definizione delle funzioni neuronali connesse al comportamento morale.
Diversi ricercatori concordano nell’attribuire un ruolo centrale alla corteccia prefrontale, poiché in essa si realizzerebbe quell’associazione tra aspetti cognitivi ed aspetti emotivi responsabile della formulazione di giudizi e dunque anche del giudizio morale. A sostengo di tale ipotesi vi sono una serie di studi che mediante
tecniche di imaging574 hanno permesso di individuare una connessione tra la lesione
di alcune aree celebrali e la compromissione delle facoltà morali. Particolarmente significativo appare a tal proposito, il caso di Phineas Gage studiato da Hanna Damasio. L’operaio del New England a causa di un incidente sul lavoro aveva subito una lesione alla corteccia prefrontale nella regione ventromediana. La cosa interessante osservata dalla studiosa era come tale lesione non avesse compromesso in senso stretto le capacità cognitive di Gage, che risultavano intatte, ma aveva certamente determinato un cambiamento della sua personalità: esso infatti assumeva
comportamento morale, «aiutano il soggetto empatizzante a inquadrare le caratteristiche contingenti della situazione della vittima e a valutare in una prospettiva più ampia i significati connessi all’esperienza, consentendo di attivare una risposta appropriata alla situazione». Ivi. p. 89.
573 Ivi, p. 87.
574 Con tale espressione si fa riferimento a tecniche di neuro-visualizzazione che consentono di
riprodurre graficamente l’attività celebrale in termini anatomici e funzionali. C. Barbieri, Le neuroimaging in ambito medico-penalistico: alcune riflessioni critiche, in M.G. Ruberto, C. Barbieri (a cura di), Il futuro tra noi. Aspetti etici, giuridici e medico-legali della neuroetica, FrancoAngeli, Milano 2011, p. 15.
174 comportamenti immorali e non sembrava più in grado di distinguere il lecito dall’illecito575.
In tempi più recenti, il neurologo portoghese Antonio Damasio ha analizzato casi simili a quelli di Phineas Gage, confermando l’ipotesi che lesioni della corteccia prefrontale causano un disturbo dell’emozione, il quale a sua volta determina alterazioni nel comportamento morale e sociale nonché nella capacità di prendere decisioni. Nello specifico, le ricerche condotte dallo studioso si rivelano determinanti per due ragioni: esse hanno permesso di superare il dualismo mente-corpo, ponendo nel contempo in rilievo «il ruolo dell’emozione, dell’affettività e dell’intuizione nella
formulazione del giudizio morale»576.
Secondo Damasio la complessità del sistema nervoso, così come emerge dalle recenti scoperte in ambito neuroscentifico, consente di stabilire un’identità tra stati fisici e stati mentali, senza tuttavia condannare questi ultimi alla semplificazione e alla perdita di senso. In uno dei suoi libri più noti, l’errore di Cartesio, egli parte da una serrata critica alla separazione tra mente e corpo postulata dal filosofo francese e sostiene che sia dal punto di vista filogenetico che da quello ontogenetico, la mente si sviluppa a partire dai meccanismi di regolazione biologica, di cui emozioni e sentimenti sono l’espressione più naturale. Essa non può sussistere senza la cornice fondante rappresentata dal corpo: «[…] le nostre azioni migliori e i pensieri più elevati, le nostre gioie e i nostri dolori più grandi, tutti impiegano il corpo come
riferimento»577. Cervello e corpo costituiscono quindi un organismo perfettamente
integrato ed inscindibile, che interagisce costantemente con l’ambiente, e la mente, nello svolgimento delle sue diverse attività, richiede sempre il coinvolgimento di entrambi. Le rappresentazioni mentali infatti non sono mai avulse dall’esperienza sensoriale e necessitano costantemente della presenza del corpo, «L’anima respira attraverso il corpo e la sofferenza, che muova dalla pelle o da un’immagine mentale,
avviene nella carne»578. Lo stesso processo decisionale, ad esempio, è condizionato
da risposte somatiche emotive, avvertite a livello soggettivo e legate ad esiti di esperienze passate, che vengono impiegate come indicatori della bontà o meno di una
575 P. Strata, La strana coppia. Il rapporto mente-cervello da Cartesio alle neuroscienze, Carocci,
Roma 2014, pp. 62-63.
