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2.2   LA NATURA DEL RISCHIO SISTEMICO 31

2.2.5   Esternalità 45

Un ultimo accenno per quanta riguarda il fondamento del rischio sistemico riguarda le cosiddette esternalità, che giocano un ruolo chiave nella diffusione del rischio a livello globale e, di conseguenza, nelle considerazioni cardine del processo di regolamentazione. La presenza di una spirale della liquidità infatti non giustifica di per sé un intervento governativo, per questo il concetto di esternalità è stato largamente studiato e approfondito. In economia, il termine esternalità indica le ripercussioni, positive o negative, che il comportamento di un soggetto provocano sul benessere di un altro (o di altri soggetti).

In questo caso si considereranno le esternalità negative che entrano nelle dinamiche finanziarie della crescita del rischio sistemico. In particolare, vi sono quattro ragioni principali che portano a queste conseguenze negative.

La prima è dovuta al cosiddetto “contagio informativo”, cioè alla diffusione rapida e generalizzata di informazioni, che avviene soprattutto in contesti in cui operano intermediari finanziari con forti asimmetrie nelle scadenze tra attività e passività. Come visto in precedenza, se la Banca A fallisce, questo porta alla formazione di dubbi sulla capacità di solvenza della banca B, che per caratteristiche è fondamentalmente percepita alla stregua di A. Quindi i depositanti di B perdono fiducia, prelevano i loro fondi e causano problemi di liquidità alla banca B, rendendone la capacità di essere solvente ancora più a rischio. Con riferimento alla crisi del 2007-2009, questo si è verificato quando il fallimento di Lehman Brothers ha rapidamente portato alla fine del modello americano dei titoli immobiliari (forzando Merril Lynch ad una fusione con la Bank of America, e portando alla trasformazione di Goldman Sachs e Morgan Stanley in semplici banche). Questo indica come, sebbene la dimensione delle istituzioni che vengono colpite dallo shock giochi un ruolo importante nella diffusione delle informazioni negative, esso non è l’unica determinante. Se la banca che fallisce è percepita essere simile alle altre, e la cause del suo default potrebbero essere applicate anche ad esse, allora il contagio avrà luogo. Se, invece, la banca è vista come unica nel suo genere, o le cause che ne provocano il fallimento sono abbastanza specifiche per quella singola banca, allora le possibilità di contagio informativo sono minori.

La seconda esternalità, che deriva direttamente dalla prima, è la grande difficoltà di accesso al credito che incontreranno nel futuro i clienti della banca inizialmente fallita. Infatti, sebbene essi possano benissimo rivolgersi alla banca B per ottenere dei finanziamenti, quest’ultima avrà poche informazioni su quei clienti; questo, soprattutto in periodi di forte paura di fallimento, porterà a condizioni e modalità di credito molto più rigide. Il fallimento di una

banca quindi causa un’esternalità negativa legata alla perdita di informazioni specifiche sui collegamenti tra la banca fallita e i suoi clienti.

La terza esternalità è legata al fatto che le banche e gli intermediari finanziari commerciano molto più tra loro stessi rispetto a quanto fanno altri tipi di istituzioni. Queste interazioni si riferiscono non solo al mercato interbancario propriamente detto, ma anche ad un sempre più ricco range di mercati derivati, che include garanzie, CDS (Credit Default Swap), servizi di brokeraggio, etc. La complessità di questi legami non fa che aumentare la possibilità che il rischio colpisca a livello sistemico.

Infine l’ultima esternalità. Al posto di vendere attività finanziarie per riguadagnare liquidità, e migliorare il rapporto di capitale, una banca, o un intermediario finanziario, può cercare di restringere la nuova estensione del credito, per esempio razionandolo con elevati margini/tagli o alzando i tassi d’interesse applicati per l’erogazione del finanziamento. Questo riassetto del debito, tramite restrizione del credito, avrà l’effetto generale di abbassare gli output e i prezzi, che si parli di merci, servizi o altri beni nell’economia. Ciò, a sua volta, farà aumentare la probabilità di default per tutti gli altri soggetti che prendono a prestito. Si forma quindi un’ulteriore spirale auto amplificante, per cui la restrizione del credito indebolisce l’economia, il che porta a maggiori default e al declino dei prezzi dei beni, che a loro volta causano ancora più restrizione del credito.

Concludendo, se ci poniamo in una prospettiva di benessere sociale, si può quindi pensare che le istituzioni finanziarie si espongano eccessivamente al rischio di cadere in una spirale di liquidità, perché mantengono posizioni di indebitamento elevato, che sono tipicamente caratterizzate da eccessive asimmetrie alla scadenza tra attività e passività. Le esternalità trattate, che portano le istituzione ad essere esposte ad un eccesso di rischio, possono in quest’ottica essere raggruppate in due categorie principali: le “esternalità da svendita” e le “esternalità da interconnessioni”.

Le “esternalità da svendita” nascono nel momento in cui le singole istituzioni non assegnano abbastanza importanza all’impatto che il prezzo di svendita avrà sui prezzi dei beni in una possibile contrazione futura della liquidità. Pertanto, tali prezzi applicati da alcune istituzioni escono dal loro confine e hanno effetti negativi sui bilanci degli altri attori di mercato, causando un’esternalità negativa.

In generale, comunque, un’istituzione finanziaria non è preoccupata di quante altre istituzioni trascinerà con sé nel caso di fallimento. Sarà specialmente il fallimento di istituzioni di grandi dimensioni, con molte interconnessioni, che porterà alla diffusione di questo eccessivo rischio

di conseguenze negative sugli altri. Inoltre una struttura di mercato non trasparente, come per esempio è quella dei mercati over-the counter (OTC), amplificherà questi effetti30.

Ma quello che forse più di ogni altra cosa peggiora la situazione, è che la potenziale prospettiva di un salvataggio governativo dà alle istituzioni l’incentivo a diventare “troppo grandi per fallire” o, meglio, “troppo interconnesse per fallire”. Più grande è un’istituzione, più connessa è con le altre, maggiore sarà la probabilità che in tempo di crisi essa venga salvata. Quindi, in parole chiare, il sistema attuale implicitamente sussidia le istituzioni che sono la fonte maggiore di esternalità negative.