Dimensioni trasversali
6.3 Il colloquio orale dell’Esame conclusivo del primo ciclo EDA
6.3.1 Dal testo del Decreto al Vademecum
Dopo aver riflettuto sul tema dell’oralità in relazione al colloquio di accoglienza degli utenti ed aver condiviso la propria programmazione annuale, predisposta sulla base delle indicazioni contenute nei Piani di Studio Provinciali, i docenti dei gruppi di lavoro hanno preso in esame il testo del Decreto Ministeriale 741 del 3 ottobre 2017 ed hanno considerato le indicazioni in esso contenute come un’occasione preziosa per riflettere sull’Esame conclusivo e le sue modifiche da una parte, sulla didattica dall’altra. L’Esame, infatti, è il compimento naturale di un percorso scolastico che, dati gli obiettivi di apprendimento in uscita, impiega determinate strategie didattiche volte al loro raggiungimento; in quanto tale, dunque, costituisce un momento di verifica non solo dei livelli di padronanza delle competenze raggiunti dagli studenti ma anche, per i docenti, della validità o meno del percorso stesso e delle tecniche messe in atto nelle attività di aula. Nel contempo, però, l’Esame finale, con il suo portato di novità, intende indurre gli insegnanti a ripensare la propria azione didattica in virtù delle nuove prove che introduce e delle abilità e conoscenze che, attraverso di esse, vuole verificare34. Il Decreto si pone quindi su una linea che, in una sorta di movimento circolare, vuole condurre dalla didattica all’Esame e dall’Esame alla didattica.
La lettura attenta, oculata, circostanziata del D.M. n. 741 del 3 ottobre del 2017 effettuata nei gruppi di lavoro ha condotto gli insegnanti in un primo momento a far propri i contenuti espressi in esso, a calarli nella specifica realtà dell’Educazione degli adulti della PAT, a interrogarsi sulla loro traducibilità in pratiche d’Esame – e, conseguentemente, didattiche – nel pieno rispetto delle
32 La parafrasi ristrutturante è una modalità che afferisce al dialogo strategico applicato nella psicologia e nella psicoterapia;
essa utilizza le risposte ad alcune domande poste dal terapeuta al paziente per formulare una ridefinizione del problema atta a verificarne la piena e corretta comprensione. Interventi tipici di parafrasi ristrutturante sono introdotti da affermazioni come: “A partire da quello che mi hai detto, mi sembra di aver capito che…”. Il soggetto parlante che ode parafrasare in questo modo le sue parole si sente da una parte ascoltato, considerato e capito, dall’altra pienamente rispettato e non giudicato; di conseguenza tra i due dialoganti si crea un clima positivo di relazione collaborativa (Nardone G., Salvini A., 2008).
33 Griglie di osservazione per l’insegnante e schede e rubriche di autovalutazione sono riportate da Benucci (in Diadori, 2015), 263-265.
34 Rispetto a ciò pare significativo ricordare quanto dichiarato da Luca Serianni il 18 settembre 2018 in risposta alla domanda su quale senso avesse una riforma che parte dall’Esame e non dai programmi: “Partiremo dalle prove d'Esame perché è la condizione per orientare il percorso formativo degli insegnanti”. Per la lettura dell’intervista completa si rimanda all’URL indicato nei riferimenti bibliografici.
normative nazionali e provinciali, in un secondo momento alla produzione di prove scritte esemplificative, alla stesura di suggerimenti per la conduzione del colloquio orale e alla proposta di criteri e griglie di valutazione sia per gli scritti sia per l’orale.
Gli elementi di maggior rilevanza dell’articolo 10 del Decreto, che hanno costituito il fondamento sul quale i docenti hanno improntato le indicazioni relative al colloquio d’Esame, sono:
• il fine del colloquio, cioè la valutazione del «livello di acquisizione delle conoscenze, abilità e competenze»;
• il «collegamento organico e significativo tra le varie discipline di studio» che esplicita il carattere interdisciplinare che il colloquio deve assumere, in continuità con il D.M. 26 agosto 1981 secondo il quale il colloquio non deve tradursi in una mera interrogazione sui contenuti delle varie discipline né può configurarsi come un insieme di colloqui a se stanti35;
• la particolare attenzione che il Decreto invita a porre «alle capacità di argomentazione, di risoluzione dei problemi, di pensiero critico e riflessivo», tenuto conto anche «dei livelli di padronanza delle competenze connesse all’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione»36. All’analisi precisa del testo del Decreto ha fatto seguito un confronto significativo sulle modalità di conduzione dei colloqui d’Esame proprie delle SSPG EDA nelle quali i docenti del gruppo di lavoro operano; tale confronto ha portato ad individuare indicazioni riguardanti la prassi d’Esame e criteri di valutazione che sono stati condivisi e scritti nel Vademecum provinciale inviato dal Dipartimento della Conoscenza ai Dirigenti Scolastici di tutti i Centri EDA in data 20 aprile 2018.
