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Un interessante sviluppo dell’approccio kohlberghiano è rappresentato dalla tesi sostenuta da Carol Gilligan. L’autrice parte dalla critica al modello proposto da Kohlberg poiché viziato da una prospettiva di genere maschile sulla moralità, intesa

esclusivamente in termini di equità e giustizia546. Come si è detto in precedenza, il

nostro presenta la sequenza dei livelli di sviluppo morale come universale, fondando però la sua tesi su dati raccolti mediante interviste somministrate soprattutto ad un campione di sesso maschile e non prendendo in considerazione il diverso modo attraverso cui i due generi si rapportano alle questioni morali. In conseguenza di ciò, nella sequenza individuata da Kohlberg le donne si fermano al terzo stadio

543 L. Surian, Il giudizio morale. Come distinguiamo il bene dal male, il Mulino, Bologna 2013, p. 64. 544 Essi comprendono, ad esempio, che picchiare un altro bambino è sbagliato in qualsiasi circostanza

ed esibiscono espressioni di dispiacere se rompono il giocattolo di un loro coetaneo, mentre solo in un secondo momento mostrano di comprendere la natura e l'importanza delle convenzioni sociali. D. Bacchini, Lo sviluppo morale, cit., pp. 62-63.

545 L. Surian, Il giudizio morale, cit., p. 109. Come ha sottolineato Larry Nucci, uno dei ricercatori più

attenti alla moralità infantile, in questo processo di discriminazione tra norme morali e norme convenzionali l'affettività gioca un ruolo determinante. A differenza delle convenzioni, le norme morali infatti non sono prive di contenuto emozionale. In sostanza, mentre i bambini non associano reazioni morali particolari alla violazione delle norme sociali, attribuiscono un forte contenuto emozionale alle questioni di moralità. M. Santerini, Educazione morale e neuroscienze, cit., p. 106.

546 C. Secci, Apprendimento permanente ed educazione. Una lettura pedagogica, Franco Angeli,

166 (corrispondente allo sviluppo della moralità in senso interpersonale) e non risultano in grado di progredire verso lo stadio che prevede il rispetto e la comprensione delle

regole e dei principi universali547. Muovendo da tali critiche Gilligan ha condotto una

ricerca sul campo, sottoponendo i dilemmi morali ad individui di sesso maschile e

femminile548 e riscontrando come entrambi i generi abbiano la tendenza a

considerare ed esprimere la moralità attraverso modalità differenti, in quanto muovono da prospettive differenti: mentre infatti nei maschi prevale un orientamento alla giustizia, che pur partendo dal riconoscimento dell’uguaglianza, non è altrettanto attento ai bisogni dell’individuo, il ragionamento morale femminile è maggiormente orientato verso un’etica della cura degli altri, fondata sull'empatia, la compassione e la relazione549.

Nel celebre testo In a Different Voice, la studiosa illustra in modo significativo la diversa modalità di giudizio delle bambine e dei bambini, attraverso i risultati ottenuti sottoponendo a un bambino, Jake, e a una bambina, Amy, entrambi di undici anni, il dilemma di Heinz ideato da Kohlberg. I due preadolescenti messi di fronte allo stesso interrogativo (ha fatto bene Heinz a rubare la medicina?) forniscono risposte differenti: mentre Jake giustifica il furto della medicina, avendo colto il fatto che la vita ha un valore prioritario rispetto al denaro e sostenendo che il giudice debba infliggere all'uomo la condanna più mite possibile, Amy sembra in difficoltà di fronte alla domanda e fornisce una risposta apparentemente evasiva: «Se rubasse la medicina, salverebbe si la vita della moglie, ma poi potrebbe finire in prigione, e se sua moglie si ammalasse di nuovo lui non riuscirebbe a procurarle la medicina, e sarebbe peggio. Perciò sarebbe meglio che ne parlassero insieme, per

cercare di procurarsi quei soldi in qualche altro modo»550. La Gilligan rileva dunque

che Jake affronta il dilemma in termini logici e legali, astraendo il problema morale dalla situazione interpersonale, Amy invece lo tratta a livello personale, ritenendo che i problemi etici si risolvano in modo interpersonale attraverso la comunicazione. Per la ragazza è infatti impensabile che non ci sia modo di persuadere il farmacista,

547 Ivi, p. 72.

548 Nello specifico la studiosa faceva riferimento a tre ricerche basate su interviste e rivolte

rispettivamente «[…] a studenti universitari, a donne che stavano per intraprendere o avevano intrapreso, la decisione di abortire e a un ampio campione di soggetti di età diverse, tra cui anche quelle […] di età compresa tra i 6 e i 9 anni e quella degli 11». G. D’Addelfio, Filosofia per bambini ed educazione morale, cit., p. 98.

