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1.4 La nascita dei codici di autodisciplina

1.4.2 Il Codice Preda in Italia

La prima versione del codice di autodisciplina italiano risale al 1999. La redazione dello stesso è frutto di una cooperazione tra diversi organismi, quali: il Comitato appositamente costituito da Borsa Italiana Spa, il presidente in carica di tale organo (Stefano Preda, da cui il codice acquisisce la seconda denominazione “Codice Preda”), i principali investitori istituzionali e le più importanti associazioni d’impresa (Assonime, Confindustria, ABI, ANIA e Assogestioni).83

Verso la fine del 1998, la capitalizzazione di borsa italiana è pari, all’incirca, al 50% del Prodotto Interno Lordo (PIL) e quasi il 40 % di investitori è di provenienza estera.84 Da tali dati emerge l’importanza crescente del mercato dei capitali che

acquisisce, sempre più, un’ottica internazionale. L’accesso a quest’ultimo rappresenta, quindi, una variabile fondamentale per l’espansione delle imprese

83http://www.assonime.it/sezioni/corporate/Pagine/Corporate-governance.aspx

84 Rapporto sul Codice di Autodisciplina redatto dal Comitato per la corporate governance delle società quotate disponibile al link https://www.borsaitaliana.it/comitato-corporate-

governance/codice/1999.pdf?fbclid=IwAR0XjOGqSTxcGzs4p4IdKMFIIkkXfLIkblSEvtUr5YbSJUxnd VkM0Q-qv8E

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italiane, dimostrato che con un numero maggiore di investitori stranieri, il costo del capitale si riduce.85

La minimizzazione dello stesso e una più alta competitività a livello globale dipendono, anche e soprattutto, “dall’efficacia e dall’efficienza del sistema di corporate governance delle imprese.”86

La stesura di un Codice di Autodisciplina valido per le società quotate italiane risponde, quindi, all’esigenza di offrire alle stesse “uno strumento capace di rendere ancora più conveniente il loro accesso al mercato dei capitali”.87

Inoltre, l’introduzione di un modello guida a cui ispirarsi per un corretto funzionamento degli organi di governance può portare ad un miglioramento nella gestione dei rischi d’impresa e al moderamento degli interessi tra i principali soggetti aziendali.

Il rapporto Preda viene redatto in modo tale che il suo contenuto sia allineato alla prassi internazionale e, allo stesso tempo rispetti il sistema normativo ed economico italiano. A tal riguardo, “la struttura monistica del CDA, la presenza obbligatoria del collegio sindacale come organo di controllo, la durata non superiore a tre anni degli

85 Rapporto sul Codice di Autodisciplina redatto dal Comitato per la corporate governance delle società quotate disponibile al link https://www.borsaitaliana.it/comitato-corporate-

governance/codice/1999.pdf?fbclid=IwAR0XjOGqSTxcGzs4p4IdKMFIIkkXfLIkblSEvtUr5YbSJUxnd VkM0Q-qv8E

86 Rapporto sul Codice di Autodisciplina redatto dal Comitato per la corporate governance delle società quotate disponibile al link https://www.borsaitaliana.it/comitato-corporate-

governance/codice/1999.pdf?fbclid=IwAR0XjOGqSTxcGzs4p4IdKMFIIkkXfLIkblSEvtUr5YbSJUxnd VkM0Q-qv8E

87 Rapporto sul Codice di Autodisciplina redatto dal Comitato per la corporate governance delle società quotate disponibile al link https://www.borsaitaliana.it/comitato-corporate-

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organi sociali, la limitata presenza negli organi amministrativi dei managers rappresentano elementi di cui si deve tener conto”.88

Il codice italiano è dotato di notevole flessibilità per far sì che possa essere applicato alle diverse realtà aziendali presenti in materia di diritto societario nazionale le cui differenze sono riconducibili, principalmente, alla dimensione, alla tipologia di assetto proprietario e alla forma societaria adottati. Risulta composto da dieci articoli di cui sei sono relativi agli amministratori mentre i restanti sono rispettivamente dedicati al sistema di controllo interno e di gestione dei rischi, al collegio sindacale, agli azionisti e infine ai sistemi di amministrazione e controllo. È, quindi, ragionevole sostenere “la centralità del CDA quale organo collegiale alla guida della società”.89

Come precedentemente affermato per i rapporti appartenenti ad altri paesi, l’adesione alle best practice italiane è assolutamente volontaria. Il meccanismo seguito, anche in questo caso, è di tipo “comply or explain”, previsto successivamente dall’articolo 123-bis del Testo Unico della Finanza (TUF)90. È

pertanto necessario che le imprese spieghino le motivazioni della non applicazione, le quali possono essere riconducibili a una moltitudine di fattori, ad esempio, all’incompatibilità degli standard di governance con la situazione giuridica/finanziaria di una data azienda.