576 R. Rumiati, L. Lotto, Decisioni e Decisioni morali, tra razionalità ed emozioni, in A. Lavazza, G.
Sartori (a cura di), Neuroetica. Scienze del cervello, filosofia e libero arbitrio, Il Mulino, Bologna 2011, p. 194.
577 A. Damasio, L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano (1994), tr. it. a cura di F.
Macaluso, Adelphi, Milano 1995, p. 24.
175 certa prospettiva. Tali tracce di esperienza emotivamente connotate vengono definite da Damasio marcatori somatici e fungono da strumento automatico che facilita il
compito di trovare opzioni vantaggiose dal punto di vista biologico579. Ciò significa
che qualsiasi tipo di giudizio, compreso quello morale, è il risultato di processi automatici estremamente rapidi, in cui «gli individui avvertono prima una reazione emozionale e successivamente tentano di giustificarla con argomentazioni razionali»580. In sostanza, attraverso i suoi numerosi studi Damasio ha cercato di mostrare in modo “tangibile” come l’individuo che perde il contatto con il proprio corpo, e dunque con la componente emotiva ed istintuale581, «diventa incapace di
pensare»582, partendo dal presupposto spinoziano che vede pensiero ed estensione
come attributi della stessa sostanza. La memoria emotiva, intesa come insieme di informazioni riguardanti gli affetti, le paure e i desideri, rappresenta una dimensione fondamentale della mente umana e della stessa coscienza. Quest’ultima è infatti concepita dallo studioso come un fenomeno plurimo, profondamente radicato a livello corporeo, oltre che corticale583.
Asserire che la coscienza abbia una base neurobiologica che permette il riconoscimento dei valori e dirige in qualche modo il senso morale non significa, tuttavia, supportare una sorta di determinismo biologico della morale. Infatti, come sostiene, Boella: « […] l’aspetto spontaneo, le reazioni automatiche e le premesse biologiche - pur vincolanti- che guidano la morale, non sono che una componente dell’intero sistema: essi ci parlano di una possibilità e di una capacità morale, ma
579 L. Urbani, Ulivi, Il sorriso della ragione. La rivoluzione di A.R. Damasio, in R. Corvi (a cura di),
Esperienza e razionalità. Prospettive contemporanee, Franco Angeli, Milano 2005, p. 122.
580 R. Rumiati, L. Lotto, Decisioni e Decisioni morali, tra razionalità ed emozioni, in A. Lavazza, G.
Sartori (a cura di), Neuroetica, cit., p. 194.
581 Damasio considera infatti emozioni e sentimenti non solo degli stati mentali, ma soprattutto
corporei. Nello specifico, mentre le emozioni sono complicate collezioni di risposte chimiche e neuronali, i sentimenti rappresentano «la percezione di un certo stato corporeo cui, talvolta, si aggiunge la percezione di uno stato della mente ad esso associato o anche la percezione del tipo di pensieri il cui tema è consono con il genere di emozione percepita». A. Vannini, Un modello sintropico della coscienza, in «Syntropy Journal», Anno 2009, n.1, p. 6. http://www.sintropia.it/italiano/2009-it-1-1.pdf.
582 L. Urbani, Ulivi, Il sorriso della ragione. La rivoluzione di A.R. Damasio, in R. Corvi (a cura di),
Esperienza e razionalità, cit., p. 115.
583 Il neurologo portoghese ritiene infatti che la coscienza consti di tre dimensioni gerarchicamente
disposte: il proto-sé, fenomeno primordiale di auto-identificazione fondato sulle emozioni, che l'individuo condivide con gli animali superiori; la coscienza nucleare, fenomeno biologico composto da tre elementi (l'oggetto di cui si è coscienti, la posizione del proprio corpo rispetto a quell'oggetto e il rapporto che si stabilisce tra queste due entità), che fornisce all’organismo un senso di sé qui ed ora. Al vertice vi è infine la coscienza estesa, che si forma sulla base della coscienza nucleare. Essa è alla base del “sé autobiografico” e richiede il linguaggio, implicando dunque cognizione e memoria. N. Simonetti, R. Zanardi, Filosofia e scienze della mente, Armando editore, Roma 2004, pp. 96-97.
176 non la esauriscono. Dalla dipendenza biologica si passa [infatti] ai giudizi, alle valutazioni, alle decisioni, diverse a seconda della persona e dei contesti»584.