549 S. Brotto, Etica della cura. Una introduzione, Orthotes Editrice, Napoli-Salerno 2013, p. 18. 550 C. Gilligan, Con voce di donna. Etica e formazione della personalità (1972), tr. it. a cura di A.

167 di smuoverlo toccando le sue emozioni e ritiene altrettanto improbabile che Heinz non riesca a creare intorno a sé una rete di relazioni che possano sostenerlo e aiutarlo a non affrontare da solo la situazione difficile in cui lui e sua moglie si trovano.

Secondo il modello di Kohlberg, Amy, pur essendo altrettanto matura e riflessiva, si collocherebbe ad uno stadio di sviluppo morale inferiore rispetto a Jake. Ciò, a parere di Gilligan, è dovuto al fatto che i dilemmi proposti dallo studioso si fondano e richiedono «una modalità di pensiero astratta - spogliando l’attore morale della sua storia, dei dati particolari e contingenti della sua vita individuale, rendendolo scheletrico - piuttosto che una modalità di pensiero contestuale e

narrativa, più vicina alla sensibilità morale femminile»551. Quest’ultimo elemento di

criticità è stato evidenziato anche dai teorici della Philosophy for Children e sembra richiamare la critica rivolta da Lipman a diversi programmi didattici che si propongono di potenziare le abilità di pensiero: essi si avvalgono di esercitazioni sul pensare che spesso risultano estremamente artificiose e lontane dall’esperienza concreta dei bambini. Contrariamente, il dialogo che, mediante i racconti, si realizza nella comunità di ricerca filosofica non si limita a stimolare tali abilità ma le pone in contatto diretto con la vita dei bambini, implementando la relazione esistente tra le diverse dimensioni che compongono il pensiero (critical, creative, caring) al fine di offrigli una strada che li aiuti a comprendere la ricchezza e complessità insita nel mondo di cui sono parte, oltre che in se stessi552.

Il punto di vista di Gilligan ha dato vita ad un fertile dibattito non solo in ambito psicologico ma anche pedagogico. La studiosa ha infatti evidenziato come le donne non siano deficitarie dal punto di vista della morale consolidata, ponendo in luce il ruolo giocato dalle differenze di genere attraverso l’identificazione di una “voce della cura”, propria del ragionamento femminile e fondata sulla logica dell'interconnessione, accanto ad una “voce della giustizia”553 che orienta invece il ragionamento maschile e si basa sulla separazione e l'adesione alle norme. Tuttavia, come chiarisce Gilligan, etica della cura ed etica della giustizia non sono da

551 G. D'Addelfio, Filosofia per bambini ed educazione morale, cit., p, 100. 552 Ibidem.

553 Occorre tuttavia precisare che, soprattutto negli ultimi anni della sua ricerca, Gilligan ha rettificato

la posizione iniziale. Essa infatti sostiene che l’esistenza di una voce della cura che orienta il ragionamento morale femminile «[…] non esclude che le stesse donne considerino la giustizia un valore preminente da un punto di vista morale, né […] che gli uomini non assegnino valore morale alla cura, pur essendo prevalentemente orientati alla voce della giustizia». C. Secci, Apprendimento permanente ed educazione. Una lettura pedagogica, cit., p. 72.

168 intendersi come contrapposte e separate, ma sono destinate a diventare complementari in un soggetto che ha acquisito una piena maturità morale.

Al di la degli aspetti più direttamente connessi alle questioni di genere, ciò che preme sottolineare ai fini della presente analisi è come la prospettiva di Gilligan abbia messo in luce l’importanza della connessione tra sé e l’altro nell’ambito dello sviluppo morale, nonché il ruolo di primo piano che le disposizioni empatiche hanno nell’orientare la condotta morale. Come ha sostenuto Vinciguerra, si tratta di un approccio di particolare interesse ai fini della formazione in ambito etico, poiché «allude, sia pure senza farne venire in luce pienamente il fondamento, all’esperienza personale nella sua totalità, chiamando in causa non solo la capacità di ragionamento,

ma anche il sentire dell’uomo ed il suo bisogno di relazioni»554.