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N elle Colonne di S Giorgio si trovano iscritti depositi di entità diverse a nom e dell ospedale che viene indicato con i nomi di: hospitale de Scario, Sancta Maria de Scario

Nel documento Ospedali genovesi nel Medioevo (pagine 149-153)

GLI OSPEDALI DI GENOVA MEDIEVALE

nova 20 genn 1928; cfr su questi due ospedali i capitoli relativi a q u elli di S Francesco e di suor Verdina.

34 N elle Colonne di S Giorgio si trovano iscritti depositi di entità diverse a nom e dell ospedale che viene indicato con i nomi di: hospitale de Scario, Sancta Maria de Scario

de lanua prope darsinam, Sancta Maria et Sanctus Cristophorus Je Scario de burgo Prédis (A .S.G., S. Giorgio, ng. 102, anno 1434).

1 L 'ignis sacer, chiamato poi «fuoco di S. A ntonio», si estrinsecava in due form e sintomatologiche diverse: una, con manifestazioni neurologiche convulsive e con contrat­ ture muscolari, l ’altra con fenomeni necrotico-gangrenosi, entrambe caratterizzate dagli intensi dolori urenti, dai quali derivò il nome della malattia. Q uesta forma morbosa fu poi identificata coll’ergotismo e attribuita alla presenza di alcaloidi tossici nella segale cor­ nuta, che a volte poteva rientrare nella composizione delle farine alimentari (convulsio

cereolis, convulsio ab ustilagine, cfr. A. Pa z z i n i, La medicina nella storia cit., p. 44 4 ).

La diffusione della malattia avvenne in periodi ciclici, in rapporto alle condizioni c li­ matiche più o meno favorevoli allo sviluppo del micete che infettando la segale, la

I l culto del santo, il terrore per il « fuoco sacro » e lo spirito di carità, così vivo nel medioevo, furono all’origine della fondazione dell ordine degli Antoniani, istituito a Vienne sul finire del XII secolo, con intenti esclusi­ vamente ospedalieri e nell’osservanza della regola agostiniana2. LOrdine ebbe presto notevole diffusione, particolarmente in Francia e in Italia, dove proliferarono chiese, oratori e ospedali dedicati al nome del santo. Tuttavia, m olte fondazioni intitolate a Sant’Antonio non ebbero mai alcun rapporto con l’ordine omonimo, ma sorsero spontaneamente in conseguenza della enor­ m e popolarità raggiunta dal culto antoniano. Così l’ospedale di Prè e le numerose chiese, oratori e ospedali presenti nel Genovesato, per quanto è dato sapere, nulla avevano in comune con l’ordine ospedaliero di Vienne, se non il titulus dedicationis \

L ’ospedale di S. Antonio di Genova, annesso alla chiesa omonima, era situato nel borgo di Prè, e la sua origine può essere fatta risalire alla fine del XII secolo, poiché, pur essendo ignota la data esatta della fondazione, si conoscono i nomi dei due fondatori: Raimondo, che ricoprì la carica di canonico di S. Maria delle Vigne e di preposto di S. Maria di Castello, e suo zio materno, prete Guido, della chiesa di S. Sisto. Questa notizia si desume d a una bolla di Innocenzo III, del 2 luglio 1199, che conferma il posses­ so della domus hospitalis4; inoltre, un testamento dell’8 giugno 1201 con­ tiene un lascito all’ospedale « di prete Guido » (v. app. n. 707) e un dd- cumento, dell’8 aprile 1203 riporta in qualita di teste un certo Stefano de

rendeva tossica. Descrizioni, a volte fantastiche, a volte rigorosamente precise del male, si trovano negli scritti degli antichi cronisti (cfr. M.G.H., SS, V I, p. 21, Annales lati-

dienses - Chronica Sigeberti; anno 1089; A. Co r r a d i, Annali delle epidem ie occorso in Italia, I, Bologna 1865, p. 98).

2 L’Ordine antoniano, inizialmente laico, divenne nel XIII secolo, vero ordine religioso, ricevendo dall’autorità pontifìcia la conferma della propria regola e le dispo­ sizioni concernenti l ’abito che era caratterizzato dalla croce comissa di panno turchino, portata sul lato sinistro del petto (cfr. I . Ru f f i n o, Prime fondazioni antoniane in Italia,

in A tti del X X X I I Congr. Stor. Subalpino, Pinerolo 1964).

3 La presenza di queste istituzioni a Pegli, Mele, Sori, Portofino, S. Margherita, Rapallo, Sestri Levante, ecc., è ricordata dal F e r r e t t o ( I primordi cit.), e dal Cam­

b i a s o (L ’anno ecclesiastico cit.).

