as an event in which substantial losses at financial institutions and/or their failure cause, or threaten to cause, serious dislocations to the real economy. We define financial instability as a situation in which normal-sized shocks to the financial system are sufficient to produce financial distress, ie in which the financial system is “fragile”. Financial stability is then the converse of financial instability”.

La sofferenza finanziaria è quindi definito come un evento in cui perdite significative nelle istituzioni e/o il loro fallimento provocano, o minacciano di provocare, seri disturbi all’economia reale. L’instabilità finanziaria è, invece, una situazione in cui shock di normale intensità al sistema finanziario sono sufficienti a provocare una crisi, cioè una situazione di fragilità generalizzata del sistema. Se quindi lo stato di stabilità/instabilità finanziaria è qualcosa che può essere considerato come una caratteristica del sistema, al contrario una situazione di crisi non lo è, in quanto deriva da un evento bene preciso. Il sistema può restare in condizioni di instabilità anche a lungo, senza che per forza si materializzi una crisi.                                                                                                                

Importante è sicuramente il fatto che ad un sistema instabile basta uno shock di normale entità per generare una crisi, mentre se il sistema è stabile l’evento scatenante deve essere molto più intenso. Ecco perché la ricerca della stabilità del sistema, come abbiamo intravisto nel capitolo precedente, è fondamentale agli occhi di tutti: non perché eliminerebbe del tutto il rischio di una crisi finanziaria globale, ma perché la subordinerebbe al verificarsi di shock di grandissima intensità, che sono ovviamente meno probabili.

Detto ciò, bisogne porre ora l’attenzione sul come, a partire da un evento scatenante, si verifichi la diffusione del rischio sistemico e il conseguente collasso del sistema finanziario. Ci si concentrerà a tal fine sulle quattro L delle crisi finanziarie (Leverage, Liquidity, Losses, Linkages), con particolare attenzione all’ultima delle quattro, cioè quella relativa ai collegamenti tra le istituzioni del sistema finanziario. Se infatti l’attenzione su Indebitamento, Liquidità e Perdite è sempre stata molto elevata, con la presenza di molti strumenti di misurazione specifici, l’importanza delle relazioni esistenti tra i soggetti del sistema finanziario è cresciuta solo negli ultimi anni. È proprio l’alto grado di connessione tra gli istituiti, infatti, che guida durante i periodi di forte sofferenza finanziaria la rapidissima propagazione di perdite, illiquidità, insolvenza e conseguenti default.

Questa forte correlazione tra le istituzioni finanziarie trova base sia nelle attività che nelle passività delle stesse. Per esempio collegamenti direttamente legati alle attività possono derivare dalle esposizioni tra banche acquisite sul mercato interbancario; indirettamente invece le istituzioni finanziarie sono legate per esempio per il fatto di avere simili esposizioni di portafoglio. Se pensiamo agli aspetti iscritti al passivo di bilancio di due banche, la connessione può invece essere legata alla condivisione dei medesimi soggetti depositanti. A partire dalla crisi finanziaria del 2007-2009 quindi questa natura interconnessa dei mercati finanziari ha iniziato non solo ad essere offerta come una spiegazione della diffusione del rischio a livello sistemico17, ma ha anche motivato la gran parte delle misure politiche intraprese dopo l’inizio della crisi.

   

                                                                                                               

17  Si  veda  ad  esempio  PLANNER  (2009)  o  il  report  della  Financial  Crisis  Inquiry  Commission  (2011).