Rispetto alla conduzione del colloquio si è scelto di sottolineare i seguenti aspetti:
• la centralità del discente, che si esplica da parte dello studente nella possibilità di scegliere, previ accordi con gli insegnanti, gli argomenti da presentare nella propria esposizione monologica e di avvalersi di scalette, mappe e strumenti di supporto all’esposizione stessa e, da parte degli insegnanti, nella creazione di un clima accogliente e positivo, capace di mettere le persone a proprio agio;
• la modalità di interazione dei docenti con lo studente – individuata in parafrasi o domande a specchio prima, domande che lo inducano ad effettuare collegamenti con i contenuti disciplinari poi –, tale da sostenerlo, qualora necessiti di supporto per chiarire il proprio pensiero, senza interromperne l’atto comunicativo.
Si è voluta consigliare, inoltre, l’attuazione di simulazioni dell’Esame orale, secondo pratiche in alcune scuole già consolidate.
Per quanto riguarda i criteri di valutazione del colloquio orale, sono stati suggeriti:
1) la conoscenza e la padronanza degli argomenti, afferenti ai temi affrontati in classe nel corso delle lezioni e a quelli approfonditi personalmente dai discenti e da essi scelti e proposti;
2) la capacità espressiva, con particolare riferimento
• alla qualità strutturale dell’esposizione orale (pianificazione logica e strutturata dell’intervento ed esposizione ordinata e coerente)
• alla continuità e fluidità dell’esposizione
• all’efficacia comunicativa, intesa come la capacità di formulare un testo orale funzionale alla comunicazione – rispetto ai contenuti e agli scopi – e all’interazione e coerente dal punto di vista semantico
35 Nel D.M. 26 agosto 1981 è scritto: “La commissione imposterà il colloquio in modo da consentire una valutazione comprensiva del livello raggiunto dall'allievo nelle varie discipline, evitando peraltro che esso si risolva in un repertorio di domande e risposte su ciascuna disciplina, prive del necessario organico collegamento, così come impedirà che esso scada ad inconsistente esercizio verboso, da cui esulino i contenuti culturali cui è tenuta ad informarsi l'azione della scuola.
Pertanto, il colloquio non deve consistere in una somma di colloqui distinti: occasioni di coinvolgimento indiretto di ogni disciplina possono essere offerte anche dalle verifiche relative ad altri ambiti disciplinari…”.
36Cfr. D.M n. 741 del 3 ottobre 2017, art. 10, commi 2-3.
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• alla correttezza, data dall’uso appropriato delle principali strutture della lingua (in relazione al livello linguistico dello studente), quali nomi, verbi, aggettivi di alto uso, pronomi personali, connettivi fondamentali
• all’impiego di un lessico di uso quotidiano in riferimento alla lingua della comunicazione e di alta frequenza per quanto concerne le microlingue delle discipline;
3) la capacità di interazione, con particolare riferimento alla comprensione (globale o analitica) delle domande, alla pertinenza delle risposte e all’uso appropriato della forma di cortesia;
4) l’uso di materiali e strumenti di supporto all’esposizione efficaci e funzionali;
5) il grado di autonomia nell’effettuare collegamenti tra i temi trattati, rimandi spontanei alle discipline e nel porre in relazione i saperi con i propri interessi o progetti.
L’analisi del testo del Decreto e la conseguente e coerente proposta di indicazioni e criteri nel Vademecum hanno reso evidente che l’Esame orale deve assumere il carattere di un colloquio, un’interazione analoga a quelle tante volte esperite dai corsisti nella vita quotidiana e nella scuola.
Insegnanti e discente sono chiamati a dialogare, a partire dall’esposizione monologica dello studente, su un nucleo tematico individuato e proposto da lui stesso, su un’esperienza che egli desidera riferire, una vicenda vissuta che vuole condividere, un oggetto o un prodotto, realizzato nel corso di uno stage o di un progetto lavorativo particolare, che ambisce a mostrare ed illustrare, un libro, un film, una poesia, un’immagine che l’hanno colpito e che desidera commentare, un argomento che ha approfondito personalmente e di cui aspira a discutere.