4 Hil d e s h e im e r cit., p. 69: Dilecto filio Raimundo canonico sancte Marie dt

V in eis ianuensis. . . Domum hospitalis in burgo de Predio a G (u id o n e ) presbytero ecclesie sancti Sixti ad hospites recipiendos tibi concessam et a venerabili fratre nostro Januensi episcopo confirmatam, sicut eam fuste possides et quiete auctoritate tibi apo­ stolica confirmamus. . .

hospitali presbyteri Guidonis predicti (v. app. n. 709). Vi è poi un documento

del 6 luglio 1212 che ci conferma i nomi dei due fondatori: con esso il canonico Raimondo faceva atto di donazione del giuspatronato sulla chiesa e ospedale di S. Antonio a favore della chiesa di S. Sisto e del m onastero di S. Michele della Chiusa, rappresentati da tale maestro Giovanni che so t­ toscriveva 1 atto come procuratore5. La volontà del rettore Raimondo non fu però rispettata, poiché alla sua morte chiesa e ospedale vennero acquisite alla mensa arcivescovile6. Da questo momento si susseguirono per m olti anni prolungate diatribe tra l’arcivescovo stesso e i monaci lerinensi. Le ragioni della disputa risalivano ad un accordo intercorso tra i suddetti m o­ naci, che risiedevano nel convento di S. Onorato, da loro fondato in Castel­ letto, e i Frati Minori che avevano stabilito una loro comunità nei pressi di questo convento.

Per meglio comprendere i motivi della controversia è necessario ri­ cordare brevemente alcune notizie concernenti la presenza dei monaci di Lerino a Genova, presenza che può essere fatta risalire già al 1080, come si rileva da un atto nel quale un certo Corrado, figlio di Azzone, faceva donazione a questa comunità di una casa con terreno ubicata in platea sancti

Laurentii1. Successivamente i Lerinensi aumentarono la loro consistenza

patrimoniale grazie a ulteriori donazioni8 e le aumentate possibilità della congregazione lerinense consentirono la costruzione della chiesa di S. O n o ­ rato nell’area di Castelletto. In prossimità di questo edificio si erano stabiliti, intorno al 1230', i Francescani i quali, trovandosi in uno spazio esiguo, rivol­ sero i loro desideri al più capace edificio dei Lerinensi e, con l ’appoggio dell’arcidiacono della cattedrale, Andrea Fieschi, fratello di Innocenzo IV ,

5 A .S .G , ms. 839, c. 42 v. 6 Ibid.

7 Hi l d e s h e i m e r cit., p. 79. Nel periodo della maggiore espansione i possedim enti del monastero benedettino dell’isola di Lerino si estesero ben al di fuori dei confini della Provenza e, particolarmente, in varie zone della Liguria (cfr. H. Mo r i s, L ’abbaye de Lé- rins, histoire e t monuments, Parigi 1909). Anzi, la presenza dei Lerinensi in area ligure

è ancora anteriore, poiché esistono memorie che ivi li collocano già nella prima metà del

X secolo: risale infatti al 943 una memoria dell’abbazia di S. Onorato di Patrania, presso

Tortiglia, tenuta dai Lerinensi (v. Ca m b i a s o, L ’Anno ecclesiastico d t ., p. 105). E ssi

diffusero il culto di S. Onorato vescovo di Arles, la cui festa era osservata a Genova, e per lungo tempo, tanto che ancora nel 1375, il 16 gennaio, che era appunto dedicato a questo santo, veniva considerato semifestivo.

8 Hi l d e s h e i m e r cit., p. 69. Un atto, che risale al 24 luglio 1141, tratta della dona­ zione di un terreno situato in località Capre Sandalis, fuori del centro abitato.

inoltrarono richiesta di annettere chiesa e monastero di S. O norato. I Leri­ nensi avrebbero ricevuto in cambio la chiesa e l’ospedale di S. Antonio. Lo scambio non avvenne che molto tempo dopo e a seguito di interminabili di­ scussioni nelle quali dovettero intervenire in veste di arbitri, lo stesso papa Innocenzo IV e il suo successore Alessandro IV, il quale ultimo, con bolla del 1255 9, confermò la possessione dell’ospedale all’abate Aicardo dei Leri­ nensi e pose le basi per la composizione della controversia che si concluse definitivamente solo il 18 marzo 1259, allorché l’arcivescovo Gualtiero e i monaci lerinensi giunsero a un accordo, secondo il quale 1 arcivescovo ce­ deva ogni diritto sull’ospedale ai monaci che, da parte loro, si impegnavano a versare un tributo annuo di mezza libbra di incenso e a tenere sempre aperto l’ospedale per i bisogni dei malati e dei poveri10.