Le società che decidono di seguire gli standard previsti dal codice sono tenute ad inserire, nella propria relazione di corporate governance, dettagliate informazioni su

88 Rapporto sul Codice di Autodisciplina redatto dal Comitato per la corporate governance delle società quotate disponibile al link https://www.borsaitaliana.it/comitato-corporate-

governance/codice/1999.pdf?fbclid=IwAR0XjOGqSTxcGzs4p4IdKMFIIkkXfLIkblSEvtUr5YbSJUxnd VkM0Q-qv8E

89 Minichilli A. (2012), Proprietà, Governo e direzione delle imprese, p.111, Egea, Milano

90 Il Testo Unico della Finanza viene emanato nel 1998 con il decreto legislativo del 24 Febbraio; tale documento è stato oggetto di numerose modifiche, la più recente risale al 10 Maggio 2019. (Fonte: sito Consob, http://www.consob.it/web/area-pubblica/storico-modifiche-tuf)

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quanto svolto nel rispetto degli stessi (in linea con la Raccomandazione UE n. 208/ 2014).

Dalla prima edizione pubblicata nel 1999 ad oggi, il codice Preda è stato oggetto di diverse modifiche: assumono, di fatti, crescente importanza gli amministratori indipendenti e i comitati, si introducono il principio di prevalenza della sostanza sulla forma, la figura del lead indipendent director (soprattutto nel caso in cui la persona del CEO coincida con il presidente del CDA) e la possibilità di optare per sistemi di amministrazione e controllo alternativi, si impone un limite quantitativo al sovrapponimento delle cariche esercitate da ciascun amministratore.91 Le ultime

significative novità risalgono alla revisione effettuata nel 2018 e riguardano, principalmente, la composizione dell’organo amministrativo. A seguito dell’approvazione della legge n. 120/2011 (denominata comunemente “Golfo- Mosca sulle quote rosa”92), il Comitato Italiano per la corporate governance ritiene

opportuno che almeno un terzo dei membri del CDA e del collegio sindacale sia costituito dal genere meno rappresentato, che sinora è stato quasi esclusivamente quello femminile. “La portata innovativa delle modifiche non si limita a raccomandare l'obiettivo della board diversity, ma esplicita anche una chiara gerarchia dei criteri che dovrebbero orientare gli azionisti e il consiglio stesso nella definizione della composizione ottimale degli organi sociali.”93 La presenza della componente

femminile all’interno dei board è oggetto di numerose teorie, spesso tra loro

91 Minichilli A. (2012), Proprietà, Governo e direzione delle imprese, pp.112-113, Egea, Milano 92 “L’entrata in vigore della legge Golfo Mosca stabilisce un’importante novità nell’ambito del diritto societario italiano: gli organi sociali delle società quotate in scadenza dal 12 Agosto 2012 dovranno essere rinnovati riservando una quota pari almeno ad un quinto dei propri membri al genere meno rappresentato: le donne.” Il sole 24ore, La legge 120/2011 Golfo-Mosca sulle “quote rosa”: effetti e conseguenze”, 7 Marzo 2012.

93 Nuove raccomandazioni del codice di autodisciplina: un approccio innovativo alla diversità, Assonime, 17 Luglio 2018.

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contrastanti, le quali possono essere schematizzate in due differenti filoni di pensiero.94 Al primo corrisponde una correlazione positiva tra gender diversity e

performance aziendali.95 Il coinvolgimento delle donne negli organi societari è,

quindi, considerato valore aggiunto in quanto fonte di una differente prospettiva di osservazione, di un maggiore interesse e conseguentemente maggior attenzione e impegno nel processo decisionale. Per conto, diversi studiosi hanno messo in evidenza una mancata o negativa corrispondenza tra indicatori finanziari e diversità di genere. Questo tema riveste tutt’ora un ruolo centrale nel contesto sociale, economico e politico internazionale.96

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