L’autonomia e la centralità dello studente si manifestano anche nell’espressione di commenti sul percorso fatto, sulle materie di studio affrontate, sulle modalità di lavoro adottate nonché nell’utilizzo, libero e personale, di eventuali strumenti a supporto dell’esposizione: mappe, schemi, cartelloni, manufatti, fotografie ed immagini, oggetti, presentazioni di carattere informatico, prodotti multimediali, testi non continui o continui.
La scelta di un tema da parte dell’utente garantisce all’esposizione l’unitarietà dei saperi raccomandata dal Decreto e, nel contempo, affida ai docenti, nella pratica didattica, il fondamentale compito di una programmazione del Consiglio di Classe efficace, funzionale, correlata. Non è possibile, infatti, condurre un vero colloquio interdisciplinare se, a monte, non vi sono la capacità, la volontà, la pratica degli insegnanti di programmare insieme, di proporre i contenuti delle proprie discipline non come frammentati, divisi in settori ermeticamente chiusi ed incapaci di dialogare tra loro ma come intrecciati, collegati, in relazione gli uni con gli altri. È questa un’altra importante responsabilità didattica a cui il Decreto, partendo dall’Esame finale, vuole richiamare: posto che l’italiano è la lingua che, trasversalmente, veicola i saperi di tutte le discipline e che, spesso, alcune difficoltà che gli studenti incontrano, soprattutto nelle materie in cui l’impiego del lessico specifico è imprescindibile, sono ascrivibili proprio all’italstudio e alle microlingue delle discipline stesse, i docenti, per favorire il successo scolastico dei propri studenti, devono necessariamente agire insieme contro la separazione dei saperi, nella consapevolezza che una programmazione ed un’azione didattica interdisciplinari sono irrinunciabili in una scuola il cui obiettivo è la promozione di competenze.
Ancora, in un mondo interessato da rapidi cambiamenti sociali, politici, economici, tecnologici e nel quale la prospettiva interculturale allarga gli orizzonti del sapere, una didattica per competenze assume davvero significato e valore: la scuola deve infatti promuovere la crescita delle persone in ogni ambito cosicché esse, poste dalla vita di fronte a situazioni e problemi, sappiano mettere in gioco in maniera autonoma, responsabile, consapevole, costruttiva ed efficace ciò che conoscono, ciò che sanno fare, ciò che vogliono realizzare. L’Esame conclusivo, come asserisce il Decreto, ha proprio la finalità di valutare il livello di acquisizione delle competenze, e delle relative conoscenze e abilità, fondamentali per un’utenza adulta che ha alle spalle vissuti e saperi derivanti da situazioni relative al percorso della SSPG EDA e ai percorsi scolastici portati a compimento in passato ma anche ad una serie di esperienze di apprendimento pregresse di tipo informale e non formale.
Tra le competenze imprescindibili per persone immigrate, che costituiscono la percentuale maggiore dell’utenza EDA, vi sono quelle linguistiche, le uniche atte a fornire agli studenti la
«capacità di argomentazione» e di supportare la capacità di «risoluzione dei problemi e di pensiero critico» che l’Esame vuole testare, e quelle «connesse all’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione», irrinunciabili per persone che debbano e vogliano integrarsi efficacemente nel nostro Paese37.
6.3.2 La sperimentazione
Presso il Centro EDA dell’Istituto di Istruzione Superiore “don Milani” di Rovereto, nel corso del mese di maggio 2018 è stata attuata, all’interno di una classe della SSPG, una sperimentazione dei materiali esemplificativi relativi alle prove scritte e al colloquio orale prodotti dai gruppi di lavoro.
La sperimentazione, che si è rivelata oltremodo interessante, è stata condotta in una classe eterogenea per età, livello di padronanza dell’italiano L2, varietà etnico-linguistica e culturale degli utenti. I membri di tale classe, dieci studentesse e sei studenti adulti di età compresa tra i 19 e i 46 anni e un ragazzo sedicenne italiano, provenivano dall’Africa mediterranea (Marocco, Algeria, Tunisia) e subsahariana (Senegal, Gambia, Guinea Conakry, Costa d’Avorio), dall’Europa (Italia, Albania, Serbia), dall’Asia (Afghanistan, Pakistan, Giappone) e avevano frequentato, in media, una decina d’anni di scuola. Va segnalata, tuttavia, la presenza di tre studenti con una debole scolarità di base e, per contro, di due studentesse che nel proprio paese studiavano all’università ed una che esercitava la professione di avvocato.