Lo stesso Alessandro IV ratificò con una successiva bolla, del 13 mag­ gio 1259, la possessione, determinando il definitivo insediamento dei Leri­ nensi nella chiesa e ospedale di P rè " . I diritti concessi ai monaci venne­ ro in seguito confermati dalle bolle di Niccolò III, del 20 aprile 1279, di M artino IV, del 24 aprile 1281, di Onorio IV, del 6 marzo 1287, di Boni­ facio V ili, del 27 marzo 1303 I2. Queste bolle, oltre a ocnfermare i pos­ sessi temporali del priorato di S. Antonio, concedevano imm unità e privi­ legi particolari all’ospedale, nonché le consuete indulgenze ai fedeli che vi­ sitavano la chiesa ed elargivano elemosine. Si conservano ancora lettere de­ s ìi arcivescovi di Genova, di Tortona, di Ventimiglia e di Acqui, del pe­ riodo compreso tra il 1233 e il 1238, relative alla concessione di indulgenze a tutti coloro che avessero beneficato l’ospedale B.

Nel 1306 la chiesa di S. Antonio ricevette in donazione una cospicua somma, impiegata in luoghi delle Compere del sale, da parte di Gaspare Isola, Andriolo de Mari e altri, con la condizione che venisse impiegata af­ finché la comunità religiosa dell’ospedale, che in quel tem po era formata d a soli sei monaci, venisse accresciuta da unum presbiterum de ordine nostro

v e l alium qui presbiter specialiter deputatus sit et erit ultra alios presbiteros

9 M.G.H. S S , t. XXXII, Sa l im b e n e, Chronica, p. 816.

10 H. Mo r i s, E. Bl a n c, Cartulaire de l’abbaye de Lérins, Parigi 1905, II , CXXVII,

pp . 203-205.

11 L . H. La b a n d e, Bullaire de l'abbaye de Lérins, in « Annales de la Société des

Lettres, Sciences et Arts des Alpes-Maritimes », XXIV (1922-23), p. 178.

12 Hi l d e s h e i m e r cit., p. 71. 13 Ibid.

sex qui in dicta domo esse consueverunt ad celebrandam missam infirmis dicte dom us et hospitalis sancti Anthonii, condizione questa che ebbe l’a p ­

provazione d ell’arcivescovo, in presenza dell’abate di Lerino (v. app. n. 776). Inoltre, il nuovo sacerdote doveva essere adibito ad am m inistrare i sacra­ menti agli inferm i e a celebrare le messe su un altare dedicato a S. M assimo (che fu abate di Lerino), situato in modo che i degenti potessero facilmente seguire le funzioni. Una bolla promulgata da Bonifacio V i l i aveva stabi­ lito nel 1303, oltre il numero dei monaci, che al sacerdote, cui era confe­ rito il titolo di priore, venisse assegnato il compito di sovrintendere alla chiesa e all’ospedale: il primo di questi nuovi priori fu Rostan de C orneto, che assunse la carica nel 1306 14.

La serenità raggiunta dai Lerinensi, con la conclusione della vertenza per il possesso dell’ospedale nel 1259, venne turbata nei prim i lustri del XIV secolo da una contestazione sollevata contro di loro dall’ordine an to ­ niano di Vienne, il quale, avvalendosi dei privilegi ottenuti dalla Santa Sede, affermava essere suo unico ed esclusivo diritto questuare e ricevere lasciti o donazioni nel nome del santo taumaturgo e pertanto pretendeva di avocare a sé i proventi dell’ospedale di S. Antonio. La causa fu discussa in prim a istanza nel palazzo apostolico di Avignone, e la sentenza fu del tu tto favo­ revole ai Lerinensi, in quanto vennero loro riconosciuti i diritti acquisiti e giudicate perciò illegittime le richieste degli Antoniani; questi ultim i, però non si diedero per vinti e impugnarono la sentenza, appellandosi per u n nuovo giudizio. La causa d ’appello si concluse il 29 ottobre 1347, con la sentenza emessa da Oliviero de Cerzeto, decano di S. Ilario di Poitiers, chia­ mato a tale incarico da Clemente VI. Il giudizio questa volta fu nettam ente favorevole all’ordine degli Antoniani, e i Lerinensi si appellarono a loro volta. Dopo una laboriosa selezione e una serie di incertezze, il nuovo papa, Innocenzo V I, designò finalmente il cardinale Guglielmo Bragose per defi­ nire la controversia, che si concluse con la vittoria definitiva dei L e rin e n si15. Gli Antoniani, consci di aver perso ogni possibilità di assicurarsi i proventi dell’ospedale e della chiesa di Prè, allo scopo di limitare il danno economico, progettarono di erigere un loro istituto che consentisse l ’insediamento del- l’Ordine a Genova, in aperta concorrenza con la fondazione lerinense. A

14 V. S. Barralis, Chronologia Sanctorum et aliorum virorum illustrium , ac abba­

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