Anche il livello linguistico, come detto, appariva diversificato: accanto a tre corsisti che avevano ottenuto l’accreditamento del percorso di italiano in virtù della loro padronanza della lingua per la comunicazione pari al B2, c’erano alcune persone con una competenza linguistica di livello A2 ancora non consolidata ed altre con un livello A2 complessivo nelle competenze di comprensione della lettura e produzione scritta e talora superiore (per lo più B1) nell’interazione orale.
In rapporto alla preparazione e alla simulazione del colloquio orale la sperimentazione ha visto il succedersi di quattro fasi:
• una prima fase di lettura ed analisi in plenum dei criteri di valutazione del colloquio orale che sarebbero stati adottati in sede d’Esame;
• una seconda fase di individuazione e scelta, da parte degli studenti, dei temi da affrontare all’Esame;
• una terza fase di preparazione dei materiali di supporto all’esposizione orale;
• una quarta fase di simulazione dei colloqui d’Esame.
Poter visionare ed esaminare i criteri di valutazione del colloquio e commentarli insieme ha assunto per gli studenti un triplice valore: in primo luogo ha permesso loro di prendere coscienza degli elementi considerati rilevanti dalla commissione e, conseguentemente, di orientare le proprie energie al fine di realizzare una performance positiva ed ottenere dei buoni risultati; in secondo luogo ha indotto ciascuno, in una riflessione metacognitiva, ad operare un raffronto tra le proprie capacità ed i criteri indicati e a cercare, in autonomia o con l’aiuto dell’insegnante, tecniche e strategie atte a migliorare gli aspetti ritenuti deboli o insoddisfacenti; in terzo luogo ha riportato all’attenzione della classe la concettualizzazione e la progettazione quali momenti propedeutici all’esposizione monologica ed imprescindibili per una trattazione ordinata, coesa, coerente, non irrelata degli argomenti.
37 Cfr. D.M n. 741 del 3 ottobre 2017, art. 10, commi 2 e 3.
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Alla riflessione collettiva sui criteri di valutazione e all’analisi metacognitiva delle proprie attitudini e difficoltà nell’esposizione monologica è seguita la scelta autonoma, da parte degli studenti, delle tematiche da affrontare e sulle quali interloquire. Hanno orientato la scelta la curiosità e le capacità personali, il desiderio di esporre argomenti riguardanti il proprio vissuto, il proprio paese d’origine, il proprio percorso lavorativo, la possibilità di costruire senza forzature percorsi interdisciplinari. Ne è derivata una molteplicità di proposte, di contenuti, di approcci, di idee che ha reso le simulazioni prima, i colloqui d’Esame poi, più personali e sentiti da parte dei corsisti – anche di quelli con maggiori difficoltà espositive –, più vari e coinvolgenti per gli insegnanti.
Il terzo momento, quello dell’individuazione di materiali utili all’esposizione e della preparazione di strumenti di supporto, svolta in classe e, su appuntamento, in orari dedicati, ha offerto ad ogni studente l’opportunità di pensare alle proprie caratteristiche peculiari e ai propri stili cognitivi:
accanto a persone che hanno scelto di realizzare mappe composte interamente da immagini, la descrizione delle quali costituiva il filo conduttore dell’esposizione, vi sono stati alcuni corsisti che, invece, hanno deciso di mostrare e descrivere manufatti da essi realizzati ed altri che hanno predisposto rispettivamente schemi scritti, mappe concettuali più articolate, presentazioni informatiche o multimediali, lapbook.
Le simulazioni dei colloqui, infine, sono state condotte durante le lezioni e sono state talora registrate e riascoltate criticamente, talaltra commentate direttamente. Tutti gli studenti hanno partecipato attivamente sia al momento dedicato alla propria esposizione sia all’ascolto delle esposizioni altrui, rispetto alle quali hanno mostrato interesse e coinvolgimento, ed hanno saputo, nel dibattito, rilevare con precisione e adeguate capacità valutative aspetti positivi, legati ai contenuti esposti, all’efficacia dell’esposizione, alla validità degli strumenti di supporto impiegati, ed aspetti più problematici. In merito a questi ultimi accadeva che i corsisti ponessero sistematicamente ai compagni domande di chiarimento e richieste di spiegazioni, spesso prevenendo l’insegnante, intervenissero con la parafrasi di frasi contenenti errori o invitassero i compagni di classe a riformulare essi stessi i concetti espressi in modo poco chiaro e, infine, dessero suggerimenti utili a migliorare ulteriormente la performance – suggerimenti che sono stati accolti, come chi ha condotto la sperimentazione ha potuto constatare in sede d’Esame.
Il fatto che le pratiche didattiche di azione sugli errori, dalla riparazione alla riformulazione e alla parafrasi, e quelle relative all’esposizione monologica – comprese la registrazione ed il successivo ascolto collettivo – fossero state già impiegate durante l’anno scolastico, ha favorito nella classe un clima positivo che ha permesso a ciascuno di sentirsi a proprio agio, di non avvertire le parole dei compagni come critiche distruttive ma come utili consigli volti al miglioramento.
6.3.3 L’Esame
Se la sperimentazione ha dato esiti positivi e addirittura superiori alle aspettative di chi l’ha condotta, altrettanto si può affermare dell’Esame orale.
I corsisti, presentatisi alla convocazione con i propri materiali, hanno esposto gli argomenti in genere con discrete/buone capacità e talora in modo lodevole sia per la significatività dei temi scelti, sia per il lessico utilizzato.
Tra i temi proposti e discussi ed i rispettivi materiali di supporto all’esposizione utilizzati si segnalano, a titolo esemplificativo, i seguenti:
• L’acqua: elemento indispensabile per la vita e la salute dell’uomo. Il ruolo del fiume Adige e del torrente Leno nello sviluppo urbanistico ed economico della città di Rovereto. Materiali di supporto: schemi, immagini.
• Uno spaccato di storia locale ed europea: descrizione della curtis medievale e del castello quale luogo di controllo e di difesa del territorio e di abitazione del signore feudale. I castelli in Vallagarina. La peste del Trecento. Materiali di supporto: mappa concettuale articolata e corredata di immagini e carte.
• Le città romane in Europa e in Tunisia e la Rovereto medievale: confronto tra la pianta e le caratteristiche delle une e dell’altra e presentazione della struttura, dei palazzi, dei luoghi di interesse della città di Cartagine, distrutta e ricostruita dai Romani e oggi ricco sobborgo di Tunisi. Materiale di supporto: lapbook.
• La Costituzione italiana: storia e struttura, spiegazione e commento di alcuni articoli. La Costituzione algerina e quella italiana: somiglianze, differenze, peculiarità. Una malattia diffusa nell’Africa settentrionale: l’anemia mediterranea. Materiali di supporto: schemi (preparati ma non utilizzati).
• La società feudale europea e la società tribale del Gambia: affinità nella condizione delle donne e dei servi della gleba/degli schiavi in realtà distanti territorialmente e storicamente. Virus, batteri e malattie. Materiali di supporto: immagini, mappa concettuale.
• La vita in Giappone e in Italia. Analisi degli articoli 11 della Costituzione italiana e 9 della Costituzione giapponese, peculiarità delle funzioni dell’esercito giapponese e dislocazione delle basi americane nell’isola. Materiali di supporto: riassunto scritto, carte, immagini.
• La Rovereto del Novecento: città di cultura e di guerra. Fortunato Depero e il Futurismo, la guerra come “sola igiene del mondo”. La Grande guerra in Trentino (con particolare riferimento alle testimonianze di soldati e profughi); le malattie più diffuse al fronte e, in generale, durante il conflitto. Materiale di supporto: presentazione informatica.
• L’acqua, una risorsa preziosa. I climi, il ciclo dell’acqua e la distribuzione dell’acqua sul nostro pianeta. La prospettiva futura delle Water Wars. Materiali di supporto: immagini, carte, mappa concettuale.
• Il razzismo: dalla tratta degli schiavi al film “The help” e al “I have a dream” di M. L. King fino alle vicende di oggi (che cosa si prova nel salire su un autobus ed accorgersi che alcune persone non si siedono vicino a te perché sei nero). Il sangue. Materiale di supporto: schema.
• Esperienze di laboratorio presso il C.F.P. “Veronesi” di Rovereto ed il Centro ENAIP di Trento:
esposizione del lavoro effettuato e presentazione di un manufatto. Confronto tra il percorso scolastico svolto nella SSPG EDA e nei Centri professionali e commento. Materiali di supporto:
immagini.
L’interazione orale in lingua inglese si è svolta a partire da stimoli affini agli argomenti scelti ed esposti dagli studenti, talora sulla base di una proposta loro, talaltra di input dati dall’insegnante, ed è andata successivamente ad abbracciare ulteriori ambiti, nel pieno rispetto delle indicazioni del QCER per discenti A1/A2:
• Self, family and friends
• House and place where you live
• House and place where you live